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Impara l'Inglese Velocemente e Senza Sforzo: Il metodo innovativo per imparare le lingue con le neuroscienze
Impara l'Inglese Velocemente e Senza Sforzo: Il metodo innovativo per imparare le lingue con le neuroscienze
Impara l'Inglese Velocemente e Senza Sforzo: Il metodo innovativo per imparare le lingue con le neuroscienze
E-book299 pagine5 ore

Impara l'Inglese Velocemente e Senza Sforzo: Il metodo innovativo per imparare le lingue con le neuroscienze

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Info su questo ebook

Grazie alla PNL, imparare l’inglese non è mai stato così semplice.

Molti associano l’idea di imparare una nuova lingua ad uno studio noioso e privo di stimoli, agli esercizi di grammatica, alla mancanza di tempo, alla frustrazione che nasce dal sentirsi ridicoli e inadeguati nel tentativo di farsi capire. Se sei tra questi, questo libro ti farà cambiare completamente approccio alle lingue.

NLP for ENGLISH nasce dall’omonimo corso grazie al quale centinaia di persone hanno scoperto la passione e la gioia di vivere la lingua nella quotidianità diventando molto più ricettive e sviluppando in maniera naturale una maggiore comprensione della lingua.

NLP for ENGLISH è un metodo divertente che permette di apprendere l’inglese con poco sforzo e un impegno di tempo minimo grazie ai preziosi strumenti della potente neuroscienza chiamata PNL (Programmazione Neuro Linguistica) e utilizza i tempi invisibili per ottenere con gioia e leggerezza risultati visibili.

NLP for ENGLISH anche prepara il terreno e ti permette di lavorare sui pensieri limitanti affinché il seme dell’apprendimento possa finalmente germogliare.
LinguaItaliano
EditoreOne Books
Data di uscita15 apr 2022
ISBN9788833802961
Impara l'Inglese Velocemente e Senza Sforzo: Il metodo innovativo per imparare le lingue con le neuroscienze

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    Anteprima del libro

    Impara l'Inglese Velocemente e Senza Sforzo - Paola Iacobini

    1

    L’ambiente

    L’AMBIENTE ESTERNO: i fattori culturali

    Come mai così tante persone, ancora oggi, nell’era di internet, della comunicazione veloce, del tutto e subito, in un’era in cui prenotiamo un viaggio con un click e acquistiamo quasi tutto online, non sono ancora in grado di farsi capire quando parlano in inglese, la lingua di Steve Jobs e di Bill Gates, la lingua del commercio, della medicina, la lingua di chi viaggia…?

    Ebbene sì, devi sapere che noi italiani siamo in fondo alla classifica europea nella conoscenza delle lingue straniere. Triste, vero? Ma, soprattutto, come mai?

    Tranquillo. In questa sede non ci interessa indagare nella storia e chiederci se l’essere figli di quei Romani che avevano conquistato il mondo, che vantavano la supremazia di un impero grandioso abbia impresso nelle nostre cellule la convinzione che non abbiamo bisogno di niente e di nessuno. In fondo, noi siamo il popolo di Roma, la caput mundi, la città del Papa e di San Pietro, noi siamo la nazione con il maggiore patrimonio artistico al mondo, noi siamo il popolo della buona cucina, della pizza e degli spaghetti, dell’alta moda e del buon vino, perché mai dovremo imparare un’altra lingua? Noi siamo il popolo che non deve chiedere mai!

    Peccato però che quando viaggiamo o navighiamo in internet ci sentiamo frustrati perché per noi l’inglese è un perfetto sconosciuto.

    Ma torniamo alle cause. Tranquillo, questa volta non scomoderemo i romani!

    Ebbene, dicevamo che siamo il popolo della moda, della cultura, della storia, ma soprattutto siamo il popolo del cinema d’autore e dei doppiatori migliori del mondo.

    Cosa c’entra?

    Te lo spiego subito.

