DAL COLLETTO DEI KANDURA PIÙ ELEGANTI — le candide vesti tradizionali emiratine — pende il tarboosh, un cordone intrecciato con una nappa di cotone che le mogli dei beduini intridevano di essenze, in modo che il profumo di casa li accompagnasse nei viaggi attraverso il deserto. Guardando alla galassia di luci, superstrade, isole artificiali e cime aguzze di grattacieli che accoglie chi atterra a Dubai di notte, risulta difficile da credere, ma in questo avamposto scintillante della penisola araba, che dopo aver salutato i 25 milioni di visitatori dell’Expo è stata eletta destinazione più popolare al mondo per il 2021, fino a meno di due secoli fa non c’erano che distese mutevoli di sabbia e rare oasi di inamovibili palme. Per scoprire che ne è del borgo di pescatori e raccoglitori di perle che oggi infrange ogni record (sono qui l’edificio, la ruota panoramica e la piscina più alti del mondo, l’hotel più lussuoso, ma anche — e soprattutto — il più massiccio volume di investimenti stranieri), è utile assaggiare il più possibile, lasciandosi guidare dalla scia odorosa di quell’“Arabia dai mille profumi” che sopravvive all’ombra dei rooftop, nei meandri dei souk di spezie e tessuti e lungo le marine più eleganti.
È l’aroma del caffè a orientare la passeggiata tra le strette vie di Al Fahidi, il quartiere storico in cui bussare alla porta