TUTTI CONOSCIAMO la giungla di Kipling. Possiamo averla incontrata nelle pagine dei suoi racconti o scoperta nell’adattamento Disney, ma in ogni caso la vegetazione immersa in un’aria umida e soffocante, gli specchi d’acqua riscaldati dal sole, gli antichi templi invasi da scimmie e rampicanti sono immagini familiari. La giungla ospita un cast di personaggi-animali che portano nomi di giocattoli della nostra infanzia: dal sonnolento orso Baloo alla temibile tigre Shere Khan; dalla pantera Bagheera con la voce “dolce come il miele selvatico”, al pitone donchisciottesco Kaa. E naturalmente è la casa di Mowgli, il cucciolo d’uomo orfano allevato dai lupi. Con la possibile eccezione del bambino cresciuto dai lupi, la giungla descritta da Kipling esiste davvero, anche se non era un luogo che lo scrittore conosceva personalmente. Pur avendo trascorso molti anni in India, Kipling infatti non visitò mai la regione centrale in cui ambientò le sue storie e iniziò a scriverle solo dopo essersi trasferito nel Vermont nel 1892. In realtà prese spunto dal racconto di un suo connazionale, un funzionario distrettuale che aveva pubblicato un resoconto degli anni trascorsi nella Satpura Range.
Il Satpura National Park, nell’odierno stato del Madhya Pradesh, deve il suo nome all’omonima catena montuosa. Ai margini della foresta si trovano piccoli villaggi come Nayapura, dove gli abitanti vivono in semplici capanne di fango. I contadini coltivano campi di riso e mais e raccolgono i frutti della foresta. In questa zona i residenti convivono con gli animali e si verificano occasionalmente contese per l’accaparramento delle risorse. I carnosi fiori commestibili del mahua, ad esempio, sono apprezzati sia dagli uomini che dagli orsi labiati: