Come organizzare la propria mente
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Info su questo ebook
In queste pagine Hill ci insegna come organizzare, dare la priorità e agire sulle informazioni e tradurle così in opportunità.
La conoscenza non è potere. Lo è solo la conoscenza applicata. Qui scopriremo come utilizzare ciò che conosciamo e come capire ciò che vale la pena di conoscere.
Napoleon Hill
Napoleon Hill was born in Wise County, Virginia. He began his writing career at age 13 as a "mountain reporter" for small town newspapers and went on to become America's most beloved motivational author. His work stands as a monument to individual achievement and is the cornerstone of modern motivation. His most famous work, Think and Grow Rich, is one of the best-selling books of all time. Hill established the Foundation as a nonprofit educational institution whose mission is to perpetuate his philosophy of leadership, self-motivation, and individual achievement.
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Recensioni su Come organizzare la propria mente
6 valutazioni1 recensione
- Valutazione: 5 su 5 stelle5/5grazie a chi mi ha dato la possibilità di leggere questo libro, conosco Hill e Carnegie ( pensa e arricchisci te stesso ecc) sono dei libri stupendi...
2 persone l'hanno trovata utile
Anteprima del libro
Come organizzare la propria mente - Napoleon Hill
Come organizzare la propria mente
NAPOLEON HILL
Gribaudi
Piero Gribaudi Editore
© 2018 Piero Gribaudi Editore srl
Titolo originale dell'opera:
How to Own Your Own Mind
© 2017 by The Napoleon Hill Foundation
Traduzione di Cristina Povero
Copertina di Ideaesse
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Piero Gribaudi Editore srl
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Dello stesso autore presso le nostre edizioni:
Pensa e arricchisci te stesso
Pensa e arricchisci te stesso (audiolibro)
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Arricchisci te stesso con l'arte della persuasione
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La Legge del Successo - vol. I - I principi dell'autodisciplina
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La Legge del Successo - vol. III - I principi dell'autoformazione
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La saggezza di Andrew Carnegie, I 17 principi del successo
Il segreto della libertà e del successo
Il successo attraverso l'Atteggiamento Mentale Positivo (con W. Clement Stone)
Con la tua mente puoi fare miracoli
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Introduzione
di Don Green
Direttore esecutivo della fondazione Napoleon Hill
Nel 1941, Napoleon Hill creò e pubblicò diciassette opuscoli, ognuno dei quali esponeva una spiegazione dei princìpi del successo personale che il signor Hill aveva sviluppato studiando per vent’anni le storie di successo di illustri Americani. Fu stimolato a farlo quando, come reporter alle prime armi, intervistò il grande magnate dell’acciaio Andrew Carnegie, che delineò i princìpi del successo e assunse il giovane Napoleon per cominciare un intenso studio di come questi princìpi avessero contribuito al successo dei grandi uomini del tempo, e del passato. Egli chiamò la serie di opuscoli Dinamite Mentale, una frase che il signor Carnegie aveva usato per descrivere i diciassette princìpi.
Poco dopo che gli opuscoli furono pubblicati, ci fu l’attacco a Pearl Harbour e l’America entrò nella Seconda guerra mondiale. Essendo impegnati a prepararsi e a vincere quella guerra, Dinamite mentale, insieme a molte altre cose importanti ma meno urgenti della guerra, fu messo da parte dal pubblico americano. Rimase a prendere polvere negli archivi della Fondazione Napoleon Hill finché recentemente fu riscoperto, e ristampato dalla fondazione in forma di libro.
Questo libro fu creato dalla nostra fondazione mettendo insieme tre capitoli correlati del capolavoro Dinamite Mentale. Ognuno tratta di come pensare prima di agire e come riconoscere in tal modo le opportunità, stabilire il proprio Scopo primario definito e perfezionarlo finché non sia ora di agire. Quando padroneggerai questi capitoli, saprai come diventare il padrone della tua mente.
Il primo capitolo illustra il principio della Visione creativa. Andrew Carnegie spiega al giovane Napoleon, nello studio del signor Carnegie nel 1908, che l’immaginazione ne è una componente fondamentale, e il signor Carnegie fornisce esempi di come l’immaginazione permetta alle persone di avere successo in attività apparentemente così diverse come le invenzioni e le vendite. Ma l’immaginazione deve essere applicata. Pensieri fuggevoli
e semplici desideri
non sono sufficienti per creare invenzioni e concludere delle vendite, secondo Carnegie; si devono riconoscere le opportunità e agire su di loro. Questa è l’essenza della Visione creativa. Il signor Carnegie elenca anche i dieci princìpi del successo che vengono usati da tutte le persone che applicano con successo la Visione creativa.
Il Dott. Hill fa seguire alle citazioni esaurienti, dalla sua intervista con il signor Carnegie, i suoi commenti, scritti circa trentatré anni dopo. Suggerisce una serie di idee per migliorare la società e l’industria che potrebbero trarre vantaggio dall’utilizzo della Visione creativa e molte sono incredibilmente in anticipo sui tempi. In seguito, fornisce un numero di esempi di persone del tempo che avevano usato la Visione creativa per avere successo.
Insieme, le intuizioni di Andrew Carnegie e Napoleon Hill propongono una convincente lezione su come tutti noi possiamo far uso della nostra Visione creativa, per riconoscere le opportunità e raggiungere i nostri obiettivi.
Il secondo capitolo tratta l’importanza del principio del Pensiero organizzato. Tramite l’uso di tre schemi, il Dott. Hill illustra come si possa ottenere e poi usare il Pensiero organizzato per riuscire a controllare il proprio destino. Credo che ti renderai conto, come ho fatto io, che questi tre schemi meritano uno studio reiterato, e che ogni lettura rivela qualcosa di nuovo. Svelano come il Pensiero organizzato, la forza di volontà, e l’autocontrollo interagiscano con le facoltà della mente, i cinque sensi, le motivazioni umane basilari, e altri princìpi di successo per produrre risultati quando – e questo è essenziale – si agisce. I pensieri senza l’azione sono inefficaci.
Il Dott. Hill spiega come il ragionamento induttivo e deduttivo e l’eredità sociale contribuiscano allo sviluppo del Pensiero organizzato. Chiarisce l’importanza delle abitudini, sia quelle buone che quelle cattive, nell’influenzare la propria capacità a realizzare il Pensiero organizzato. Il capitolo si conclude con degli estratti dall’intervista del giovane Napoleon a Andrew Carnegie, in cui Carnegie elenca gli aspetti positivi che si possono ottenere con il Pensiero organizzato, e come l’uso di questo da parte di uomini disonesti sia destinato a fallire.
Il terzo capitolo è dedicato al principio di successo dell’Attenzione controllata. L’Attenzione controllata è concentrazione, e molto di più. È lo strumento con cui i piani si fissano sulla mente subconscia. È il metodo di controllo di tutte le attività della mente e di guida verso un dato scopo. È essenziale per l’attuazione della Visione creativa e del Pensiero organizzato.
Il Dott. Hill illustra come l’uso di altri princìpi di successo, come Fare un passo in più, il Master Mind e la fede possano intensificare l’abilità a sviluppare l’Attenzione controllata e a sostenere la propria fiducia. Fornisce esempi di persone che hanno messo insieme molti dei princìpi del successo con l’Attenzione controllata, per sviluppare soluzioni ai problemi prima sconosciute. Hill riporta anche testimonianze da parte di molti illustri uomini di successo di quanto rilevante sia stata l’Attenzione controllata nelle loro vite. Un argomento comune è che una persona dovrebbe controllare l’attenzione, focalizzandola su uno scopo primario piuttosto che su molti.
Il capitolo si conclude con un’ulteriore intervista al signor Carnegie sugli effetti dell’uso dell’Attenzione controllata. L’Attenzione controllata conduce a una specializzazione nella propria vita, che produce maggiori gratificazioni di un approccio generalizzato a un’attività o a una professione. È essenziale per l’avanzamento e la promozione nell’impiego. E, quando utilizzata dalla cittadinanza, porta al successo della libera impresa e della democrazia, al contrario di una società socialista, in cui l’Attenzione controllata, se mai fosse usata, alla fine si estingue e perisce.
Il libro più conosciuto di Napoleon Hill, è Pensa e arricchisci te stesso.
I capitoli nel libro che hai di fronte ti aiutano a spiegare le ragioni di quel titolo. Come il Dott. Hill ha messo più volte in evidenza, l’azione è fondamentale per il successo. Ma devi pensare prima di agire o le tue azioni saranno sprecate.
Questi capitoli senza tempo sull’importanza del pensiero prima dell’azione si dimostreranno molto istruttivi e ti aiuteranno a realizzare il tuo Scopo primario definito. Prima però, devi imparare a controllare la tua mente e questo libro ti dirà come farlo.
La forza con cui pensiamo è dinamite mentale
, e può essere organizzata e utilizzata in modo costruttivo per realizzare fini definiti. Se non viene organizzata e usata tramite abitudini controllate, può diventare un esplosivo mentale
che farà letteralmente esplodere le speranze di successo di un uomo e lo condurrà verso un ineluttabile fallimento.
Andrew Carnegie
Capitolo 1 - Visione creativa
Un filosofo disse: L’immaginazione è il laboratorio dell’uomo, il luogo in cui si definisce la forma di tutti i suoi successi
. Un altro pensatore la descrisse come l’officina dell’anima, dove le speranze e i desideri dell’uomo vengono plasmati per la loro espressione materiale
.
Questo capitolo descrive il metodo con il quale alcuni illustri leader americani, tramite l’applicazione della Visione creativa, hanno reso lo stile di vita americano l’invidia del mondo.
Questo capitolo comincia nello studio privato di Andrew Carnegie nel 1908, con il sottoscritto, Napoleon Hill, in qualità di studente e giornalista.
HILL:
Signor Carnegie, lei ha detto che la Visione creativa è uno dei princìpi del successo individuale. Vuole analizzare questo principio e definire come sia possibile farne un uso pratico?
CARNEGIE:
Prima di tutto, chiariamo il significato del termine Visione creativa
, come lo stiamo usando qui, spiegando che questo non è soltanto un altro termine per immaginazione. È l’abilità di riconoscere le opportunità e agire per trarne profitto. Un importante elemento della Visione creativa è l’uso dell’immaginazione.
Ci sono due tipi di immaginazione. Uno è conosciuto come immaginazione sintetica, l’altro come immaginazione creativa.
L’immaginazione sintetica consiste nell’atto di mettere insieme idee riconosciute, concetti, progetti, fatti e princìpi e organizzarli in forme nuove. Il vecchio assioma Non c’è nulla di nuovo sotto il sole
è nato dal fatto che la maggior parte delle cose che sembrano nuove non sono altro che riformulazioni di ciò che è vecchio. Praticamente tutti i brevetti registrati nell’Ufficio Brevetti non sono che vecchie idee che sono state organizzate seguendo un ordine nuovo, o a cui è stato dato un nuovo utilizzo. I brevetti che non sono classificati come tali sono conosciuti come brevetti base
e sono il lavoro dell’Immaginazione creativa; ossia sono fondati su idee appena create che non sono state precedentemente utilizzate o riconosciute.
L’Immaginazione creativa ha la sua origine, per quanto la scienza sia stata in grado di determinare, nella mente subconscia, dove si trova, grazie a un qualche potere sconosciuto alla scienza, l’abilità di percepire e interpretare idee nuove. Qualcuno crede che la facoltà dell’Immaginazione creativa sia veramente l’officina dell’anima
. Di una cosa possiamo essere sicuri, ed è l’innegabile realtà dell’esistenza di una facoltà della mente attraverso la quale alcuni uomini percepiscono e interpretano idee nuove, prima del tutto sconosciute. Più avanti citerò degli esempi ben noti di tale abilità. Inoltre, proverò a descrivere come questa abilità si possa sviluppare e utilizzare per fini pratici.
