In passato le pietre meteoriche cadute sulla Terra rappresentavano qualcosa di magico, qualcosa che aveva in sé un legame intrinseco con il cielo. Erano viste come vere e proprie entità appartenenti al soprannaturale e quindi venerate come divinità. La Pietra Nera del culto della Magna Mater era uno degli oggetti più adorati nell’antica Roma e costituiva uno dei sette pignora imperii, cioè una di quelle cose materiali che, secondo le credenze dei Romani, garantiva il potere dell’Impero. Era chiamata anche “ago della Grande Madre” (acus Magnae Matris), da cui si può dedurre che avesse una forma conica piuttosto allungata. Proveniva dall’Asia Minore e sappiamo che era esposta al Palatino, ma intorno al V-VI secolo d.C. se ne perse completamente traccia. Dopo qualche secolo, anche in Arabia, alla Mecca, una pietra nera divenne oggetto di grande venerazione. Il Profeta Maometto poi, agli inizi del 600 d.C., la inserì nel culto musulmano e il pellegrinaggio sacro alla Ka‘ba divenne uno dei “Cinque Pilastri dell’Islam”, ossia uno dei cinque obblighi fondamentali previsti dalla legge religiosa per ogni credente musulmano.
Due oggetti sacri che presentano non poche analogie: c’è chi ha persino supposto si possa trattare della stessa pietra che in momenti diversi ha saputo raccogliere attorno a sé una venerazione molto particolare.
La Sacra Moschea della Mecca è la più grande del mondo e custodisce il luogo