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Luoghi segreti da visitare a Roma e dintorni
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Luoghi segreti da visitare a Roma e dintorni
E-book461 pagine5 ore

Luoghi segreti da visitare a Roma e dintorni

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Info su questo ebook

Tra giardini incantati e rovine senza tempo, le perle nascoste della Città Eterna

Il territorio di Roma nasconde molte più bellezze e tesori di quanto possano pensare il turista abbagliato dalle già famose meraviglie dell’Urbe o il romano abituato al Colosseo e ai Fori. Basta una breve gita fuori porta, in auto o in bicicletta, per scoprire luoghi straordinari di cui molti non conoscono neppure l’esistenza. Da siti naturalistici ricchi di cascate, laghetti e grotte a quelli storico-monumentali come necropoli, mitrei e castelli, fino a musei tanto belli quanto ingiustamente ignorati dai principali itinerari turistici. Una guida imperdibile per tutti coloro che amano viaggiare e scoprire perle segrete e poco conosciute.

Passeggiate, escursioni e gite a due passi da Roma, per scoprire musei inaspettati, borghi suggestivi, boschi, laghi incontaminati e monasteri millenari

Tra i luoghi segreti da visitare:

• la vera Torpignattara: il mausoleo di Sant’Elena
• il castello di Tor Crescenza: il casale di Poussin
• le galline bianche: la splendida villa di Livia Drusilla
• l’abbazia di Grottaferrata
• i laghi colorati di Pomezia
• la Valle del Sorbo e le sue cascate
• il santuario dentro un autogrill
• il museo dell’aeronautica di Bracciano
• il ninfeo del Bramante a Genazzano
• la città sotterranea di Colleferro
• Farfa e la sua abbazia
Simone Toscano
Classe 1981, giornalista, lavora dal 2005 in Mediaset. È inviato del programma Quarto grado e conduttore per il canale all news TgCom24. Ha già pubblicato i romanzi Il Creasogni (2015) e Io splendo. La storia di Malena (2020) e il libro inchiesta Nel nome di Lorys (2018).
Andrea De Benedetti
Classe 1979, vive a Roma, dove si è laureato in Scienze della Comunicazione. Ha collaborato con l’Associated Press e ha iniziato a girare il mondo per il suo lavoro di creativo e organizzatore di eventi nazionali e internazionali. Anche nella vita privata è un viaggiatore. 
LinguaItaliano
Data di uscita3 giu 2021
ISBN9788822753601
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    Anteprima del libro

    Luoghi segreti da visitare a Roma e dintorni - Simone Toscano

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    528

    Prima edizione ebook: giugno 2021

    © 2021 Newton Compton editori s.r.l., Roma

    ISBN 978-88-227-5360-1

    www.newtoncompton.com

    Edizione elettronica realizzata da Punto a Capo, Roma

    Andrea De Benedetti Simone Toscano

    Luoghi segreti da visitare a Roma e dintorni

    Tra giardini incantati e rovine senza tempo, le perle nascoste della Città Eterna

