Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La Sindrome Siciliana
La Sindrome Siciliana
La Sindrome Siciliana
E-book435 pagine5 ore

La Sindrome Siciliana

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

La Difesa Siciliana è un masso posto lungo il percorso di crescita e

perfezionamento di ogni scacchista. Praticamente ineludibile, l'impianto

difensivo più utilizzato a tutti i livelli, sia che si prepari ad

affrontarla, sia che si appresti ad adottarla, il giocatore, non può non

restare sgomento davanti alla ricchezza ed alla varietà degli

svolgimenti, ed alla mole di lavoro teorico necessario per padroneggiare

questa difesa. Al di fuori di precise valutazioni stilistiche, nonché

di tecnica, è impossibile per l'istruttore, dare una risposta corretta

alle richieste d'aiuto dei suoi allievi, in quanto, prima di prendere

una decisione in merito, indipendentemente dal colore, il giocatore deve

sforzarsi di comprendere questo impianto nella sua totalità. In circa

70 Siciliane Aperte, selezionate per valore didattico e storico, il

giocatore troverà materiale per arricchire la propria conoscenza

dell'impianto, l'istruttore, una raccolta di schemi di gioco

fondamentali, da approfondire con i propri allievi, ed infine, il

semplice amatore, elementi utili per approfondire l'evoluzione del

pensiero scacchistico e trarre maggior diletto nell'assistere alla

partite dei Maestri.
LinguaItaliano
Data di uscita15 mar 2021
ISBN9791220323727
La Sindrome Siciliana

Correlato a La Sindrome Siciliana

Ebook correlati

Articoli correlati

Recensioni su La Sindrome Siciliana

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La Sindrome Siciliana - Giovambattista Rizzo

    Indice dei Contenuti

    Premessa

    Introduzione alla Difesa Siciliana

    Principi strategici

    1 Il Nero spinge precocemente in e5

    Rizzo, Giovambattista Ljubisavljievic, Zivojin

    Matanovic, AleksandarPerez Perez, Francisco Jose

    Barczay, Laszlo Spassov, Liuben

    Luther, Thomas Grosar, Aljosa

    Karpov, Anatoly Spassky, Boris Vasilievich

    Smyslov, Vassily Rudakovsky, Iosif

    Unzicker, Wolfgang Fischer, Robert

    Geller, Efim Fischer, Robert

    Karpov, Anatoly Nunn, John

    Najer, Evgeniy Potkin, Vladimir

    Razuvaev, Yuri Sigurjonsson, Gudmundur

    Szabo, Julius Padevsky, Nikola

    Nunn, John Nataf, Igor Alexandre

    Medvegy, Zoltan Vescovi, Giovanni

    Averbakh, Yuri Kortschnoj, Viktor Lvovich

    Almasi, Istvan Honos, Attila

    Hector, Jonny Carlsen, Magnus

    2 Il complesso del Dragone

    Mieses, Jacques Tarrasch, Siegbert

    Fischer, Robert James Reshevsky, Samuel Herman

    Nezhmetdinov, Rashid Chernikov, Oleg

    Milenkovic, Mladen Ujhazi, Ivan

    Botvinnik, Mikhail Moisevich Toran Albero, Roman

    Svidler, Peter Tiviakov, Sergei

    Beliavsky, Alexander Hjartarson, Johann

    Chaies, Oscar Janowsky, Dawid

    Buraas Duchamp, Marcel

    Kamsky, Gata Radjabov, Teimour

    Apicella, Manuel Mamedov, Rauf

    Luther, Thomas Polzin, Rainer

    Nisipeanu, Liviu Azarov, Sergei

    Balinov, Ilia Velickovic, Zoran

    Karpov, Anatoly Gik, Evgeny

    Morris, Philip Ward, Christopher

    Karpov, Anatoly Kortschnoj, Viktor Lvovich

    Berggreen, Anders Porreca, Giorgio

    Karpov, Anatoly Sosonko, Gennadi

    3 Il complesso Paulsen/Kan/Tajmanov

    Petr, Martin Grigoriev, E.

