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Come un buongiorno del sole
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E-book461 pagine7 ore

Come un buongiorno del sole

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Info su questo ebook

Il libro raccoglie spunti per la meditazione del Vangelo del giorno nel ciclo liturgico feriale del rito romano.
Sono scritti semplici che escono dal cuore, un meditare a voce alta le cose belle che ogni giorno il Signore sussurra al cuore aiutando a guardare se stessi e gli altri alla luce della sua Parola.
Ogni commento non ha nessuna pretesa se non quella di lasciare che Dio apra la Porta del possibile facendoci entrare nella sua logica, per vivere con uno sguardo misericordioso e col cuore colmo di carità le nostre giornate, spezzando insieme il Pane della Parola e camminando insieme sulla strada che il Signore ci chiama a percorrere.
LinguaItaliano
Data di uscita26 feb 2019
ISBN9788831607230
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    Anteprima del libro

    Come un buongiorno del sole - Francesca Anghileri

    633/1941.

    Introduzione

    Queste pagine sono il frutto della mia meditazione del mattino, nascono nei primi giorni dell’ottobre del 2014, pochi giorni dopo che il Vescovo ci accolse in questa diocesi.

    La prima cosa che feci, entrando nell’appartamento a noi destinato, è stata quella di affacciarmi alla finestra e sentire tutto l’abbraccio che Dio mi stava regalando guardando l’immenso panorama che avevo di fronte. Essendo all’ultimo piano, la finestra è tra le più alte della città di Montepulciano e lo sguardo ha di fronte tutta la Valdichiana, in modo distinto si vedono i campi, le vigne e i laghi di Montepulciano, Chiusi e Trasimeno.

    Sin dal primo momento mi sembrò di essere a casa, quel giorno il cielo era talmente nitido che si vide anche il Gran Sasso, ogni giorno la visione non cambia, se non che d’inverno qualche volta è tutto bianco, d’autunno le vigne sono giallognole e in primavera un verde bellissimo.

    Mi affaccio, a destra alcune montagnole di cui all’inizio non conoscevo il nome, più in fondo, la punta dell’Amiata e a sinistra l’Ospedale di Nottola con i suoi malati, poi le strade con macchine che si muovono avanti e indietro, qualche campanile e infine le case con i suoi tetti. Insomma, tutto normale se non fosse che davanti ho delle persone, davanti ho le storie di cui non conosco la trama, davanti ho quello di cui mi parla il Vangelo, malati, uomini e donne, gente che Gesù incontra ogni giorno o gente che avrebbe occasione di incontrarlo e ancora non lo sa, storie tristi o piene di gioia, storie con un sottofondo di angoscia misto ad ansia e storie piene di vita.

    Davanti, quel giorno che misi piede in appartamento, avevo la mia nuova Diocesi e, in quel momento, ho sentito la sensazione di sentirmi a casa, la mia nuova casa.

    Da quel giorno il mattino prego nel nostro angolo di preghiera, leggo la Parola di Dio del giorno e lascio al Vangelo di suggerire come vivere la Bella Notizia cercando di portarla alle persone che incontro per messaggio o attraverso i social iniziando così: Buongiorno sono il sole…

    Queste riflessioni non hanno nessuna pretesa, sono scritti semplici che escono dal cuore, un meditare a voce alta le cose belle che ogni giorno il Signore sussurra al mio cuore e sono felice di condividerle per spezzare insieme il Pane della Parola.

    è per questo che, dopo 4 anni, ho iniziato a raccogliere tutto quello che avevo scritto finora cercando di fare ordine nei miei pensieri, una semplice raccolta delle riflessioni feriali del Tempo di Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua e tutto il Tempo Ordinario.

    Tempo di Avvento

    AVVENTO-PRIMA SETTIMANA

    Lunedì – I settimana di avvento 

    VANGELO Mt 8,5-11

    «Verrò e lo guarirò».

    Buongiorno sono il sole, dopo la prima domenica, ecco il primo lunedì con quel senso di attesa che parte da lontano: abbiamo 4 settimane per andare verso Betlemme dove Dio ci ha dato appuntamento per farsi carne e dove è data la possibilità anche a noi di vivere questo cammino con lo stesso sentimento di stupore di un bambino che ogni giorno apre le sue 24 finestrelle del calendario di avvento. Seconda finestrella una parola: verrò.

    Facciamo finta di essere noi il centurione oggi, noi siamo quel centurione romano che incontra Gesù con le sue alte aspettative verso gli altri ma poca fede in Dio, che scongiura Gesù di guarire il suo servo paralizzato e sofferente. Gesù, con molta semplicità, risponde: «Verrò e lo guarirò» e così Gesù viene anche nella nostra Cafarnao che è la nostra vita indicandoci come migliorare nell'attesa. 

    La situazione è al limite eppure sono proprio queste cose esagerate che ci fanno credere di potercela fare e di fidarsi, sono queste città complicate come Cafarnao che Gesù sceglie per stare con noi, per osare un di più di coraggio e fare uno scatto in avanti nella piccola fede che ha bisogno di crescere.