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    Newton Compton editori

    Indice

    INTRODUZIONE

    LE METE DI VIAGGIO ENTRO DIECI CHILOMETRI DAL CAMPIDOGLIO

    L’EX CARTIERA LATINA

    IL CIMITERO DELLA PARROCCHIETTA AL PORTUENSE

    LA CASA ROSA: IL CIMITERO DEGLI ANIMALI AL PORTUENSE

    L’ultimo capolavoro del bernini a san sebastiano fuori le mura

    IL MUSEO AGOSTINELLI, IL REGNO DELL’ACCUMULO

    IL MUSEO GIACOMO MANZÙ

    IL DIMENTICATO SEPOLCRO DI SANT’ELENA

    LA CASA MUSEO VENANZO CROCETTI

    UN GRANDE MISTERO IN UN GIARDINO DI PERIFERIA, IL MONTE DEL GRANO

    SAN PAOLO ALLE TRE FONTANE

    IL CAMPO BARBARICO A TOR FISCALE, LA MEMORIA DELLA CADUTA DI ROMA

    LE TOMBE NASCOSTE IN PIENA VISTA A SAXA RUBRA

    IL CASTELLO NASCOSTO E LA FONTE CHE ALIMENTA IL LAGO DELL’EUR

    LA VILLA DEI SETTE BASSI

    IL MUSEO DELLE CARROZZE

    IL CASTELLO DI TOR CRESCENZA: IL CASALE DI POUSSIN

    LE METE DI VIAGGIO ENTRO VENTI CHILOMETRI DAL CAMPIDOGLIO

    IL LAGHETTO SENZA NOME

    IL MUSEO DELLA MOTORIZZAZIONE MILITARE

    IL CASTELLO DI TORRENOVA

    IL SECONDO ORTO BOTANICO DI ROMA

    LE LATOMIE DI SALONE

    LE GALLINE BIANCHE: LA SPLENDIDA VILLA DI LIVIA DRUSILLA

    LA GALLERIA SOTTERRANEA DI PIETRA PERTUSA

    LE CAVE DI GROTTA OSCURA SULLA FLAMINIA

    ISOLA FARNESE E I SUOI MOSTRI DI METALLO

    VEIO E I SUOI SEGRETI

    LA CASTELLUCCIA, LA STRANA TORRE INFESTATA ALLA GIUSTINIANA

    IL SOGNO DI UN UOMO CHE CAMBIÒ LA STORIA

    IL MUSEO DEGLI ELEFANTI, LA POLLEDRARA DI CECANIBBIO

    I RESTI DELLA CITTà DI PORTO: 1. L’OASI DI PORTO

    I RESTI DELLA CITTÀ DI PORTO: 2. IL PORTO DI TRAIANO

    I RESTI DELLA CITTÀ DI PORTO: 3. LA BASILICA DI SANT’IPPOLITO SULL’ISOLA SACRA

    I RESTI DELLA CITTà DI PORTO: 4. L’EPISCOPIO DI PORTO

    I RESTI DELLA CITTà DI PORTO: 5. NECROPOLI DI PORTO

    I RESTI DELLA CITTà DI PORTO: 6. IL MUSEO DELLE NAVI A FIUMICINO

    L’ANTICA GABII

    L’ABBAZIA DI GROTTAFERRATA

    IL BARCO BORGHESE A MONTE PORZIO CATONE

    IL MUSEO DEL SASSOFONO A MACCARESE

    GALERIA ANTICA, LA CITTÀ MORTA QUATTRO VOLTE

    LA NATURA INCONTAMINATA DELLA TENUTA PRESIDENZIALE DI CASTELPORZIANO

    GREGORIOPOLI, IL BORGO NASCOSTO DI OSTIA ANTICA

    LE METE DI VIAGGIO ENTRO TRENTA CHILOMETRI DAL CAMPIDOGLIO

    L’INSEDIAMENTO RUPESTRE DI BELMONTE

    I LAGHI COLORATI DI POMEZIA

    SCOPRIRE LE STELLE A MONTE PORZIO CATONE

    I DUE BORGHI, LA CITTÀ DELL’ARIA E LA TRIADE CAPITOLINA

    IL VILLAGGIO PREISTORICO DI MONTE D’ORO A POMEZIA

    I TRENI DELLA FERROVIA-MUSEO DELLA STAZIONE DI COLONNA

    I CISTERNONI DI ALBANO

    IL POZZO CARSICO PIÙ PROFONDO AL MONDO

    IL CASTELLO DI TORRIMPIETRA

    LA VALLE DEL SORBO E LE SUE CASCATE.

