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Congresso medico con delitto
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E-book179 pagine

Congresso medico con delitto

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Info su questo ebook

Durante un congresso medico, una dottoressa viene trovata assassinata nella sua stanza d'albergo. Se ne occupano il maresciallo dell'Arma Vitale e il capo della Squadra Mobile incaricato delle indagini.La vicenda si svolge fra Genova, Milano, Ginevra e Cleveland; coinvolge imprese multinazionali, ambienti ospedalieri e laboratori di ricerca che studiano la produzione di organi umani generati da cellule staminali.
LinguaItaliano
Data di uscita19 nov 2012
ISBN9788875638054
Congresso medico con delitto

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    Anteprima del libro

    Congresso medico con delitto - Caron Antonio

    Presentazione

    Congresso medico: vengono subito in mente luminari che arrivano da tutto il mondo per annunciare scoperte e progressi scientifici. L’occasione è motivo per conoscenze personali che si fanno nelle sale congressuali, ma anche in ambiti privati. Niente di nuovo sotto il sole. Può tuttavia capitare – ma il tutto è riconducibile alla fantasia narrativa – che nelle camere degli alberghi dove alloggiano i congressisti possano succedere avvenimenti insoliti. Nel caso specifico, nientemeno che un delitto.

    Un maresciallo dei Carabinieri che in passato aveva sofferto problemi renali s’improvvisa malato immaginario. Si crede alle viste di gravi malanni. Non gli basta farsi visitare da una specialista in un importante ospedale milanese; vuole addirittura presenziare a un congresso internazionale di nefrologia. Di paroloni e relazioni scientifiche non pensa di capirci molto. Il suo è più che altro un comportamento scaramantico, un modo per allontanare paure con ogni probabilità infondate. Se non che...

    Una dottoressa viene trovata distesa in una pozza di sangue. La Procura della Repubblica apre un procedimento. Sulla base delle risultanze dei Carabinieri del RIS, un uomo viene arrestato: si tratta d’uno scrittore di gialli divorziato, poeta mancato e non più in tenera età, noto per la sua militanza giovanile in gruppuscoli di estrema destra. Nella vicenda si intrecciano due eccezionali personalità diverse fra loro, ma entrambe in possesso di non comune fiuto investigativo. Si tratta del suddetto maresciallo dell’Arma e del capo della Squadra Mobile incaricato delle indagini.

    La narrazione si sposta fra Genova, Milano, Ginevra e Cleveland; tocca ambienti ospedalieri e laboratori di ricerca. L’enigmatica figura della vittima si scontra con progetti rivoluzionari finalizzati alla produzione di organi umani generati da cellule staminali. Sono in ballo investimenti giganteschi che cercano di sfruttare le opportunità offerte dalla collaborazione fra pubblico e privato nel settore della sanità. Divergenti strategie di mercato che implicano il possesso di rivoluzionari ritrovati nel campo della biologia molecolare creano accesi antagonismi nella dirigenza di imprese multinazionali. Le implicazioni hanno riflessi negli organismi di controllo della Borsa americana e in un comune lombardo dove vengono alla luce tangenti e pastette amministrative.

    Si scopre che l’uomo sospettato d’omicidio aveva una relazione con la vittima, che addirittura doveva incontrarla nella presumibile ora della morte stabilita dal medico legale. Prove schiaccianti a suo carico sembrano inchiodarlo.

    Un incontro in una libreria milanese specializzata di genere noir si rivelerà determinante. Il ritrovamento di un telefono cellulare rubato porterà infine alla soluzione del giallo.

    Prima però ne succedono delle belle...

    Personaggi principali

    Sebastiano Vitale: maresciallo dell’Arma malato immaginario e dotato di eccezionale intuito;

    Marisa Vitale: moglie casalinga del suddetto maresciallo;

    Aurelio Santorsola: capo di Squadra Mobile col suo bel daffare;

    Mariangela Dossi: dottoressa nefrologa poco espressiva;

    Elisabetta Donderi: segretaria di reparto ospedaliero;

    Michele Lessena: non più giovane scrittore di gialli che conosce l’amore quando è ormai troppo tardi;

    Eugenio Farsati: amministratore di consociata con grandi ambizioni nella sanità privata;

    Leonard Massey: presidente della multinazionale svizzera Extended Hospital (E.Ho.);

    Henry Lesson, René Blanquart: dirigenti della E.Ho. in conflitto fra loro;

    Samuel Hutwell, Lewis Scicchitano, James Lester: presidente e direttori della Future Research (Fu. Re.) di Cleveland, Ohio;

    Garassino & Joinville: spregiudicati consulenti di immagine;

    Gianfranco Isini: primario alle prese con gli standard di qualità;

    Irene Previtali: aiuto di Chirurgia di non specchiate virtù;

    Egle Bosio: accogliente libraia milanese.

    Capitolo 1

    Bisogna proprio che mi decida....