    Bronstein, David Boleslavsky, Isaak

    Fischer, Robert James Petrosian, Tigran

    Pipitone, Antonio Pizzuto, Samuele Tullio

    Matulovic, Milan Mariotti, Sergio

    Mayr, Franz Gerhards, Guntis

    Wei, Yi Haast, Anne

    4 Il Piccolo Centro: Pd6-Pe6

    Ljubojević, Ljubomir Tal, Mihail

    Fischer, Robert James Spassky, Boris Vasilievich

    Golubev, Mikhail Mantovani, Renzo

    Ostapenko Jarcev

    Ghinda, Mihail Viorel Szabo, Laszlo

    Rizzo, Giovambattista Vulpis, Domenico

    Alekseenko, Kirill Vachier Lagrave, Maxime

    Keres, Paul Najdorf, Miguel

    Hartston, William Portisch, Lajos

    Navara, David Helbich, Jan

    Van der Wiel, John Kasparov, Garry

    Luther, Thomas Ftacnik, Lubomir

    Van der Wiel, John Miralles, Gilles

    Anand, Viswanathan Tissir, Mohamed

    Keres, Paul Botvinnik, Mikhail Moisevich

    Gavrikov, Viktor Tukmakov, Vladimir

    Gallagher, Joseph Cabrilo, Goran

    Lanka, Zigurds Kurz, Eugen

    Keres, Paul Johansson, Martin

    Kavalek, Lubomir Garcia Gonzales, Guillermo

    Bronstein, David Ionovich Suetin, Alexey

    Tal, Mihail Langeweg, Kick

    Tiviakov, Sergei Ahmed, Sk Nasir

    Rizzo, Giovambattista Martorelli, Antonio

    Anand, Viswanathan Kasparov, Garry

    Hansen, Carsten Sorensen, Torben

    Karpov, Anatoly Small, Vernon

    Nunn, John Sunye Neto, Jaime

    Imanaliev, Taalaibek Arancibia Guzman, Eduardo

    La Sindrome Siciliana

    Giovambattista Rizzo

    A mia sorella Daniela,

    appassionata giocatrice, indomita,

    nobile nella vittoria ed elegante nella sconfitta,

    si è arresa alfine con un sorriso

    all’Ultimo Avversario.

    "Si possono negare quasi tutte le astrazioni:

    la giustizia, la bellezza,

    la verità, la bontà, lo spirito, Dio.

    Si può negare la serietà.

    Ma non il gioco."

    Johan Huizinga

    Premessa

    I giovani giocatori, ed in verità anche quelli non più troppo giovani, quando si avvicinano all'attività agonistica, si trovano difronte all'arduo compito di preparare un idoneo repertorio di aperture, da utilizzare in torneo. Con il Bianco, spesso mal consigliati dai giocatori più esperti o, addirittura, dai loro stessi istruttori, quasi inevitabilmente finiscono con il fare ricorso ad un sistema d'apertura prêt-à-porter, come il Colle (e la sua famiglia) o l'Est-indiana in contromossa (pomposamente definita Attacco Indiano), o, ancor peggio ad impianti d'apertura classificati come minori (Larsen, Bird, ecc.). Non è meno scabrosa la situazione con il Nero, dove l'approccio con l'apertura è obiettivamente più delicato, ed i giocatori sono invogliati a fare ricorso a soluzioni universali (tipo 1... d6) o a sistemi dal carattere tattico/strategico delicato (come la Moderna, l'Alechin, ecc.) o, peggio, dal carattere strategico troppo rigido (come certi sviluppi dell'Est-Indiana), tutto, pur di sfuggire alle varianti troppo teorizzate, o difficili, della Francese, della Siciliana o della Partita di Re o di Donna. Tale atteggiamento, è largamente incoraggiato da una diffusa pubblicistica scacchistica, animata da autori di indubbia autorevolezza, ed in perfetta buona fede, che si sforzano di offrire agli scacchisti, degli strumenti validi per orientarsi nel Mare Magnum della Teoria delle Aperture, regalando loro un perfetto e completo repertorio sulla base però della propria esperienza e del proprio gusto. Sebbene assolutamente legittima, tale metodologia presenta, a nostro modesto avviso, una potenzialmente grave lacuna, giacché scavalca il necessario (sempre a nostro avviso) processo di formazione, ed acquisizione delle conoscenze, peculiare di ciascun giocatore, di fatto, rallentandone la maturazione.