    Alla base del nostro deficit linguistico c’è innanzitutto un fattore culturale, lo stesso che vede, al contrario, i paesi scandinavi in cima alla classifica dei popoli che meglio parlano le lingue straniere e in particolare il nostro amato inglese.

    Ne ho avuto la dimostrazione, in prima persona, quando ho conosciuto Tomas. Quanto tempo mi ci è voluto per convincermi che non fosse inglese! In quel periodo vivevo a Londra e la mia amica Mel, praticamente una sorella per me, mia coinquilina quando abitavo a Fulham, aveva appena cominciato a frequentarlo. Oggi è il suo compagno ed è il papà della loro splendida bambina.

    Certo, il suo aspetto molto nordico, i suoi capelli biondi, i suoi occhi chiari, gli conferivano già un’aria piuttosto British, ma ciò che davvero faceva la differenza era la sua padronanza della lingua, un lessico molto ricco, una pronuncia e un’intonazione perfette, insomma, oltre a sembrare inglese (he looked English) lui suonava inglese (he sounded ENGLISH).

    Come mai?

    Certo, potrai pensare, Tomas viveva a Londra da cinque anni! Facile, no?

    Eh, no!

    Ne avevo conosciuta fin troppa di gente che viveva a Londra da molti più anni e che di British, credetemi, non aveva assolutamente niente, meno che mai la padronanza della lingua. Tra questi, anche tanti italiani, che, come me, lavoravano presso HARRODS, lo store più lussuoso del mondo, al cui interno si legge la scritta "Through these doors walk the best sales people in the world, ovvero, queste porte vengono varcate dai migliori venditori del mondo" (ottimo cibo per l’ego di tutti noi che quelle porte le attraversavamo ogni mattina!). Ebbene, neanche i migliori venditori del mondo, con le dovute eccezioni, dopo tanti anni sembravano avere acquisito, con la loro nuova lingua, quella familiarità che sarebbe lecito aspettarsi.

    Ebbene, tornando a Tomas e ai fattori culturali, la grande ricchezza dei paesi scandinavi risiede nella povertà del loro cinema. Certo, proprio così. E Tomas non rappresenta l’eccezione, ma la regola, e ne è dimostrazione il fatto che anche le nonnine di novant’anni, in Svezia, parlano perfettamente inglese. Hmm… ma allora, questo smentirebbe anche tutte le nostre convinzioni in merito all’impossibilità di apprendere una lingua straniera in età avanzata. Eh, già, ma di questo parleremo più avanti.

    Dunque, che c’entra il loro cinema?

    Tanto.

    In Svezia non esiste il doppiaggio e la produzione cinematografica è piuttosto scarsa, diversamente da quanto accade in Italia. Cosa vuol dire? I film si vedono tutti in lingua originale con i sottotitoli in lingua svedese. E la conseguenza è che la lingua inglese entra con naturalezza nella quotidianità della gente comune.

    Al contrario, noi italiani, orgogliosi per vocazione e pigri per natura, vantando anche una ricca, prestigiosa produzione cinematografica e doppiatori che tutto il mondo ci invidia, siamo da sempre abituati a guardare film in TV e al cinema esclusivamente nella nostra lingua e questo fa sì che l’unico contatto con la lingua straniera avvenga attraverso i libri di testo, costringendoci al peggior approccio possibile, un approccio privo di emozioni, che ci allontana dall’apprendimento e dalla gioia.

    L’AMBIENTE INTERNO: apprendere con gioia

    «Non si vede bene che col cuore,

    l’essenziale è invisibile agli occhi».

    ANTOINE DE SAINT-EXUPÉRY

    Perché apprendere con gioia?

    In che modo la gioia facilita l’apprendimento?

    Semplicissimo. Iniziamo con una considerazione:

    Qualunque cosa facciamo muove dalle EMOZIONI!