    L’esordio mattutino in casa Vitale da un po’ di tempo cominciava all’incirca allo stesso modo. Erano infatti queste le prime parole che Sebastiano Vitale – maresciallo aiutante cinquantenne alla soglia di una meritata pensione dopo onorato servizio nei Carabinieri – rivolgeva alla moglie. Pure scontata la risposta da parte di lei:

    Lo dici sempre e non lo fai mai....

    Dopo un decennio di matrimonio con una donna più giovane d’una quindicina d’anni, le abitudini familiari potevano dirsi consolidate. Di figli neanche a parlarne, trantran tutto sommato invidiabile in una località a due passi da Alba e Bra, nel cuneese. Vitale comandava la Stazione dell’Arma di Cherasco e di sicuro non poteva lamentarsene; come del resto sua moglie.

    Con Marisa s’erano conosciuti ai tempi in cui lui prestava servizio al Nucleo Investigativo di Torino e nel corso di una indagine la cui brillante soluzione ebbe come conseguenza la promozione da brigadiere a maresciallo. Dopo avere frequentato il corso per Aiutante, Sebastiano aveva toccato il massimo della carriera. Ciò lo portava a immaginare una meritata pensione: meta che tanti dopo i cinquant’anni cominciano a porsi con sempre maggiore frequenza.

    Nel caso di Vitale c’era inoltre il coronamento di un ideale da sempre sognato: una casetta nelle vigne, il ciabot ereditato dalla moglie e ristrutturato con non pochi sacrifici economici dato il non florido monoreddito che entrava in famiglia. La casa era in pratica finita. Sebastiano e Marisa avevano cominciato a portarvi i mobili antichi d’un certo pregio ereditati dalle innumerevoli magne (zie) e custoditi nel granaio d’un amico di famiglia.

    Gran dormiglione, Sebastiano non lo era mai stato, neanche da giovane. Passava le nottate a rimuginare; contrariamente a Marisa che, appena coricata, cadeva in un sonno profondo. I suoi sonni erano il più delle volte prolungati dormiveglia. La sua mente andava continuamente a certe decisioni che doveva – oppure no – prendere. Nelle ore notturne ripassava come in un film i suoi sopralluoghi, gli interrogatori e la gente incontrata. Al buio della stanza da letto nell’alloggio del maresciallo al primo piano della palazzina sede dei Carabinieri gli capitava di assolvere e condannare, di immedesimarsi in processi nei quali si vedeva nella duplice veste di spietato persecutore e strenuo difensore.

    Prima di addormentarsi amava guardare la televisione, soprattutto i film americani con polizie scientifiche che maneggiano marchingegni da fantascienza e prodigiose sostanze rivelatrici. Rimaneva affascinato dai personaggi maschili tutti d’un pezzo, allo stesso modo delle fredde e quasi asessuate protagoniste. Il battere delle ore al campanile lo faceva ritornare alla realtà; non si trovava a Miami, New York o Las Vegas, e l’indomani se la doveva vedere con denunce da quattro soldi e dispetti fra vicini. Negli ultimi tempi, a dire il vero, qualcosa di consistente per le mani gli era capitato. Girava voce che in una cascina veniva impiegata manodopera clandestina, per non dire di una certa villa isolata dove succedeva Sodoma e Gomorra con minorenni provenienti dall’Est europeo.

    D’altra parte, di mignotte s’era in pratica sempre occupato. Con la differenza che, ai tempi di Torino, nelle retate di donne da strada echeggiavano dialetti nostrani mentre adesso ci voleva l’interprete. A prolungare le meditazioni notturne s’era ultimamente messo un certo dolorino alla schiena che gli veniva proprio mentre si trovava a riposo. Niente di paragonabile beninteso alle terribili coliche di cui aveva sofferto fino a qualche anno prima; tale comunque da suscitare una certa inquietudine. Con i calcoli renali aveva chiuso i conti – almeno così sperava – dopo essersi sottoposto alla litotrissia, con quella macchina misteriosa che polverizzava le pietre. Le successive radiografie avevano dato esiti rassicuranti, ma per un uomo fondamentalmente scettico come lui non bastavano. S’era fatto l’idea di soffrire di insufficienza renale, di rischiare un giorno o l’altro di finire in dialisi. A mettergli in testa certe idee fu un preciso avvenimento. A Cuneo si era svolto un congresso di nefrologia e lui era stato chiamato a dare una mano nelle attività di sorveglianza. Era rimasto fuori; ciò non gli aveva tuttavia impedito di entrare ogni tanto in sala per orecchiare e sbirciare i filmati. Era riuscito a guardare alcune fasi d’un trattamento peritoneale di dialisi. Ne rimase sconvolto. Da allora si ritagliò la figura di malato più o meno immaginario, di uno che doveva stare attento a sforzi fisici e strapazzi.

    Dopo lunghe meditazioni – non voleva infatti creare patemi – parlò infine dei suoi timori a sua moglie. Lo fece probabilmente nel momento sbagliato, al termine di uno dei loro rari litigi. La risposta sbrigativa di Marisa, forse in preda a trombe persistenti, fu:

    Tu hai solo delle fisse....

