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I cinque semi d’arancio
I cinque semi d’arancio
I cinque semi d’arancio
E-book56 pagine50 minuti

I cinque semi d’arancio

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Info su questo ebook

Un giovane gentiluomo del Sussex di nome John Openshaw arriva nell’ufficio di Sherlock Holmes con una strana storia. Quando John aveva dodici anni, suo zio Elias lo aveva accolto nella sua tenuta dopo essere tornato dall’America. Tuttavia, c’erano alcune stranezze nella casa; una era che, sebbene John potesse andare ovunque in casa, non aveva mai potuto entrare in una stanza chiusa a chiave contenente i bauli di suo zio. Un’altra particolarità fu che nel marzo del 1883 una busta con il timbro postale di Pondicherry, in India, arrivò per il colonnello con la sola firma “K. K. K.”, e cinque semi d’arancia all’interno.
LinguaItaliano
Data di uscita24 nov 2023
ISBN9788892968127
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    Anteprima del libro

    I cinque semi d’arancio - Arhur Conan Doyle

    I LEONCINI

    frontespizio

    Arthur Conan Doyle

    I cinque semi d’arancio

    ISBN 978-88-9296-812-7

    © 2018 Leone Editore, Milano

    Traduttore: Andrea Cariello

    www.leoneeditore.it

    ENG

    Quando guardo i miei appunti e documenti sui casi di Sherlock Holmes fra gli anni 1882 e 1890, me ne ritrovo davanti così tanti con elementi curiosi e interessanti che non è per nulla semplice decidere quali tenere e quali tralasciare. Tuttavia, alcuni hanno già ottenuto popolarità sui giornali, mentre altri non hanno offerto terreno fertile per le speciali qualità che il mio amico possedeva in abbondanza, e che queste mie pagine hanno l’obiettivo di illustrare. Altri casi ancora hanno sconfitto le sue capacità analitiche e sembrano dei racconti con un inizio ma senza una fine, mentre alcuni sono stati risolti in maniera parziale e la loro spiegazione si basa più su ipotesi e supposizioni che su quell’assoluta fondatezza analitica che tanto gli stava a cuore. Tuttavia, fra questi ultimi ce n’è uno che si è rivelato tanto straordinario per caratteristiche e così sorprendente nella risoluzione che sono tentato di raccontarlo, nonostante ci siano dei punti che lo riguardano che mai sono stati chiariti per intero, e probabilmente mai lo saranno.

    L’anno 1887 ci sottopose una lunga serie di casi di maggiore o minore interesse, di cui conservo della documentazione. Fra i titoli relativi a quei dodici mesi, c’è un resoconto sull’avventura della Paradol Chamber, sull’Amateur Mendicant Society, che gestiva un circolo di lusso nello scantinato di un magazzino di mobili, sui fatti collegati alla perdita del brigantino britannico Sophy Anderson, sulle singolari avventure dei Grice Paterson sull’isola di Uffa e, infine, sull’avvelenamento di Camberwell. In quest’ultimo caso, come si potrà ricordare, Sherlock Holmes riuscì a dimostrare, caricandolo, che l’orologio dell’uomo deceduto era stato già caricato due ore prima e che la vittima era rimasta a letto in quell’arco temporale, una deduzione che risultò di estrema importanza per la risoluzione del caso. Magari potrei raccontare tutte queste storie in futuro, ma nessuna di esse possiede le stesse singolari caratteristiche della strana sequenza di circostanze che si ritrova in quella che mi accingo a descrivere.

    Erano gli ultimi giorni di settembre e le tempeste equinoziali erano iniziate con eccezionale violenza. Per tutto il giorno il vento aveva urlato e la pioggia infuriato contro le finestre, tanto che anche qui, nel cuore della grande Londra, città forgiata dalle mani dell’uomo, fummo costretti per un istante a distogliere le nostre menti dalla routine quotidiana e a riconoscere la presenza di quelle potenti forze degli elementi che urlano al genere umano fra le sbarre della sua civiltà, come fosse una bestia feroce in una gabbia. Con il sopraggiungere della sera, la tempesta diventò più intensa e rumorosa, e il vento urlava e singhiozzava nel camino come un bimbo. Sherlock Holmes se ne stava seduto torvo a un lato del camino facendo riferimenti incrociati fra gli appunti del suo archivio criminale, mentre io, all’altro capo, ero assorto in uno dei bei racconti marinari di Clark Russell, finché l’ululato della tempesta che veniva da fuori non sembrò fondersi con il testo e il tonfo della pioggia prolungarsi nell’ampio sciabordio delle onde marine. Mia moglie era andata a trovare sua madre e per qualche giorno ero tornato a stare nel mio vecchio alloggio di Baker Street.

    «Diamine» dissi, lanciando uno sguardo al mio amico. «Quello era di sicuro il campanello. Chi può mai essere stasera? Magari qualche suo amico?»

    «Non ne ho altri, a parte lei» rispose. «E, di norma, non mi piace avere visite.»

    «Allora un cliente?»

    «Se è così, sarà un caso urgente. Non vedo cos’altro possa spingere un uomo a uscire in una giornata del genere e a quest’ora. Ma credo sia più probabile che si tratti di qualche amichetto della proprietaria.»

    Tuttavia la supposizione di Sherlock Holmes era errata. Ci fu infatti un rumore di passi nel corridoio e poi sentimmo picchiettare alla porta. Holmes distese il suo lungo braccio per spostare la luce della lampada da sé stesso verso la sedia vuota su cui avrebbe dovuto accomodarsi il visitatore.

    «Avanti!» disse.

    L’uomo che entrò

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