Immaginate Parigi, mezzo secolo fa. Gli anni 70 sono appena iniziati e promettono di essere - in effetti, lo saranno - quanto mai spumeggianti, anche se non privi di contrasti e momenti bui. Il cambiamento è nell'aria e i giovani lo sentono, lo vivono in prima persona in modo quasi viscerale.
Tutto questo entusiasmo, però, ancora non si riflette nel mondo automobilistico. I francesi si muovono a bordo delle Renault 4 e 6, che si dividono gli spazi sulle strade con le Citroën Ami 6 e Ami 8, non proprio modelli carismatici. E poi circolano ancora molte Simca 1000 e Renault 8 davvero antiquate, con il loro motore posteriore a sbalzo. Insomma, un quadro per nulla esaltante.
Qualcuno, però, si era mosso per tempo. Bernard Hanon, assunto alla Renault a metà degli anni 60, dapprima come consulente esterno e poi come direttore della pianificazione, aveva intuito che temi quali la modulabilità dell'abitacolo, l'ergonomia, il design e le prestazioni sarebbero dovuti diventare predominanti anche in un'automobile compatta e dai prezzi contenuti. Un'automobile, in altre parole, che tenesse in considerazione le esigenze dei giovani, di una classe sociale “urbana” dal potere d'acquisto in crescita e che fosse un punto d'incontro per il mondo femminile, fino ad allora ben poco contemplato.
CINQUE ANNI DI STUDIO
Nel 1967 viene finalmente avviato il progetto 122, che avrebbe portato alla creazione della nuova Renault 5. Lo stile della linea esterna è affidato al designer Michel Boué del Centro stile del costruttore, mentre lo studio dell'abitacolo è sviluppato