    Dobbiamo aprire gli occhi - un imperativo su cui giocare tutto se stessi - e cercare tutte quelle occasioni storte, quegli stati di vita malati, pezzi di storie che hanno bisogno di cura, ferite profonde o piccoli graffi che il Signore quando viene, e viene, curerà certamente.

    A noi è dato di seminare, seminare germogli di speranza, seminare attenzione verso l’altro, seminare cura per chi è solo e soffre, seminare noi stessi per svuotarci del nostro io, seminare, consapevoli che forse noi non raccoglieremo e che sarà che un altro a farlo, seminare, sapendo che c'è sicuramente chi ha più bisogno di noi e che dobbiamo abbassare il livello delle nostre aspettative, seminare e affidare al Signore la semina, seminare e pensare all'altro, a chi ci sta accanto perché ha più bisogno di noi.

    Dio verrà e lo guarirà, ma a noi sta di lasciarlo andare, affidarlo alle sue cure, presentarglielo e supplicare di curarlo. 

    Io mi fido di questo Dio che promette e viene e prego:

    Maranathà, vieni Signore Gesù, 

    tutti hanno bisogno di te, anche quelli che non lo sanno.

    Ti chiamano senza sapere che ti chiamano 

    ed il loro grido è più misterioso del nostro. 

    Abbiamo bisogno di te. Vieni Signore Gesù.

    Verrò.

    Ci basta la tua parola...

    Martedì - I settimana di avvento 

    VANGELO Lc 10,21-24

    «Ti rendo lode, o Padre».

    Buongiorno sono il sole, apriamo un'altra finestrella e questa volta è: Ti rendo lode, o Padre.

    Quante volte nella vita si sottolinea ciò che l'altro compie di sbagliato invece di ringraziare Dio per le meraviglie che compie nelle vite degli altri. Quanti motivi abbiamo per puntare il dito sulle castronerie che uno spara a zero invece che indicare il bello che una vita spesa per gli altri sa dare.

    Il Figlio di Dio però rende lode al Padre ed esulta di gioia, mi sembra, ed è l’unico passo nel Vangelo in cui succede questa cosa. È come un bel concerto di musica classica con un'orchestra al gran completo che ha strumenti che, talvolta, a me il nome risulta ancora sconosciuto. Siamo lì, seduti, in attesa di quel benedetto tocco iniziale della bacchetta del Direttore, un silenzio totale che già in sé porta musica, questo silenzio è il nostro avvento, un tempo che si fa attesa e chiede un po’ di penitenza, chiede di smetterla di sparlare ma di ascoltare Lui che ha da rendere grazie a suo Padre che, nella sua benevolenza, si rivela ai piccoli.

    Un tempo per gustare Gesù che esulta di gioia, perché, appena la bacchetta si muove, scoppia una musica che tocca il cielo, la musica di un Figlio che tutto riceve e quel tutto dà, la musica di un Figlio che ci mostra il volto di un Dio che si rivela agli umili, la musica di un Figlio che salta e canta a suo Padre la gioia di essere Figlio. 

    Il silenzio è rotto dalla Gioia e ci chiede di rendere lode al Padre così come accade nel concerto di capodanno con la marcia di Radetzky quando tutta la sala viene coinvolta in quel battito di mani che ci sorprende ogni anno, sorpresi, sì, come sono stati sorpresi tutti i profeti dell’antico Testamento soprattutto nei momenti più infelici della storia. 

    Ti rendo lode, o Padre per averci dato tuo Figlio.

    Ti rendo lode, o Padre per averci detto che, beati,

    sono coloro che sanno capire i più piccoli segni del Regno

    come piccolo è un germoglio su un tronco. 

    Ti rendo lode, o Padre, perché ci mostri che l’Avvento

    parte da un cuore capace di sperare e non sparare.

    Ti rendo lode, o Padre, perché ci dici che il Vangelo

    è la buona notizia per gli ultimi non per chi arriva primo.

    Ti rendo lode, o Padre.

    Mercoledì – I settimana di avvento 

    VANGELO Mt 15,29-37

    «Sento compassione per la folla».

    Buongiorno sono il sole, quarta finestrella è Dio che dice: Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande? Un Dio che si preoccupa di sfamare ogni più piccolo bisogno della grande folla che ha lì davanti e nella sua generosità esagera, un Dio che si accorge del più piccolo bisogno di ognuno, anche se dentro una marea di gente. I nostri occhi potrebbero fermarsi sul gesto della moltiplicazione dei sette pani e i pochi pesciolini, eppure ciò che deve coinvolgerci è: «sento compassione». Gesù non è la prima volta che la usa, essere compassionevole per Lui è uno stile e noi sappiamo anche la sua particolare predilezione per gli zoppi, i ciechi, i sordi, i muti, i lebbrosi, le vedove e tutti quelli che, come noi e come quelli di oggi, sono sfiniti e senza un pastore, per tutti quelli che, come noi, attirano il suo sguardo sulle fatiche, sulla fame di senso e di pane, di calore e di affetto. Ha sempre lo sguardo che si ferma sul nostro dolore, sulla nostra sofferenza, sul nostro bisogno di guarigione e di tutti quelli a cui vogliamo bene.

