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Noris e Fèro, raccoglitori nomadi

n montagna è la Natura a dettare le regole, a dire cosa si può e non si può fare, a scegliere quali terre poter coltivare e quali no. La Natura e poi la tradizione, le esperienze e le conoscenze di chi è venuto prima. Spesso sono queste le basi da cui partire per scoprire anche quello che non si vede, o forse, non si. La chiamano la “signora dei boschi” ma lei preferisce definirsi una “raccoglitrice di erbe nomade”. Di fatto, questo è e questo fa Noris. Estate o inverno che sia, Noris esce di casa la mattina presto e va nei suoi boschi a raccogliere tutto ciò che la natura può offrire di commestibile. Piante, bacche, radici, cortecce, fiori, germogli, ma anche muschi e licheni, funghi, aghi di larice e di altre conifere. Una passione e una conoscenza che vengono da lontano, da quando piccolissima ha cominciato ad appassionarsi ai racconti di familiari ed anziani del paese. Una saggezza contadina preziosa e mai scritta, trasmessa attraverso un mix unico di esperienze reali e racconti che sanno di fantastico. Una cultura di sussistenza che affonda le sue radici nei secoli passati, quando il bosco e i prati di montagna erano la dispensa e la farmacia delle popolazioni locali. «La natura ha tanto da offrirci, se solo impariamo ad ascoltarla, a guardarla con occhi attenti, con umiltà e senza avidità. Serve un atteggiamento rispettoso, mettendo da parte la fretta, con la consapevolezza che ogni giorno è una meravigliosa scoperta», spiega Noris ad Ellen mentre passeggiano in un bosco di larici. «Guarda – continua –, guarda solo quanta biodiversità esiste tra questo masso ricoperto di muschio e questo larice. Sembra incredibile, ma con quello che possiamo raccogliere in questi due metri quadrati, potrei prepararti non dico un pranzo, ma una ottima merenda molto salutare», sorride. In un’altra vita, Noris è stata una cuoca professionista. Oggi collabora e condivide i suoi studi con gastronomi, naturalisti, agricoltori, alpinisti, allevatori, cuochi, imprenditori e ricercatori per sviluppare le basi di una nuova alimentazione del futuro, più sostenibile e rispettosa del Pianeta. «Se mi perdessi nel bosco, potrei sopravvivere per un bel po’ di tempo. So dove si nascono le piante, quando raccoglierle e come usarle». Capire un’erba per Noris significa studiarla a fondo, e sapere tutto di lei. La sua è una ricerca a 360 gradi, dalla radice al fiore, dalle foglie ai frutti che ogni pianta può produrre. E poi arriva la sperimentazione per capire come valorizzare al meglio ogni sua parte, cotta o cruda, con la fermentazione o l’essicazione. La solitudine, il silenzio, la scoperta; ma anche l’istinto, quel qualcosa di selvaggio che alberga, in modo diverso, in ognuno di noi. Emozioni, come dice lei, al servizio della scienza. Tutto questo è il mondo di Noris. Passeggiando tra i boschi del Trentino possiamo incontrare Noris, ma anche qualche altro personaggio davvero particolare, forse unico. Come Ferruccio Valentini, da tutti conosciuto come . Vive in Val di Tovel, una valle selvaggia e piuttosto isolata. Ha fatto tutti i lavori possibili in montagna; dal pastore all’esperto di stufe ollari. Anche lui è un grande raccoglitore di erbe spontanee ed è stato anche protagonista del ritrovamento di piante fossili che sopravvivevano nascoste da milioni di anni. Una porta addirittura il suo nome: . Parlare con Fèro è un po’ una via di mezzo tra un viaggio nel tempo e uno volo nello spazio. Il tempo antico dei vecchi saperi, lo spazio di un “extramondo” vegetale segreto di cui Fèro è esploratore ma anche custode.

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