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Brodo caldo per l'anima. pensa positivo
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Brodo caldo per l'anima. pensa positivo
E-book460 pagine6 ore

Brodo caldo per l'anima. pensa positivo

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Info su questo ebook

Attraverso 101 commoventi e intense storie impregnate di ottimismo, fede e vitalità, questo libro incoraggia alla positività anche durante i periodi di crisi e di cambiamento, poiché un atteggiamento positivo nei confronti della vita non può che essere costruttivo.
Chiunque, leggendo queste pagine, potrà lasciarsi ispirare e consolare dalle storie vere di gente comune che ha scelto di reagire con un sorriso di fronte alle avversità, ricordando quanto si debba essere riconoscenti del dono della vita.
Come tutti i precedenti volumi della serie Brodo caldo per l’anima, anche questo nuovo libro raccoglie storie di speranza e di fede che ci fanno capire che ogni giorno c’è qualcosa di cui essere grati.
LinguaItaliano
EditoreArmenia
Data di uscita9 giu 2016
ISBN9788834435199
Brodo caldo per l'anima. pensa positivo

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    Anteprima del libro

    Brodo caldo per l'anima. pensa positivo - Jack Canfield

    autorizzata.

    Premessa

    Cambia i tuoi pensieri e cambierai il tuo mondo.

    Norman Vincent Peale

    Non ricordo quando sia stata la prima volta che ho sentito questa frase: «Cambia i tuoi pensieri e cambierai il tuo mondo». È un’affermazione abbastanza semplice, ma queste parole sono piene di forza. Per me sono state una sorta di mantra per tutta la vita. Cambia i tuoi pensieri e cambierai il mondo. Quando attraverso un periodo difficile, quando mi sento frustrata per via delle delusioni o non riesco a raggiungere i miei obiettivi, ripeto mentalmente queste parole e faccio uno sforzo cosciente, quasi fisico, per cambiare rotta, correggere le coordinate e condurre la mia piccola nave dell’io in una direzione nuova e più positiva.

    L’altro giorno parlavo con un gruppo di donne del settore finanziario e una di loro mi ha chiesto a cosa attribuissi la mia lunga carriera televisiva. Ho dovuto riflettere per un istante. In effetti, ero stata molto fortunata. Avevo iniziato a lavorare per la cbs ad Atlanta quando frequentavo ancora il college e avevo intervistato dal vivo l’allora presidente Jimmy Carter quando avevo solo diciannove anni (non so cosa fosse stato più emozionante: intervistare il presidente o, in seguito, sentirmi chiedere da Sam Donaldson, il corrispondente dell’abc alla Casa Bianca, cosa avesse detto Carter. Avreste potuto spararmi e la mia lapide avrebbe recato l’iscrizione: «È morta felice»).

    Anche quando la mia carriera ha subito brusche battute d’arresto, sono sempre riuscita in qualche modo a rimettere insieme me stessa e il mio percorso professionale, a raccogliere i pezzi e a ricominciare da capo. Ma qual era il segreto della mia lunga e brillante carriera? Mentre meditavo sulla domanda, mi sono resa conto che probabilmente c’erano state tre qualità che avevano giocato a mio favore, e la buona notizia è che tutti possono acquisirle. Possiedo la straordinaria capacità di lavorare sodo, una curiosità insaziabile e (a volte) la dote esagerata di vedere il lato positivo. Tutti possiamo rimboccarci le maniche, fare qualche ora di straordinario e impegnarci un po’ di più per vincere una sfida. Contrariamente a quanto dice il vecchio adagio, la curiosità non uccise il gatto né nessun altro. Imparare nuove cose, interessarsi ad argomenti di cui non sappiamo nulla… è questo che dà sale alla vita. Ma trovare il lato positivo? Be’, come si fa quando si perde il lavoro, si riceve una diagnosi spaventosa o si vede la propria sfera sentimentale andare in frantumi?

