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The FOLLY & the Reason

Dopo essersi dedicato alla decorazione nel corso della seconda Guerra mondiale, Carlos de Beistegui, erede di miniere d’argento spagnole, si concentrò sulla creazione del suo giardino nel Castello di Groussay, poco meno di 50 km a ovest di Parigi, a Montfortl’Amaury. I suoi partner d’elezione, l’architetto Emilio Terry e l’artista Alexandre Serebriakoff, erano stati molto impegnati, durante l’occupazione di Hitler, a concepire gli stravaganti interni del castello, in uno stile che Terry aveva definito “Luigi XVII,” in onore del re francese che non aveva mai regnato. Nel 1949 il trio aveva già completato il Temple de l’Amour, il primo dei sette capricci previsti dal progetto. Al centro di un colonnato calcareo, protetta da una piccola cupola in rame, una statua di Venere si ergeva oziosamente sul suo piedistallo, apparentemente ignara del fatto che, al di là degli obelischi in travertino Senese delle stalle di Beistegui, si estendessero su tutto il Paese i segni crudi della guerra, i razionamenti continui, un lento processo di ricostruzione e un mare di smarrimento e sofferenza. Direi che il fatto che la parola “folly”, in inglese, derivi dal francese “folie” con il significato di “pazzia” sia perfetto per la situazione.

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