Freedom - Oltre il confine

BUSHCRAFT OVVERO L’ARTE DI SOPRAVVIVERE NELLA NATURA SELVAGGIA

Il termine Bushcraft deriva dall’unione di due parole inglesi: bush (bosco) e craft (capacità) e significa letteralmente “essere capaci nel bosco”

Qual è la differenza tra una gassa d’amante ed una gassa scorsoia? O tra un nodo prusik e un nodo parlato? E la corteccia del sassofrasso (della quale Roberto Giacobbo e la squadra di Freedom hanno avuto l’onore di assaggiare l’estratto sulla Route 66) aiuta veramente a lenire i disturbi digestivi? Quante volte, poi, ci siamo ritrovati senza cerotti e con una piccola ferita da coprire? Bene, basterebbe tagliare la corteccia esterna dai rami più piccoli di un pino, appoggiarla sul taglietto e il gioco è fatto, poiché la resina, oltre che appiccicarsi, ha un grande potere antisettico! Tutto questo e molto, molto di più, ce lo insegna il Bushcraft. Ma di cosa si tratta esattamente?

IL BUSHCRAFT

Non ci sono fonti certe del momento esatto in cui il termine inglese “bushcraft” sia approdato in Italia. Alcuni esperti del settore suggeriscono che questa parola sia diventata d’uso comune, tra gli appassionati di outdoor e delle attività fuori pista, da non più di dieci anni. Gli amanti del campeggio minimal o del trekking più estremo si saranno sicuramente entusiasmati dinnanzi ai vari reality show e programmi televisivi (bosco, area selvaggia, foresta) e (capacità, creare con abilità) le quali unite insieme assumono un significato più ampio che descrive la capacità dell’uomo di cavarsela, promuovendo l’autosufficienza e l’utilizzo di un’attrezzatura di base quasi arcaica, nel suo cammino fuori pista, ovvero fuori sentiero, che sia di un bosco o di una foresta, in montagna o in pianura, non ha molta importanza: l’unico elemento indispensabile è l’intimo contatto (consapevole) con la natura. Il buschcrafter deve possedere la conoscenza di una serie di tecniche di base per riuscire a comportarsi abilmente e prendere decisioni utili alla sua permanenza all’interno di un ambiente non antropizzato e privo di segnaletiche. L’uomo primitivo dunque, e questa considerazione ci viene facile, è stato sicuramente il primo a sperimentare il bushcraft! Ha dovuto imparare a orientarsi per spostarsi e per tornare indietro, ha dovuto imparare a nutrirsi cacciando e pescando, ha dovuto imparare a raccogliere l’acqua, ad accendere un fuoco, ripararsi, costruire armi e utensili. Ha sperimentato l’utilizzo di piante per curarsi o creato dei rifugi in cui dormire e proteggersi dalle intemperie. Il tutto per garantire la propria sopravvivenza.

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