    La compassione per Gesù è agire per gli altri, non guardandoli con la puzza sotto il naso, dall'alto in basso come a dire: mi fai pena! ma per muovere cuore e mani verso il pane rendendo grazie, mani che spezzano il pane e lo distribuiscono a tutti.

    Noi siamo quei discepoli che hanno il compito di distribuire il pane di Gesù alla folla, a tutta la folla, anche a quelli che compatiamo come meschini e che ci fanno pena come sinonimo di disprezzo. Se ce lo vogliamo tenere per noi facciamolo pure ma il pane a tenerlo lì o indurisce o muffisce, come il cuore, se non si dona indurisce e muffisce.

    Sento compassione: il primo miracolo da chiedere è accorgersi che l'altro esiste e hanno valore anche le briciole.

    Sento compassione: tutti mangiarono a sazietà.

    Sento compassione: portarono via i pezzi avanzati.

    Gesù se ne va con sette sporte piene, piene di amore per continuare a darlo a tutti.

    Giovedì - I settimana di avvento 

    VANGELO Mt 7,21.24-27

    «Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica».

    Buongiorno sono il sole con la finestrella numero 5 abbiamo la parola di Gesù di oggi: chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica. 

    È un bel modo che Gesù ha per invitarci a costruire la nostra casa scegliendo per benino dove e come costruirla, poiché se la vogliamo sicura, va ben fondata in Lui e se invece ci garba mobile e fragile, basta seguire le nostre presunte sicurezze umane. Partiamo quindi dalle fondamenta, ASCOLTARE prima di costruire perché, se non ascolto, costruisco il nulla e, allora, come ascolto io? posso ascoltare e mettere in pratica oppure ascoltare e fare altro ma se accetto di costruire sulla Roccia devo fare la volontà di Dio. Posso scegliere di andare in spiaggia, prendere secchiello e paletta, fare una bella casa e capire che non serve a niente, come insegnano bene quei tre porcellini che sono Timmy, Tommy e Jimmy, dove l’unica casa che rimane in piedi è la casa fatta di mattoni, posso solo gingillarmi in un bel sogno di bambini che dura il tempo di farla, oppure mettere in conto la fatica e il tempo, armarmi di cazzuola, secchio, cemento e mattoni e con impegno e pazienza costruire una bella casa sulla Roccia imparando a sognare da Dio; con questa opzione può succedere di tutto, come accade da qualche tempo, venti contrari, conflitti in famiglia, terrorismo, kamikaze, un governo che fa acqua da tutte le parti, inimicizie che ti fanno perdere il senso del vivere oltre che il senno e il sonno, difficoltà che ti sfiancano, ma se il cuore è fisso in Dio, se le tue fondamenta sono attaccate alla Roccia che è Lui, chissenefrega!

    Avvento quest’anno è metter su casa con Dio, costruire la nostra dimora sulla Roccia e lasciarlo entrare, una volta entrato non guarderà se le tendine sono en pendant con la tappezzeria ma se il nostro cuore s'è lasciato spezzare dal dolore dell’altro, guarderà l’amore che abbiamo donato, ci guarderà con tenerezza per assaporare quanto e come abbiamo ascoltato!

    Amico mio, amica mia, ascolta e tieni salda la sua Parola,

    anche se non la capisci, lascia che entri nella tua memoria

    come seme nel terreno....

    Venerdì - I settimana di avvento 

    VANGELO Mt 9,27-31

    «Credete che io possa fare questo?».

    Buongiorno sono il sole. VI giorno di Avvento, ascoltando abbiamo iniziato ad imparare come si fa una bella casa da Dio e la finestra d' avvento che apriamo oggi è questa esclamazione di Gesù: «Credete che io possa fare questo?». Lo dice in una casa di ciechi! Noi abbiamo costruito la casa, Dio vi è entrato ma ancora non sappiamo vedere, abbiamo bisogno di andargli incontro mentre lui sta venendo da noi e lasciarci toccare, lasciarci guarire secondo la nostra fede; nella nostra casa c'è bisogno di luce per poter VEDERE. Lui entra nella nostra casa e si abbassa a chiedere se noi crediamo a quello che lui può fare con noi, in noi, per noi e se noi ci crediamo, se crediamo nella luce vera, quella che illumina ogni uomo, se crediamo che lui può guarire allora questo avviene, se la risposta è: Sì, o Signore, non sissignore che sa tanto di soldatini perfetti, ma Sì, o Kyrie, ci giochiamo tutto, se diciamo quel Sì da oggi cambia tutto, si aderisce pienamente alla volontà del Padre e si vive con costanza e perseveranza, non si fa che oggi e sì e domani è un altro giorno alla Via col vento, si fa la sua volontà sempre! I ciechi del Vangelo ci credono ed è una questione di fede. 

    Ora nel silenzio della meditazione di questo Vangelo chiediamoci quali sono le cose che ci fanno perdere tempo; un minuto di silenzio per riuscire a trovare tutta la luce che abbiamo ricevuto nella nostra vita dal Signore, tutte le cose che abbiamo capito via via, tutti i doni che Lui ci sta dando facendo una proporzione su quanto invece abbiamo donato noi. Forse un minuto non basterà ma sarà un compito dolcissimo perché la Luce che Gesù ci regala non solo ci permette di vedere ma illumina il prossimo passo da fare dietro a Lui.