HILL:
Quale dei due tipi di immaginazione viene usata più spesso nel campo dell’industria o nei contesti sociali ordinari?
CARNEGIE:
L’immaginazione sintetica viene utilizzata più comunemente. L’immaginazione creativa, come suggerisce il nome, è usata soltanto da coloro che hanno acquisito i mezzi per applicare questa straordinaria abilità.
HILL:
Vuole citare degli esempi di applicazione di entrambi i tipi di immaginazione, fornendo più dettagli possibili, in modo da poter capire l’applicazione pratica di questi princìpi?
CARNEGIE:
Allora, prendiamo il lavoro di Thomas A. Edison, per esempio. Prendendo in esame le sue scoperte, vediamo come lui abbia fatto uso di entrambi i tipi di immaginazione, sebbene abbia utilizzato più spesso il tipo sintetico.
La sua prima invenzione, che attirò l’attenzione di tutto il mondo, fu realizzata mettendo insieme, in una nuova combinazione, due vecchi e ben noti princìpi. Mi riferisco alla lampadina elettrica a incandescenza, di cui Edison raggiunse la perfezione soltanto dopo aver provato più di diecimila diverse combinazioni di vecchie idee senza risultati soddisfacenti.
HILL:
Signor Carnegie, intende dire che Edison ebbe la perseveranza di continuare a provare a dispetto di diecimila fallimenti?
CARNEGIE:
Sì, intendo proprio questo! E potrei anche richiamare la tua attenzione al fatto che uomini con un forte senso di immaginazione raramente si danno per vinti finché non hanno trovato la risposta ai loro dilemmi.
Edison perfezionò la lampadina elettrica a incandescenza combinando due princìpi conosciuti in un modo nuovo. Il primo di questi princìpi era il fatto consolidato che, applicando energia elettrica a entrambi i capi di un filo, si stabilisce una resistenza attraverso la quale il filo si scalda con un bagliore che produrrà luce. Quel principio era conosciuto ben prima degli esperimenti di Edison con la lampadina elettrica, ma il problema sorgeva dal fatto che non si era trovato il modo di controllare il calore. Forse il tutto si capirebbe meglio se dicessi che non si era trovato il tipo di metallo o un’altra sostanza che potesse sostenere la quantità di calore necessaria per creare una luce che durasse più di alcuni secondi. Il calore intenso dell’elettricità fondeva rapidamente il metallo.
Dopo aver provato ogni materiale conosciuto, senza trovare nulla che servisse al suo scopo, Edison s’imbatté in un altro principio, già conosciuto all’epoca, che si dimostrò essere la risposta al suo quesito. Dico s’imbatté
, ma forse quello non fu il modo preciso in cui venne a conoscenza del principio. Di questo parlerò ampiamente più tardi. In ogni caso, gli venne in mente il ben noto metodo attraverso il quale si produce il carbone, ed egli vi scorse la soluzione al problema che gli aveva causato più di diecimila fallimenti.
In breve, il carbone viene prodotto mettendo una pila di legna sul terreno, dandole fuoco e poi coprendo il tutto con della terra. La terra lascia passare aria sufficiente per tenere vivo il fuoco e permettere la combustione, ma non troppa da provocare una fiamma. Il processo di lenta combustione continua finché la legna brucia sempre di più, lasciando il ceppo intatto, in forma di una sostanza nota come carbone.
Ovviamente abbiamo imparato, studiando la fisica, che se non c’è ossigeno non ci può essere il fuoco; e che, controllando l’afflusso di ossigeno, si può controllare in modo proporzionale la quantità di calore del fuoco.
