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Così nascono i mostri: Serial killer noti e meno noti
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E-book148 pagine5 ore

Così nascono i mostri: Serial killer noti e meno noti

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Info su questo ebook

"Così nascono i mostri" è composto da tredici racconti true crime che spesso narrano storie di serial killer ancora poco noti in Italia e su di esse riflettono. Quando è stato possibile, l'autore si è basato su fonti originali, a volte messe nero su bianco dagli stessi protagonisti, come nei casi di Panzram e Schaefer. Nel complesso, i testi coprono un arco temporale che abbraccia tanto l'antichità quanto la più stretta contemporaneità. Tale visione offre al lettore un viaggio che, pur non volendo né potendo essere enciclopedico, è ampio e ben documentato anche sotto il profilo bibliografico, cinematografico e videografico.
LinguaItaliano
Editorep47266
Data di uscita28 dic 2021
ISBN9791220883290
Così nascono i mostri: Serial killer noti e meno noti

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    Anteprima del libro

    Così nascono i mostri - Gianfranco Galliano

    GIANFRANCO GALLIANO

    COSÌ NASCONO I MOSTRI

    Serial killer noti e meno noti

    INTRODUZIONE

    I pezzi che troverete qui di seguito non obbediscono ad alcun imperativo storico-cronologico o geografico, né tantomeno a un qualsiasi criterio di organicità e completezza: si tratta di articoli sparsi nei quali ho cercato di riflettere su alcuni criminali attraverso i libri scritti da loro stessi, come nei casi di Panzram e Schaefer, oppure su questioni che inizialmente mi avevano incuriosito per le ragioni più diverse quali per esempio l’effetto di una nuova impostazione psichiatrica per guarire i serial killer (il metodo Bukhanovsky), o i delitti commessi per interposta persona (i suggeritori di Carrisi) e ancora – questa volta lo ammetto, è una stramberia da letterato – il semplice nome Sutcliffe (a dir la verità lo stesso vale anche per

    Panzram). Negli altri casi ho cercato di trovare motivi di interesse per vincere – o almeno non perdere – la scommessa artistica che rappresenta pur sempre trasformare un individuo in una serie di parole: in questo senso mi sento abbastanza soddisfatto delle prove che ho fornito nei casi di Verzeni e Pedrinho Matador. In un tale disordine, spero di esser riuscito comunque a mantenere un sufficiente equilibrio nei miei brevi schizzi, senza strizzar l’occhio a nessun aspetto grandguignolesco o a salvare moralmente, per meriti intellettuali o infanzie difficili, individui che hanno volontariamente ucciso dei loro simili. Tutti sappiamo che le reazioni alle prove – a volte tremende – che la vita ci pone di fronte in fin dei conti dipendono da scelte individuali: i più giovani superstiti dei lager per esser stati tali non sono diventati poi dei serial killer, così come l’infanzia e l’adolescenza piuttosto comuni e non traumatiche di Schaefer non gli hanno impedito di trasformarsi in un adulto sanguinario del tutto privo di empatia.

    Carl Panzram

    Quando la giovane guardia carceraria Henry Lesser fece recapitare in cella qualche soldo a un Carl Panzram semincosciente per le torture subite, non aveva la minima idea della ricompensa che ne avrebbe tratto. Henry sapeva bene come all’interno di un carcere anche solo un dollaro potesse fare una grande differenza: il pluriomicida pure, al punto che pianse per quella gentilezza nei suoi confronti. Con un po’ di denaro, infatti, avrebbe potuto comprare dei piccoli extra che ne avrebbero migliorato sia pure lievemente la vita (cose banali come sigarette, dolci, o giornali). Fu l’inizio di un’amicizia. Infatti, nell’autunno del 1928, come gesto di riconoscenza, il serial killer decise di regalare a Lesser, uno dei pochi uomini a cui non voleva far del male, la propria brutale autobiografia mano a mano che andava scrivendola. A differenza della gran parte degli assassini seriali, quindi, nel suo caso non ci troviamo di fronte a qualcuno che agisce nell’ombra, magari schiavo di impulsi sessuali inconfessabili o incapace di spiegare i propri comportamenti a sé stesso e alla società che lo ha escluso: tutt’altro, come vedremo, anche se lo fa con una durezza persino eccessiva nei propri confronti, almeno quanto alle sue responsabilità di bambino. Nato il 28 giugno 1891 in Minnesota da una famiglia di onesti e poveri contadini originari della Germania, si descrive come ladro e mentitore fin da piccolo. Lo fosse davvero o meno, la separazione dei genitori e la violenza dei fratelli nei suoi confronti non fecero che radicalizzare i suoi comportamenti asociali. Già a 11 anni, infatti, rapinò una casa: venne preso e imprigionato nella Minnesota State Training School, luogo nel quale cristianesimo e punizioni corporali andavano a braccetto. Qui imparò l’ipocrisia a suon di botte: Naturalmente, ora amo Gesù moltissimo. Sì, lo amo così dannatamente tanto che mi piacerebbe crocifiggerlo di nuovo. È interessante e un po’