    LA CASA SPERIMENTALE PERUGINI A FREGENE

    LA SALITA AL MONTE CAVO

    IL PICCOLO LAGO DI MONDO

    LE CASCATE DI SAN VITTORINO

    LA (FALSA) VILLA DI PLINIO IL GIOVANE

    L’ANTICA PRATICA DI MARE, DOVE LA STORIA SI FONDE CON IL MITO

    ALLA SCOPERTA DEL SERVIZIO AEREO DELLE FIAMME GIALLE

    IL MUSEO DELLE NAVI DI CALIGOLA

    VILLA GREGORIANA A TIVOLI

    L’ANTICA STAZIONE DI POSTA SUL LAGO CHE NON C’È PIÙ E LA BASILICA SCOMPARSA

    IL PARCO INGLESE DI GENZANO

    PONTE LUPO, IL PONTE DEL GIGANTE

    IL MISTERIOSO LAGO FANTASMA CHE APPARE E SCOMPARE

    IL BORGO DI CERI

    IL MUSEO DEL GIOCATTOLO DI ZAGAROLO

    LE METE DI VIAGGIO ENTRO QUARANTA CHILOMETRI DAL CAMPIDOGLIO

    IL SANTUARIO DENTRO UN AUTOGRILL

    IL MUSEO DELL’AERONAUTICA DI BRACCIANO

    LA NECROPOLI DELLA BANDITACCIA

    LE CASCATE DI CASTEL SAN GIULIANO

    PALESTRINA, IL TEMPIO, IL NILO E L’ANELLO

    LA RISERVA DI NAZZANO TEVERE-FARFA

    IL MUSEO DELL’OLIO DELLA SABINA

    I GIARDINI DELLA LANDRIANA

    L’OPERA BOSCO DI CALCATA

    IL SANTUARIO DELLA MENTORELLA

    GLI EREMI DI VICOVARO

    IL MUSEO DEL TEMPO NEL PAESE DEI SARACENI

    IL BUNKER SORATTE

    ORIOLO ROMANO: IL MUSEO DEI PAPI, LE OLMATE E UNA FAGGETA

    LA SCALA DI SAN MICHELE ARCANGELO A CASTEL SANT’ELIA

    IL NINFEO DEL BRAMANTE A GENAZZANO

    ALLA SCOPERTA DEL SILENZIO

    NEPI: 1. LA ROCCA FORTIFICATA E LA CASCATA

    NEPI: 2. IL VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA

    LA PICCOLA ISLANDA DEL LAZIO

    IL MUSEO ARDITO DESIO E LA BARRIERA CORALLINA PREISTORICA

    LE METE DI VIAGGIO TRA I QUARANTA E I SESSANTA CHILOMETRI DAL CAMPIDOGLIO

    MONTERANO VECCHIA

    L’OASI DI MACCHIATONDA

    IL POZZO DELLE MORGE A CINETO ROMANO

    LA GROTTA DELL’ARCO A BELLEGRA

    LA CITTÀ SOTTERRANEA DI COLLEFERRO

    IL SACRO SPECO DI SUBIACO, IL PICCOLO TIBET

    LA CHIESA DI SANTA MARIA IN VESCOVIO

    FARFA E LA SUA ABBAZIA

    LA FERROVIA CIVITAVECCHIA CAPRANICA

    LE ROVINE DI STAZZANO

    ringraziamenti

    BIBLIOGRAFIA

    A Paola e Jacopo, alle tante gite che faremo

    assieme, con amore

    A chi ama esplorare il mondo e a mio nonno Flavio che per primo mi ha insegnato a farlo

    INTRODUZIONE

    Su Roma e sulle sue meraviglie sono stati versati fiumi di inchiostro, si sa, nel tentativo di descrivere monumenti e opere d’arte, ricordare aneddoti, narrare le gesta di chi ha abitato e reso grande la Capitale, dai tempi in cui era il centro di un impero universale fino a quell’oggi in cui invece, malandata e assopita, è in cerca di una nuova identità con cui rilanciarsi nel terzo millennio.

    Libri prima, articoli di giornale poi, post sui social network ora: mai sazi – o forse indolenti e annoiati – di quanto avevano sotto il naso, in un modo o nell’altro i romani hanno sempre tentato di andare oltre, di scoprire qualcosa di nuovo da vedere, come se proprio quella bellezza che già avevano a disposizione non andasse bene, non bastasse (anche se sono in molti a non essere mai entrati al Colosseo o a San Pietro), fino a spingersi al di fuori delle mura della città, già smisurata di suo.

    E dunque, se associamo questa curiosità al piacere della gita fuori porta, ecco spiegata l’esigenza di un libro come il nostro, che nell’intenzione vuole essere un manuale dedicato proprio al curioso, all’appassionato, a chi non vuole passare le giornate chino su uno smartphone o incollato a una serie tv.

    Un volume pensato come punto di partenza: partenza per un viaggio in cui ritrovarsi catapultati magari in un’altra epoca, oppure in un ambiente naturale lontano anni luce dai palazzoni della città, alla scoperta della Campagna romana e oltre.