Edison conosceva questo principio molto prima di cominciare a fare esperimenti con la lampadina elettrica, ma fu soltanto dopo che ebbe fatto migliaia di prove che pensò fosse proprio quello che stava cercando.
Non appena realizzò questo, andò nel suo laboratorio, mise un filo avvolto a spirale in una bottiglia, pompò fuori tutta l’aria, sigillò la bottiglia con della cera, applicò l’energia elettrica ai capi del filo ed ecco come nacque la prima lampadina elettrica a incandescenza del mondo. La rudimentale lampadina rimase accesa per più di otto ore.
Naturalmente, è chiaro cosa fosse successo. Mettendo il filo in un contenitore vuoto, che non conteneva ossigeno, lo si poteva scaldare tanto da far in modo che producesse una luce, senza che si bruciasse del tutto come avveniva all’aria aperta. Lo stesso principio viene usato oggi nella fabbricazione di tutte le lampadine elettriche a incandescenza, sebbene il metodo sia stato ampiamente raffinato, fino a rendere la moderna lampadina elettrica molto più efficiente di quanto lo fosse quando Edison scoprì, per la prima volta, come controllare il calore.
Ora, torniamo alla questione di come Edison pensò di mettere insieme questi due vecchi princìpi in un modo nuovo. Ho detto che egli s’imbatté
nell’idea di usare il principio del carbone, come mezzo per controllare il calore dell’energia elettrica. Ma quello non è esattamente il modo in cui l’idea gli venne in mente.
A questo punto, comincia allora l’entrata in scena del principio dell’Immaginazione creativa. Pensando continuamente al suo problema, per un lungo periodo di tempo, e dopo migliaia di esperimenti, Edison, consciamente o inconsciamente, caricò la sua mente subconscia di un quadro chiaro del suo problema e, per qualche strano potere, che nessuno capisce, la sua mente subconscia gli trasmise la soluzione al suo problema nella forma di un’intuizione
, che lo indusse a pensare al principio del carbone.
Nel descrivere l’esperienza, molti anni dopo, Edison disse che, quando ebbe l’intuizione
la riconobbe immediatamente come il pezzo mancante che stava ricercando. Inoltre, si sentì fiducioso che avrebbe funzionato anche prima di verificarlo. Dichiarò successivamente che quando gli balenò in mente
l’idea di usare il principio del carbone, questa portò con sé la netta sensazione che fosse giusta, come non gli era successo per le altre migliaia di idee simili che aveva testato, attraverso l’immaginazione sintetica.
Da questa affermazione possiamo trarre la conclusione che la mente subconscia non solo ha il potere di creare la soluzione ai problemi, ma ha anche i mezzi per far riconoscere tale soluzione quando viene presentata alla mente conscia.
OVUNQUE scopri una fiorente attività, ti imbatterai in un individuo dalla Visione creativa.
HILL:
Da quello che ha detto signor Carnegie, posso concludere che fu la perseveranza a permettere a Edison di trovare la soluzione al suo problema.
CARNEGIE:
Sì, e anche alcuni altri fattori. Prima di tutto, egli cominciò la sua ricerca con la chiarezza d’intenti, applicando forse il più importante dei princìpi del successo personale. Egli conosceva la natura del problema, ma era anche determinato a trovarne la soluzione. Perciò egli sostenne la chiarezza d’intenti con un desiderio ossessivo di conseguire il suo obiettivo.
Il desiderio ossessivo è lo stato d’animo che serve a liberare la mente dalla paura, dal dubbio e dai limiti autoimposti, aprendo la via a uno stato d’animo conosciuto come Fede. Rifiutandosi di accettare la sconfitta, dopo più di diecimila fallimenti, Edison preparò la sua mente all’applicazione della Fede.
HILL:
Furono tutte le invenzioni di Edison create tramite l’applicazione congiunta di immaginazione creativa e immaginazione sintetica, come nel caso della lampadina elettrica a incandescenza?