    Per me, credere che non tutto il male venga per nuocere è stato come mettere in atto una strategia di coping. Quando ero piccola, mia madre combatteva contro una malattia cronica. Ricordo che, quando finiva la scuola, gli altri bambini vedevano le auto delle loro madri in fila davanti all’ingresso e si lamentavano di non poter andare al parco giochi perché «la mamma è già arrivata». Io ero al settimo cielo quando la station wagon della mia famiglia compariva tra le altre automobili. Significava che, per la mamma, quella era «una buona giornata». In seguito, quando è morta (all’epoca avevo vent’anni), sono riuscita a provare gratitudine al pensiero che non soffrisse più.

    Quando ho iniziato la mia carriera televisiva prima di laurearmi all’università della Georgia, mi sono vista sbattere molte porte in faccia. Come reagireste davanti a una donna che vi dice: «Non sei degna di stare qui e rubi il lavoro a qualcuno di più qualificato»? Non dimenticherò mai quel momento davanti ai distributori automatici nella sede di Channel 5. Ho balbettato una risposta del tipo: «Be’, il capo mi ha offerto questa opportunità e spero di non deluderlo». Ho anche deciso di sfruttare al massimo quella possibilità finché fosse durata. Chissà, il capo avrebbe potuto convincersi che la giornalista avesse ragione!

    Più tardi, quando la mia carriera è andata a rotoli, ho scoperto che, pur non potendo controllare gli avvenimenti della mia vita, potevo controllare il loro impatto su me stessa. Il greco Epitteto esprime questo concetto in modo molto elegante: «Non cercare che gli eventi avvengano come vuoi, ma desidera gli eventi che avvengono e vivrai bene». Devo confessare che ho fatto questa scoperta solo dopo essermi crogiolata nella depressione e nell’autocommiserazione per un certo periodo.

    Non è facile. Quante volte non avete ottenuto il lavoro che desideravate? Quante volte vi siete sentiti feriti quando qualcuno vi ha negato un’opportunità, e frustrati quando una persona che non era sufficientemente qualificata ha ricevuto invece un riscontro positivo? Forse i problemi di salute hanno rivoluzionato la vita della vostra famiglia. Non è giusto! So che l’avete pensato. Non è giusto; ma lasciate che vi dica una cosa. Ho messo al mondo tre figli, e in sala parto non c’è mai stato nessuno che guardasse il neonato e dicesse: «Piccolo, d’ora in poi sarà tutto giusto». Semplicemente la vita non funziona così.

    Alcune persone sembrano non essere condizionate da questo fatto. Proprio come alcuni possono attraversare un campo di ortiche e non provare mai il minimo fastidio, altri possono essere colpiti da tutte le sciagure possibili e immaginabili e uscirne illesi. Io non sono una di loro. Negatemi l’iscrizione al club, e una parte di me vuole correre a singhiozzare in un angolo, domandandosi perché non sia all’altezza. La maggior parte di me, tuttavia, ha capito che piangersi addosso non serve a niente. Più resisto alla tentazione di abbandonarmi al dolore, alla frustrazione e allo stress, e più me la cavo brillantemente nell’ambito personale e professionale.

    Tutto questo è reale o è solo frutto della mia immaginazione? Ho dedicato gli ultimi anni a esaminare questi valori: la gratitudine, il rispetto, la capacità di recupero e la fede. Cosa rende alcune persone capaci di riprendersi più velocemente? Come riescono alcuni individui a farsi scivolare addosso le difficoltà come acqua su un impermeabile? Perché alcuni sembrano semplicemente più forti? La risposta è racchiusa nel sottotitolo di questo libro: pensa positivo. Recenti studi scientifici hanno dimostrato che un atteggiamento positivo apporta effettivamente benefici misurabili. Le persone riconoscenti e ottimiste hanno una vita migliore e ricordi più positivi. Coloro che riescono a ricordare avvenimenti positivi sono più resistenti, anche nelle situazioni più difficili. Gli individui che non perdono di vista le «cose buone» della vita sono più sani, più attivi, più produttivi e più stimati da chi li circonda. Le prove di questo fenomeno sono inconfutabili.

    Inoltre, le persone capaci di «dare risalto al lato positivo» sono più intelligenti, più brave a trovare associazioni e collegamenti cognitivi. Risolvono i problemi più rapidamente e abilmente. I bambini che accumulano ricordi positivi ottengono risultati migliori nei test.

