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COSÌ DISEGNÒ IL FUTURO

Si prova sempre una certa emozione, oltre a un'enorme quantità di rispetto, quando si ha l'occasione d'incontrare i grandi della storia dell'automobile. E Marcello Gandini, che ci attende nella sua antica casa, là dove l'hinterland torinese si fa collina e prende un'aria come di campagna, rientra di sicuro nella schiera non dei grandi, ma dei grandissimi.

Dalla sua matita sono scaturiti infatti autentici capolavori della storia del design, come le Lamborghini Miura e Countach e la Lancia Stratos Zero, per citarne soltanto alcuni, ma anche modelli a grande tiratura industriale, dalla Mini 90/120 alla Renault Supercinque, fino alla Citroën BX. Lo ascoltiamo, perciò, in un silenzio interrotto soltanto dalle poche, indispensabili domande.

Il mondo dell'auto sta vivendo una grande rivoluzione: secondo lei, che direzione sta prendendo?

È molto difficile definire una chiara direzione: l'evoluzione che c'è stata in passato e che è durata ormai più di un secolo non ci porta chiarimenti sul senso di marcia intrapreso. Il fenomeno, secondo me, è legato più all'utilizzo che si fa dell'auto che alla sua forma e alle sue caratteristiche. Di norma è lecito, conoscendo il passato, farsi un'idea di come un fenomeno si è mosso e, di conseguenza, di quale sarà il suo futuro: oggi, invece, è più difficile, perché sono subentrate novità, come la guida autonoma e l'impiego dei motori elettrici per la propulsione, che creano una frattura chiaramente

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