CARNEGIE:
Oh, no! Assolutamente no. La maggior parte delle sue invenzioni è il risultato dell’immaginazione sintetica, con il metodo di sperimentazione basato su tentativi ed errori. Tuttavia, egli portò a compimento un’invenzione soltanto con l’ausilio dell’immaginazione creativa, e per quanto ne so, questa fu l’unica invenzione che perfezionò tramite questo unico principio. Mi riferisco al fonografo. Quella fu un’idea nuova. Nessuno prima di Edison, per quanto ne so, aveva mai fabbricato un apparecchio che registrasse e riproducesse le vibrazioni del suono.
HILL:
Quale tecnica usò Edison nell’applicazione dell’immaginazione creativa, per perfezionare il fonografo?
CARNEGIE:
La tecnica fu molto semplice. Egli suggestionò la sua mente subconscia con l’idea di una macchina parlante e così trasmise alla sua mente conscia un progetto perfetto di tale apparecchio.
HILL:
Intende dire che Edison si affidò interamente all’immaginazione creativa?
CARNEGIE:
Sì, interamente! E una delle particolarità di questa sua invenzione è il fatto che il progetto, che la sua mente subconscia gli consegnò, funzionò quasi dal primo tentativo di applicazione. L’idea di come questa macchina si potesse produrre gli balenò
nella mente. Allora si sedette e all’istante abbozzò uno schizzo dell’apparecchio, lo consegnò al suo modellista e gli chiese di fabbricarlo, e in alcune ore fu prodotto, testato e funzionava! Naturalmente l’apparecchio era rudimentale, ma era sufficiente per dimostrare che l’immaginazione creativa di Edison non l’aveva deluso.
HILL:
Lei ha detto che Edison suggestionò la sua mente subconscia
con l’idea di un fonografo. Ora, come procedette e quanto tempo ci volle prima che la sua mente subconscia gli consegnasse il principio operativo della macchina?
CARNEGIE:
Non sono sicuro che Edison abbia dichiarato esattamente da quanto tempo pensava a questo apparecchio, prima che la sua mente subconscia cogliesse i suoi pensieri e li traducesse in un progetto definito, ma ho l’impressione che si trattasse di alcune settimane al massimo. Forse non più di alcuni giorni. Il metodo di suggestionare la sua mente subconscia con il desiderio consistette nella semplice procedura di convertire quel desiderio in una fissazione. Ossia, il pensiero di una macchina che registrasse e riproducesse il suono divenne il pensiero dominante nella sua mente. Egli focalizzò la mente su di esso, concentrò il suo interesse e lo rese il pensiero che di giorno in giorno maggiormente occupava la sua mente, finché questa forma di autosuggestione penetrò nel suo subconscio e registrò un’immagine chiara del suo desiderio.
HILL:
È quello il modo in cui uno connette la mente conscia con quella subconscia, signor Carnegie?
CARNEGIE:
Sì, quello è il metodo conosciuto più semplice. Quindi, adesso capisce perché ho sottolineato l’importanza di intensificare i propri desideri fino a farli diventare ossessivi. Un profondo, ardente desiderio viene raccolto dall’inconscio e fatto agire in modo molto più definito e veloce di un desiderio comune. Un semplice desiderio non ha nessun impatto sul subconscio! Molte persone non hanno chiara la differenza tra volere qualcosa e un desiderio ardente, che è stato sollecitato fino ad assumere proporzioni ossessive, tramite la ripetizione del pensiero legato al desiderio.
HILL:
Se ho capito bene, signor Carnegie, l’elemento della ripetizione è importante. Perché?
CARNEGIE:
Perché la ripetizione del pensiero crea nella mente abitudini di pensiero
, ciò fa sì che la mente si metta a lavorare su quell’idea senza uno sforzo cosciente. Apparentemente, il subconscio si occupa prima di quei pensieri che sono diventati abitudini e specialmente se i pensieri hanno avuto un forte impatto emotivo da parte di un desiderio profondo che ardeva affinché