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Il caso Superbonus: E tutto quello che è (ancora) possibile ottenere
Il caso Superbonus: E tutto quello che è (ancora) possibile ottenere
Il caso Superbonus: E tutto quello che è (ancora) possibile ottenere
E-book132 pagine1 ora

Il caso Superbonus: E tutto quello che è (ancora) possibile ottenere

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Cronaca della più discussa tra le agevolazioni fiscali per la casa. Il superbonus – nella versione al 110% – è nato il 1° luglio del 2020 e ha chiuso il suo percorso a dicembre del 2022: trenta mesi nei quali 360mila cantieri hanno provato ad accedere allo sconto con 62,5 miliardi di investimenti. Ma anche trenta mesi di indagini, frodi, sentenze della Cassazione, con centinaia di interpelli dell’agenzia delle Entrate e decine di modifiche normative. Oltre al costante sottofondo delle polemiche politiche tra sostenitori e detrattori dell’agevolazione. Dopo la partenza del superbonus al 90% e il blocco delle cessioni e degli sconti in fattura, raccontiamo ciò che è successo, con qualche consiglio per sfruttare al meglio i bonus casa esistenti fino al 2025.

Non si è mai visto nella storia, almeno italiana, una misura che costasse così tanto per la finanza pubblica a beneficio di così pochi.
Riccardo Giorgetti

È fondamentale evitare ulteriori truffe che sono tra le più grandi che questa Repubblica abbia mai visto.
Daniele Franco
LinguaItaliano
Data di uscita31 mar 2023
ISBN9791254841419
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    Anteprima del libro

    Il caso Superbonus - Dario Aquaro

    Capitolo 1

    Andata e ritorno

    Per raccontare questa storia si può partire da un dettaglio. Siamo all’inizio del 2021, il superbonus è in vigore da sei mesi, e nella legge che lo regola viene aggiunta una piccola precisazione. Piccola, ma indicativa. Diventa obbligatorio inserire nel cartello di cantiere questa dicitura: «Accesso agli incentivi statali previsti dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, superbonus 110 per cento per interventi di efficienza energetica o interventi antisismici».

    Dietro il linguaggio burocratico, si intravede la volontà di dare il massimo risalto al superbonus. In quel periodo, i cantieri nelle città italiane sono ancora pochi. L’interesse di cittadini, imprese e professionisti è enorme. Ma l’avvio dell’agevolazione è macchinoso: le cifre in gioco sono alte; la normativa è complicata e i tecnici devono studiare montagne di carte; inoltre, l’autunno del 2020 è stato ancora segnato dalla pandemia da coronavirus (regioni rosse, regioni gialle e così via). Qualcuno – nelle redazioni – scherza dicendo che alla fine il superbonus farà lavorare più i giornali che le imprese di costruzioni.

    La volontà politica, però, è forte e chiara. A tracciare la rotta è stato, nell’estate del 2020, Riccardo Fraccaro, il sottosegretario a Palazzo Chigi nel secondo Governo Conte, definendo il superbonus come «la misura shock del Governo per contrastare l’emergenza economica e ambientale». Parole alle quali ne seguono altre, che suonano come un impegno e una promessa: «Grazie al superbonus i cittadini avranno diritto a una detrazione superiore alla somma spesa o a uno sconto in fattura, per ristrutturare casa senza alcun esborso».

    All’inizio del 2021 – dicevamo – la stagione d’oro del superbonus sta per decollare. Con la primavera si moltiplicano i cartelli di cantiere con la nuova dicitura di legge. Modifiche normative e chiarimenti sembrano tutti orientati a favorire l’applicazione del super incentivo. Alla fine di agosto, poi, l’Enea scatta la prima fotografia: in poco più di un anno sono stati avviati interventi di riqualificazione energetica agevolati dal 110% su 37mila edifici, con 5,7 miliardi di euro di investimenti programmati. I condomìni sono una minoranza – poco meno di 5mila – ma la macchina si è messa in moto e accelererà alla grande nei mesi seguenti.

    Nel frattempo, a febbraio del 2021 c’è stato un cambio di Governo: Mario Draghi ha preso il posto di Giuseppe Conte come presidente del Consiglio dei ministri, e il superbonus viene inserito tra gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

    Mentre il 110% gira a pieno regime, a novembre del 2021 risuona il primo, sinistro scricchiolio. Scoppia l’allarme per le frodi nei bonus edilizi e il Governo vara il decreto Antifrodi (Dl 157/2021). Riguarda solo in minima parte il superbonus. Anzi, indirettamente è come se promuovesse il modello del 110%, visto che estende alla cessione dei bonus ordinari le stesse cautele previste fin dall’inizio per il superbonus: l’asseverazione del tecnico e il visto di conformità del fiscalista. C’è poco da star tranquilli, però, perché il decreto Antifrodi cambia il clima intorno alle agevolazioni per l’edilizia.

    I lavori continuano, nuovi cantieri partono, con la legge di Bilancio arriva persino una proroga del superbonus al 110% sino a fine 2023 e detrazioni calanti nel 2024 e 2025. Ma l’aria non è più la stessa.

    Botta e risposta tra Governi

    I bonus fiscali in Italia sono tanti: 626 secondo l’ultimo conteggio ufficiale (Rapporto annuale 2022 delle spese fiscali). Nessuno, però, ha mosso tanto denaro e generato tante discussioni come il superbonus. E nessuno ha avuto una parabola così: prima la salita e poi la discesa; prima l’andata e poi il ritorno. Dallo scetticismo iniziale all’entusiasmo più sfrenato, fino ad arrivare alla delusione di chi si sente intrappolato nell’agevolazione. O, come si legge in rete, esodato dal 110 per cento.