    Le emozioni ci guidano nelle nostre scelte. In maniera naturale, siamo portati a ripetere azioni e ad attuare comportamenti che ci fanno stare bene. Questo significa che è anche vero il contrario, ovvero, tendiamo a evitare ciò che ci fa star male e genera in noi emozioni negative.

    Infatti,

    «le emozioni, una volta che sono state provate, diventano il movente di comportamenti futuri. Dettano le azioni da fare all’istante e insieme veleggiano verso mete lontane»².

    Dunque, i fattori culturali di cui abbiamo già parlato non sono l’unica ragione per cui siamo rimasti fermi a quella conoscenza scolastica a cui abbiamo accennato in precedenza. Oltre a quello esterno e ai fattori culturali, un altro ambiente di cui dobbiamo prenderci cura è quello interno, dentro di noi. Ovvero, la percezione che noi abbiamo di ciò che viviamo.

    Cosa ci ha impedito fino a oggi di proseguire lo studio delle lingue fino a raggiungere il livello di conoscenza desiderato? Evidentemente, non volevamo continuare a provare le emozioni che ci legano a quel tipo di esperienza.

    Ma, di quali emozioni parliamo? Noia? Fatica? Frustrazione? Demotivazione?

    Ci siamo sentiti inadeguati? Non all’altezza? Ridicoli?

    Beh, se così fosse sfiderei chiunque a desiderare di rivivere quell’esperienza!

    Non dimentichiamo che le nostre cellule hanno memoria. Addirittura, rievocare determinati episodi o esperienze ci porta a riattivare a più livelli una serie di meccanismi anche a livello fisiologico.

    «Un sistema di memoria implicita è quello della memoria emotiva (paura). […] Attraverso il sistema dell’ippocampo, ricordate con chi eravate e cosa facevate durante il trauma, e anche il fatto nudo e crudo che la situazione era atroce. Attraverso il sistema dell’amigdala, gli stimoli provocheranno tensione muscolare, variazioni della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca, il rilascio di ormoni e altre risposte fisiologiche e cerebrali»³.

    E allora, come si fa?

    Tranquillo, il rimedio c’è! È sufficiente collegare a quell’esperienza nuove emozioni, ma questa volta positive.

    Prima, però, è importante comprendere per quali altre ragioni le emozioni facilitano l’apprendimento.

    Innanzitutto, cominciamo col dire che le emozioni ci coinvolgono a livello psicologico, comportamentale e fisiologico e nascono da eventi che, se rivissuti o semplicemente rievocati, possono farci provare le stesse emozioni generate dall’evento originario al punto che «… ricordando l’evento ne potenziamo il significato emozionale»⁴.

    Dunque, il nostro obiettivo è collegare la gioia al momento dell’apprendimento. Questo ci indurrà inevitabilmente a desiderare di rivivere quell’esperienza fino a creare un’abitudine.

    DA RICORDARE…

    L’ambiente esterno: i fattori culturali L’ambiente interno: le emozioni

    •Alla base del nostro deficit linguistico c’è innanzitutto un fattore culturale.

    •Nei Paesi in cui non esiste il doppiaggio, i film si vedono tutti in lingua originale e la lingua inglese entra con naturalezza nella quotidianità della gente comune.

    •Studiare una lingua esclusivamente attraverso i testi scolastici è un approccio privo di emozioni che allontana dall’apprendimento e dalla gioia.

    •Qualunque cosa facciamo muove dalle emozioni, anche l’apprendimento. Le emozioni ci guidano nelle nostre scelte. Siamo portati a ripetere azioni e ad attuare comportamenti che ci fanno stare bene.

    •Le nostre cellule hanno memoria. Rievocare determinati episodi o esperienze ci porta a riattivare a più livelli una serie di meccanismi anche a livello fisiologico al punto che «… ricordando l’evento ne potenziamo il significato emozionale» ⁵.

    •Soluzione: collegare a quell’esperienza nuove emozioni, questa volta positive.

    _______________

    ² J. Le Doux, Il Cervello emotivo. Alle origini delle emozioni, Baldini & Castoldi, 2003 Milano.

