In cammino con gli imperatori
sta piovendo forte. Grosse gocce sfrigolano tra gli alberi, toccando terra con un suono che ricorda quello delle biglie lanciate sull’ardesia. Rivoli d’acqua cadono sul sentiero e una pellicola di nuvole bianche si arriccia sulle cime degli alberi, ammantando la foresta di una luce argentea, diafana. Il profumo della terra umida impregna l’aria. Più in avanti un sentiero si restringe nella nebbia e tre escursionisti si imbattono in cedri alti un centinaio di metri. Gli hiker non paiono infastiditi dalla pioggia, hanno l’aria decisamente allegra e chiacchierano sereni mentre posano i piedi sul sentiero disseminato di foglie, indicando gli uccelli che sfrecciano tra gli alberi. Come tutti i pellegrini esperti del Kumano Kodō sanno che la resistenza e l’illuminazione vanno spesso di pari passo. “Il Kumano Kodō è stato concepito come un test per la mente, il corpo e lo spirito”, spiega la guida Kennis Wong, una veterana del più famoso sentiero a lunga distanza del Giappone. “La difficoltà, l’isolamento e le avversità erano elementi importanti del pellegrinaggio. Si era convinti che, superandoli, ci si purificasse e si migliorasse il proprio spirito interiore”. Fa uno scatto in avanti per raggiungere il gruppo e un attimo dopo le nubi si aprono, lasciando filtrare raggi di sole che si infrangono a terra. Per un millennio i pellegrini sono giunti in questo angolo del Giappone in cerca di salvezza
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