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Signorina Regina: Vitale indaga in Brianza
Signorina Regina: Vitale indaga in Brianza
Signorina Regina: Vitale indaga in Brianza
E-book258 pagine

Signorina Regina: Vitale indaga in Brianza

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Info su questo ebook

Sebastiano Vitale - maresciallo aiutante dei carabinieri diventato luogotenente medita di andarsene in pensione. Ha inoltrato domanda e già pregusta gli agi di una confortevole esistenza con moglie e casetta da poco ristrutturata fra vigneti piemontesi. All’ultimo momento gli si chiede d’occuparsi della chiusura per “ristrutturazione” di una Stazione carabinieri in una località lombarda a nord di Milano. Altro che incarico da assolvere in pochi giorni... tra capo e collo gli capita subito l’inspiegabile omicidio d’una nota segretaria comunale che scombussola l’intera comunità. L’indagine si snoda fra paesaggi a ridosso di laghi a due passi dalla “mitica” Svizzera. Il nostro si imbatte in losche attività, sedicenti nomadi dotati di sofisticate apparecchiature, un corollario di personaggi alle prese con telefonate lecite e illecite e attività di Servizi Segreti nostrani e stranieri. Il finale rivelerà insospettabili colpevoli (sennò che giallo sarebbe) e complotti.
LinguaItaliano
Data di uscita31 ott 2012
ISBN9788875638023
Signorina Regina: Vitale indaga in Brianza

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    Anteprima del libro

    Signorina Regina - Caron Antonio

    Presentazione

    Dopo aver diligentemente svolto l’incarico assegnatogli, il luogotenente Sebastiano Vitale – già maresciallo aiutante dei Carabinieri – si concede il meritato riposo nella casetta da poco ultimata con non pochi sacrifici in denaro e arrabbiature (soprattutto da parte della di lui moglie). Alla soglia della pensione, il nostro può finalmente concedersi qualche agio, in particolare dopo aver scoperto i risvolti dell’omicidio avvenuto in una località (inventata, ma verosimile) nella quale è stato comandato e che l’autore situa genericamente a nord di Milano (massì, diciamo pure in Brianza).

    Una segretaria comunale, factotum nubile e nota in tutto il circondario come ’na sciura insci brava, viene trovata senza vita ai bordi di un campo. Presenta una ferita all’addome e tutto fa pensare a un omicidio. Per Vitale – da poco reggente a interim della locale Stazione – una bella gatta da pelare. Giunto dalla sua sede in Piemonte, deve in pratica provvedere alla chiusura dell’avamposto dell’Arma di Borgo Briantino: un incarico più che altro formale da svolgere prima della sua quiescenza. Se non che...

    Mentre è alle prese col suo strumento musicale preferito (il bassotuba, bè che c’è di strano), Sebastiano rivive come in un flashback con sottofondo musicale le fasi salienti dell’indagine che ha portato alla scoperta della verità. Scorrono le immagini di personaggi, vicende, risvolti drammatici con protagonisti ed eventi che coinvolgono un campionario di umanità peraltro sovrapponibile anche in altri contesti.

    Si scoprono relazioni illegittime alimentate da fotografie osé e messaggini scambiati tramite telefoni portatili; vengono alla luce loschi ricattatori che sfruttano i momenti di debolezza di certe signore diciamo disinvolte. Fanno da contorno movimenti di Servizi segreti che indagano su organizzazioni straniere che captano numeri di conti correnti bancari tramite sofisticate apparecchiature mimetizzate in campi nomadi. Con l’aggiunta, per buon peso, di telefoni spiati a largo raggio più o meno legalmente. Il tutto rivisitato come in una sceneggiatura cinematografica, con tanto di colonna sonora che riporta alle note immortali della Carmen di Bizet.

    Un giallo (o noir) con qualche risvolto piccante da leggere possibilmente a letto o in comoda poltrona. Lettura poco adatta agli animi particolarmente castigati; anche se al giorno d’oggi se ne sentono pure di peggio...

    Protagonisti

    Sebastiano Vitale: Com. Carabinieri di Borgo Briantino

    Marisa Vitale: moglie lontana e apprensiva

    Ettore Dassereto: brigadiere di tutto rispetto

    Ambrogio Maratelli: app. che ci sa fare col computer

    Efisio Delogu: carabiniere scelto destinato a fare strada

    Flavio Laboretti: dirigente d’azienda a cui piace l’hard chat

    Libero Pesetti: guardone dotato di mezzi tecnici

    David Carona: controspionaggio svizzero

    Primo Malusciardi: ricattatore di signore non proprio irreprensibili

    Carmen di Bizet: e che c’entra? C’entra c’entra...