    Succede così che, quei giocatori che hanno affidato a tali sacri testi la loro preparazione, siano destinati, quasi inevitabilmente, a restare delusi dai risultati ottenuti, almeno in apertura.

    La responsabilità di ciò, però, non è attribuibile né ai repertori preconfezionati, né tantomeno agli impianti d'apertura proposti. Del resto questi impiantini maliziosi, nella mani di un giocatore di classe, possono diventare delle armi micidiali. Ricordiamo, in tal senso, giocatori di grande caratura come Bent Larsen o Sergio Mariotti, che fecero dell'adozione di sistemi e di varianti desuete, un tratto caratteristico del loro gioco. Ma al di là dell'effetto sorpresa, o della difficoltà di trovare una confutazione sulla scacchiera, da parte degli avversari, la formula del successo di questo modo d'impostare l'apertura, è legata, in prima istanza, alla conoscenza profonda e completa dei principi strategici dell'apertura e degli schemi che ne derivano, ed in secondo luogo, all'abilità del giocatore di condizionare il gioco, onde condurlo lungo sentieri e schemi che siano per se stesso familiari e per l'avversario sconosciuti o, ancor meglio, scomodi. Il che, sia chiaro, esula dal giudizio obiettivo sulla posizione, ma è legato più a fattori tecnici e psicologici. Quest'ultimo approccio all'apertura ed al conseguente mediogioco, fu, in un certo qual modo, canonizzato dal grande Emanuel Lasker, ed è diventato un procedimento tipico dei giovani Grandi Maestri contemporanei. Il vecchio concetto di giocare l'apertura con l'obiettivo di portarsi in un mediogioco vantaggioso, non ha certo perso il suo valore assoluto, tuttavia il miglioramento del livello tecnico e della teoria delle aperture, favorito anche dall'uso dell'informatica nella fase di preparazione, ha reso tale obiettivo difficilmente conseguibile.

    Sulla base di quanto sopra si potrebbe essere indotti a pensare, erroneamente, che la scelta dell'apertura non rivesta particolare importanza, dopo tutto. Tuttavia, se per un verso è vero che tutti gli impianti d'apertura, a patto che rispettino i principi strategici fondamentali, siano tutto sommato tra loro equivalenti (ovvero che non esiste un'apertura od una difesa migliore delle altre), d'altra parte, l'adozione di un'apertura condiziona abbastanza inevitabilmente il profilo strategico e tattico della partita. Ciascun impianto d'apertura, tende per sua natura a generare una varietà più o meno assortita di schemi strategici, come rivoli da una sorgente. Ciascun rivolo poi, genera altri rigagnoli, alcuni dei quali ricevono poi numerosi affluenti e si gonfiano come fiumi o si concentrano come dei laghi, per poi defluire in nuovi corsi, altri, invece, si esauriscono perché non vengono più alimentati. Ciascun giocatore deve esplorare l'intero bacino delle aperture, in cerca dei fiumi in cui navigare a proprio agio, in cui deve sentirsi a casa, conoscendone ogni insenatura, rapida ed anfratto. Si tratta di un viaggio lungo e disseminato di difficoltà, che sarà coronato talvolta di effimeri successi, o, più spesso, di cocenti fallimenti, che, tuttavia, deve necessariamente essere intrapreso da qualsiasi giocatore che intenda fare quel piccolo ma necessario salto di qualità, verso una migliore comprensione del gioco, e magari verso sempre maggiori titoli sportivi.

