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Assisi: la locanda dalle fondamenta romane

i possono gustare piatti stando immersi letteralmente nella storia? Sì, si può. Soprattutto se la città dove si trova questo luogo è già di per sé storia. Ad Assisi, il Palazzo cinquecentesco dove si trova la Locanda del Cardinale sorge su di un antico insediamento romano risalente al 75 a.C.. Durante i lavori di ristrutturazione nel 2010 da parte del titolare Roberto Damaschi, che insieme alla moglie e co-titolare Lorena Felicetti aveva capito la potenzialità del sito, vennero scoperti insieme alla Soprintendenza delle Belle assisana. La scoperta più rilevante è avvenuta nei locali posti all’estremità ovest del palazzo, dove è tornato alla luce un pregevole pavimento realizzato in tecnica mista, con tappeto in cementizio a base litica e decorato con originali inserzioni di paste vitree e di piccolissime tessere colorate che formano eleganti disegni e forme geometriche. La lunga serie di ritrovamenti avvenuti, sono la testimonianza anche di frequentazioni successive datate già sul finire del IV secolo d.C.. Ne sono la testimonianza il recupero di frammenti di vasellame e di materiale ceramico (fine VI-VII secolo d.C.). Il palazzo, nel 1549, fu dimora del cardinale Bartolomeo Roverella, nominato dal Papa governatore di Assisi e Perugia. Successivamente appartenne ai conti Bensi, potente famiglia assisana. Ne fu illustre componente Francesco Bensi, segretario e consigliere di Papa Clemente VII, pontefice dal 1523 e passato alla storia per aver rifiutato il divorzio a Enrico VIII provocando lo scisma della chiesa anglicana dal Cattolicesimo. Francesco Bensi è nominato in un famoso sonetto di Francesco Redi in cui si dice che . Il Palazzo in seguito fu di proprietà dei ricchissimi e potenti conti Fiumi. Negli ambienti romani si possono ammirare reperti risalenti a duemila anni fa. Un muro ciclopico parte di un’antica dimora patrizia e antichi archi e colonne che ne componevano il peristilio. L’antica all’interno della quale sorge la Locanda del Cardinale è adiacente al luogo in cui visse il poeta elegiaco Sesto Properzio. Nella Piazza del Vescovado, proprio di fronte al ristorante, San Francesco si spogliò dei propri abiti di fronte al padre per dedicarsi alla vita religiosa. Ambiente senza tempo che affonda le sue radici nella storia della nostra civiltà. Un luogo altamente suggestivo dove i piatti, tutti legati alla tradizione umbra e al territorio, sono basati su prodotti attentamente selezionati e sulle materie prime artigianali, per esempio per confezionare paste fresche, pane, dessert, gelati. Alcune specialità: l’ cotto a bassa temperatura con spuma patate e tartufo, il , l’ al porro e servito con millefoglie di patate, di Castelluccio, di di Cascia ed erbette di campo. La è un piccolo legume simile al pisello, dal seme colorato che va dal verde scuro al marrone, grigio. Nei secoli passati era coltivato su tutta la dorsale appenninica umbro-marchigiana, in particolare sui Monti Sibillini, dove i campi si trovavano anche a quote elevate: la è resistente anche alle basse temperature, si coltiva in primavera-estate e non ha bisogno di molta acqua. Cresce anche in forma spontanea, lungo le scarpate e nei prati, ma nei secoli passati era protagonista dell’alimentazione dei pastori e contadini dei Sibillini con altri legumi poveri quali lenticchie, cicerchie, fave. Un’altra specialità servita è la . Esiste una pasta all’oro? Esiste, si chiama “uno.61” ed è trafilata con una speciale e unica trafila placcata d’oro che aumenta la porosità e dona un morso indimenticabile, mantiene al meglio la cottura e non si spezza. Il , con cinghiale esclusivamente selvatico, è lavorato per non meno di 6 ore, tanto da renderlo dal sapore meno aggressivo e più delicato; sapori che vanno a sposarsi felicemente con il palato insieme ai vini della cantina, ricavata nella parte romana della locanda. Solo le etichette regionali sono più di trentacinque e tra esse spicca la cantina Caprai coi vini rossi di Montefalco e i bianchi orvietani della cantina Palazzone e Cervaro della Sala, oltre a etichette internazionali dove si può spaziare in tutto il mondo. Ma non si può mangiare solo nell’epoca romana. La locanda ha anche un’altra epoca storica che la riguarda, ovvero quella rinascimentale posta al piano di sopra, proprio quella che fu dimora del Cardinale Bartolomeo Roverella, comprende la sala delle Rappresentanze, la sala Mercurio, la sala Nascita di Venere e la sala Diana e Atteone. Sono presenti ancora imponenti affreschi risalenti al XVI secolo e lampadari di Murano. Salendo la magnifica rampa di scale in pietra che congiunge le sale romane al piano nobile si può fare un salto nel tempo passando dalle antiche mura classiche, al Medioevo fino agli splendidi affreschi. Un museo dove ripercorrere varie epoche passate, accompagnando il nostro palato tra le emozioni della cucina umbra, i suoi sapori e le sue tradizioni legate al territorio della regione più verde d’Italia.

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