    Personaggi, località e vicende sono frutto di fantasia.

    Qualsiasi riferimento alla realtà è puramente casuale.

    Un ringraziamento alla prof. Elena Grebaz per la sua cortese consulenza dialettale.

    Capitolo 1

    Se soltanto ieri me l’avessero detto....

    Nel pronunciare quella mezza frase l’umore di Marisa si scoprì come un raggio di sole filtrato in una stanza buia: similitudine che ben si addiceva ai canoni di comunicazione famigliare – spesso da decifrare con opportuni codici comportamentali – di casa Vitale.

    Del resto, il marito sulla reazione che avrebbe avuto la moglie un po’ ci contava; in fondo, ancora non aveva deciso se dire di sì a una certa proposta giuntagli da un pezzo grosso dell’Arma, un colonnello di cui tutto si poteva dire tranne che fosse ostile al maresciallo aiutante (recentemente autorizzato a fregiarsi delle mostrine di luogotenente) Sebastiano di nome, Vitale di cognome.

    Preso in contropiede, dal momento che si aspettava una reazione di diniego, l’uomo si trovò spiazzato. A quel punto non aveva scuse, tanto meno la tartufesca giustificazione di rispondere: mi dispiace, ma mia moglie... Eh sì. Con l’alibi del non voler creare malumori in famiglia, per non dire apertamente di no, altre volte s’era salvato in corner anche a costo di non eccelse figure come quella del coniuge sottomesso e incapace di assumere decisioni in proprio: non sicuramente l’immagine del severo tutore dell’ordine che non guarda in faccia nessuno.

    A proposito, sul modo specifico di dire c’era stata una mezza discussione fra le mura domestiche: faccia nessuno oppure faccia a nessuno, con la a o senza la a. Marisa sosteneva che l’aggiunta della vocale faceva tarun, come dire eloquio meridionalista. E detto da lei, piemontese purosangue, suonava come una specie di accusa visto che il complesso del meridionale, nonostante decenni di residenza al Nord, a Sebastiano ancora non era passato. L’accento inconfondibile gli era rimasto, pur temperato da alcune locuzioni schiettamente piemontesi, di quella parte almeno di regione nella quale i due avevano vissuto negli ultimi vent’anni, tra una Stazione e l’altra nella quale dapprima come brigadiere in seguito coi gradi di maresciallo Sebastiano aveva ottenuto il comando.

    Vabbè, a ’sto punto inutile tirarla alle lunghe col rischio di annoiare il lettore e soprattutto la lettrice: casomai dei trascorsi più o meno recenti della coppia se ne potrà parlare in seguito.

    Al momento basti sapere che il tale colonnello, senza tanti giri di parole, gli aveva proposto (a dire il vero più che proposta sembrava un ordine al quale sarebbe stato difficile rispondere di no) d’aspettare ancora un po’ prima di appendere la divisa nell’armadio con tanto di naftalina. La domanda di pensione con tutti i crismi dell’ufficialità era stata inoltrata, ma non ancora approvata dai Comandi. Nel frattempo il luogotenente avrebbe potuto allungare (seppur di poco e con i dovuti emolumenti straordinari e riconoscimenti di carriera) il servizio, con ciò facendo un grosso favore addirittura all’Arma... Proprio così, nientemeno che alla Benemerita.

    Questa poi...

    Casuale oppure studiata conoscendo il carattere di Vitale, la stoccata andava dritta filata all’integerrimo senso dell’onore e dell’appartenenza maturato in anni e anni di onorato servizio. In ogni caso, come dire di no; sarebbe stato né più né meno che un affronto, perlomeno un immeritato gesto di ingratitudine nei confronti d’un datore di lavoro che non solo gli aveva consentito di campare (pur senza scialare), ma anche di fregiarsi di una prestigiosa divisa.

    Almeno, così lui la pensava.

    Ma se non altro mi puoi dire – o è un segreto di Stato – dove dovresti andare....

    A Borgo Briantino; sembrerebbe in Lombardia. Di preciso non so nemmeno dov’è.