    Aiutano, nel percorrere questo viaggio, il gioco rapido, le partite di allenamento, lo studio dei libri di apertura ma, la principale risorsa è costituita dalla visione, dallo studio e dall'analisi delle partite dei Maestri. Una delle fortune dello sport degli scacchi, è di potere vedere e riprodurre sulla scacchiera oltre quattrocento anni di pratica del gioco. Una caratteristica, questa, che ci permette di ripercorrere, attraverso le partite dei Maestri del passato, il processo di sviluppo del pensiero scacchistico, di vedere come nuove idee si siano affacciate alla pratica, di come esse si siano evolute ed affermate, o demolite e dimenticate, ed affinare così, la nostra conoscenza e consapevolezza del gioco.

    Ma ritorniamo al problema da cui eravamo partiti, ovvero, come costruire un repertorio di aperture efficace. Come recita un vecchio adagio, bisogna conoscere qualcosa di tutto e tutto di qualcosa, secondo un principio che può essere applicato anche ben oltre i confini della scacchiera.

    Nel vasto bacino delle aperture, si distinguono certo alcuni impianti, che si presentano imponenti e ricchi di deviazioni secondarie, praticamente dei sottobacini a sé stanti. Appartengono a questa famiglia, per esempio, la Partita Italiana e la Spagnola, la Nimzoindiana, il Gambetto di Donna rifiutato, ma, soprattutto la Siciliana. Si tratta di impianti largamente adottati, della cui validità non si può dubitare, e proprio per tali motivi, sia che si voglia adottarli, sia che si voglia eluderli, sia che bisogni affrontarli, bisogna conoscerli. Ed è ovvio che dinanzi a tale prospettiva, il giocatore, sia che si sia affidato ad un istruttore, sia autodidatta, venga colto da naturale sgomento.

    Il caso della Siciliana, poi, è peculiare. Infatti, non esiste praticamente nessun Grande Maestro, del passato o del presente, che non abbia almeno una variante della Siciliana nel proprio repertorio. Non è pensabile quindi che nel corso della propria carriera scacchistica, un giocatori non si trovi davanti all'esigenza di affrontare questa difesa o di adottarla. Più sorprendente, ma in fin dei conti comprensibile, è che davanti a tale incombenza, i giocatori manifestino un vero e proprio sentimento di paura. Un terrore, più ancora che un disagio, che ci siamo divertiti a definire sarcasticamente La Sindrome Siciliana.

    Nella nostra lunga, anche se non troppo regolare, carriera d'istruttore, ci siamo spessissimo ritrovati nella situazione di dare udienza a giocatori di ogni età e di ogni livello, che mendicavano consigli, suggerimenti ed aiuto per poter affrontare il più grande dei dilemmi, nella duplice versione (a secondo del colore) «Come devo affrontare la Siciliana?», «quale variante devo adottare?»

    Dalla necessità di curare questa Sindrome Siciliana è nato questo libello. Infatti, comprenderà bene il lettore, in quale scomoda posizione si trovi l'allenatore difronte a questa legittima richiesta di sostegno. Un primo e naturale impulso è quello di suggerire all'atleta il proprio repertorio in merito, ma ciò ci farebbe ricadere nell'errore di scavalcare o, peggio, ignorare, le naturali propensioni del giocatore. Frenato, pertanto, questo primevo istinto, abbiamo studiato una serie di lezioni che offrissero, al giocatore, una panoramica dei principali schemi della Siciliana, sotto il profilo della fisionomia strategica e tattica, onde fornire, o sperare di fornire, a ciascuno, gli strumenti per trovare egli stesso la risposta che lo soddisfi. Ciascuna lezione era accompagnata da delle dispense che riassumevano grosso modo i concetti affrontati. Con il tempo, sia numerosi giocatori, sia alcuni colleghi, ci hanno chiesto di raccogliere ed organizzare meglio tali dispense, a beneficio degli stessi giocatori ed istruttori. E da ciò è nato quanto avete ora per le mani.