    Come diceva Chiara Lubich: Io sono nella misura in cui dico al progetto di amore che Dio ha per me.

    Sabato - I settimana di avvento 

    VANGELO Mt 9,35-38 - 10,1.6-8

    «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino».

    Buongiorno sono il sole, con oggi sono sette giorni di Avvento vissuto, un’attesa che oggi con il profeta Isaia ci fa sperare in un finalmente. Il profeta dichiara che non dovremo più piangere perché al primo grido di supplica il Signore farà la grazia. Più lo leggo e più sono contenta perché il Maestro del bello, del buono e del vero, si mette dietro di me e, mentre muovo i miei passi e mi dice: cammina, questa è la STRADA giusta da percorrere. Qual è la STRADA? È quella che Gesù percorre e come la percorre. Insegna, annuncia la buona notizia e guarisce. Questa è la STRADA, la strada che attraversa dal di dentro il dolore e le ferite dell’uomo, la strada che passa dentro il cuore dell’uomo e che fa fremere il cuore di Dio di compassione. La strada che passa nella stanchezza e nella delusione umana, nelle paralisi, nelle morti quotidiane, quelle che ti uccidono dentro la speranza di qualcosa di nuovo, che entra nelle piaghe delle persone che nessuno vuole avvicinare per curare, quella di chi si fa attento all’altro perdendo tempo… questa è la STRADA, percorretela, la strada della gratuità, la strada della gratitudine di chi sa che tutto riceve dal Padre e che tutto a lui deve ritornare attraverso il dono ai fratelli. 

    AVVENTO-SECONDA SETTIMANA

    Lunedì - II settimana di avvento 

    VANGELO Lc 5,17-26

    «Oggi abbiamo visto cose prodigiose».

    Buongiorno sono il sole, apriamo un'altra finestra alla nostra casa e quale parola troviamo? Abbiamo visto cose prodigiose.

    Oggi, in quella famosa Casa, Gesù sta insegnando operando guarigioni. Arrivano 4 uomini con un lettino su cui giace un uomo paralizzato completamente, c’è talmente tanta gente che fanno fatica a circolare, nessuno li fa passare perché forse pensano di essere più bisognosi di questo poveretto che non può muoversi da solo, o forse sono solo dei gran curiosi, sta di fatto che questi 4 barellieri, questi 4 galantuomini, questi 4 volonterosi amici del malato diventano creativi… bastava spingere e sfondare la maleducazione di chi non capisce ma sarebbe stato troppo facile, salgono sul tetto con la barella, spostano le tegole e, facendo un buco, lo calano dentro la casa dove c’è Gesù. Mi fa sorridere, ma questa è fede, è la fede che ci fa osare l’impossibile, che è riflesso di quel coraggio, non temete! di Isaia. Che ci fa osare il tutto per tutto non per noi, ma per l’amico o l’amica che ha bisogno, ci fa fare un passo indietro sul campo del nostro egoismo per far avanzare l’altro, ci fa mangiare pane e Vangelo e ci mette in moto per un mondo nuovo dove l’esempio è un Dio che si piega a lavare i piedi e fa del servizio il suo modo di vivere, fa dell’Amore la legge della vita, fa della Croce un ponte per risorgere e dare a tutti la vita nuova. Isaia l’ha scritto: «gli occhi dei ciechi si apriranno e si schiuderanno le orecchie ai sordi, lo zoppo salterà e il muto griderà di gioia». Isaia l’ha scritto parlando al futuro e oggi i nostri occhi vedono un uomo che viene guarito dai suoi peccati e butta via quel benedetto lettuccio che lo bloccava, perché il peccato ti blocca, non ti fa sperare più, non ti fa fare più passi in avanti. Il Signore ci dà gli amici per continuare ad osare e credere che l’Amore di Dio ci abbraccia nella nostra immobilità, ci dà degli amici che osano scoperchiare un tetto per fede, come il Verbo che si fa carne scendendo dall’alto per farsi uomo. A noi non resta che dire sì a un Dio che chiede di lasciare il lettuccio e correre via con gioia per il perdono ricevuto, correre via tra lo stupore di una folla che non voleva lasciare entrare, correre via a cercare altri bloccati dal peccato e accompagnarli da Gesù!  Sarà quello che Isaia ha scritto, gioia e felicità!

    Martedì - II settimana di avvento 

    VANGELO Mt 18,12-14

    «è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno solo di questi piccoli si perda».

