Racconti di montagna
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Anteprima del libro
Racconti di montagna - Marialda Olimpia Speziale
Nuove Voci
Prefazione di Barbara Alberti
Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.
È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.
Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi
Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima
(Trad. Ginevra Bompiani).
A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.
Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.
Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.
Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov
.
Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.
Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.
Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.
disegno di Renato Bertolini
Premessa
La mia amata Valtartano, messa nero su bianco, raccontata attraverso le storie più variegate: quelle che mi narrava mio nonno Olimpio, vecchie di anni e sulla soglia dell’oblio; quelle che descrivono l’emozione nell’incontrare gli animali liberi dei prati e dei boschi; la vicenda reale di Donato alla prima esperienza dell’alpeggio; quelle che mi riportano alla mente la mia fanciullezza e adolescenza trascorsa nel periodo estivo, di solito il momento della vita che ognuno di noi considera quello più bello: ed è stato proprio così, in mezzo alla natura selvaggia di questo posto così minuscolo a cospetto delle immense Alpi Orobie.
La montagna non è solo natura, coi suoi pendii, i suoi torrenti, i suoi laghetti, i suoi alberi, le sue cime, i suoi alti pascoli; ma è anche emozione, esperienze vissute e crescita interiore.
Mi auguro che ogni giovane lettore riesca a cogliere la magia e l’insegnamento, nascosti in ogni racconto: che possa sentire un minimo di batticuore, così come l’ho avuto io, vivendo appieno e cercando di assimilare tutto quello che mi ha voluto regalare la meravigliosa Val Tartano.
1. Bambino sull’alpeggio
Mi affascinavano quelle montagne dalle pareti levigate e nervose. Guardandole mentre percorrevo la mulattiera della Val Lunga, mai avrei immaginato che la vita mi avrebbe portato al limite dei pascoli, là dove si ergevano così poderose!
Quel giorno venne; seguivo pensieroso nell’allegria generale le mucche e i vitelli che camminavano speditamente verso l’inizio dell’alpeggio, fischi, urla, bastonate, buttate là dagli uomini dei monti.
Un bambino spaurito, come avrebbe potuto trovarsi?
Eppure avevo il mio fratello maggiore, il quale, non degnandomi di uno sguardo, inseguiva le bestie più irridenti e disobbedienti, con urla di comandi che non ammettevano deroghe.
Uomini barbuti che mi osservavano come un alieno, pensando forse, chissà cosa sarà capace di fare. Eppure mi sembrava di essere così orgoglioso e fiero, con la mia gianeta
che spesso calavo senza pietà sul posteriore delle mucche!
Arrivati dopo ore sul luogo di destinazione, mi accolse una baita cadente, dai muri anneriti; dentro, il giaciglio era colmo di una pungente ma profumata erba selvatica, su cui gettai il mio balii
col necessario per