    paradossale notare che la violenza in Panzram si sviluppò non sulla scorta di quella esibita dai mass-media (come oggi si tende a credere semplicisticamente), ma semmai a partire dalla Bibbia, l’unico libro veramente importante per la sua educazione, opera nella quale – se letta senza pregiudizi confessionali – non manca certo il sadismo, come dimostra la rilevanza che essa ebbe anche per Albert Fish e Ed Gein. Ma torniamo alla tremenda lezione della Minnesota State Training School: essa lo traumatizzò al punto che molti anni dopo

    ipotizzò, mettendola nero su bianco, quella che secondo lui avrebbero dovuto essere la pedagogia e la didattica corrette da utilizzare nei carceri minorili (su di esse ci soffermeremo più avanti).

    In ogni caso, all’epoca della sua giovinezza la casa correzionale non lo inibì certo dal trasgredire frontalmente tutte le regole che non gli andavano a genio e dall’essere sottoposto per questo a dure punizioni. Cominciò così a pensare di reagire alle torture castigando i suoi tormentatori. Come? Semplicemente incendiando proprio lo stabile in cui era collocato il locale destinato alle punizioni (chiamato

    Paint Shop per i colori rossi e bluastri che assumeva la pelle dei giovani dopo il duro trattamento a loro riservato). Occhio per occhio, dente per dente. Il piano riuscì: l’edificio fu distrutto provocando danni economici tutt’altro che trascurabili per l’amministrazione penitenziaria. Carl, d’altra parte, non venne minimamente sospettato.

    La guerra fra il futuro serial killer e la società era cominciata con una vittoria del primo. Una volta rilasciato, nei suoi incauti vagabondaggi da hobo il giovane imparò ancora una volta a proprie spese che sono la forza e il potere a creare il diritto, ma anche che esistono piaceri della vita come il whisky e la sodomia attiva. A proposito di quest’ultima, è probabile che Panzram la preferisse alle altre pratiche sessuali sia perché furono delle prostitute a contagiarlo con la gonorrea,

    sia

    perché

    la

    sodomia

    esprime

    in

    maniera

    metaforicamente perfetta (si pensi alla frase I fuck you, dichiarazione di dominio del maschio primitivo) il suo desiderio di passare da vittima a carnefice, da dominato a dominatore una volta per tutte.

    A 15 anni si arruolò nell’esercito, ma ne venne congedato con disonore dopo due anni di galera per furto. La sua carriera di rapinatore (rubava tutto quello che gli capitava sottomano, dalle biciclette alle pistole) in seguito continuò anche oltre confine, in Messico. Nel 1911, ma solo a quanto afferma lui stesso, perpetrò il suo primo omicidio su un pellirossa, non senza prima averlo rapito, rapinato e sodomizzato. Venne arrestato innumerevoli volte sotto i nomi più diversi (Jeff Davis, Jeff Rhoades, Jefferson Baldwin tanto per citarne soltanto qualcuno, anche se l’elenco completo arriva a ben dodici alias), cosa che ingarbugliò parecchio le cose dal punto di vista della legge, che pur facendogli visitare i più disparati istituti di

    pena, per molto tempo non si rese conto di avere di fronte lo stesso uomo per un numero di reati tanto elevato quanto diversificato. Dal canto suo, Panzram ebbe esperienza di una svariatissima tipologia di forme punitive corporali poiché essendo la rabbia personificata

    continuò a disobbedire con metodo a ogni ordine che anche lontanamente si presentasse come istituzionale. La sorpresa più grande, però, gli venne riservata dall’Oregon State Prison, dove nel 1917 egli si trovò di fronte a un nuovo direttore, Charles A. Murphy, che sperimentava metodi di rieducazione dei galeotti diametralmente opposti a quelli ai quali Panzram era abituato: dopo un colloquio, Murphy gli concesse di uscire dal carcere a patto di dargli la propria parola d’onore che sarebbe rientrato per l’ora di cena.