    Prima di lasciare il lettore, se vorrà, alle successive pagine di questo lavoro, però, dobbiamo fare qualche altra precisazione. In deroga a quanto detto precedentemente, sulla legittimità dei diversi impianti in apertura, ci siamo arrogati il diritto di dichiarare senza mezzi termini, che l'unico modo serio di combattere la Siciliana, con i bianchi, è impostare la Variante Aperta, e prepararsi pazientemente ad affrontare, quale che sia, la risposta dell'avversario. Abbiamo pertanto glissato sui vari gambetti, sui cosiddetti sistemi anti-siciliani, sulla Variante Chiusa e sulla Variante Alapin-Sveshnikov, che pure hanno una loro dignità. Se ne rammaricheranno, forse, i giocatori in cerca di risposte per il Nero, ma in questo senso vorremmo rassicurarli che la parte più consistente della loro fatica sarà comunque affrontare la Variante Aperta.

    Infine, ci preme sottolineare che, considerata la vastità e la complessità dell'argomento, queste pagine non hanno nessuna pretesa né di sostituire quanto trattato da blasonati autori in merito, né tantomeno di potere essere considerate complete ed esaustive della materia. Quanto segue, è una raccolta di partite commentate, suddivise non secondo le Varianti, ma secondo i Temi Strategici che possono scaturire dal modo in cui il Nero deciderà d'impostare la partita. Lo studioso è invitato a leggerle nell'ordine in cui sono presentate, confidando che alla fine, egli si sia fatto una buona idea dei possibili sviluppi dell'impianto nel suo complesso. L'istruttore che se ne serva, invece, potrà estrapolare le singole partite, onde utilizzarle come spunto per presentare od approfondire le diverse tematiche strategiche che intende proporre ai suoi discepoli. Se di tutto ciò, il lettore potrà trarne giovamento o semplicemente diletto, il nostro lavoro non sarà stato vano.

    Un doveroso ringraziamento è dovuto a Piotr Marzack per la paziente assistenza e la realizzazione grafica della di copertina, al Consiglio Direttivo ed ai Soci tutti del Laboratorio Scacchistico Barese, per aver voluto e sostenuto questo progetto.

    Un ringraziamento particolare va al Maestro Antonio Campanile, per l'amichevole aiuto nel correggere le bozze, e per i preziosi consigli.

    Introduzione alla Difesa Siciliana

    La Difesa Siciliana è una delle più antiche aperture degli scacchi. Essa è citata già nel manoscritto di Göttingen, e nei testi di Lucena, Polerio e Greco. Il suo maggior sostenitore fu, però, don Pietro Carrera, scrittore, umanista e polemista, nato a Militello nel 1574, che nella sua opera Il gioco de gli scacchi, documenta come questa apertura fosse usuale fra i giocatori siciliani del tempo, e ne pubblicò alcune analisi, arrivando persino a sostenere una polemica con il contemporaneo scacchista e giurista napoletano, Alessandro Salvio. L'inglese Jacob Sarrat, nel suo lavoro The Works of Damiano, Ruy Lopez and Salvio (Londra, 1813), gli attribuì il patrocinio della Difesa Siciliana, denominandola così in suo onore.

    Nonostante avesse quindi destato un qualche iniziale interesse, la Siciliana rimase dimenticata, fra le pagine dei manuali scacchistici, per oltre duecento anni, fino a quando, durante la lunga sfida fra McDonnell e De Labourdonnais del 1834, il campione francese fece ricorso ad essa con una certa sistematicità. Nei decenni seguenti conobbe sporadiche adozioni, nelle partite dei più notabili giocatori del tempo, sino a che il giocatore e, soprattutto teorico del gioco, Luis Paulsen, intorno al 1870, non ne riconobbe i meriti come possibile alternativa all'imperante moda della Partita di Re. Egli esplorò le diverse diramazioni della nostra difesa, compresi impianti che ora sono noti come Variante del Dragone e Variante Boleslavsky, e codificò anche una variante, di cui tutt'ora è riconosciuta la validità, e che porta il suo nome.

