Prove d'Amore
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L’astro nascente dell’hockey, Jamie Babcock è pronto ad affrontare la prova più importante—e stavolta non sul ghiaccio. Uscire con la figlia del suo compagno di squadra potrebbe essere più rischioso di un testa a testa con uno dei suoi avversari. Ma il tempo sta finendo—è ora o mai più.
La diplomanda Katie Weber conosce fin troppo bene le disavventure adolescenziali, ma la diagnosi di leucemia le complica ancor di più la vita. Con il ballo della scuola in arrivo e il dover affrontare la perdita dei capelli, Katie potrebbe restare a casa nella serata più importante della sua, potenzialmente breve, vita. A meno che Jamie Babcock, il suo amore da una vita, riesca a fare la mossa per cui lei sta pregando. Ma non è l’unico miracolo di cui ha bisogno.
Ora Jamie deve dimostrare a Katie quanto lei sia importante e quanto duramente dovrà lottare.
Prima che sia troppo tardi…
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Anteprima del libro
Prove d'Amore - Catherine Gayle
Prove d'Amore
Autore Catherine Gayle
Copyright © 2018 Catherine Gayle
Tutti i diritti riservati
Distribuito da Babelcube, Inc.
www.babelcube.com
Traduzione di Cristina Borgomeo
Babelcube Books
e Babelcube
sono marchi registrati Babelcube Inc.
Prove d’Amore
di
Catherine Gayle
DEDICA
Per mio zio John. Ti voglio bene e mi manchi, e non so cosa avrei fatto senza di te che mi dici che ho i capelli verdi.
TRAMA
L’astro nascente dell’hockey, Jamie Babcock è pronto ad affrontare la prova più importante—e stavolta non sul ghiaccio. Uscire con la figlia del suo compagno di squadra potrebbe essere più rischioso di un testa a testa con uno dei suoi avversari. Ma il tempo sta finendo—è ora o mai più.
La diplomanda Katie Weber conosce fin troppo bene le disavventure adolescenziali, ma la diagnosi di leucemia le complica ancor di più la vita. Con il ballo della scuola in arrivo e il dover affrontare la perdita dei capelli, Katie potrebbe restare a casa nella serata più importante della sua, potenzialmente breve, vita. A meno che Jamie Babcock, il suo amore da una vita, riesca a fare la mossa per cui lei sta pregando. Ma non è l’unico miracolo di cui ha bisogno.
Ora Jamie deve dimostrare a Katie quanto lei sia importante e quanto duramente dovrà lottare.
Prima che sia troppo tardi…
CAPITOLO 1
KATIE
LA SQUADRA INIZIAVA a lasciare il ghiaccio dopo l’allenamento mattutino, quindi questa era la mia occasione migliore, almeno per risolvere la questione senza che la mamma continuasse a piangere. Almeno per un po’, ne avevo abbastanza di pianti—suoi, miei e anche di tutti gli altri. Papà non piangeva per questo—non davanti ai suoi compagni di squadra, almeno—quindi, se stavo con lui, avrei dovuto essere salva dalle lacrime per un po’, sfuggendo all’ansia di mamma.
Papà era un giocatore professionista di hockey con i Portland Storm. Gli allenamenti mattutini non erano aperti al pubblico, ma io e la mamma non facevamo parte del pubblico da queste parti. Eravamo la sua famiglia.
Da quando avevo iniziato la chemioterapia per la leucemia qualche settimana fa, il direttore generale degli Storm e lo staff dei allenatori mi aveva autorizzato a venire a vedere tutti gli allenamenti.
La mamma veniva sempre con me. A volte, sembrava credere di potermi far stare meglio solo stando insieme a me, il che era ridicolo. Se persino quelle terribili medicine non riuscivano a farmi stare meglio, come poteva riuscirci lei? Non è che sarei stramazzata al suolo morta mentre lei non mi guardava, ma, ultimamente, non voleva perdermi di vista, come se avesse bisogno di qualcosa che le ricordasse fisicamente che ero ancora viva. Le uniche cose che ricordavano a me di essere viva erano i dolori e le fitte che sentivo.
Pensavo che la radioterapia fosse dolorosa, finché non avevo iniziato la chemio. Poi, avevo scoperto che la radioterapia era solo un riscaldamento. Le cure contro il cancro non erano per i deboli di cuore.
Pensavo che i pezzi grossi degli Storm mi permettessero di stare qui perché ultimamente non avevo molto da fare. Forse un po’, anche perché erano dispiaciuti per me, ma questa era l’unica occasione in cui mi stava bene approfittarne un po’.
In più, pensavo che aiutasse papà a non preoccuparsi troppo e a giocare come doveva. Certi giorni, pensavo che il mio cancro facesse più male ai miei genitori che a me. Non fisicamente, ma emotivamente. Non volevo morire, ma mi ero rassegnata al fatto che poteva accadere. Loro no. Non ancora, almeno. E quindi si agitavano. E si preoccupavano. E piangevano.
Speravo che riuscissero ad accettare che poteva semplicemente accadere. Sarebbe stato molto più semplice per tutti noi.
Con le terapie che mi facevano stare così male, la scuola mi aveva dato un portatile e l’accesso ai corsi online, con un tutor che veniva a casa mia una volta la settimana per due ore. Oltre alle lezioni online e le sessioni con il tutor, non facevo altro che dormire, vomitare, provare ad immaginarmi di nuovo sana e seguire gli Storm. Tutto il resto era stato messo in pausa—a tempo indefinito.
L’ultima parte, il seguire gli Storm, era l’unica cosa della mia vita che mi teneva sana di mente, almeno ora che ero nelle prime fasi della chemio. Stavo impazzendo senza la scuola e il Glee Club e tutte le altre cose che le ragazze della mia età facevano; andare ai loro allenamenti e alle partite mi dava qualcosa su cui concentrarmi, oltre a quanto, a volte, speravo solo che tutto finisse, qualsiasi cosa significasse. Mi davano qualcosa in cui credere, e, di recente, non ne avevo molte.
Seguii papà con lo sguardo mentre usciva dal campo, mi salutava e si dirigeva negli spogliatoi con il resto dei ragazzi. Era adesso o mai più. Non volevo mentire alla mamma, ma se fossi riuscita a superare tutto questo, non avevo altra scelta vista la sua superansia.
Il cancro fa schifo e uccide un sacco di gente, e non c’era da chiedersi se potevo morire, anche se probabilmente non sarebbe successo oggi. Ero piuttosto sicura che mi sarei sentita molto peggio prima della fine. Non che volessi stare peggio. Volevo solo che finisse.
Mi voltai verso la mamma e cercai di apparire dolorante, il che non mi riusciva troppo difficile. Penso di stare per vomitare.
Oh, Katie, oggi? Di solito, non vomiti così tanti giorni dopo la terapia…
Portai una mano alla bocca come se stessi cercando di trattenere il