    Ma come si fa ad accumulare ricordi positivi quando si attraversa un momento veramente critico? Sta capitando a molti proprio in questo istante. Il crollo dei mercati finanziari ha spazzato via posti di lavoro e risparmi. L’età del pensionamento è stata innalzata e molte case sono state pignorate. La minaccia del terrorismo ha modificato il modo in cui viaggiamo e in cui guardiamo coloro che vengono da altri paesi.

    Cambia i tuoi pensieri e cambierai il tuo mondo.

    Diciamoci la verità. Non è sempre facile. Quando le cose non vanno bene, quei piccoli aforismi ottimistici – Mai dire mai; Tutto è bene quel che finisce bene; Non tutti i mali vengono per nuocere – sono solo irritanti. Forse stanno bene sulle calamite da attaccare allo sportello del frigorifero, ma in qualche modo, quando ci si trova in una situazione davvero difficile, i detti triti e ritriti non sono molto utili. Questo libro, invece, sì.

    Brodo caldo per l’anima, pensa positivo, questo nuovo magnifico volume contenente centouno storie ispiratrici, racconta le esperienze di persone reali che sono costrette a combattere tutti i giorni con problemi reali, ma che hanno trovato la forza interiore di affrontare le difficoltà o semplicemente un modo per rendere la propria esistenza più ricca di significato. Il loro esempio vi aiuterà a scoprire i segreti del pensiero positivo, a migliorare la vostra vita e a trovare quel po’ di motivazione indispensabile per superare gli ostacoli.

    In realtà, la storia della serie Brodo caldo per l’anima è un grande esempio di pensiero positivo. Me ne sono innamorata quando ha debuttato anni fa, ma mi piace ancora di più il racconto della sua genesi. Lo cito spesso durante i miei discorsi come grande esempio di perseveranza. Jack Canfield e Mark Victor Hansen erano convinti che la loro piccola collezione di aneddoti ispiratori potesse fare una notevole differenza nella vita dei lettori. Il problema era che non riuscivano a trovare un editore dello stesso parere. Avevano portato il volume a vari eventi editoriali e centinaia di case editrici li avevano letteralmente ignorati. Finalmente avevano incontrato un piccolo editore disposto a stampare qualche migliaio di copie e avevano iniziato a vendere Brodo caldo per l’anima dai bagagliai delle loro auto mentre andavano in giro tenendo discorsi e offrendo sessioni di autografi. Alla fine il libro, questo meraviglioso «trenino dei sogni», è diventato un best-seller internazionale e Brodo caldo per l’anima si è trasformato in un fenomeno editoriale, una delle serie di libri più richieste della storia.

    Dovete solo crederci, come jb, il ragazzino del film Angels. Ogni sera va a letto con la speranza che l’indomani troverà una famiglia. «Potrebbe succedere», dice mentre si rannicchia sotto le coperte. In puro stile hollywoodiano, nel finale il bambino viene adottato dall’allenatore di baseball George Knox, interpretato da Danny Glover.

    jb non smette mai di sperare che «potrebbe succedere». I fondatori di Brodo caldo per l’anima non hanno mai rinunciato al sogno di cambiare le vite altrui con le loro storie ispiratrici. George Patton diceva che «il coraggio è la paura che tarda un minuto di più». Mi piace parafrasare il generale Patton dicendo che «il successo è il fallimento che prova una volta di più». La maggior parte di noi non raggiunge i propri obiettivi perché si arrende troppo presto. Sapevate che il cliente medio va sollecitato da cinque a sette volte prima che decida di acquistare? Il venditore medio rinuncia dopo due o tre tentativi. Volete leggere una bella storia di tenacia? Tirate fuori la copia di Prosciutto e uova verdi di vostro figlio. Contate le volte che Nando detto Ferdi offre il vassoio di prosciutto e uova verdi. Ben sedici! Come tutti sappiamo, quando finalmente il piatto viene assaggiato, risulta molto gradito.

    Potrebbe succedere anche a voi. Dovete solo crederci. Le storie contenute in queste pagine vi aiuteranno a trovare quel pizzico di energia e di ottimismo in più per sfruttare appieno il vostro potenziale. Nel mio caso hanno funzionato.

