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Messer Gianni Caracciolo: Il favorito della regina
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Messer Gianni Caracciolo: Il favorito della regina
E-book64 pagine48 minuti

Messer Gianni Caracciolo: Il favorito della regina

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Info su questo ebook

Il libro è il reportage di uno studio di ricerca sul personaggio storico di Ser Gianni Caracciolo, vissuto a Napoli, a cavallo fra il 1300 e il 1400, e che fu protagonista delle vicende politiche del Regno di Napoli, in un periodo travagliato e controverso. Seguendo queste vicende, ricche di aspetti avventurosi e cavallereschi, il libro non trascura di gettare lo sguardo sui costumi e sulle esperienze culturali, sviluppate nella corte Napoletana. La ricostruzione compiuta, offre lo spaccato di una fra le capitali Europee più enigmatiche, con uno stile giornalistico capace di rendere la lettura, fruibile anche come un’opera di narrativa.

Note Biografiche sull’Autore.

Enzo Esposito, nato a Terni ( I ) nel 1943, ha speso la vita lavorativa come Ingegnere in Meccanica, in giro fra Europa, Stati Uniti ed Asia, gratificato dalla sua azienda, la 3M Company di St. Paul Minnesota USA, sempre molto generosa con i suoi dipendenti.

Dopo il pensionamento, si è dedicato agli studi di Antropologia e Storia Medievale; attualmente è membro promotore e fondatore di una Associazione denominata Comitato Italiano di Filologia, Arti e Storia ( CIFAS ), con sede a Napoli.

In una recente intervista radiofonica ha dichiarato: cerco una Storia che mi preceda, capace di porre argomenti che spingano lo sguardo e l’ingegno a stare con coraggio nei tempi nostri. Una storia che insegni a distinguere con prontezza gli oggetti preziosi dalla chincaglieria, rendendoci capaci di passare oltre ad alcune facili bellezze, ma di tentarne altre più inaccessibili.
LinguaItaliano
Data di uscita28 ago 2013
ISBN9788891119230
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    Anteprima del libro

    Messer Gianni Caracciolo - Enzo Esposito

    ragionata.

    1. Un documento del Gotico Napoletano

    Passando per Via dei Tribunali, mi sono imbattuto in un’esperienza nuova. Camminavo un po’ insicuro, sui grossi cubetti di piperno del selciato, sempre esageratamente sconnessi. In mezzo alla strada, il via vai confusionario della gente del quartiere dei Decumani e il fracasso sgusciante dei motorini. All’ altezza del numero civ. 224 mi si è parato davanti, come in una visione, un grosso portone di marmo bianco, ad archi concentrici, incassati dentro una scarna parete di mattoni grigi. Io ero distratto, un po’ sopra pensiero.

    Portale via Tribunali 224

    Ma quel portale mi si è posto davanti con tutta la sua imponenza, come se fosse lui a venirmi incontro. Intorno, negozi di alimentari, casalinghi e generi vari. Tutto l’ambiente è popolare, chiassoso, confusionario. Poco adatto ad accogliere un monumento tipico di Arte Gotica. Però, è come se la cerchia intorno, avesse fatto un passo indietro, mettendosi a rispettosa distanza, di fronte a tale prestanza storica. Il portale è composto da tre archi cilindrici che, nella parte sul pavimento formano tre sottili colonne corinzie, con dei capitelli ornati da miniature di fiori, uccelli e leoni, in sommità. Da lì, si dipartono tre archi perfettamente circolari che si ricongiungono ad altrettante colonne. I tre archi sono distanziati fra loro con due settori prismatici a sezione quadrata. Tutto il blocco formato dai cinque elementi ( i tre elementi cilindrici, più i due prismatici ), viene compattato e tenuto insieme da una fila di mattoni piani che costituiscono il telaio del portale, ancorato al corpo dell’edificio. Il manufatto forma come una prospettiva che invita ad entrare, una direzione per inoltrarsi all’interno. Un invito ad entrare nel palazzo, non solo a livello architettonico, ma anche a livello storico, entrando in un’epoca, il 1400, che risale al periodo Angioino - Aragonese a Napoli.

    Quel portone è sicuramente un’opera di pregio, ben rifinita nelle sue linee essenziali,un perfetto stile gotico . Un capolavoro, che appare un po’ ingobbito, sotto il peso del degrado antistante, retrostante e soprastante. Una pietra preziosa incastonata, non in una corona regale, ma nel disprezzo dell’abietto e della sciatteria del popolo.

    Ho l’impressione di assistere all’esame visivo di una pergamena antica: qua e là macchie di ruggine, polvere e sporcizia incrostate, punti strappati, buchi, grumi di grasso, colore appassito. Ma quella pergamena sta facendo riaffiorare i fatti di una cronaca antica, di una città drammatica, di un regno, al centro della storia d’Europa, e di un popolo, sempre un po’ trascurato e distratto.

    Certo, a Napoli ci sono ben altre opere del Gotico, molto più rilevanti. Il famoso complesso di Santa Chiara, severo e discreto. Oppure, la chiesa di San Lorenzo Maggiore, un poco in disparte, dal trambusto di S. Gregorio Armeno, celebrata anche dal Boccaccio, nel suo periodo napoletano. Penso ancora, a Sant’Eligio al mare, a Piazza Mercato, e chissà quanti altri edifici ancora, di quell’epoca.

    Ma il disegno di questo portone mi ha colpito in modo particolare, per il contrasto con il resto dell’edificio. E poi così avulso dalla cerchia intorno. Già, l’edificio! Cerchiamo di saperne di più.

    2. Il Palazzo

    L’edificio, dicono gli storici, fu costruito inizialmente ed appartenne a Giovanni Caracciolo ( famiglia Caracciolo dei Sole, ramo del Poeta; simboli e fregi sui quali ritorneremo più avanti). Fu un abile condottiero e stratega politico, un personaggio su cui sarà il caso di soffermarsi, per verificare le critiche infamanti che gli furono attribuite, nel chiaro tentativo di distruggerne la figura e l’opera svolta per Napoli in quel contesto.

    Dunque, Giovanni Caracciolo, affettuosamente chiamato Ser Gianni, era il Gran Siniscalco del Regno di Napoli, amante riconosciuto della Regina Giovanna II di Durazzo. Il palazzo, infatti sorge a pochi passi da Castel Capuano, prima abitazione della sovrana di Napoli, all’epoca angioina.

    Abitazione della Regina in Napoli a Castel Capuano

    Il Gran Siniscalco era il Gran Maestro di Palazzo,

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