    Bugiardo! Figurarsi se, non appena interrotta la telefonata col superiore, non fosse andato a consultare la cartina dell’Italia settentrionale. Fra Como e Lecco, il circoletto del Comune spiccava come un pallino fra i cangianti colori di pianura e rilievi a ridosso del Lago coi due rami.

    Al sentire la località, l’espressione contrariata di Marisa, dovuta alla notizia che scombussolava i suoi piani di massaia organizzatrice alle prese con bagagli e traslochi, si attenuò. Ne fecero fede le sue parole:

    Sono posti che ho sempre immaginati, ma che non ho mai visti.

    Subito dopo, alla sua mente riaffiorarono i nomi di Renzo e Lucia, con don Abbondio e Innominato di contorno.

    Ma da quelle parti non c’è Monza?.

    Il personaggio della Monaca le aveva sempre destato uno stato d’animo a metà fra ammirazione e sgomento.

    Sebastiano cercò di cogliere l’occasione:

    Allora dico di sì?.

    Marisa non obiettò. Più affermazione di così... Diversamente, apriti cielo! Si limitò peraltro a dire:

    Ma è sempre quel colonnello dell’altra volta? Possibile che non abbiano nessun’altro sotto mano oltre a te. Prima ti mandano in quel luogo sperduto dell’alessandrino... Adesso... Quando conti di partire?.

    Sebastiano, a dire il vero, aveva inoltrato la domanda senza troppa convinzione; anzi, perfino con qualche ritrosia. S’era infine deciso dopo che, parlando fra colleghi, qualcuno aveva avanzato l’ipotesi che stante i chiari di luna della attuale politica di austerità non solo l’importo delle pensioni sarebbe stato più magro, ma che addirittura si sarebbe alzata l’età pensionabile. Uno dei commenti sbrigativi che aveva colto era stato: sai che ti dico, pochi maledetti ma subito... Il timore che qualche leggina varata all’ultimo momento potesse vanificare il diritto sacrosanto di andarsene in pensione quando a uno pare e piace lo aveva infine fatto decidere.

    A Marisa aveva mostrato la busta indirizzata all’Ufficio Personale del Ministero; l’aveva sventolata a mo’ di ventaglio, come se ci volesse giocherellare. Lei non si fece incantare:

    È inutile che fai finta di niente. Come se non ti conoscessi....

    Vitale ricordava ancora quei precisi momenti, quando – alcuni giorni dopo – con aria pensierosa si faceva aria con il rapporto scritto contenente le modalità del rinvenimento di una donna morta, con ogni probabilità assassinata come faceva intendere il primo esame del medico di base di Borgo Briantino chiamato in seguito alla segnalazione di un passante che di buon mattino si recava al lavoro.

    Così, tanto per gradire...

    Marisa stava facendo la valigia.

    Questo sì, questo magari no....

    E fortuna che non doveva mettere troppa roba, giusto il necessario per due o tre cambi, almeno secondo le consuetudini di casa Vitale. La dolce metà di Sebastiano ci stava attenta, giusto per poi non sentirsi dire: Ma che ci hai messo... pesa un quintale. Parole già sentite, salvo poi essere smentite da contraddittori rimproveri per aver dimenticato questo o quell’altro. Ed erano le volte che in casa volavano accidenti neanche tanto metaforici, ovviamente più nella forma che nella sostanza.

    In casa i libri non trovavano tanto posto; né in valigia né nella striminzita scaffalatura sistemata in uno sgabuzzino ricavato nell’alloggio del maresciallo, al piano di sopra della Stazione Carabinieri. Immaginarsi quindi la sorpresa di Marisa nel trovarsi fra le mani una pubblicazione che a prima vista non sembrava neanche troppo recente; anzi proprio per niente, come evidenziava la copertina ingiallita e la data impressa dallo stampatore: 1903.

    Senza occhiali per vedere da vicino sotto mano, mise a fuoco i caratteri più evidenti del titolo: Personaggi e melodie nella Carmen di Bizet, edizioni...

    Fece mente locale: no, quelle pagine con rilegatura ormai in sfacelo non provenivano dalla peraltro non ricca collezione che si era portata dietro dalla casa materna: in pratica soltanto libri di scuola più qualche romanzo di autori langaroli come Pavese e Fenoglio. Già era sorprendente la presenza di un libro nelle cose ‘segrete’ di Seba, oltre tutto d’un genere tutto particolare come l’opera lirica. Ancor più mirabolante la dedica scritta con grafia svolazzante, come usava una volta fra persone colte: A Sebastiano affinché non dimentichi l’incommensurabile lezione della grande musica. Firmato don Liborio.

