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Ricerca di Dio e Retta Fede: Piccolo manuale di Teologia Ortodossa
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E-book73 pagine58 minuti

Ricerca di Dio e Retta Fede: Piccolo manuale di Teologia Ortodossa

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Info su questo ebook

Come scrisse un giorno un grande iniziato del XIX° secolo, la Saggezza e il Potere Divino sono in equilibrio. Le leggi della natura e le leggi morali non sono i semplici mandati dispotici del Suo Onnipotente Volere, perché allora potrebbero essere arbitrariamente cambiate, e l'ordine diventerebbe disordine, il buono e il giusto diventerebbero male ed errore, l'onestà e la lealtà diventerebbero vizi, e la frode, l'ingratitudine e il vizio, virtù. Il Potere Assoluto, infinito ed autosufficiente, non sarebbe necessariamente costretto alla coesistenza con i voleri umani. I suoi decreti o leggi non potrebbero essere immutabili.

Le Leggi di Dio non sono per noi obbligatorie in quanto decreti del Suo Potere, o espressione della Sua Volontà, ma perché esprimono la Sua infinita Saggezza. In sintesi, le Sue Leggi non sono giuste perché sono le Sue, ma sono le Sue Leggi perché sono giuste.

Quando l'uomo non dirige la propria attenzione a Dio, scrisse invece uno dei più grandi mistici del Novecento, veli di tenebra lo ricoprono, e più l'uomo si lega alla materia e alle questioni terrene, dimenticando di elevarsi verso l'Altissimo, più questi veli di tenebra lo avvolgono. Se invece l'uomo impara a vedere la materialità e le questioni terrene come un riflesso delle questioni Celesti e come uno strumento per dirigere l'attenzione verso la Verità, allora i veli di tenebra si trasformano in veli di luce.

Nell'Occidente del Terzo Millennio, pervaso dal relativismo e dalla corruzione, molti hanno perso la Saggezza, e, avviluppati nei veli di tenebre della materialità, non sanno più riconoscere e praticare le Leggi di Dio e non sanno piu orientarsi verso la Verità. L'Ortodossia, dal Greco òrtos ("retto", "corretto'') e dòxa ("opinione", "dottrina'') può per essi essere lo strumento per trasformare i loro veli di tenebra in veli di luce. E Mario Marchisio ci offre, con questo suo saggio ricerca di Dio e Retta Fede, una magistrale visione dell'Ortodossia, presentandocene i valori, i dettami e, soprattutto, la sua straordinaria forza vitale.
LinguaItaliano
Data di uscita13 dic 2016
ISBN9788898635092
Ricerca di Dio e Retta Fede: Piccolo manuale di Teologia Ortodossa

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    Anteprima del libro

    Ricerca di Dio e Retta Fede - Mario Marchisio

    I simboli eloquenti

    Collana diretta da Lorenzo Morandotti

    RICERCA DI DIO E RETTA FEDE

    Autore: Mario Marchisio

    ISBN Versione E-Book: 978-88-98635-09-2

    Edizioni Aurora Boreale

    © 2016 Edizioni Aurora Boreale

    Via del Fiordaliso 14 - 59100 Prato

    edizioniauroraboreale@gmail.com

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    Mario Marchisio

    RICERCA DI DIO E RETTA FEDE

    Edizioni Aurora Boreale

    Agli amici e confratelli

    della Parrocchia Ortodossa di San Massimo

    Torino, A.D. MMXVI

    Anche se i diavoli scoppiano d’invidia, noi diciamo:

    «Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale,

    abbi misericordia di noi!»

    Giovanni Damasceno

    UNO SGUARDO NUOVO

    Una sera d’Aprile, entrai in una chiesa ortodos­sa ed ebbi occasione di assistere alla Divina Litur­gia. Era la vigilia di Pasqua, sette giorni dopo la celebrazione di quella cattolica. Alle prime ore del mattino, il lunghissimo rito si stava esauren­do e allorché l’officiante si mise a impartire le be­nedizioni finali compresi di essere diventato un altro uomo. La Liturgia ortodossa mi aveva tra­sformato in un ortodosso.

