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sotto le stelle del CAIRO

«Il mio interesse per l’antico Egitto riguarda le stelle e il cielo. È il fascino del mondo antico e i paralleli con ciò che guardiamo oggi, ciò che abbiamo ereditato da loro e ciò che stiamo ancora imparando dal passato… In questo senso il mio lavoro si ricollega a quelloessere guidati dalle stelle e di quello che questo possa comportare: si tratta del modo in cui il passato riesce a regalare una forma al futuro o di come un’idea di futuro possa provenire dal passato». Il manifesto di Kim Jones racconta la nuova stagione al maschile della maison Dior. Una stagione, la Pre-Fall 2023, svelata nel deserto di Giza, alle porte del Cairo, su un palcoscenico spettacolare con sullo sfondo le tre piramidi di Cheope, Chefren e Micerino, testimoni di una eternità carica di mistero. Il concept immaginato da Jones è una conversazione tra passato e futuro. Dove elementi della storia femminile della maison di avenue Montaigne dialogano con un guardaroba dai lineamenti futuribili, tra sartoriale maschile e dettagli tech & sporty. Il vibe d’insieme evoca colossal fantascientifici come Dune, Stargate, Il Quinto Elemento o Blade Runner. L’ignoto viene raccontato attraverso le stampe di galassie lontane ritratte da un telescopio della NASA. L’heritage domina nei motivi Cannage e Diamond che punteggiano i look. L’atelier viene evocato dalle reinterpretazioni homme di abiti entrati nel mito, come il Junon o il Bonne Fortune. E il quotidiano è scandito da tagli in sbieco, veli, proporzioni combact ed elementi vagamente militari, stemperati da un delicato romanticismo. Quello stesso romanticismo che trionfa nel finale dello show quando un’intera orchestra dal vivo si è esibita nell’esecuzione di alcune composizioni di Max Richter, tra i giochi di luce che hanno vestito il cielo egiziano. Ma lo show in notturna è stato soltanto la punta dell’iceberg di una due giorni di celebrazioni, che hanno visto anche il battesimo di una capsule speciale. La maison ha infatti scelto la cornice del Grand Egyptian Museum, il museo archeologico che dovrebbe aprire entro la fine di quest’anno, per battezzare il progetto studiato a quattro mani con Tremaine Emory, già fondatore del marchio di sportswear Denim Tears. La collezione, nata sotto il cappello Dior Tears e guest designed by Denim Tears, è un inno sentito alla black culture grazie a un omaggio ad artisti e creativi come il trombettista jazz Miles Davis e lo scrittore James Baldwin, celebrati negli anni ’50 in Europa mentre negli Usa infuriava la segregazione. «Ho voluto condividere quel momento in cui scrittori, musicisti e artisti black scappavano dall’America e trovavano un certo livello di accettazione e di rispetto in Europa. Un’opportunità incredibile di fuggire dal terrore e dagli orrori dell’America di quegli anni», ha spiegato Tremaine Emory.

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