    Cambia i tuoi pensieri e cambierai il tuo mondo. Ho scoperto che queste parole sono del dottor Norman Vincent Peale solo dopo aver fatto una ricerca in rete. Sapevate che anche lui dubitava delle proprie capacità? Dopo che il suo manoscritto Il pensiero positivo era stato rifiutato per l’ennesima volta, l’ha gettato nel cestino della carta straccia, dove è stato recuperato da sua moglie Ruth. Ha pubblicato venti milioni di copie in quarantadue lingue. Riferendosi al marito, Ruth Peale, che è scomparsa nel 2008, ha detto: «Non sono assillata dai dubbi quanto lo era lui».

    Vi piacerà ascoltare James Scott Bell, un autore molto famoso, raccontare come abbia conosciuto il «padre» del pensiero positivo. Bell afferma che l’incontro con Norman Vincent Peale ha influenzato la sua vita e l’ha aiutato a superare l’ansia di aver abbandonato la professione legale per dedicarsi alla scrittura.

    Avete un sogno che vorreste perseguire, ma avete paura di tentare? Fatelo e basta. Quando la disoccupazione ha colpito sia lei sia suo marito, Debbie Acklin era terrorizzata all’idea di intraprendere una nuova attività, ma le circostanze l’avevano messa alle strette. Ricominciando tutto da capo, ha stampato dei volantini per pubblicizzare i suoi corsi di informatica, ha affittato uno spazio e ha trovato abbastanza clienti per lanciare una nuova azienda di successo. Il suo esempio mi spinge a chiedermi come ampliare la mia bottega artigianale appena nata.

    I problemi di salute sono un ostacolo che prima o poi ogni famiglia deve affrontare, ma non sempre è facile vedere il lato positivo di situazioni così ingiuste. Mio cugino Dan ha combattuto una battaglia lunga, dolorosa e incredibilmente coraggiosa contro la sclerosi multipla. I ricoveri ripetuti l’hanno privato della possibilità di vivere molte delle esperienze che un ragazzo di vent’anni dovrebbe fare, ma non gli hanno tolto la capacità di fare una differenza positiva nella vita degli altri. La sua ultima degenza in ospedale è stata particolarmente dura e ha spinto i suoi amici, molti dei quali vivono ormai lontano, a farci visita e a condividere i ricordi dell’impatto di Danny sulla loro vita. La madre di un ragazzo rammenta che Danny recitava le preghiere prima di coricarsi persino quando dormiva a casa di amici. Per i suoi genitori è stato confortante sapere che la «bontà» pura e semplice del loro figlio era evidente per tutti. Il capitolo Problemi di salute è zeppo di storie analoghe, in cui malattie impreviste hanno rivoluzionato la vita di molte persone, ma hanno anche offerto delle opportunità. Un esempio è Shawn Decker, un emofiliaco che ha contratto l’hiv a causa di una trasfusione quando era bambino. Anziché abbandonarsi al rancore, Shawn è ottimista e riconoscente nei confronti della vita. Ormai un leader nella comunità dei malati di hiv, ha coniato il termine «positoide» per designare le persone nella sua stessa situazione.

    A volte la magia è racchiusa nel momento. Secondo i sondaggi, nove persone su dieci dicono di avere «pochissimo» tempo (e scommetto che l’altro 10 per cento era troppo occupato per rispondere all’intervistatore). Le storie del capitolo Ogni giorno è speciale ci ricordano che talvolta non c’è nulla di meglio di una banale giornata media. Elaine L. Bridge si concedeva un caffè speciale il venerdì e adottava sempre un atteggiamento ottimistico in quelle giornate. Poi si è resa conto di poter avere quel caffè particolare e quell’atteggiamento positivo tutti i giorni della settimana. Perché non trasformare ogni giorno in un giorno speciale?

    Heather Gallegos era uscita con una certa riluttanza per la sua corsa mattutina quando si è imbattuta in un incidente che le ha dimostrato come una giornata normale possa rivelarsi l’esatto contrario. Quando un uomo è svenuto sulla pista davanti a lei, gli ha praticato la respirazione artificiale per undici minuti fino all’arrivo dei paramedici. Per citare le sue parole, sono stati «sufficienti per salvare la sua vita e cambiare la mia».

