“Nel lontano 1982 mio padre dovette chiedere a ben 30 distributori prima di trovarne uno che accettasse lo Chardonnay Kendall-Jackson. Tale era il livello di pregiudizio contro questo vino a quei tempi”.
—CHRISTOPHER JACKSON, STONESTREET ESTATE VINEYARDS
Ho cominciato la mia formazione vinicola con lo chardonnay
: era il 1997, e davo una mano presso un’azienda nelle Santa Cruz Mountains durante la vendemmia. Il loro Chardonnay era emblematico dell’epoca: opulento di note di albicocca e frutti tropicali, fermentato e invecchiato in botti di primo passaggio, burroso e quasi untuoso. Ma allo stesso tempo aveva un carattere vivace, grazie a un'acidità agrumata. Un’annata recente aveva ottenuto un punteggio di 92 da una rivista specializzata, ma il vignaiolo fece una risata sprezzante quando gli chiesi di più al proposito. «Certo che ci hanno dato un punteggio alto! Non ti dico quanto l’ho reso acido, perché sapevo che a loro sarebbe piaciuto. Che idioti». Poi si allontanò, agitando le braccia come un sollevatore di pesi, e borbottando “Legno! Legno! Legno!”.