    Buongiorno sono il sole, decima finestrella del nostro fantomatico calendario di avvento e Gesù con una famosa parabola dice: è volontà del Padre che neanche uno solo di questi piccoli si perda. Così oggi ci narra di quel Dio pastore che è in cerca di noi molto più di quanto noi cerchiamo lui. Se anche noi lo perdiamo, lui non ci perde mai, anzi ci cerca all'infinito. Io sono sempre convinta che non convenga lasciare 99 pecore allo sbando solo per andare a cercarne una rischiando la pelle nella notte, in mezzo ai lupi, tra un precipizio, un dirupo e anfratti misteriosi perché quel genio di pecora ha deciso di andarsene, ma Dio invece sfrutta l'assurdo come occasione per dirci fino a dove si spinge il suo pazzo amore. Lui non le spezza le gambe furibondo perché si è allontanata senza permesso, se frequenta luoghi malsani, gestiti da persone idiote, con musica che non si può chiamare musica, lui non la picchia a sangue se si è persa e non ha il coraggio di tornare indietro perché ha paura di lui, no, Lui quando la trova, la prende in spalla, si rallegra e torna a casa con la gioia di chi ha ritrovato qualcosa di molto prezioso. Dio gioisce quando ci ritrova perché ognuno di noi è unico tra tutti i suoi figli, amati e speciali, tanto che, quando ci vede, si perde gustandosi la nostra bellezza. Se perdesse anche solo uno di noi ci sta male perché è come se perdesse la sua propria vita.

    Avvento è capire che, per Dio, noi valiamo più di sé stesso perché ha dato la vita per noi e da Pastore diventa Agnello lui stesso per morire in croce per i suoi figli follemente amati. 

    Quando siamo persi nelle nostre paludi, quando sentiamo di non contare più nulla, quando nessuno ci chiama per chiederci come stiamo, quando pensiamo che siamo amati solo se siamo bravi, quando siamo infelici perché non ci sentiamo bravi e facciamo fatica a stare all’altezza delle situazioni e della concorrenza, dell’essere come gli altri, leggiamo questa storia bella di un Dio che lascia le 99 sul monte e viene a cercarci. 

    Noi non dobbiamo fare nulla se non provare la gioia nel cercarlo, ritrovarlo e vivere col sorriso di Dio perché siamo amati, perché siamo figli.

    Noi non dobbiamo fare nulla perché questa è la grazia, non la disgrazia, è la vita non un peso.

    Noi non dobbiamo far nulla se non lasciarci cercare: Dio ci cerca e ci insegna a cercarlo, la nostra ricerca è la risposta alla sua ricerca. 

    Mercoledì - II settimana di avvento 

    VANGELO Mt 11,28-30

    «Io vi darò ristoro».

    Buongiorno sono il sole, aprendo la finestra numero 11 della nostra casa conosciamo un Dio che non si stanca e non stanca, che non vuole stancare né affaticare, anzi, un Dio che si chiama Gesù e che oggi ci lascia questa parola: io vi darò ristoro. Suo Padre ha scelto Lui per mandarlo nel mondo ed essere il nostro bastone della vecchiaia, perché, diciamocelo, a volte, per la nostra pigrizia, nasciamo già vecchi e senza voglia di far niente, tanto da incolpare Dio se ci chiede troppo.

    Come dice S. Agostino: era poco per Dio fare del suo Figlio colui che indica la strada, rese Lui stesso via perché tu camminassi guidato da Lui nel suo stesso cammino.

    Il Verbo si fa carne per portare con noi il peso di certe giornate, di certe persone, dei nostri insuccessi, di certe esperienze finite male, il peso della vita, insomma, accettando di compiere il sogno del Padre che è donarci un giogo sopportabile, che lui stesso porta con noi e per noi, infatti, il primo a fare fatica con noi e al posto nostro è Lui. Isaia scrive: «Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato tali cose?».

    Motivi per ringraziare ne abbiamo, forse troppi e, la sacra scrittura, è più vera di noi stessi: «i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi».

    Cerchiamo di capire la differenza tra il fare fatica per natura e il voler aggiungere fatiche inutili e dannose, è tempo di accorgerci di quanto abbiamo. Gesù che sarebbe l'onnipotente si fa piccolo, mite e umile e ci regala motivi veri per cambiare vita e diventare amati! 

    Giovedì - II settimana di avvento 

    VANGELO Mt 11,11-15

    «Fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista».

    Buongiorno sono il sole, dodici finestre aperte con oggi nella nostra casa, oggi aprendo questa, troviamo una parola meno tenera del solito, Gesù ci presenta Giovanni il Battista e ce lo descrive usando anche la parola violenza. Giovanni, nel tempo di avvento è molto gettonato dagli evangelisti perché aiuta a preparare la strada all'atteso e a raddrizzare i sentieri come abbiamo visto domenica; non è un debole ma vive con radicalità, è l’uomo roccia che sfida il vento del deserto, l’uomo nato dopo tutti i profeti e prima degli apostoli, il più grande di tutti i profeti, non c’è nessuno più grande di lui tra i figli della terra ma, da quando è arrivato il mondo subisce violenza, non c'è giorno che si accenda la televisione e scorra qualche brutta notizia tra i sottotitoli, sembra che il male la faccia da padrone e la violenza debba per forza ritmare le nostre giornate. Allora, se la violenza sembra stonare con tutto il Vangelo quello che invece sta bene è questa stima che Gesù ha di Giovanni, è proprio un conforto; una cosa che con Gesù cambia è la prospettiva di guardare le cose, non sono io che vivo per Dio, non è Giovanni che vive per Dio, non sei tu che vivi per Dio ma, in Gesù, è Dio che vive per l'uomo. 