    Si dice che Dio non ci infligga mai più di quanto siamo in grado di sopportare, ma vi stupirete della forza e della capacità di recupero delle persone che raccontano la loro storia nei capitoli Modelli di comportamento e Superare le avversità. Vivete la vita che volevate vivere, oppure avete l’impressione che qualcosa «non vada»? Shannon Kaiser era una giovane donna che sembrava avere tutto, ma non era soddisfatta. Nel capitolo Andare avanti spiega come abbia esaminato ogni aspetto della sua vita e si sia concentrata su ciò che, a suo parere, avrebbe dato un senso alla sua esistenza. Vi sorprenderete di come il destino sia intervenuto e l’abbia aiutata a raggiungere i propri obiettivi.

    Sapete tutti quanta importanza io attribuisca alla gratitudine e alla riconoscenza. La storia di Jane McBride Choate, che racconta come tenere un diario della gratitudine l’abbia sostenuta quando l’azienda di suo marito si è ritrovata a navigare in cattive acque, incoraggerà probabilmente molti di voi a sperimentare questo metodo. Come scrivo nei miei libri, introdurre la riconoscenza nella vita di tutti i giorni permette di condurre un’esistenza più appagante e produttiva. Questo magnifico volume si conclude con un capitolo sulla Gratitudine, che contiene esempi ispiratori di come il potere di un «grazie» possa avere un effetto incredibile.

    Mentre leggete, segnate con un post-it colorato le pagine con gli aneddoti che rispecchiano più fedelmente la vostra situazione. Forse vi sarà utile rileggerle nei giorni in cui avete la sensazione che la «vita» abbia la meglio su di voi. Vi suggerisco anche di tenere a portata di mano carta e penna per annotare le domande che forse vi ritroverete a farvi. Ciascuna di queste centouno storie insegna una lezione unica e preziosa. Ciò che ne trarrete potrebbe essere diverso da ciò che ne ho ricavato io o che ne ricaverà un vostro amico. Man mano che proseguite con la lettura, inizierete a notare uno schema nei vostri appunti. I quesiti che scriverete – e le risposte che darete loro – possono indicarvi la strada per avere una vita più piena e autentica.

    Vivete come desiderate?

    Quali sono i benefici che derivano dalle vostre difficoltà?

    Quali sono le cose belle che vi sono capitate oggi, o questa settimana?

    Chi funge da modello di comportamento per voi? Gliel’avete detto?

    Come potete celebrare il banale e l’ordinario?

    Che cosa potrebbe dare maggiore significato alla vostra esistenza?

    Prestate questo libro ad amici e familiari. Regalatene una copia a qualcuno che abbia bisogno di incoraggiamento e tornate a sfogliarlo quando sentite il bisogno di ricordare che la vita è piena di fortune, vantaggi, opportunità e gioia. Vi sorprenderete a guardare avanti con occhi grati, positivi e felici, capaci di cogliere tutte le cose belle del presente e del futuro. Ne sono certa!

    Deborah Norville

    I.

    Parole che mi hanno cambiato la vita

    Le parole hanno il potere di distruggere e guarire.

    Quando le parole sono vere e gentili,

    possono cambiare il nostro mondo.

    Buddha

    1.

    Il giorno in cui conobbi Norman Vincent Peale

    Quattro cose per il successo: lavorare e pregare, pensare e credere.

    Norman Vincent Peale

    «Perché ora le cose vanno così male?» chiese mia moglie Cindy, con cui ero sposato da ventotto anni. «Perché dev’essere così difficile?».

    Non sapevo cosa rispondere, perché mi sentivo esattamente nello stesso modo.

    Quel mattino sedevamo in salotto, sorseggiando il caffè. Cindy aveva appena subito un duro colpo nel suo lavoro di agente immobiliare. Un collega aveva fatto una mossa scorretta, tagliandola fuori da una provvigione che si era guadagnata. Sembrava che si profilasse all’orizzonte una battaglia legale, con tutto lo stress tipico di queste situazioni.

    E io, uno scrittore di thriller, stavo affrontando il più grande ostacolo della mia carriera: il passaggio a un nuovo mercato, tutt’altro che sicuro.

    Così sedemmo là per un attimo in silenzio, poi mi venne istintivo dire: «Dobbiamo prendere esempio da Norman Vincent Peale».