    Nei decenni successivi la nostra difesa conobbe un crescente interesse, con l'adozione sempre più frequente da parte della èlite scacchistica mondiale e l'introduzione di nuovi impianti per il Nero, come il suddetto Dragone (caratterizzato dall'apertura del fianchetto di Re) e la Scheveningen (caratterizzata dal centro arretrato e6/d6), introdotta nell'omonimo torneo del 1923. Il secondo dopoguerra portò nel Mondo degli Scacchi una ventata di novità, per merito precipuo della cosiddetta Scuola Sovietica. I giocatori ed i teorici d'oltrecortina, infatti, seppero rivisitare i principi strategici delle scuole Classica ed Ipermoderna, infondendo loro nuova linfa, proponendo, ed imponendo, una visione non più statica della posizione, privilegiando il dinamismo dei pezzi, in un'ottica più vicina, probabilmente, a quella della Scuola Italiana, piuttosto che al dogmatismo di Tarrasch e di Nimzowitsch. Terreno privilegiato, per quello che divenne un vero e proprio scontro generazionale, furono senza dubbio i Sistemi Indiani, ma ancor di più la Siciliana. In particolare, uno spartiacque fu segnato dalla introduzione della Variante Boleslavsky (che prevedeva una precoce spinta e7-e5 nella variante aperta) e della Variante Najdorf che ne fu la naturale evoluzione, a cui seguì, negli anni '80, la Variante Sveshnikov.

    Grazie ai teorici ed ai numerosi e fortissimi giocatori sovietici, la Siciliana conobbe un incremento esponenziale della sua adozione. Nei decenni che seguirono, e sino a tutt'oggi, la Siciliana divenne una delle aperture più comuni, anche per la grande varietà di scenari strategici e tattici a cui può dar luogo, fra i quali i giocatori possono sicuramente trovare quello più adatto al proprio stile di gioco.

    Principi strategici

    La Siciliana introduce una diversa prospettiva, nella lotta al centro, rispetto alla Partita di Re (1.e4 e5), ed ovviamente anche alla Partita di Donna (1.d4 d5), giacché rinuncia allo scontro frontale, preferendogli un approccio laterale. Il Nero si oppone alla creazione di un centro di pedoni dell'avversario, ponendo sotto controllo la casa d4, così che, in caso di spinta non sostenuta in tale casa, il baratto di in pedone laterale con uno centrale (c5xd4) lo lasci con una superiorità pedonale al centro. Lo aiuta in ciò un tipico dettaglio tattico: se infatti il Bianco volesse ottenere il citato centro di pedoni sostenendo la spinta d2-d4 con c2-c3, andrebbe così ad occupare la casa naturale di sviluppo del Cavallo di Donna (la casa c3, appunto), da dove quegli avrebbe potuto sostenere il Pe4 e tenere d'occhio a casa d5. Il Nero, pertanto, con ...Pd7-d5, oppure con ...Ng8-f6, può attaccare efficacemente il Pe4, costringendolo a lasciare la sua posizione (sia in caso di Pe4xd5, sia in caso di Pe4-e5) e riduce così l'influenza centrale del Bianco. Per esempio 2.c3 d5 3.exd5 Qxd5 e non disponendo del salto Nb1-c3, il Bianco non può approfittare subito della posizione esposta della Donna avversaria, cosicché dopo 4.d4 il Nero, al momento opportuno cambierà in d4, ottenendo una posizione tipica del cosiddetto Pedone Isolano. Oppure 2.c3 Nf6 3.e5 Nd5 4.d4 cxd4 5.cxd4 d6 e, rispetto alla Difesa Alechin, di cui questa posizione condivide l'impostazione strategica, il Bianco non dispone della spinta in c4, generalmente utile per rimuovere il beffardo equino avversario, dalla sua posizione centrale.

