Nel mondo delle autostrade e del sistema che le regola, quello delle concessioni – da parte dello Stato – a società private o pubbliche che le gestiscono, a fronte della riscossione dei pedaggi, c'è un prima e un dopo. La data decisiva, che ha determinato una frattura sistemica irreversibile, è quella del 14 agosto 2018, il giorno del crollo del Ponte Morandi di Genova. Una tragedia costata la vita a 43 persone, che ha messo in moto un processo di revisione dei meccanismi gestionali della rete viaria senza precedenti.
Non tanto – si badi bene – per la sbandierata pretesa di revoca della concessione ad Autostrade per l'Italia, che tuttora gestisce circa la metà della rete nazionale a pedaggio, avanzata a caldo da una parte del mondo politico (un procedimento nei fatti inattuabile, anche se, a quasi quattro anni di distanza, assisteremo a un passaggio di proprietà dell'azienda), quanto perché da allora certi automatismi consolidati si sono bloccati e sono stati messi in discussione. Lo dimostriamo con i dati riportati in queste pagine, che rendono evidente la cesura avvenuta a partire dal 2018.
In sintesi, dal 1° gennaio successivo, sono cessati gli aumenti quasi automatici dei pedaggi che scattavano ogni 1° gennaio sulla base di quella che, in passato, avevamo battezzato "formula inghippo" (vedere, al proposito, l'articolo pubblicato su Quattroruote di marzo 2011): un meccanismo matematico che,