Tesi
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Info su questa serie
La riflessione sull’esperienza si sviluppa attraverso due fondamentali strategie: la narrazione e la scrittura.
La scrittura permette di distanziarsi da quanto vissuto ed esaminare la situazione da un punto di vista complessivo permette di dare struttura all’esperienza, a collegare tra loro i fatti e a ricercare i significati più profondi.
Narrazione e riflessione sull’esperienza possono aiutare i futuri operatori a entrare fin da subito nella prospettiva dell’urente e, al contempo, a iniziare a costruire la propria identità professionale.
La figura dell’educatore professionale si interroga continuamente e le risposte che vengono trovate consentiranno di vedere nuove strade possibili. Scrivere diventa, quindi, un modo per riprendere quello che durante la pratica viene provvisoriamente raccolto, per riordinarlo e dare un senso compito, con il fine di restituirlo a noi stessi e per socializzarlo e condividerlo con altri educatori o altri attori del sociale. In questo modo si ampliano le conoscenze e le competenze.
In questo elaborato si sostiene e si dimostra quindi che l’utilizzo della scrittura riflessiva possa essere un’opportunità per raggiungere l’obiettivo di integrazione conoscenze teoriche con esperienza pratica.
E’ stata, infatti, proposta una attività narrativa relativa al diario di tirocinio agli studenti del primo anno di corso di laurea, nel corso del loro terzo tirocinio, nel periodo luglio-agosto 2019, e un’attività di scrittura riflessiva attraverso il ciclo della riflessività di Gibbs agli studenti del terzo anno nel periodo maggio-luglio 2020. A fine delle attività è stato presentato agli studenti un questionario per comprendere la loro percezione rispetto all’utilità dell’esercizio.
Titoli di questa serie (9)
- Interventi attuabili in ambito scolastico nel treno delle diversità
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Il lavoro è frutto di un Master B.E.S. di 1500 ore. La descrizione parte dalla definizione dei B.E.S.,cosa sono, quali leggi li tutelano, gli interventi e la metodologia che li riguarda, specificando la centralità della scuola vista come motrice di inclusione e cambiamento.La descrizione si sofferma in particolare sulla descrizione accurata di come le categorie diagnostiche facciano riferimento al DSM - IV_DSM-V e all'ICD 10 e come la scuola faccendo riferimento all' ICF si adoperi a pianificare interventi mirati alla piena inclusione di discenti che presentano B.E.S.
- Le dipendenze come derive emozionali. Le relazioni
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Una tappa del mio percorso professionale come Educatrice di Comunità, durata all’incirca un ventennio, all’interno della Fondazione Villa Maraini struttura specializzata nelle Tossicodipendenze all’interno del Centro di prima accoglienza, mi ha motivata a voler affrontare questo tipo di tesi. La Fondazione Villa Maraini è Agenzia Nazionale di Croce Rossa Italiana per le dipendenze patologiche. Nasce nel 1976, fondata dal dottor Massimo Barra specializzato nelle tossicodipendenze, consta di un insieme di servizi articolati su diversi livelli di soglia: bassa, media e alta, a seconda della motivazione della persona. La strategia terapeutica dell’Agenzia è adottare la terapia al soggetto e non viceversa. La struttura è dislocata nel Parco della Croce Rossa Italiana, nel quartiere Monteverde di Roma. La dipendenza patologica, secondo quanto descritto dall’OMS, è una condizione psichica, talvolta anche fisica, derivante dall’interazione tra un organismo e una sostanza, caratterizzata da risposte comportamentali e da altre reazioni che comprendono un bisogno compulsivo di assumere la sostanza in modo continuativo o periodico, allo scopo di provare i suoi effetti psichici e talvolta evitare il malessere della sua privazione.