    La tristezza e la malinconia che mi affliggeva­no da tempo durante la messa cattolica e le sue cervellotiche omelie, la sensazione di trovarmi fra un gruppo di estranei preoccupati soltanto di timbrare il cartellino virtuale che ne certificasse la presenza, l’atmosfera a metà strada fra l’obitorio e l’assemblea condominiale, da cui sottrarsi nel giro di mezz’ora; tutto questo, e molto altro, sva­nì, riducendosi in fretta a un fastidioso cumulo di ricordi sfocati.

    Rievocare quell’esperienza notturna è un atto dovuto, non solo perché essa avrebbe poi causato in me un mutamento di prospettiva religiosa, ma anche e soprattutto perché in mancanza di quella notte di Pasqua avrei ormai abbandonato il cri­stianesimo, che da sempre identificavo con la fede propugnata dalla Chiesa cattolica. Se sono rimasto cristiano, e ho evitato di cadere nell’abisso della miscredenza, lo devo dunque alla mano invisibile che volle guidarmi davanti all’iconostasi.

    IPOTIPOSI ORTODOSSE

    Peccato dell’uomo e incarnazione del Verbo

    Non esiste e non esisterà mai alcuna colpa che si possa ereditare, tanto meno quella di Adamo. L’interpretazione del peccato originale rappresenta in questo senso la prima, decisiva differen­za tra la fede ortodossa e le altre forme di cristia­nesimo.

    Né l’Antico né il Nuovo Testamento contengo­no del resto affermazioni riguardanti l’ereditarie­tà della colpa, così come nessun concilio ecumeni­co precedente il 1054 – anno dello scisma fra cat­tolici romani e cattolici ortodossi – ha mai dichia­rato che la colpa dei protoplasti¹ fosse ereditaria o in qualsiasi altra maniera trasmissibile ai discen­denti.

    Vedremo fra poco quali siano le conseguenze del peccato originale: per ora limitiamoci a pren­dere in considerazione due testi dei Padri greci che trattano della natura umana precedente alla ca­duta.

    Adamo ed Eva si trovavano in uno stato di in­fanzia spirituale. Scrive Teofilo d’Antiochia: «Dio trasferì l’uomo dalla terra, da cui era stato tratto, nell’eden, dandogli modo di progredire, affinché una volta maturato e diventato perfetto [...] potes­se salire anche in cielo, in possesso dell’immorta­lità [...] L’albero della conoscenza di per sé era buono e buono il suo frutto. Non era infatti l’albe­ro a contenere la morte, come alcuni ritengono, ma la disobbedienza»². Gli fa eco sant’Ireneo: «Bi­sognava che l’uomo fosse dapprima creato, e dopo essere stato creato, crescesse; dopo essere cresciuto, divenisse adulto; dopo essere diventato adulto, si moltiplicasse; dopo essersi moltiplicato, divenisse forte; dopo essere diventato forte, fosse glorificato»³.

    L’uomo, insomma, non era né mortale né im­mortale, né perfetto né imperfetto, ma destinato all’immortalità e alla perfezione seguendo i consi­gli di Dio⁴. Uno sviluppo interiore bruscamente interrotto dal peccato.

    Prima conseguenza della caduta non fu dun­que la morte fisica, ma quella spirituale, che coin­cide con la perdita dello Spirito Santo. Questa era la morte che Dio aveva prospettato ad Adamo quando disse «dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, poiché, qua­lora tu ne mangiassi, certamente moriresti»⁵. La morte corporale venne infatti più tardi, ancora una volta per invidia del diavolo. Satana non po­teva accontentarsi di aver allontanato Adamo dal Signore, voleva anche distruggere materialmente la sua opera più alta. «Quando Satana si accorse che Adamo e sua moglie non soltanto erano vivi, ma generavano dei figli, mosso dall’invidia di non poterli uccidere e vedendo che Abele era gra­dito a Dio, sprigionò il suo influsso sul fratello di

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