Accoglienza al femminile.
Professionalità e cura per i dettagli da un lato, calore ed empatia dall’altro. Sono gli elementi principali che emergono parlando con tre donne di sala dai percorsi molto diversi ma accomunate dall’approccio “passionale” – nessuna di loro viene da studi alberghieri – a questo lavoro.
, pratese, si laurea in Giurisprudenza; poi conosce Mirko Giannoni, chef-patron del Pepe-nero, e – patron-ne della Taverna Rovita a Mara-tea, insegna storica della gemma costiera lucana – dopo il liceo linguistico va a Trieste per proseguire gli studi d’interpretariato. D’estate, però, torna in Basilicata e dà una mano nel ristorante di famiglia. Nel 2011, quando il padre scompare improvvisamente, decide di occuparsene per dare continuità ai suoi insegnamenti. «Da lui ho appreso la professionalità e la capacità di rapportarsi con i clienti, innamorandomi di un mestiere che mi dà grande felicità». Membro entusiasta all’associazione Noi di Sala, Mariastella descrive la sua accoglienza incentrata su «semplicità, classe, attenzione, senza mai essere invadente», prendendo a modello Arrigo Cipriani e coerentemente con la proposta culinaria basata su tradizione e territorio con spunti moderni. Oltre al diploma di sommelier, la conoscenza delle lingue straniere si è rivelata preziosa per riuscire a capire le esigenze degli ospiti stranieri. «Cerchiamo di offrire un servizio personalizzato, basato sulla volontà di raccontare chi siamo e di coccolare gli ospiti».
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