ADVERTISING, RECLAME, adv, ‘semplicemente’ pubblicità. Obiettivo: persuadere, attirare l’attenzione, creare consenso attorno a qualcosa o a qualcuno. Pubblicità è comunicazione, nella stessa misura in cui la seconda può essere intesa come condizione intrinseca della società, come l’essenza della sua stessa esistenza. In pratica, “non si può non comunicare”, come spiega bene il primo assioma della comunicazione della scuola di Palo Alto. E in un mondo ‘iper-mercificato’, potremmo dire che non si può non pubblicizzare. Pubblicizzo nel momento stesso in cui comunico. Pubblicizzo quello che descrivo, quello che dico, pubblicizzo me stesso mentre parlo. È la semantica della modernità, ma è anche l’entità alla base della collettività. Tutto è comunicazione, tutto è pubblicità. Persino la politica, che utilizza ‘cassette degli attrezzi’ tipiche del marketing per ‘patinare’ i suoi personaggi.
Vivere in un mondo iper-connesso, in cui il sovraccarico cognitivo rende assolutamente necessario che i messaggi siano costruiti per (ri)attirare l’attenzione, rende necessario ripensare i modi di comunicare e quindi i criteri per fare pubblicità. E mentre prima lo spot