    Se il decreto Antifrodi di fine 2021 ha colpito le cessioni dei bonus ordinari, il decreto Sostegni-ter (Dl 4/2022) limita i trasferimenti di tutti i crediti d’imposta legati ai lavori, compreso il superbonus. Seguirà una girandola di modifiche normative, ma il cuore del problema è che, nella primavera del 2022, il meccanismo della cessione e dello sconto in fattura rallenta fino a bloccarsi del tutto. Anche perché, nel frattempo, le banche hanno raggiunto il limite di crediti d’imposta che possono acquistare.

    È in questo momento che nasce una frattura insanabile tra il ministro dell’Economia, Daniele Franco, con il premier Draghi – da un lato – e gli esponenti del precedente governo Conte-bis, dall’altro. Il ministro Franco riconosce che le frodi «riguardano soprattutto gli altri bonus», e non il 110 per cento. Ma interviene limitando tutte le cessioni, incluse quelle del superbonus, perché «il mercato deve funzionare in condizioni di certezza» e perché «resta fondamentale evitare ulteriori truffe che sono tra le più grandi che questa Repubblica abbia mai visto».

    È l’11 febbraio 2022. Due giorni dopo, Fraccaro replica via Facebook e, parlando del superbonus, accusa il ministero dell’Economia di essersi «sempre rifiutato di riconoscerne i vantaggi sul versante delle entrate pubbliche: cioè il gettito fiscale generato dall’incentivo e puntualmente misurato dall’Ufficio studi della Camera, da cui si capisce bene che il superbonus è una misura win-win che dà sostegno a un importante settore economico e al tempo stesso non è onerosa per lo Stato».

    Un po’ alla volta, il dibattito si è spostato dal tema delle frodi a quello del superbonus in sé: per qualcuno il 110% costa troppo alle casse dello Stato; per qualcun altro si ripaga da solo (o quasi) grazie ai lavori che innesca.

    Il premier Mario Draghi lo dice chiaramente al Parlamento europeo (3 maggio 2022): «Non siamo d’accordo sulla validità di questo provvedimento». E aggiunge che il 110% ha fatto più che triplicare i prezzi delle ristrutturazioni.

    A stretto giro gli risponde l’ex premier Giuseppe Conte, per il quale il superbonus è «una misura che ha fatto correre il Paese». Secondo Conte, Draghi ha «parlato male di una misura che gli ha consentito di fregiarsi della crescita del Pil».

    Qualche mese dopo anche Draghi deve abbandonare Palazzo Chigi, e in autunno si insedia l’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Nel nuovo Governo è Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, a prendersi la responsabilità di chiudere il cerchio del superbonus. Il decreto Aiuti-quater (Dl 176/2022) riduce l’agevolazione dal 110% al 90% per molti contribuenti a partire dal 2023. Le modalità di questo intervento dicono molto. Anziché inserirlo nella legge di Bilancio, si procede con un decreto, che arriva all’improvviso, poco dopo metà novembre. È un modo per dimostrare che la volontà del Governo sul punto è forte, tanto da non volere correre il rischio di imboccare strade diverse durante il dibattito con le forze politiche della maggioranza. Giorgetti motiva questa decisione con ruvida chiarezza: «Non si è mai visto nella storia, almeno italiana, una misura che costasse così tanto per la finanza pubblica a beneficio di così pochi».

    Con l’anno nuovo arriva un’altra stretta, ancora per decreto legge (Dl 11/2023). In un mercato già quasi fermo, il Governo dispone il blocco delle cessioni e degli sconti, tranne che per i lavori già avviati. L’obiettivo è sgonfiare la bolla del superbonus e frenare gli investimenti. Così da ridurre il costo per le casse pubbliche, che in ultima analisi sono chiamate a sostenere il peso della moneta fiscale, perché ogni credito d’imposta – una volta compensato – si traduce in minor gettito per l’Erario. «Se lasciassimo il superbonus fino a fine anno, non avremmo i soldi per fare la Finanziaria», sintetizza la premier Meloni il 19 febbraio.

    Fine dei giochi? Sì e no. Pur con lo stop alle cessioni, resta sempre la detrazione del 90%, che rappresenta un livello di incentivazione inimmaginabile solo cinque anni fa. Poi ci sono le detrazioni ordinarie diverse dal superbonus, che in alcuni casi arrivano al 75, 80 o 85% (come vedremo nel capitolo 8). Sullo sfondo, infine, si delinea il nuovo impulso europeo alla riqualificazione edilizia.

    I pesi sul bilancio

    Poche cifre permettono di capire quanto sia alta la posta in gioco. Per i cittadini e le imprese, ma anche per i conti pubblici.

    Se è vero che i bonus casa esistono dalla Finanziaria per il 1998, le agevolazioni della stagione 2021-2022 hanno innescato un’accelerazione impressionante. Parliamo di agevolazioni al plurale perché – oltre al 110% – hanno agito altre due forze potentissime: il bonus facciate del 90%; e la possibilità di ricorrere alla cessione del credito e allo sconto in fattura praticamente per tutti i bonus casa, introdotta dallo stesso decreto Rilancio (Dl 34/2020) che ha previsto il superbonus.

    Osserviamo l’evoluzione dei bonus nel tempo. La prima relazione sulle agevolazioni fiscali indicava effetti finanziari per lo Stato poco superiori ai 3 miliardi per il 2012, tra detrazioni sul recupero edilizio ed ecobonus (Relazione finale del Gruppo di lavoro sull’erosione fiscale, 2011). Nell’anno d’imposta 2020, invece, il totale delle rate detratte dai contribuenti arrivava a 9,88 miliardi (Statistiche fiscali delle Finanze).

    Sul superbonus non esistono ancora dati definitivi, ma il monitoraggio

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