    Non menzionavo il suo nome da un po’, ma in quell’istante mi parve assolutamente azzeccato, perché una volta, circa trent’anni prima, le sue parole mi avevano aiutato a uscire da un periodo molto buio della mia vita.

    All’epoca recitavo, vivevo a Hollywood, lavoravo saltuariamente, facevo provini, tiravo a campare. Se c’è una professione piena di sconfitte, è quella dell’attore. Il rifiuto è il tuo compagno costante, il dubbio è il tuo vicino chiacchierone.

    In una triste giornata estiva del 1979 ero sull’angolo tra Hollywood Boulevard e Vine Street. Avevo appena fatto un provino e stavo tornando a casa. Ero sull’incrocio più famoso di Hollywood quando un autobus mi era passato davanti e mi aveva soffiato addosso una nuvola nera di gas di scarico. Ero stato assalito da un’ondata di disperazione. Qual era lo scopo di tutti i miei sforzi? Come nella vecchia canzone di Peggy Lee, mi ero domandato: «È tutto qui?».

    Profondamente sconfortato, mi ero diretto verso la Pickwick Bookshop in Hollywood Boulevard ed ero andato nel reparto religione, pensando che forse avevo bisogno di ritrovare la fede.

    Dopo le superiori avevo frequentato il college. Ben presto ero rimasto coinvolto in molte delle cose che, come avevo sentito dire, accadevano nelle «party schools», ossia le università famose per il consumo di droga e alcolici da parte degli studenti. La domenica non si andava in chiesa, bensì si restava sdraiati sulla spiaggia a bere birra. Ora, tre anni dopo essermi laureato, speravo di trovare in un libro un po’ di sollievo dal buio che mi aveva invaso lo spirito.

    Mentre scorrevo i titoli, avevo notato più volte il nome di Norman Vincent Peale. Avevo visto il film One Man’s Way, la biografia del dottor Peale. Be’, avevo pensato, se gli hanno dedicato un film, dev’essere in gamba.

    Così avevo acquistato Il pensiero positivo, ero tornato nel mio appartamento e avevo iniziato a leggere. Avevo seguito i consigli che il dottor Peale dava alla fine di ogni capitolo. Qualche mese dopo mi ero trasferito a New York per studiare recitazione e lavorare in teatro. Avevo trovato alloggio in una casa albergo sulla 23a Strada Ovest, avevo accettato un lavoro temporaneo come dattilografo, mi ero offerto volontario per sostituire le scenografie in un teatro sperimentale e, in generale, mi ero adattato ai ritmi della città. Il che significava correre qua e là come un pazzo e sopportare una generosa dose di stress urbano.

    A un certo punto mi era tornato in mente che il dottor Norman Vincent Peale aveva fatto il predicatore alla Marble Collegiate Church di New York. Mi ero chiesto se fosse ancora vivo (all’epoca, non esistevano Internet e Google), avevo cercato l’indirizzo della chiesa nell’elenco telefonico ed ero andato a chiedere informazioni su di lui. Avevo scoperto non solo che era ancora vivo, ma anche che continuava a predicare ogni domenica benché avesse quasi ottantadue anni.

    La domenica successiva mi ero recato in chiesa. Era il 9 marzo 1980. Ero sulla balconata mentre il dottor Peale pronunciava un sermone intitolato Si possono superare tutte le sconfitte. Ricordo di essere rimasto colpito dalla profondità, dalla forza e dall’espressività della sua voce. Soprattutto quando disse: «Esiste un’invulnerabilità che deriva dalla fede. Mi piace questa parola. Invulnerabilità! E imbattibili! Ecco cosa siete! Pensate che esageri? Mi ispiro al versetto biblico che afferma: Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo, che significa tutto nel mondo».

    Avevo comprato una registrazione del sermone. Ce l’ho ancora. Sull’etichetta c’è un appunto che avevo scarabocchiato a penna: «Il giorno in cui lo conobbi».

    Dopo la predica ero andato nel suo ufficio, sperando di potergli stringere la mano. Una segretaria graziosa aveva detto che, se avessi avuto la pazienza di aspettare, il dottor Peale sarebbe stato lieto di conoscermi. Avevo udito la sua voce echeggiante mentre parlava al telefono.