- Le Sezioni Primavera: dall'avvio all'inserimento nel Sistema Integrato 0-6
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L'apprendimento durante tutte le tappe dell'età è una necessità ma anche un dovere da parte delle istituzioni: sviluppo di conoscenze e abilità dall'infanzia fino all'età adulta, aspetti motivazionale, relazionale e sociale connessi all'apprendimento, sono aspetti che in ogni Paese rilevano per la necessità imposta oggi dal mondo del lavoro di ritornare più volte nel corso della vita "sui banchi di scuola". Si scalza così il pregiudizio che gli anni giovanili servano a imparare un mestiere che si continuerà a esercitare per tutta la vita. Naturalmente questo coinvolge il mondo del lavoro, l’atteggiamento del lavoratore e la programmazione del datore di lavoro. Ma cambia il carattere della scolarità dei più giovani, e cambia, in qualche modo, anche il rapporto tra padri e figli…». In questo ampio discorso sul Life long learning, si inserisce a pieno titolo l'istituzione delle Sezioni primavera (servizio avviato in via sperimentale dal Ministero dell'Istruzione con Legge finanziaria 296/2006 (Finanziaria 2007), e la successiva definizione del Sistema integrato 0-6. La Legge 296/2006, ha l'indubbio merito di riconsiderare il processo evolutivo legato all'apprendimento dei piccolissimi (24 – 36 mesi) e di inserirlo all'interno del percorso educativo curato dallo stesso Ministero. Il successivo Sistema integrato di educazione e di istruzione introdotto con Decreto legislativo numero 65 del 2017 garantisce poi a tutte le bambine e i bambini, dalla nascita ai sei anni, pari opportunità di sviluppare le proprie potenzialità di relazione, autonomia, creatività e apprendimento. Ed è in tal senso che si vuole leggere la norma che integra, completa e dà senso alla Finanziaria 2007: legislazione utile e opportuna per superare disuguaglianze, barriere territoriali, economiche, etniche e culturali.
- "Io ci sono"... L'ascolto dei minori nelle relazioni d'aiuto: la mediazione familiare genitoriale e l'advocacy
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L’elaborato nasce come risposta e come frutto dell’esperienza vissuta con i minori nel Setting di Mediazione presso l’Associazione Mediazione Familiare Onlus. Ogni volta che, insieme, siamo usciti dalle inutili contrapposizioni degli adulti, le parti confliggenti, ci siamo accorti, io Mediatore e i minori, di aver cooperato per costruire uno spazio relazionale familiare. Al suo interno ognuno, mantenendo il proprio ruolo – genitore, madre, padre, figlio, fratello-sorella – aveva voce e quindi ascolto. Gli Operatori Sociali che mi hanno accompagnato nei percorsi, dove si è coniugato, nella pratica professionale e di formazione, modello sistemico e costruttivismo, hanno colto dal primo la lettura della complessità della realtà e dal secondo la capacità di costruire soluzioni su misura dell’interlocutore, assumendo i linguaggi e i mondi dell’Altro. Ritengo che per i minori in tenera età il contesto di vita incida sulla capacità espressiva e di comunicazione, e sia opportuno che gli adulti significativi acquisiscano strumenti e capacità educativi e di comunicazione speciali. Mentre gli adolescenti, in bilico tra dipendenza ed emancipazione, tra bisogno di aiuto e necessità di affermazione autonoma di sé, per la maggioranza non vogliono chiedere il sostegno di ascolto ma nemmeno vi hanno definitivamente rinunciato; si lasciano vivere, all’interno della “famiglia in crisi” mostrando il loro disagio con atteggiamenti di “isolamento” e di aperto e ostile conflitto col “mondo familiare” col quale hanno scelto la guerra aperta; ma alcuni nel “mondo adulto” vogliono entrarci decisamente e alla svelta, in maniera prepotente e soprattutto in funzione di talento ed abilità proprie che non sentono di dovere a nessuno. Ecco come il percorso di Mediazione Familiare Genitoriale e l’Advocacy diventano luogo educativo e formativo per i genitori e soprattutto per i figli minori, strategie Didattiche opportune di fronte alle esigenze speciali delle persone.