    Jules Gourdault¹, storico francese vissuto tra fine Ottocento e i primissimi anni del Novecento, sosteneva esistessero due Campagne romane: la prima era la Piccola – il luogo ideale per le ottobrate, per le gite –, che iniziava subito dopo le mura e si estendeva idealmente fino ai margini della conca in cui scorrono il Tevere e l’Aniene, per essere poi delimitata nei suoi confini dall’Alta Tuscia, dalle alture Sabine, dai Monti Tuscolani e Prenestini, dal massiccio vulcanico dei Colli Albani.

    E poi la Grande Campagna, la cui estensione era assai più grande e comprendeva tutto l’odierno Lazio, parte della Toscana, dell’Umbria, degli Abruzzi e della Campania.

    Ecco, noi abbiamo optato per la Piccola, operando però delle scelte: la prima è stata quella di individuare, in modo arbitrario, i confini della porzione di Campagna romana che volevamo sondare, perché, come tutti i limes immaginati, si tratta di confini da sempre molto sfumati.

    Abbiamo perciò deciso di considerare solo mete incluse entro un raggio di sessanta chilometri dal centro della città, dove per centro non si poteva che intendere il Campidoglio, che da tempi immemori segna il punto di partenza, lo zero, di tutte le vie consolari.

    L’ordine con cui le presentiamo è proprio in base alla distanza in linea d’aria da quel punto, dalla più vicina alla più lontana: tutte a portata di mano, con un percorso di viaggio che quasi sempre è ampiamente sotto l’ora di auto, raramente arriva a un’ora e mezza.

    Vi avvisiamo: non troverete in questo libro piccole regge come Villa Farnese a Caprarola e Villa Lante a Bagnaia, oppure posti celeberrimi come Ostia Antica e Sutri, ma tanti suggerimenti nuovi che – speriamo – lasceranno di sasso anche i romani doc.

    Abbiamo insomma volutamente scelto di omettere le mete più classiche, ma senza cancellarle del tutto, bensì spesso lambendole: e così ad esempio parleremo sì di Calcata, ma non solo per suggerire una mangiata o una pausa nei negozietti hippie. No, proporremo una visita a un museo immerso e fatto dalla natura, con opere di artisti contemporanei provenienti da tutto il mondo. E parleremo anche di Tivoli, sì, ma non per le più famose Villa Adriana o Villa d’Este: concentreremo la nostra attenzione sulla meno conosciuta Villa Gregoriana.

    E il mare, il litorale? Tutti conoscono le spiagge a sud di Ostia, i cancelli: noi proponiamo gite da abbinare a una mezza giornata passata sotto il sole. Perché non fare un salto alla (cosiddetta) Villa di Plinio ad esempio? Oppure alla tenuta di Castelporziano?

    E per chi vuole uscire dall’autostrada Roma-Fiumicino e trovare subito la spiaggia? Andate pure, ma abbinatela a una delle tante proposte culturali della zona, da lasciare senza fiato: antiche basiliche, necropoli sconosciute ai più, un laghetto artificiale esagonale. E per i maniaci di Fregene? Tra una villa e l’altra, in paese c’è la casa Perugini, roba da libri di arte, rilanciata in tutto il mondo per il suo carattere eclettico e fuori norma. E perché non fare un salto fino a Macchiatonda con la sua oasi naturale?

    Dal mare ai monti: che ne dite di una passeggiata sul Monte Cavo? Oppure addirittura in una montagna, magari dentro il bunker Soratte con i suoi chilometri di gallerie invisibili dall’esterno? E se siete appassionati di militaria non mancheranno altri suggerimenti. Come pure altre città sotterranee moderne e passate, all’aperto o al chiuso.

    E poi le bellezze naturalistiche: grotte, laghetti a pochissima distanza dal Raccordo anulare, tante cascate a una manciata di minuti di macchina da casa, in uno dei comuni limitrofi o persino dentro il territorio di Roma, come nel caso di quelle di San Vittorino. Senza contare le visite ad alcuni ponti monumentali o a tratti di acquedotti fuori e dentro la città, cercando di incrociare la storia e l’urbanistica.

    Non abbiamo voluto neppure dimenticare la religiosità, con varie proposte di eremi, santuari e monasteri. O la cultura e il piacere di immergersi in un museo, con tante piccole fondazioni o proposte che meriterebbero di essere più note (pensiamo ad esempio al Museo del Silenzio o a quello dell’Olio).