    Di lì a un istante era comparso con un sorriso e la segretaria l’aveva condotto da me. Mi ero presentato e mi aveva stretto la mano. «È un grande piacere conoscerla!» aveva detto.

    Avevamo conversato per qualche minuto. Mi aveva chiesto dei miei interessi e del mio lavoro. Mi aveva sbalordito il fatto che il dottor Peale fosse la prova vivente dell’efficacia della sua filosofia. Aveva l’energia e l’entusiasmo di un uomo con la metà dei suoi anni. Parlando, mi aveva guardato negli occhi e in quel momento avevo avuto la sensazione che mi trattasse come la persona più importante del mondo.

    Quindi la vita aveva seguito il suo corso. Mi ero sposato, ero tornato a Los Angeles, avevo frequentato la facoltà di legge, avevo messo su famiglia. Avevo anche cominciato a scrivere. Ogni tanto, in quegli anni, avevo riletto i libri del dottor Peale e ricordato con affetto la sua voce che tuonava dal pulpito.

    Ora io e Cindy ci trovavamo ad affrontare un lungo periodo di difficoltà. In quelle settimane e in quei mesi ci rammentavamo costantemente a vicenda di «fare come Peale». Non era sempre facile essere positivi, ma questo metodo ci ha aiutati a superare più di una giornata buia.

    Poi le nostre preghiere furono ascoltate.

    Dopo molte settimane di incertezza, la controversia di Cindy si risolse con una semplice teleconferenza. Mia moglie ricevette un equo risarcimento e la prospettiva di una lunga battaglia legale svanì come per magia.

    La mia attesa si protrasse per mesi e mesi. Il settore editoriale era in crisi e non si sapeva come sarebbe andata a finire.

    In quel periodo dovetti costringermi più volte a fare come Peale.

    Finalmente arrivò il giorno in cui il mio agente mi chiamò per darmi la bella notizia. Il contratto che aspettavo era andato in porto, e non avrei potuto chiedere di meglio.

    Dopo che io e Cindy avemmo festeggiato con un breve ballo in salotto, mi resi conto di quanto fosse stato importante il giorno in cui, molti anni prima, ero entrato nella Pickwick Bookshop e avevo trovato il libro del dottor Peale. Altrettanto decisivo era stato il giorno in cui l’avevo conosciuto e l’avevo sentito parlare.

    Ogni volta che ne ho bisogno, le sue parole sono là ad aspettarmi: «Invulnerabilità! E imbattibili! Ecco cosa siete!».

    James Scott Bell

    2.

    Ballando sotto la pioggia

    Chi dice che il sole porta felicità non ha mai ballato sotto la pioggia.

    Anonimo

    Io e mio marito avevamo appena finito di cenare in un ristorante del quartiere e ci stavamo godendo una passeggiata in un vicino centro commerciale. Entrammo in un negozio che vendeva oggetti artigianali, nella speranza di trovare alcuni regali natalizi dell’ultimo minuto. Il profumo delle saponette fatte a mano e del pot-pourri ci solleticò il naso appena varcammo la soglia.

    C’erano molte cose da vedere. Scaffali e pareti erano carichi delle opere di diversi artigiani. Mentre gironzolavo, notai una semplice targa di legno appesa alla parete. Mi girai a guardarla per la seconda volta e annuii leggendo il suo messaggio. Proseguii, esaminando gli altri articoli esposti, ma mi ritrovai a tornare verso la targa.

    Là davanti mi sentii come una bambina che, scavando nel recinto di sabbia, incappa in un tesoro inatteso: una monetina luccicante o un giocattolo smarrito. Là, tra gli altri oggetti fatti a mano, trovai un tesoro molto semplice ma molto profondo, nascosto in un messaggio. Un messaggio di cui avevo bisogno.

    «La vita non è aspettare che passi il temporale», dichiarava la targa. «È imparare a ballare sotto la pioggia».

    Quando chiamai mio marito e gli indicai la targa, notai che anche lui apprezzava il semplice insegnamento di quella frase. Quante volte, nella vita di tutti i giorni, avevamo imposto delle condizioni alla nostra felicità? Quando avremo estinto il mutuo, allora potremo essere felici. Quando i ragazzi saranno sistemati, allora potremo fare più cose insieme. Tra le incertezze dei «quando» e degli «allora» c’è poco spazio per la gioia del qui e ora.