- Identitá e genere nell’infanzia: la costruzione del femminile e del maschile tra famiglia e scuola
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La nostra identità, il nostro modo di fare, di agire e di scegliere, è influenzato sin dai primi anni di vita da stereotipi e pregiudizi che talvolta passano inosservati. La società è ormai satura circa le differenze di genere poiché quotidianamente veniamo invasi da queste ultime, e per quanto possano essere sottili, possono farci cambiare in quanto persone, incanalandoci in scelte precostruite per noi. Per le nuove generazioni, invece, non è così: per loro, i pregiudizi esistenti, sono assunti nuovi, che se non vengono decostruiti, verranno percepiti come reali. Le nuove generazioni devono essere guidate e accompagnate grazie all’aiuto fondamentale delle agenzie di socializzazione primaria, come famiglia e scuola, che possono decostruire gli stereotipi rendendo le loro azioni e comportamenti il più possibile neutrali. Il presente elaborato quindi, si propone di indagare la funzione delle principali agenzie di socializzazione, soffermandosi appunto, sulle influenze avanzate, più o meno inconsapevolmente, da famiglia e scuola. In particolare, ho svolto uno studio con le famiglie del nido e scuola dell'infanzia in cui ho svolto il mio tirocinio per indagare da più vicino le loro abitudini quotidiane di genere. È stato molto interessante vedere come i condizionamenti sociali di un tempo, che plasmano l’esistenza individuale, siano gli stessi o in parte, quelli che avvengono nell’attualità.
- "OLTRE LA SOGLIA" "IL SOLLIEVO DELL'ANIMA" Percorsi per l'elaborazione del LUTTO SOSTEGNO PSICOLOGICO PERSONALE - GRUPPI DI AUTO-MUTUO-AIUTO
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La fede in un aldilà, non è più convincente per l?uomo moderno. La spiritualità è una componente umana che sta scomparendo, non offre certezze e punti stabili di riferimento, lascia la persona da sola con se stessa. Non si vuole più trovare il tempo per l’introspezione personale, per la riflessione interiore, l?uomo teme ciò che vi può trovare dentro. Questo fa sì che la morte sia relegata negli ospedali, medicalizzata ed espulsa dal privato personale e familiare. Non si parla di morte, l’uomo che vive nel nostro tempo ha bisogno di essere misurato, di dominare le proprie emozioni per non perdere l?autocontrollo. Questo porta a svuotare progressivamente i rituali legati alla morte, rimuovendo dalla nostra scena e da quella di chi ci sta vicino, specie i più piccoli, il pensiero e il dolore legati alla morte (fatta eccezione per le celebrazioni mediali). Vi è una grande necessità di educare alle tematiche della morte adulti e bambini. Manca a tutt’oggi una “pedagogia della morte” che si fondi sulla relazione e che sappia coinvolgere attivamente sia il consulente che colui al quale si rivolge l’azione psico-educativa. Si tratta di un vuoto pedagogico che incide sia a livello di cultura e immaginario collettivo, sia a livello interiore e di vissuti personali. L’adulto è fortemente riluttante ad avvicinare il bambino alla tematica della morte, conseguenza della rimozione della morte sia a livello sociale che individuale. Nell’ascolto del cordoglio, importante per affrontare il percorso dell’elaborazione del lutto, si svela il ruolo dello Psicologo del Lutto. Il Sostegno Psicologico, quindi, è una attività professionale specifica e complessa; un intervento finalizzato a sostenere la persona nell’espressione di ciò che sente e pensa di una situazione che non può essere modificata. Per fare Sostegno Psicologico bisogna conoscere le implicazioni pratiche della teoria e dei modelli epistemologici che si prendono a riferimento; saper condurre una relazione capace di far esplicitare i vissuti, incrementare le abilità meta cognitive, innescare il processo di assimilazione della situazione problematica; saper stare con il dolore creando una relazione fortemente empatica, contenitiva e non giudicante che possa rispondere all’urgenza emotiva portata dalla persona. Questo elaborato è svolto partendo da una riflessione personale; prosegue nel Capitolo 2 con un approfondimento sulle teorie più conosciute; sottolinea la differenza tra Counseling e Sostegno nelle tre dimensioni per l’elaborazione del lutto – Biologica, Personale, Umana. Nel Capitolo 4 si espongono alcune procedure rilevate più adeguate alla persona singola e al gruppo. Infine nelle Conclusioni si espone la propria esperienza di Vedova Cristiana, di formazione e di scelta religiosa, come Direttore del Centro di Riferimento per la Famiglia, Consultorio Relazionale della Associazione Mediazione Familiare Onlus Sardegna.