    Un manuale delle gite, dunque, in cui mischiare il carattere educativo, quello estetico e quello fisico allo stesso tempo: pensate ad esempio a una camminata su una vecchia ferrovia abbandonata, con decine di chilometri di sentieri che si perdono nelle vallate, che scavalcano fiumi su ponti di ferro, che guardano dal basso rovine etrusche con migliaia di anni alle spalle. Dove siamo? Lo scoprirete leggendoci.

    Attenzione: ogni suggerimento è fatto cercando di proporre itinerari alla portata di tutti, soprattutto degli escursionisti della domenica. Gli appassionati di trekking e di escursionismo estremo potrebbero rimanere male, li avvertiamo, mentre il lettore pelandrone potrebbe stancarsi: noi abbiamo scelto di viaggiare a metà strada tra questi utenti radicali, immaginando invece un utente proattivo e fantasioso. E tutti i nostri itinerari sono pensati anche per una famiglia con bambini, senza rischi dunque.

    A voi la scelta ora: potrete decidere di organizzare una piccola gita ogni weekend e allora questo libro vi accompagnerà per due anni di esplorazioni e scoperte, oppure potrete puntare una zona specifica e addentrarvi in una full immersion di più giorni.

    Non è da escludere, magari per chi ha difficoltà di spostamento, anche il viaggio con la fantasia, prendendo questo libro e sfogliandolo nell’intimità della vostra casa, curiosando tra aneddoti e notizie spiritose.

    Piccola ma importante nota: per ogni scheda troverete delle indicazioni sul luogo, sui costi e sugli orari. Sui numeri di telefono da contattare, come pure le email e i siti internet. Per i più moderni abbiamo pensato di inserire le coordinate gps da mettere in un navigatore e anche – molto più veloce – un semplice codice qr (da fotografare con una app dello smartphone), che vi rimanderà a Google Maps e vi porterà quindi a destinazione.

    Da ultimo ci teniamo a precisare che questo manuale è stato scritto durante la lunga emergenza Covid, dunque alcuni orari (a volte anche i prezzi) potrebbero subire dei cambiamenti rispetto a quanto da noi segnalato: chiediamo quindi ai nostri lettori una dose di pazienza e benevolenza maggiore del solito. Altra precisazione dovuta: alcuni sopralluoghi sono venuti meno per le restrizioni imposte dallo stato di necessità pandemico. Certamente, a fronte di questa situazione, l’accessibilità di molti siti in questo libro avrà subito modifiche, per questo ci scusiamo preventivamente. Anche in questo caso, non ce ne vogliano i lettori: siamo pronti ad accogliere (in privato) suggerimenti, magari per un futuro nuovo volume. Ancora più ampio.

    1 Jules Gourdault, Roma e la campagna romana, Meravigli Editrice, Roma 1994.

    LE METE DI VIAGGIO ENTRO DIECI CHILOMETRI DAL CAMPIDOGLIO

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    L’EX CARTIERA LATINA

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    All’inizio di via Appia Antica (attorno al civico 40), a circa 500 metri da Porta San Sebastiano, si trova l’ex Cartiera Latina, uno dei rari esempi di museo industriale nella città di Roma.

    Siamo accanto al fiume Almone, che oggi sembra più un torrentello o una marrana, è vero, ma che al tempo della monarchia romana era considerato un fiume sacro, più importante dello stesso Tevere.

    Questo corso d’acqua – sulle cui sponde secondo la leggenda il re sacerdote Numa Pompilio incontrava la ninfa Egeria – era dedicato al culto di Cibele, l’antica e potente dea della terra, appellata con il titolo di regina degli animali, Potnia Theron. Proprio qui, una volta all’anno, venivano lavati la pietra nera sacra alla dea (fatta venire da Pessinunte, in Anatolia), i coltelli sacrificali e i paramenti dei sacerdoti.

    Dalle stelle alle stalle: in tempi più recenti – ma non così vicini a noi come potrebbe sembrare – l’Almone è servito come produttore di forza motrice per una numerosa serie di industrie, tra cui una grande cartiera.

    Che vanta una storia antica: l’edificio moderno è stato realizzato al posto di una valca risalente al 1061, chiamata Valca dell’Acquataccia, un macchinario protoindustriale che utilizzava la spinta idraulica come forza propulsiva.