    Il mondo è in mano ai violenti? Embè? noi abbiamo un Dio che si prende cura di me, di Giovanni, di te, del mondo intero, un Dio che è tenerezza e che chiede a me e a te di vivere di questa tenerezza facendo violenza a tutto quello che non è in linea con la vita buona del Vangelo, a tutto quello che non è in linea con un Verbo che si fa carne e scende, si svuota, fa violenza a se stesso, un Dio che si fa uomo e si mette a servizio e chiede a noi di fare altrettanto, che chiede di essere teneri, fedeli a Gesù e violenti come Giovanni, perché occorre violenza per entrare nel Regno, occorre tenere duro, faticare con la parte oscura di sé, occorre avere il coraggio della conversione.

    Venerdì - II settimana di avvento 

    VANGELO Mt 11,16-19

    «A chi posso paragonare questa generazione?».

    Buongiorno sono il sole. Oggi apriamo un'altra finestra e la parola che Gesù ci regala è: A chi posso paragonare questa generazione? Un modo come un altro per dire: ma questi non sono mai contenti?

    Un Vangelo difficile, con quel tono un po' sul rigido e un po' sul preoccupato di chi sta venendo e non sa se lo stiamo aspettando per davvero o per tradizione. Allora oggi lo chiedo innanzitutto a me: quanto la Parola di Dio sta mettendo radici nella mia vita? Il Salmo lo dice bene: l’uomo saggio è come un albero piantato lungo il fiume che darà frutto a suo tempo. Suo tempo… il TEMPO. Qual è il tempo giusto? Se vogliamo scoprirlo possiamo semplicemente leggere il profeta Isaia che, nella prima lettura ci regala le parole del cuore di Dio: «Io sono il Signore tuo Dio che ti insegno per il tuo bene, che ti guido per la strada su cui devi andare…».

    Qual è il tempo giusto per questa generazione? Dobbiamo prestare attenzione, non illuderci, fidarci e non lamentarci più né di Dio, né del Governo, né del mondo, né di chiunque altro che per sbaglio attraversa la strada su cui camminiamo quando ce l’abbiamo con tutti, dobbiamo lasciarci guidare su quel sentiero che porta alla Bellezza e che chiede una scelta da parte nostra, Dio ce lo chiede perché dotati di responsabilità, di capacità di decisione, di maturità per percorrere il tragitto di Dio. Facciamo calma dentro di noi, stiamo in silenzio, facciamo attenzione…

    A chi posso paragonare questa generazione? Lui arriva e non solo si fa questa domanda, ma noi non ce ne accorgiamo neppure perché come bambini capricciosi facciamo del lamento la nostra danza e non siamo mai contenti, giovani mai soddisfatti della vita, uomini e donne che guardano solo le cose che non vanno e perdono il gran dono dello stupore. Ma impariamo a gioire un po' mannaggia! Si il compito della nostra generazione è fare il bene e gioire di questo, se diventiamo tristi e non sappiamo godere del bene facciamo il male perché quando uno è triste fa sempre il male, a sé e anche agli altri. Se vogliamo essere la generazione che garba a Dio facciamoci due domande: so gioire del bene? del dono di Dio? di questa offerta infinita che mi fa di sé stesso? sento che è la gioia di Dio a condurre la mia vita? 

    Sabato - II settimana di avvento 

    VANGELO Mt 17,10-13

    «Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto».

    Buongiorno sono il sole, c'è una persona che ci aiuta ad aprire la nostra finestra di oggi, si chiama Elia, lo troviamo nella prima lettura dal Libro del Siracide e si completa nel Vangelo con le parole di Gesù: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto. Il compito di Elia assomiglia un po' a quello di Giovanni il Battista, cioè preparare le persone all’incontro con le promesse di Dio.

    Di Elia è scritto bene nella prima lettura: «sorse come un fuoco, la sua parola bruciava come fiaccola». È una mia opinione personale ma, credo che Gesù voglia dirci che ognuno potrebbe essere quell'Elia se trovasse il coraggio di usare ed osare la forza del dono del proprio battesimo con tutto il fuoco che il battesimo porta in sé. Come fare è semplice, basterebbe stare un po' con il Signore, un contatto continuo e prolungato con Dio, una preghiera incessante che collimi il nostro pensiero al pensiero di Dio e diventare incandescenti come i carboncini accesi che si mettono per scaldare l'incenso provocando non fumo ma un soave odore che sale al cielo, l'offerta della nostra preghiera, profumo così buono che, chi ci avvicina, invece che legarsi a noi in un affetto e un'ammirazione di quanto siamo bravi sarà invece curioso di sapere da chi veniamo, chi ci ha creato così belli e bravi nel parlare e, con la nostra vita, sapremo far venire un pochino di sano e santo stupore da portare altri fino a Colui che ci ha mandati e continuamente ci invia.

    Rileggiamo la prima lettura, il salmo e il Vangelo di oggi, se Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto, noi fissiamo lo sguardo sul Dio che viene per vivere con profondità il momento presente, senza dover dire un giorno: non me ne sono accorto. 