- Aggressività, autolesionismo e condotta suicidaria nel disturbo borderline di personalità: i correlati biologici e neuro anatomici
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Alla fine del XIX secolo, diversi osservatori psichiatrici notarono che alcuni pazienti abitavano in un territorio di “confine” tra la sanità mentale e la pazzia, tra l’organizzazione nevrotica di personalità e quella psicotica. Fu Alfred Stein che per primo utilizzò il termine “Borderline” (1938) per indicare quei pazienti che, piuttosto che migliorare, erano soggetti ad una acutizzazione dei loro sintomi a seguito di un trattamento analitico classico. Solo nel 1980, il termine ha cominciato ad apparire nel DSM-III come disturbo di personalità, facendogli perdere la sua iniziale connotazione di livello di funzionamento della personalità. A livello psicodinamico, il paziente borderline può essere considerato il prototipo del dramma edipico, vivendo una conflittualità diadica molto intensa: teme che la completa fusione con l’altro possa cancellare la propria identità, così come teme il totale isolamento poiché lo paragona ad un abbandono (McWilliams N., 2012)…
- Le donne serial killer nel mondo e in Italia
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Si parla ormai da più di quarant’anni di Serial Killer per indicare un criminale violento, attento ad ogni dettaglio e metodico “perfezionatore” delle proprie strategie. L’obiettivo del serial killer è uno: la vittima prescelta deve morire. Non si ferma davanti a nulla, agisce in modo freddo e razionale adottando un modus operandi soggetto a continui studi e piani per essere perfetto. Il dato più attendibile dichiara un 76% di serial killer che agiscono nel nord America e in Canada e di un 19% che opera, invece, su territorio europeo. E’ di questi ultimi anni, infatti, la crescente presenza di Serial Killer anche in Italia. Si tratta, generalmente, di persone nelle quali si innesca un corto circuito in grado di scatenare la voglia di uccidere la cui matrice è da ricercare, molto spesso, nella sfera sessuale del soggetto che deve dominare (così come, a sua volta, è stato dominato nell’infanzia). Non si tratta però di una spinta sessuale come viene comunemente intesa… In questo elaborato è definita e analizzata quindi la figura del serial killer nell’ambito generale della criminalità con particolari riferimenti ad omicidi in serie, commessi da donne.
- La scrittura riflessiva nella formazione dell'educatore professionale: un'esperienza nel corso di laurea in Educazione Professionale dell'Università di Udine
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Riflettere consiste, in primo luogo, nel ricostruire, descrivere, nominare e ordinare l’esperienza, così da offrire, un ancoraggio concreto alle idee che utilizziamo per giustificare le nostre scelte e i nostri impegni. C’è però una significativa differenza tra il ‘pensiero’ casuale e una ‘pratica riflessiva’. La riflessione sull’esperienza si sviluppa attraverso due fondamentali strategie: la narrazione e la scrittura. La scrittura permette di distanziarsi da quanto vissuto ed esaminare la situazione da un punto di vista complessivo permette di dare struttura all’esperienza, a collegare tra loro i fatti e a ricercare i significati più profondi. Narrazione e riflessione sull’esperienza possono aiutare i futuri operatori a entrare fin da subito nella prospettiva dell’urente e, al contempo, a iniziare a costruire la propria identità professionale. La figura dell’educatore professionale si interroga continuamente e le risposte che vengono trovate consentiranno di vedere nuove strade possibili. Scrivere diventa, quindi, un modo per riprendere quello che durante la pratica viene provvisoriamente raccolto, per riordinarlo e dare un senso compito, con il fine di restituirlo a noi stessi e per socializzarlo e condividerlo con altri educatori o altri attori del sociale. In questo modo si ampliano le conoscenze e le competenze. In questo elaborato si sostiene e si dimostra quindi che l’utilizzo della scrittura riflessiva possa essere un’opportunità per raggiungere l’obiettivo di integrazione conoscenze teoriche con esperienza pratica. E’ stata, infatti, proposta una attività narrativa relativa al diario di tirocinio agli studenti del primo anno di corso di laurea, nel corso del loro terzo tirocinio, nel periodo luglio-agosto 2019, e un’attività di scrittura riflessiva attraverso il ciclo della riflessività di Gibbs agli studenti del terzo anno nel periodo maggio-luglio 2020. A fine delle attività è stato presentato agli studenti un questionario per comprendere la loro percezione rispetto all’utilità dell’esercizio.
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