    Già, ma per fare cosa? Per la follatura della lana, ovvero un processo di lavorazione usato per infeltrirla attraverso un’azione meccanica di battitura e l’uso di soluzioni altamente alcaline o acide. In questo modo la lana diventava impermeabile e assai più robusta.

    Agli inizi del Seicento l’impianto veniva utilizzato dai frati cappuccini per realizzare panni e mantelli per il loro convento, ma quando nel 1656 si diffuse anche a Roma la peste, lo stabilimento venne riconvertito per la sanificazione delle coperte e dei materassi del lazzaretto costruito sull’Isola Tiberina.

    Due secoli dopo la valca passò nelle mani di privati, che qui iniziarono a macinare granaglie, conciare pelli, tingere tessuti. Finché nel 1912 venne realizzato un vero impianto industriale moderno, chiamato Cartiera Latina, e qui si iniziò a fare carta nuova dagli stracci di cotone e lino o riciclando la carta da macero. In breve tempo divenne lo stabilimento più importante del centro-sud Italia.

    Nel 1985 la fabbrica chiuse, e oggi è sede del Parco Regionale dell’Appia Antica e di un museo della tecnica cartaria.

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    Particolare della locandina di un evento organizzato nel maggio 2011 nella ex Cartiera Latina.

    L’esperienza al suo interno è sicuramente particolare, non fosse altro per il fatto che è insolita, inusuale: insomma non ci siamo abituati, considerando che sono pochissime le fabbriche storiche musealizzate nel Lazio. Per aiutarci alla scoperta di questa novità troviamo fortunatamente numerosi pannelli informativi che guidano il visitatore nei vecchi stabilimenti, alla scoperta della lavorazione della carta. Poco fuori dalla fabbrica invece è possibile vedere il sistema di chiuse e passaggi per gestire il flusso dell’acqua.

    Ma la parte più interessante della visita è la breve passeggiata sul fosso dell’Almone, che scorre placido ai lati dell’impianto e che porta nel piccolo parco, in cui è stato realizzato un orto didattico. Inoltre il complesso è spesso sede di mostre e di altre iniziative culturali.

    Corrado Augias² racconta poi un insolito aneddoto sulla liberazione di Roma del 1944, avvenuto sul piccolo ponte/diga sull’Almone: i tedeschi lo fecero saltare per rallentare l’ingresso delle compagnie corazzate in città.

    Aneddoti a parte, una visita all’ex Cartiera Latina è l’ideale per una scolaresca oppure per un gruppo di amici o una famiglia, magari abbinandola a una camminata o pedalata sull’Appia Antica, in una bella mattinata di sole, nel fine settimana.

    dove:

    Via Appia Antica 42, Roma.

    coordinate gps:

    41.86914322950283, 12.503721575584475

    orari:

    Tutti i giorni dalle 8:30 alle 17:00 durante l’ora solare e dalle 8:30 alle 19:00 durante l’ora legale.

    costi:

    Ingresso libero.

    informazioni:

    www.parcoappiaantica.it/home/il-parco/la-sede-del-parco

    2 Corrado Augias, I segreti di Roma, Mondadori, Milano 2007.

    IL CIMITERO DELLA PARROCCHIETTA AL PORTUENSE

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    Nel quartiere Portuense, entrambi nascosti agli occhi persino degli abitanti, esistono due cimiteri decisamente particolari di cui in pochissimi sono a conoscenza e di cui abbiamo deciso di parlare in questa e nella seguente scheda.

    Si trovano, a voler essere precisi, in un’area periferica del quartiere stesso, entrambi non troppo lontani da via Isacco Newton, strada nata nel 1992 per mettere in connessione agevolmente i quartieri di questo quadrante di città (Monteverde Nuovo, Colli Portuensi, Trullo) con l’Eur e l’autostrada Roma-Fiumicino.

    Il primo dei due cimiteri è stato reso invisibile proprio dalla costruzione di via Newton, perché il fato (e i progettisti) ha voluto che questo camposanto finisse sotto uno dei nuovi cavalcavia. E, laggiù, in molti hanno perso il ricordo del cimitero della Parrocchietta, del quale le prime tracce si fanno risalire al 1855, quando una epidemia di colera causò nella zona (allora di campagna) numerosi morti a cui bisognava trovare una sepoltura degna, dato che la prima fossa creata in zona nel 1781 (contigua alla chiesa di San Giuseppe al Casaletto) non bastava più.