    Incredibilmente, il detenuto non mentì e rientrò in galera entro il tempo stabilito. Le motivazioni per questo improvviso cambiamento di rotta nel comportamento di Panzram con tutta probabilità furono due: una storica e l’altra più legata al personaggio. Oggi, per noi è quasi moneta corrente trovarci di fronte a istituzioni che tentano un dialogo e un recupero umano del criminale, ma nei primi decenni del

    ‘900 la regola che si attendevano i detenuti era la pura, semplice e dura punizione per il reato commesso. Panzram non si aspettava nient’altro e invece ebbe uno shock positivo, sorpreso da qualcuno che per la prima volta nella sua esistenza gli concesse fiducia. Dopo quell’incontro, quasi non credendo neppure lui a quanto andava facendo, lavorò in prigione con scrupolo, fece parte di una squadra di baseball e di una banda musicale di galeotti a cui era concesso uscire regolarmente per esibirsi al di fuori delle mura carcerarie. E’

    vero, qualche detenuto fuggì, ma non molti: il programma rieducativo stava funzionando. Probabilmente questo fu il periodo più sereno della vita di Carl, ma subì un brusco arresto proprio a causa sua: era troppo traumatizzato per essere capace di sopportare la speranza, incerta per definizione, in un’esistenza diversa che Murphy gli aveva fatto intravedere; per lui, meglio un sicuro e abituale inferno. Ubriaco, una debolezza quella per l’alcool che conosceva fin da ragazzino, una sera fuggì in treno. Quindi riprese la sua solita vita criminale fino a che venne di nuovo incarcerato. Questa volta Murphy in una lettera lo definì un caso senza speranza, probabilmente intuendo che la sua carica emozionale era tanto distruttiva quanto autodistruttiva:

    chiunque era il suo nemico, anche lui stesso. A questo punto, poteva ben dire: Il mio solo desiderio è riformare la gente che tenta di riformarmi. E credo che la sola maniera di riformarla sia ucciderla.

    Panzram immaginò rapine a treni utilizzando bombe dentro gallerie, su ponti o cavalcavia. Con i soldi accumulati con colpi di questo genere, a suo dire sarebbe stato in grado di far scoppiare un conflitto fra USA e Inghilterra grazie all’autoaffondamento di una nave da guerra inglese nel porto di New York! Ma ancora non gli bastava: con un’inventiva degna dello humour nero di un De Sade, pensò di annientare un’intera città, cani e gatti inclusi, con l’aiuto di un barile di arsenico nelle tubature dell’acqua: Lucrezia Borgia usò questo mezzo su piccola scala, ma io immaginavo che con pochi miglioramenti aggiuntivi si sarebbe potuto fare un lavoro migliore di quello che fecero i Borgia. Sogni di un uomo-apocalisse tutto preso dall’idea che il mondo sarebbe stato un luogo assai migliore qualora l’intero genere umano fosse stato spazzato via: Nel corso della mia vita ho ucciso 21 esseri umani, ho commesso migliaia di furti, rapine a mano armata, ladrocini, incendi e, ultima cosa ma non meno importante, ho sodomizzato più di 1000 maschi. Di tutto ciò, alla fine, non sono pentito neanche un po’. Non ho coscienza, quindi la cosa non mi preoccupa. Non credo nell’uomo, in Dio né nel Diavolo. Odio l’intera razza umana me compreso.

    Dopo aver tradito la fiducia di Murphy, come per bruciarsi il terreno alle spalle perpetrò tutti i suoi peggiori crimini: una volta svaligiata la residenza dell’ex presidente degli Stati Uniti Taft arraffando fior di titoli e gioielli, utilizzò i soldi ricavati dalla vendita di essi per comprare una barca a vela, la Akista. Passò un periodo a trafficare liquori e a rubare quanto poteva da navi che trovava lungo la sua rotta, ma ben presto si stancò della vita da semplice delinquente razionale e passò al crimine che più lo seduceva, quello gratuito: assoldò dei marinai per farli lavorare sul suo yacht, li

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