    Morta lì. Sebastiano decise di tenere per sé le sue fisime. Il ricordo del congresso di Cuneo non riuscì però a cancellarlo dalla memoria. Nei giornali del mattino, gli capitava di buttare l’occhio sulle pagine scientifiche alla ricerca di articoli che trattavano di malattie renali. In qualche caso marcava con l’evidenziatore. La moglie aveva l’abitudine di sfogliare gli stessi giornali, soprattutto nei momenti – dopo avere sparecchiato tavola – in cui si concedeva un riposino sul sofà. Dài oggi e dài domani: alla fine Marisa si rese conto delle preoccupazioni che si potevano intuire dalle frequenti sottolineature. Ripensò al modo sbrigativo con il quale aveva liquidato come fisse i timori del marito. Se ne pentì e decise di fare ammenda. Andò di sotto. Il giovane militare di leva le disse che il maresciallo s’era dovuto assentare perché chiamato da una emergenza.

    A chiedere ulteriori spiegazioni Marisa mancò ci pensò. Figurarsi! A suo marito per primo – se c’era di mezzo il servizio – non gli avresti cavato una parola di troppo neanche con le tenaglie. Decise in ogni caso di ritornare sull’argomento, magari con le buone e al momento opportuno. Nel frattempo le tornarono in mente i parenti di Magenta. Uno di loro stava passando le sue con la dialisi.

    *****

    Il ritorno del maresciallo in tarda serata non fu una novità: né per l’orario né per l’aspetto: gambali inzaccherati, giubba strappata, occhiaie profonde. Tutto nella norma; almeno in casa Vitale.

    Marisa gli andò incontro e l’aiutò a spogliarsi. La tavola era apparecchiata; mancava soltanto la pentola dello spezzatino messa in forno. Il buon odore di casa ripagò Sebastiano delle ore faticose appena trascorse. Una normale moglie casalinga avrebbe per prima cosa domandato come aveva trascorso la giornata, chi aveva incontrato. Nel caso specifico l’argomento era invece tabù. Anche nell’intimità domestica, Sebastiano mai e poi mai si sarebbe sbottonato sulla sua attività di tutore della giustizia. E Marisa lo sapeva bene. Se non che, stavolta fu lui a infrangere la regola:

    Quei poveretti! Chissà dove si credevano di andare, scappando nei campi....

    Ti riferisci a chi....

    Ai clandestini della cascina. Appena ci hanno visti, se la sono data a gambe.

    Li avete poi presi?.

    Erano in cinque: due sono riusciti a scappare.

    E adesso?.

    Quelli rimasti vanno al Centro di accoglienza. Forse saranno espulsi. Gli altri faranno i fuggiaschi.

    Marisa cominciò a versare nel piatto, silenziosamente.

    So a cosa stai pensando, disse Sebastiano.

    Ci vuole poco. Mentre noi stiamo qui tranquilli e con le gambe sotto la tavola....

    Non parlarmene! In certi momenti vorrei chiudere gli occhi, passare le responsabilità ad altri. Con i tanti mascalzoni in giro, noi ce la prendiamo con dei poveri diavoli che chiedono soltanto di lavorare onestamente....

    Marisa si mise dietro a lui e lo abbracciò. Sebastiano prese le coccole e fece gli occhi del bambino intristito. Lei decise che era quello il momento adatto:

    Ho telefonato ai miei parenti di Magenta. Ho parlato con Cesira e le ho domandato di suo marito.

    Sebastiano alzò lo sguardo al soffitto:

    Chi, quello che se non sbaglio è in dialisi? E che cosa ti ha detto....

    Qualcosa di interessante. Mi ha parlato molto bene di una certa dottoressa specializzata in nefrologia che lavora in un ospedale di Milano....

    Milano?, rispose Sebastiano facendo segni di assenso. Non ci crederai, ma una di queste notti ho sognato di trovarmi in un posto dove parlavano con accento milanese....

    Mi ha lasciato un numero di telefono.

    Di chi, della dottoressa? A proposito, come si chiama?.

    Aspetta che me lo sono scritto: dottoressa Mariangela Dossi; visita all’ospedale San Gaudenzio. Cesira la conosce molto bene; ha di lei ammirazione e gratitudine per come sta curando suo marito.

    Vitale tirò su dal naso, spostò la sedia e allungò le gambe. Ciò che in seguito disse non fu del tutto chiaro a chi lo ascoltava:

    Gira e rigira, va a finire che c’è sempre di mezzo Milano....

    Capitolo 2

    Dopo aver percorso l’autostrada fino a Savona, l’utilitaria di Vitale si inserì sulla Ventimiglia-Genova. Non si poteva certo dire che fosse un asso del volante; anzi, era modesto al punto di sentirsi impacciato e perfino timoroso ogni volta che veniva sorpassato. Doveva dirigersi

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