    Passata poi l’ondata di malattia, quella che era un’improvvisata fossa prese le sembianze di un piccolo cimitero per la comunità della Magliana, che andò via via ospitando i corpi e le storie di chi aveva perso la vita per la malaria (ancora forte a inizio Novecento) prima, e per la Grande Guerra poi.

    Finché nel 1931 la proprietà passò al Comune di Roma che ancora gestisce questo piccolo camposanto: che ha però sospeso le nuove sepolture nei primi anni Novanta e vive sotto l’assedio continuo di baracche e tende che vengono abusivamente innalzate proprio a ridosso delle sue mura, per poi essere sgomberate dalle forze dell’ordine e ritornare successivamente nell’arco di poche settimane, in un circolo vizioso che ha come unica costante quella del degrado.

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    Il cimitero della Parrocchietta (foto di Simone Toscano).

    La caratteristica che rende questo luogo meritevole di una visita è il suo essere un piccolo manuale di sociologia, cultura e storia allo stesso tempo, a portata di mano: a molti sarà capitato di passeggiare dentro il Verano o in altri cimiteri monumentali e soffermarsi a leggere epigrafi e ricordi vergati con lo scalpello sul freddo marmo. Ma spesso si tratta di luoghi dispersivi, in cui si procede alla rinfusa, perdendosi tra i vialetti dei cipressi.

    Qui invece è diverso perché, nonostante ci si trovi in piena città, alla Parrocchietta sembra davvero di essere nel luogo di sepoltura di un paesino di poche anime in cui è facile conoscere tutto di tutti.

    Come fosse una Spoon River portuense, ecco allora che è facile immaginare davanti a noi questi uomini e queste donne, con le loro storie, le loro fortune, i loro lavori, la loro estrazione socio-lavorativa.

    Sono tanti, ad esempio, i martiri di guerra: ecco un «Soldato romano, cadeva colpito da piombo austriaco sulle vette del Trentino», oppure un combattente d’Africa, «Classe 1887, prese parte alla Guerra libica».

    E anche i caduti della prima guerra mondiale: l’imberbe aviatore che «sacrificava la sua giovanissima esistenza per una più grande Italia», il ragazzo che «sacrificò la giovane vita contro l’odiato nemico. Cadde da valoroso nel Passo del Falzareco» e l’adulto che «fu richiamato a combattere per la grandezza della Patria. Cadde valoroso sul Monte San Michele».

    E di conflitto si parla, indirettamente, con l’invalido che «dopo 4 anni di guerra tornò dal fronte malato e in seguito morì» o con il padre che, con il cuore spezzato, «con l’assillante desiderio di rivedere il figliuolo, combattente contro l’odiato nemico, spegnevasi».

    Ci sono poi tante altre lapidi ed epigrammi che rimandano alla natura contadina di questo luogo, così come si presentava alla fine dell’Ottocento e ai primi del Novecento: «Qui riposa [un] agricolo solerte e laborioso. Morì il 18 marzo 1898 all’età di anni 58», oppure una zappatrice «Delizia del suol, esempio di virtù a chi la conobbe. Visse anni 70 e mesi 7».

    E non solo, tra tombe senza foto e alcune con ritratti, ecco immaginarci l’innamorato che «dopo Dio nulla ebbe di più caro della sua diletta sposa». Fino alle famiglie intere, qui sepolte, chi arrivato per cause naturali, chi per disgrazia, come la coppia di madre e figlia: la prima «Spinta al sacrificio per salvare la figlia Pasquina, periva eroicamente», la seconda «Nei primi passi della vita è ghermita dal destino».

    Storie senza tempo, volti nascosti in un ovale sbiadito dietro a un vetro. Marmi spesso rotti, sconquassati dal tempo e dall’incuria. Sorridono, di tanto in tanto, pochi fiori portati dai pochi parenti rimasti agli ultimi defunti seppelliti qui trent’anni fa.

    dove

    : Viale Isacco Newton s.n.c., Roma.

    coordinate gps:

    41.853686, 12.440008

    orari:

    Tutti i giorni dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 17:00.

    costi:

    Ingresso libero.

