Fin dall'inizio dovette affrontare un'eredità non facile. Aveva alle spalle ben cinque generazioni di Kadett, vendute in milioni di esemplari, che avevano motorizzato il popolo tedesco, e non soltanto, durante i trentanni precedenti. Quelli, per intenderci, del boom economico, delle rivoluzioni culturali e sociali, dell'uomo sulla Luna, dei Beatles e via dicendo. E il periodo non era affatto tranquillo: l'Unione Sovietica si stava sfaldando come neve al sole, rompendo equilibri che erano durati per decenni. La Kadett era ormai a fine vita, la concorrenza in patria e fuori era agguerritissima. Insomma, serviva qualcosa di nuovo.
Dopo alcuni anni di progettazione, l'auto destinata a sostituire la Kadett vede finalmente la luce nel 1991 e, giusto per dare un taglio con il passato, non si chiama più così, bensì Astra: una denominazione ereditata dalla consociata inglese Vauxhall, anch'essa parte del gruppo General Motors, che da anni ormai produceva e vendeva sul suolo britannico la Kadett con questa denominazione. Non un grande slancio di fantasia, verrebbe da dire, ma il nome, in fondo, si addiceva alla nuova nata, che sarebbe diventata – certo, allora non lo si poteva sapere – la Opel più venduta di sempre.
OLTRE LA KADETT
La linea, opera del centro stile della Casa, riproponeva gli stilemi dell'ultima Kadett, mia con un tocco d'innovazione e di originalità in più. La fiancata, per esempio, presentava tre luci ben distinte per i finestrini che, oltre