    Impariamo ad accogliere la Parola di Dio del giorno (e quando dico Parola di Dio non è solo il Vangelo) lasciando che l’amore si espanda come fuoco che divampa, come quando una scintilla beccando la tendina incendia un intero appartamento, lasciamo al fuoco dell’amore di Dio di beccare un pezzetto del nostro cuore e incendiare così il mondo intero, lasciamo al fuoco di bruciare il nostro peccato e illuminare la strada che il Signore ci mette davanti.  Elia non viene accettato, ed è amore, non perdiamoci in alibi e giustificazioni, accettiamo la radicalità di un Dio che ama e ferisce, ne vale la pena, là dove il Signore ci vuole ci trovi!

    AVVENTO-TERZA SETTIMANA

    Lunedì - III settimana di avvento 

    VANGELO Mt 21,23-27

    «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?».

    Buongiorno sono il sole, oggi va in scena l’incomprensione. Gesù entra nel Tempio per insegnare, d'altronde lo chiamano Maestro e lo sa fare molto bene, entra e subito il plotone d’assalto modello sadduceo formato dagli anziani e dai vari capetti è pronto a placcarlo: Gesù sta loro veramente sulle scatole perché in qualche modo, che sa solo lui, mette squilibrio nelle loro cose belline belline, tra di loro anche i farisei devoti e zelanti che vengono disturbati nei loro riti ben inscatolati, gli scribi e i dottori della legge che inorridiscono ogni volta che il figlio del Giuseppe che di mestiere fa il falegname interpreta e insegna la Legge a modo suo. Gesù, ma chi ti ha dato il permesso di parlare? Con che autorità fai questo? non sei sacerdote, non sei della casta dei perfetti come noi che abbiamo studiato.

    Gesù, con il suo sguardo tra il tenero e l’imbarazzante, sembra dar loro ragione: è vero, miei cari, ma voi dovete uscire un pochino dalle vostre chiusure mentali, dovete uscire, osare un pelino di più. Facciamo un giochino, se indovinate, io vi dirò con quale autorità faccio tutto questo, ok? Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Bada! Che figgggggura!!!! Loro non credevano a Giovanni e ora, qualsiasi cosa dicano, è sbagliata di sicuro… "

    Va beh! …non lo sappiamo. 1 a 0 per Gesù…

    Ma noi? È una questione di autorevolezza più che di autorità. Tre minuti tre, per dirsi se siamo disposti a rischiare la nostra vita per ciò in cui crediamo: autorità, prestigio, spirito di protagonismo e di rivalità, voglia di fare le star o voglia di Stelle che brillano silenziose e che risplendono della vera Luce? io scelgo la vita delle Stelle che sono il riflesso di un Padre che è Misericordia!

    Martedì - III settimana di avvento 

    VANGELO Mt 21,28-32

    «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio».

    Buongiorno sono il sole, chiudiamo gli occhi e pensiamo di essere a fine agosto, inizio settembre, periodo buono per lavorare in una vigna perché, la Buona Notizia è una questione di tralci, potature e innesti. Teniamoli chiusi gli occhi e pensiamo al vignaiolo di queste belle colline e i suoi fattori, pensiamo a quanto lavoro c’è in questo periodo e alla fatica che le poche forze devono riuscire a fare prima che l’acqua e la grandine, arrivando d’improvviso, rovinino ogni cosa. Capita che un padre possa chiedere aiuto anche ai figli per riuscire a fare tutto, una manovalanza presa tra le mura di casa, manovalanza di cui ci si può fidare ad occhi chiusi ma capita anche che uno dica di sì e poi nella vigna non ci metta mai piede e capita anche che un altro risponda: non ho voglia… ma poi, passeggiando per i filari, si lasci prendere dalla nostalgia di quando passeggiava col babbo e guardava nei suoi occhi la passione del vino, del vino nuovo.

    E noi? Dove ci mettiamo? Nei panni del figlio A dico sì ma non vado o figlio B dico no e poi ci vado? Nei panni del figlio A modello paura di dire no, per la serie: non vorrai mica dare un dispiacere a Dio? Quello che va a lavorare col muso, con tanto tanto fastidio, mormorando e non amando chi lo manda. O nei panni del figlio B modello di lavorare non me ne parlare per la serie, come dice Venditti, certi amori non finiscono: fanno dei giri immensi e poi ritornano. Noi chi vogliamo essere?

    Oggi i nostri tre minuti passiamoli in silenzio nella vigna, passeggiamo tra i filari dei vigneti e chiediamoci chi siamo e chi vorremmo essere: servi tutto ossequi e inchini, riverenze e bacini bacini tra sorrisini e finti ammiccamenti o figli apparentemente ribelli che osano dire no a Dio solo per mascherare quello che portano dentro al cuore? Ci sia data la voglia di ritornare a casa, passare per quella porta aperta e ritrovare un Padre misericordioso che ci ama, ritrovarlo per ritrovarci. La Casa nel Vangelo non è fatta di mura, quelle sono state buttate giù dagli affetti e dall’attenzione di un Dio che non chiede di umiliarsi ma di essere e rimanere liberi, uomini e donne che stanno in piedi!