    Liborio, Liborio, il nome non mi è nuovo. Sarà mica il parroco del paese di Seba? Una volta ogni tanto ne parlava....

    Incerta sul da farsi, Marisa mise comunque in valigia. Chi sa mai che al marito non saltasse la voglia di rileggerlo.

    Ora che ci penso... Sebastiano non ha mai nascosto la sua passione per la lirica. Qualche volta mi ha persino portata all’Opera. Che palle... Ore e ore seduta ad ascoltare tenori e soprani a gorgheggiare, senza neanche capire le parole. E alla fine pure ad applaudire....

    Marisa strologava con se stessa, non sapendo peraltro che Sebastiano aveva non solo la passione dell’opera, ma addirittura in anni giovanili era stato strumentista, come dire che suonava uno strumento musicale

    Quale? Al tempo...

    La Stazione Arma di Borgo Briantino non era molto diversa dalle altre che aveva conosciute nella sua pluriennale carriera di carabiniere.

    Da quando era maresciallo aveva potuto usufruire dell’alloggio che solitamente viene destinato al comandante di Stazione, anche se per la verità non tutte le sedi sono attrezzate per ospitare reggenti con famiglia. Per quanto riguardava i figli, Vitale non aveva di sicuro problemi di alloggiamento, per il semplice motivo che la sua famiglia non superava i due componenti. Per caso o a ragion veduta? Va’ a sapere... Stava comunque di fatto che in casa di discendenti nemmeno se ne parlava, anche perché tutto sommato in due non si stava affatto male. In ogni caso, piano con le affermazioni troppo facili sulla felicità esistenziale. Marisa era la prima a dire che non bisognava mai compiacersi se le cose ti vanno bene.

    ‘È la volta che subito dopo ti capita qualcosa di poco allegro’. Superstiziosa? Né più né meno di tutte le donne di casa alle prese con un bilancio non ricco da far quadrare, per di più con un marito che non sai mai quando arriva e se ne va. Gli imprevedibili orari erano infatti uno dei principali crucci della signora. Quante volte era andata su tutte le furie, dopo aver spignattato per una giornata intera ai fornelli, per poi sentirsi dire:

    Cara, ritardo. Non so quando rientro....

    Roba da gettare i piatti dalla finestra...

    Capitolo 2

    Luogotenente, agli ordini....

    All’ingresso, sotto la dicitura Limite invalicabile, era apparso il brigadiere Ettore Dassereto, uno degli elementi della peraltro non numerosa rappresentanza in forza alla locale Stazione. Statura superiore alla media, accento settentrionale, sguardo accattivante accentuato da occhi d’un azzurro intenso.

    Vitale rispose con un cenno del capo, senza scomporsi.

    Prego, l’accompagno....

    Anche a occhi chiusi Sebastiano avrebbe potuto descrivere l’ambiente, persino l’odore era prevedibile; il suo olfatto aveva ormai creato una specie di catalogo adattabile a ogni circostanza. A onor del vero ne aveva perfino odorati di peggio e non certo per scarsa igiene, ma semplicemente per carenze di personale addetto alle pulizie che di solito si limitava a rimuovere il ‘più grosso’ trascurando i particolari.

    Quasi d’istinto aprì la porta di quello che a prima vista sembrava il cosiddetto luogo di decenza, un vano solitamente lordato da gente che anche nei bisogni corporali voleva dimostrare il proprio disprezzo nei confronti delle forze dell’ordine.

    Dassereto non fece una piega, come se si aspettasse l’eventualità di un superiore pignolo in vena di ispezioni.

    Portarotolo di carta igienica fornito, tazza del water passabile, persino colmo il contenitore di sapone liquido. L’apparecchio che doveva soffiare aria calda alle mani appena lavate non funzionava e l’espressione rassegnata del brigadiere ne faceva conferma.

    Ho inoltrato l’ordine di acquisto....

    Vitale fece segno di sorvolare. L’esame cesso sostanzialmente superato.

    Vediamo il resto....

    Dassereto precedette; mostrò l’ufficio riservato al comandante, un ambiente che Vitale s’era forse sognato di notte tanto era prevedibile: scrivania, sedie, armadio di legno chiaro, non proprio lustri come sarebbero dovuti essere; e fin lì transeat.