    Guardando la scritta, ripensai a una giornata calda e afosa dell’estate precedente, quando avevo messo in pratica senza saperlo il messaggio inciso sulla targa. Nuvole scure si erano addensate lungo le colline ai piedi delle Montagne Rocciose, con il loro pesante carico di umidità. A metà pomeriggio aveva iniziato a cadere una pioggerella che in seguito si era trasformata in un rovescio capace di riempire i canali di scolo dei marciapiedi. Poi il temporale era finito con la stessa velocità con cui era cominciato.

    La pioggerella aveva continuato a cadere quando ero uscita a ritirare la posta. L’acqua scorreva ancora lungo i canali di scolo. Non so cosa mi fosse preso, ma a un tratto avevo sentito l’esigenza di fare qualcosa di un po’ folle per i miei cinquant’anni suonati.

    Mi ero tolta le scarpe e le calze e avevo camminato a piedi nudi nell’acqua. Era piacevolmente tiepida, riscaldata dall’asfalto rovente.

    Sicuramente i vicini avranno pensato che fossi uscita di senno, ma non me ne importava nulla. In quell’istante mi ero sentita viva. Non mi ero preoccupata delle bollette, del futuro o degli altri problemi quotidiani. Avevo ricevuto un dono, un puro e semplice momento di gioia.

    Ora la targa è appesa nel mio salotto, un regalo natalizio di mio marito. Ci passo davanti più volte al giorno e mi fermo spesso a chiedermi: «Sto ballando sotto la pioggia?».

    Credo di sì. O almeno, ci provo. Senza dubbio sono più portata a concedermi un po’ di tempo per fermarmi, riflettere ed essere grata per le immense fortune che mi circondano, le gioie che troppo spesso passavano inosservate nella mia corsa verso la felicità futura. Apprezzo maggiormente le cose belle che mi capitano, per esempio un figlio con esigenze speciali che impara a guidare da solo, l’affetto degli amici più cari e la bellezza della primavera. Sì, un passo alla volta, sto imparando a ballare sotto la pioggia!

    Jeannie Lancaster

    3.

    Ogni giorno è un capolavoro

    Molto spesso è più urgente un cambiamento dell’io che un cambiamento di scena.

    Arthur Christopher Benson

    Non avrei mai pensato di tornare a casa dei miei genitori dopo aver finito il college. Anzi, per tutto l’ultimo anno mi ripetei che trasferirmi dall’emozionante metropoli culturale di Los Angeles alla mia camera nella piccola e sonnacchiosa città costiera in cui ero cresciuta era fuori questione.

    Così feci domanda per alcune borse di studio all’estero. Dedicai ore a preparare le richieste, rivedendo componimenti, raccogliendo lettere di raccomandazioni, facendo ricerche sui programmi, esercitandomi nei colloqui. Arrivai alla selezione finale per due borse di studio prestigiose, ma poi non fui scelta per nessuna delle due.

    Evitando di rimuginare sulla mia sfortuna, cercai di iscrivermi a un corso di specializzazione in varie università di tutto il paese. Quattro mesi dopo, la mia cassetta della posta era piena solo di lettere di rifiuto.

    Era aprile. Avevo soltanto un mese prima che la laurea mi catapultasse nel mondo reale. Cercai in Internet un lavoro nell’area della Baia di San Francisco, dove il mio fidanzato aveva ancora un anno di studio alla San Francisco State University. Immaginai di trovare un posto laggiù, di vivere vicino a lui e di beneficiare dello stimolo creativo di una nuova città.

    Poi, alcune settimane dopo la laurea, io e il mio ragazzo ci lasciammo e i miei amici del college si sparpagliarono in tutti gli angoli del mondo. Caricai i bagagli sul minivan dei miei genitori e tornai a casa, sentendomi una fallita totale.

    Non fraintendetemi. Adoro i miei genitori e so quanto sia stato generoso da parte loro permettermi di tornare a casa e concedermi un po’ di tempo per trovare la mia strada. Quando ero partita per il college, probabilmente

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