    Mercoledì - III settimana di avvento 

    VANGELO Lc 7,19-23

    «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».

    Buongiorno sono il sole. Bella questa domanda: Sei Tu Colui che deve venire? Sì deve venire perché se non viene noi ci perdiamo! Deve venire. Giovanni dubita, o lo sa o è nel dubbio, ma manda lo stesso i suoi discepoli a chiederlo per fare la fatica di chiederlo. Dubita o vuole che i suoi ragazzi vedano con i loro occhi come si presenta Gesù. È un Dio che si prende cura dell’uomo, un uomo che con Gesù torna a vedere, un uomo che torna a camminare, un uomo che torna ad essere puro, un uomo che nella sua povertà riceve la più buona e bella notizia mai sentita. Giovanni, il nostro amico Giovanni, tutto questo lo sa ma vuole che i suoi discepoli diventino i discepoli di Gesù ed imparino ad attendere, che, come dice un grande uomo di nome don Tonino Bello, è l’infinito del verbo amare.

    Anche se Giovanni o ognuno di noi avesse qualche dubbio, Gesù non si sorprende anzi, è contento di questa voglia di conoscere, di capire, di non accontentarsi, di attendere: abbiamo bisogno di attendere perché la nostra fede si rafforzi, perché la fede è fatta di luci e di ombre, le ombre quando non le vogliamo e la luce quando non la cerchiamo, a me capita sempre, i dubbi che mi fanno da perle in una collana gigante appesa al mio collo, credo e dubito, dubito e credo, ma Dio mi vuole bene lo stesso e puntualmente mette sul mio sentiero persone di cui prendermi cura, lo fa come ha fatto con Giovanni e i suoi discepoli… chiama i suoi preferiti che sono lo zoppo, il sordo, il cieco, il muto e il lebbroso e sta con loro, chiacchera, li considera, li ama, accarezza il lebbroso, tocca la lingua al muto, sussurra alle orecchie del sordo, mette un dito sulla palpebra del cieco, racconta i segreti della buona notizia ai poveri e con tutti usa parole belle, tenere, non alza la voce, non grida, ascolta… A tutti dice: voi sarete la buona notizia per gli uomini e le donne, voi che accogliete quello che sono, chi sono, la mia passione per l’uomo e non l’onnipotenza di Dio.

    Oggi, i tre minuti ci servono per scolpire nel nostro cuore una beatitudine un po’ strana: «beato chi non trova in me un motivo di scandalo!». Gesù scandalizza ancora, i suoi metodi scandalizzano. Beato chi non troverà in me motivo di scandalo, beato chi non si scandalizzerà della mia bontà, dell’eccessiva bontà di Dio. Beato chi ha il coraggio di andare a cercare i miei preferiti e accoglierli nel suo cuore, essi si chiamano ciechi, zoppi, perduti, dolenti, sofferenti, migranti e sono facilmente riconoscibili. Beato chi, stando in loro compagnia, sentirà nel cuore una frase, l’unica frase che conta: «lo avete fatto a me!».

    Un altro motivo di scandalo: fatto a Dio! 

    Giovedì - III settimana di avvento 

    VANGELO Lc 7,24-30

    Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle.

    Buongiorno sono il sole, oggi la domanda che Gesù fa a proposito di Giovanni è come se la rivolgesse a noi. Anche io me lo chiedo oggi, quasi alla vigilia dell’ultima domenica di avvento e poco prima della novena. Chi è Giovanni per me? Se l’avvento è stato un camminare nel deserto, se Giovanni è stato l’uomo che ci ha insegnato a preparare la strada all’Atteso e a raddrizzare i sentieri, in questo deserto, in realtà, cosa sono andata a vedere? Chi sono andata a vedere? Gesù mi racconta Giovanni oggi, Gesù, l’Atteso mi racconta di chi prepara la strada all’Atteso, un uomo che abita il deserto e non palazzi da re, un uomo vestito di pelle di cammello e non abiti sontuosi. È un attimo confondersi, ma Giovanni, realmente, chi è oggi? Una canna sbattuta dal vento? Una di quelle persone deboli che diventano potenti solo perché seguono il vento del momento? Uno degli opportunisti che vanno molto di moda? Giovanni è il profeta, uno che parla a nome di Dio e che ha il coraggio di stare nel deserto, sta, come stava Maria sotto la Croce, lo stesso verbo, la stessa postura, ritto in piedi, non si adegua alle mode, non si lascia corrompere, ha il coraggio di dire la verità tutt’intera a costo di perdere la testa per Dio.

    Gesù tesse il più bell’elogio che si possa fare di una persona: Giovanni è una persona che dice la verità, non si piega a nessun vento e non ricerca il suo interesse. Questo è l’elogio che può fare ad ognuno di noi se sappiamo accoglierlo così come ha saputo fare Giovanni, se riconosciamo il nostro peccato e riconosciamo il perdono, se stiamo con i giusti di Dio e non ci crediamo sempre giusti per forza, giusti che riconoscono di avere bisogno della misericordia e questa misericordia

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