    Vitale prese posto al sedile dietro la scrivania che nell’inventario del mobilio poteva per eccesso essere indicato come ‘poltroncina’. Il rivestimento in similpelle stava tirando gli ultimi, in alcuni punti specie sugli appoggia gomiti sembrava non poterne più.

    Vitale provò a immaginare i comandanti succedutisi su quello stesso sedile: le loro preoccupazioni, gli interrogatori spesso drammatici. Unica consolazione la vista amena dei colli che si vedevano dalla finestra. Come se avesse intuito ciò che in quei momenti passava per la testa, il brigadiere spiegò che verso nord c’era il lago, le cui acque confinavano con la Svizzera, mitica meta di contrabbandieri e spalloni che imboscavano denari oltre confine.

    Intuita la destinazione, Vitale si domandò se la materia specifica fosse di sua competenza; se non altro avrebbe potuto guardare com’era fatto in carne e ossa uno di quelli che, gerla più o meno in spalla, violava come se niente fosse le leggi valutarie italiane.

    Di solito se ne occupa la Finanza, lo anticipò il graduato, con la stessa nonchalance che avrebbe adoperato per spiegare che dopo il sabato viene la domenica.

    Vitale aprì e richiuse i cassetti della scrivania accorgendosi che uno degli stessi non scorreva come avrebbe dovuto.

    A volte basta passarci il sapone secco..., aggiunse in tono distratto.

    Per la prima volta diede l’impressione di volersi scrollare l’aspetto di severità, peraltro prevista, tipica del superiore che non vuole dare confidenza.

    Fra i due sembrò sciogliersi la riservatezza che di solito accomuna gli sconosciuti di buona volontà, ai quali peraltro bastano pochi sguardi e limitate parole per poi intendersi.

    A Vitale fu sufficiente l’atteggiamento rispettoso senza fronzoli del sottoposto unitamente al suo sguardo limpido privo di sotterfugi, per affidarsi come diceva un suo anziano maresciallo d’origini sarde. Del resto era fatto così: le prime impressioni per lui contavano molto; i compiti che svolgeva lo costringevano spesso a decisioni immediate quanto gravose tali da sconvolgere le sorti di uomini e donne rispettosi oppure menefreghisti nei confronti della Giustizia. Decisioni che spesso scaturivano dall’istinto e dalla esperienza, anche se ogni volta passibili di contro repliche di sapore amaro, come le peraltro poche volte in cui innocenti furono accusati di reati particolarmente odiosi come percosse alle donne e molestie ai bambini.

    Vitale l’aveva nel gozzo ma non si decideva. Infine ruppe gli indugi, a costo di apparire banale e perfino prevedibile:

    Solitamente di cosa vi occupate....

    Subito dopo se ne pentì, ebbe timore di aver dato una pessima immagine di comandante con la puzza sotto il naso che non sa immedesimarsi nei problemi contingenti.

    In sostanza, quel vi poteva pure risparmiarselo; meglio sarebbe stato un più convincente ci; vabbè, un piccolo autogol all’inizio ci poteva pure stare. La partita si presentava lunga prima del fischio finale, vale a dire il probabile arrivo del nuovo comandante di Stazione che Vitale era stato chiamato a sostituire in via provvisoria.

    Pronto Marisa....

    Chi non muore si risente....

    Momento di sconcerto, poi a mente fredda:

    Ma che dici... Ci siamo sentiti non più tardi di ieri pomeriggio!.

    Avevo un bel stare al telefono ad aspettarti....

    Scenette non insolite di casa Vitale: lui preso dal lavoro, lei che si crede al centro dell’universo, al punto di sentirsi sempre trascurata.

    Solo per dirti che ho preso possesso del comando.

    E come ti trovi?.

    Un po’ presto per dirlo. In ogni caso le prime impressioni non sono male. Ho un brigadiere, un graduato e uno scelto ai miei ordini. Anche un altro che adesso non c’è; dev’essere in permesso o malattia.

    Non sono pochini?.

    In effetti sì. Da quel che ho capito è una Stazione destinata a essere incorporata....

    E hanno chiamato te per fare da becchino? Ce l’hai almeno la corona da morto....

    E dagli, quando la signora Vitale voleva essere sgradevole ci sapeva proprio fare; da parte di lui non rimaneva che abbozzare, far finta di niente.

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