    Il Bianco ha diversi sistemi a sua disposizione per affrontare il problema che l'avversario gli ha posto. Egli può comunque optare per 2.c3 confidando nella maggiore mobilità tipica delle posizioni con l'Isolano dopo 2... d5 o nel vantaggio di spazio che deriva da 2... Nf6 3.e5. Oppure rinviare ad un momento più opportuno la spinta in d4, preferendo anticipare lo sviluppo e l'espansione dell'ala di Re. In questo caso egli può sviluppare l'Alfiere in fianchetto come nella Variante Chiusa (2 Nb1-c3, 3 g2-g3, 4 Bf1-g2, 5 d2-d3 e successivamente Pf2-f4) o lungo la sua diagonale naturale come nella cosiddetta Variante Gran Prix (2 Nb1-c3, 3 f2-f4, 4 Ng1-f3, 5 Bf1-c4[b5]). È interessante che Gioacchino Greco abbia considerato per il Bianco 2.b4 cxb4 3.d4 un gambetto riportato alla luce negli anni '70-80 del secolo scorso dal Grande Maestro Sergio Mariotti, e 2.f4 che riporta alla variante Gran Prix.

    La continuazione principale, e probabilmente anche la migliore, è 2 Nf3 seguita da 3 d4 e dopo 3... cxd4 4 Nxd4 che introduce alla cosiddetta Siciliana Aperta. L'idea del Bianco potrebbe sembrare poco logica, giacché va incontro ai desiderata del Nero. Tuttavia in cambio di una leggera concessione posizionale, il Bianco ottiene un indiscutibile vantaggio di spazio, linee aperte per completare un rapido sviluppo, ed il controllo della semicolonna d, tutti fattori che contribuiranno ad ottenere un rigido controllo del centro ed a mantenere l'iniziativa, con possibilità di operare su entrambe le ali, sia con i pedoni che con i pezzi, o al centro, realizzando al momento opportuno la spinta e4-e5. Egli si svilupperà, relativamente indisturbato, su tre/quattro traverse, può arroccare da entrambi i lati, ed avendone l'occasione, può giocare la spinta c2-c4, per irrigidire il controllo sul centro e limitare le operazioni avversarie sulla colonna c e sull'ala di Donna.

    Il Nero, a sua volta, ha ottenuto l'apertura della semicolonna c, il che fa presagire rapide operazioni sul fianco destro del suo schieramento, oltre la citata maggioranza centrale di pedoni. Se adesso il Nero riuscisse a spingere in d5, ed eliminare il Pe4 (cioè senza permettere una efficace controspinta e4-e5), otterrebbe una indiscutibile superiorità centrale, e probabilmente riuscirebbe a mettere in discussione l'iniziativa dell'avversario. La spinta in d5, però, deve essere adeguatamente preparata, giacché come abbiamo già detto, il Bianco è potenzialmente in vantaggio di sviluppo, e conseguentemente l'apertura prematura del centro gli sarebbe senza dubbio favorevole. Per esempio Nimzowitsch, negli anni '20 del secolo scorso, ha sperimentato 2.Nf3 Nc6 3.d4 cxd4 4.Nxd4 d5?! ma sia dopo 5.Bb5 dxe4 6.Nxc6 Qxd1+ 7.Kxd1 a6 8.Ba4 Bd7 9.Nc3 Bxc6 10.Bxc6+ bxc6 11.Nxe4 (Shirov-Szabolcsi, Montpellier 1994), sia dopo 5.Nc3 dxe4 6.Ncx6 Qxd1+ 7.Kxd1 bxc6 8.Nxe4 (come suggerito da Adams) la struttura pedonale nera è rovinata, mentre il Bianco conserva il suo vantaggio di sviluppo e di spazio.

    Il punto nodale di svolta per la definizione della strategia generale della partita, nella Variante Aperta, dipende da quale decisione prenderà il Nero, in merito a come impostare il problema del centro.

    Un seguito estremamente logico è quello di sviluppare l'Alfiere camposcuro in fianchetto, da dove opererà un rigido controllo sulle case nere centrali, onde realizzare un'efficace spinta in d5, oppure, nel caso l'avversario prenda le dovute precauzioni, supporterà le operazioni delle proprie forze sull'ala di Donna. Tale impianto, noto come Variante del Dragone, si distingue in Classico o Accelerato, a seconda che il Nero prenda o meno precauzioni per evitare che il Bianco realizzi la spinta c2-c4.