    ³ Ibidem.

    ⁴ F. Sabattini, Apprendere con le emozioni. Il ruolo delle emozioni nell’apprendimento esperienziale, Università degli studi di Bologna, 2011 Bologna (http://www.formazione-esperienziale.it/catalog/images/emozioniapprendimento.pdf).

    Ibidem.

    2

    Come nasce NLP for ENGLISH

    «Follia è fare sempre la stessa cosa

    aspettandosi risultati diversi».

    ALBERT EINSTEIN

    Per una mente razionale come la mia comprendere è fondamentale, dunque trovo sia importante che io ti spieghi come nasce NLP for ENGLISH. Di fatto è frutto di un’evoluzione. In onore di Bruce H. Lipton, uno dei miei scrittori preferiti, potrei dire che questo metodo è frutto di una evoluzione spontanea.

    Esperienza e Sperimentazione per cambiare paradigma

    Evoluzione spontanea di trent’anni di esperienza. In effetti, quando mi capita di ripensare alle esperienze vissute, sono grata a me stessa per essermi concessa la possibilità di mettermi sempre in gioco e di sperimentare con fiducia.

    Ebbene, NLP for ENGLISH nasce proprio da questo atteggiamento, di sperimentazione e fiducia, e dalla consapevolezza che se qualcosa NON FUNZIONA bisogna sperimentare qualcosa di DIVERSO.

    In fondo, lo studio delle lingue è sempre stato il leitmotiv della mia vita, il filo conduttore dei miei studi e delle mie esperienze lavorative.

    Il primo approccio è stato di tipo tradizionale, grazie alla scuola. Ed è proprio lì, alle scuole medie, come tanti della mia generazione, che ho cominciato a studiare l’inglese, diversamente da quanto accade oggi, dato che i bambini ricevono le prime nozioni di inglese già alla scuola materna.

    In realtà, in quel periodo non mi consideravo neanche particolarmente skillata, parola terribile, entrata nel linguaggio comune, da skill, abilità. Dunque, allora ero semplicemente una ragazzina diligente, per non dire secchiona, con un gran senso del dovere e un grande movente, che alimentava ogni azione: fare in modo che i miei genitori fossero sempre orgogliosi di me. Insomma, una gran noia! Dunque le emozioni non mi venivano certo in aiuto.

    A parte questo, non cambierei nulla del mio passato, se non il fatto che mi prendevo troppo sul serio e avrei potuto divertirmi di più.

    Ma per fortuna, a un certo punto della mia vita, qualcosa è cambiato.

    Dunque, alle scuole medie un approccio tradizionale. Certo, avevo un’ottima insegnante di inglese, ma pur sempre un approccio tradizionale! Studiare l’inglese non mi divertiva particolarmente, ma come sempre mi impegnavo e come da copione, al termine delle scuole medie, giunti al momento fatidico della scelta, i professori dissero a mia madre signora, sua figlia può scegliere qualunque indirizzo.

    Grazie per l’aiuto! Certo, se sei secchiona puoi studiare qualunque cosa.

    Fortunatamente, mia madre, che allora lavorava nella scuola, venne a conoscenza dell’inaugurazione di una sezione sperimentale a indirizzo linguistico dell’I.T.C. Giulio Cesare. In quanto sperimentale, si trattava di un corso a numero chiuso, cui si poteva accedere solo per merito. Figuriamoci se per una secchiona come me questo poteva essere un limite.

    Importanza dell’ambiente esterno

    Ancora oggi ringrazio mia madre per aver favorito questa scelta.

    Un corso di studi che considero completo e che soprattutto ha assecondato e nutrito il mio amore per la comunicazione. Un percorso che mi ha dato tanto e di cui mi porto ancora alcune delle mie più grandi amicizie e un grande amore per la lingua italiana. Sarò sempre grata alla mia insegnante di italiano, la prof. Boccadoro, di nome e di

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