    LA CASA ROSA: IL CIMITERO DEGLI ANIMALI AL PORTUENSE

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    Dal cimitero della Parrocchietta è distante appena poche centinaia di metri in linea d’aria. E forse dall’esterno del muro di cinta, volgendo lo sguardo in alto, sulle colline che circondano via Newton sul lato sinistra (uscendo da Roma), è quasi possibile vederlo in lontananza: un secondo cimitero portuense, anch’esso sconosciuto ai più nonostante conservi resti cari a tanti personaggi che hanno segnato – chi positivamente chi negativamente – la storia d’Italia, dal presidente Pertini al dittatore fascista Benito Mussolini.

    Accomunati, i due come molti altri, dal desiderio di dare una sepoltura ad animali cari alla propria famiglia: perché quello di cui stiamo parlando è proprio il cimitero degli animali, un Pet Cemetery. Ma non temete, perché certamente non è legato a strane e spaventose energie sovrannaturali come quello del celeberrimo romanzo di Stephen King.

    Questo luogo, riconosciuto dal Comune di Roma, nacque secondo la leggenda proprio su spinta involontaria del Duce, che chiese ad Antonio Molon³, veterinario di fiducia di casa Mussolini, un luogo in cui seppellire la gallina con cui giocavano i bambini della famiglia: Romano, Bruno e Vittorio.

    Molon obbedì al Capo e seppellì il volatile in un terreno di sua proprietà in questo angolo della Capitale che allora era solo campagna (a dirla tutta è in parte rimasto così), che ora corrisponde a via dell’Imbrecciato, nel suo tratto finale e più alto.

    «Se lì è seppellita la gallina di Mussolini», pensò probabilmente qualcuno, «allora perché non portare anche il mio amato animale da compagnia», e dunque ecco che, uno dopo l’altro, arrivarono in molti. Anzi moltissimi, così tanti da dare impulso a quello che è diventato il cimitero di questo tipo più antico d’Italia, Casa Rosa, che ora conta quasi mille ospiti in altrettanti metri quadrati di terreno, gestito dall’amorevole cura di Luigi Molon, che del fondatore Antonio è il figlio e prosecutore naturale.

    Nel corso di quasi un secolo di storia, da quella prima gallina sono arrivati altri animali importanti: alcuni – tra i primi – della famiglia nobile romana dei Torlonia e persino di quella reale, i Savoia.

    Poi, con il passaggio alla Repubblica, il testimone è passato ai presidenti: Giovanni Leone vi portò i gatti della moglie Vittoria. Sandro Pertini vi fece seppellire il suo barbone bianco, tornando a trovarlo più e più volte.

    E anche molti personaggi dello spettacolo arrivarono qui in silenzio, piangendo i propri cari e fidati amici a quattro zampe: Peppino De Filippo con il suo Fido, Anna Magnani con i suoi gatti. Persino l’icona per eccellenza della bellezza femminile francese, Brigitte Bardot, vi seppellì la propria barboncina Michelle.

    Ma tra le lapidi più strane che abbiate mai visto in un cimitero – colorate, fantasiose, naif – non troverete solo gatti o cani: c’è di tutto da queste parti, dai piccioni alle oche, dalle iguane ai conigli, fino persino a una leonessa, Greta.

    Chi ha avuto la sfortuna di vedere un animale di famiglia spegnersi conosce bene le incertezze sulla sorte post mortem, tanto che spesso chi vive il lutto decide per la cremazione.

    Ma chi invece avesse voglia e anche una piccola disponibilità economica, potrà cercare di firmare un contratto – primi cinque anni obbligatori, poi facoltativi – per regalare qui, in mezzo al verde, una degna sepoltura e una lapide in ricordo al proprio piccolo caro.

    Pochissimi i posti liberi e tantissime le richieste, come pure tanto è l’amore di cui trasudano epigrammi e bigliettini lasciati qui, con messaggi struggenti e dichiarazioni di fedeltà – stavolta degli umani verso gli animali – infinita.

    dove:

    Via dell’Imbrecciato 200, Roma.

    coordinate gps:

    41.844440, 12.448232

    orari:

    Dal lunedì al venerdì dalle 8:30 alle 13 e dalle 15:30 alle 19:30. Sabato e domenica invece aperto solo di mattina.

    costi:

    Ingresso libero.

    3 Stefano Puzzo, Monica D’Amborsio, Anche gli animali vanno in paradiso. Storie di cani e gatti oltre la vita, Edizioni Mediterranee, Roma 2001.

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