    Un altro sistema, prevede la realizzazione di un centro arretrato di Pe6-Pd6 (o Piccolo Centro), dietro il quale il Nero completa il suo sviluppo, prima di realizzare, se ne avrà la possibilità, una reazione centrale, o un controgioco sull'ala di Donna. Anche in questo caso il Nero può giungere a tale struttura con diversi ordini di mosse, cercando di prevenire (sistema Classico o Sheveningen), o meno (sistema Paulsen/Kan/Tajmanov), che il Bianco realizzi la citata spinta in c4.

    Ancora, il Nero può mirare a realizzare direttamente la spinta Pd7-d5 (sistema Paulsen/Kan/Tajmanov), sebbene la realizzazione di questo piano richieda un certo grado di complicità dell'avversario, che può ottenere in cambio, altri vantaggi posizionali (pedone isolato centrale, pedoni sospesi, controllo delle case scure, ecc.).

    La struttura di pedoni Pe4 e Pc4, nota come Formazione Maróczy (in inglese Maróczy Bind), era talmente temuta dai giocatori della prima metà del secolo scorso, ch'era considerato un errore posizionale, per il Nero, lasciare che l'avversario la realizzasse. Solo a partire dagli anni '50, questo giudizio fu parzialmente rivisto. Infatti, in grave ristrettezza di spazio, è veramente difficile, per il Nero, crearsi un controgioco. È altrettanto vero, però, che la spinta in c4 genera una depressione complessiva delle case nere, che il Nero può tentare di sfruttare per operare attivamente lungo le principali arterie camposcuro o, quantomeno, utilizzare le stesse per arginare l'iniziativa avversaria. Inoltre, se il Nero si barrica nelle prime due traverse, dietro la linea dei pedoni, manovrando per linee interne con prudenza, non è facile, per l'avversario, trovare delle linee per sfondare, ed un eccessivo sbilanciamento delle forze bianche, può essere punito da un repentino contrattacco. Per quanto detto, tale impostazione strategica, nota con il nome significativo di riccio, è sicuramente uno degli impianti più delicati da giocare, con entrambi i colori.

    Ma il vero discrimine, fra le possibili impostazioni strategiche della Siciliana Aperta, è dato dalla possibilità del Nero di operare una precoce spinta Pe7-e5. Infatti, così facendo, il Nero ottiene un praticamente inamovibile avamposto centrale e pone un rigido controllo sulla casa d4, riducendo, di fatto, la mobilità dei pezzi avversari e conseguentemente, gli effetti del maggior controllo di spazio dell'avversario. Inoltre fissa il Pe4, che diventerà così un potenziale bersaglio, e pone le basi per crearsi un controgioco su entrambi i settori della scacchiera, ed al limite, anche sul centro. Infine, la spinta in e5 viene realizzata con vantaggio di tempo, giacché attacca il Nd4, e tale fattore può contribuire a ristabilire l'equilibrio nello sviluppo di entrambi i colori.

    Tutto ciò naturalmente ha un prezzo, giacché come sappiamo, gli scacchi sono un gioco di negoziazione, per ogni vantaggio che otteniamo, dobbiamo fare una concessione. La concessione del Nero, in questo caso, può apparire pesante: un pedone arretrato sulla semicolonna controllata dell'avversario, ed il controllo pressoché totale della casa d5. Il Nero confida però che il pedone arretrato, portato in d6, non possa essere attaccato altrimenti che dai pezzi pesanti dell'avversario e, quindi, può essere difeso, in modo relativamente agevole, anche da un solo pezzo leggero (in genere l'Alfiere camposcuro), mentre il seppur fastidioso controllo della casa d5, potrà essere bilanciato dall'attività delle proprie figure su entrambi i lati della scacchiera.

    Per quanto detto sopra, i temi strategici della Variante Aperta della Siciliana, sono condizionati da due importanti fattori, a seconda che il Nero spinga

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1