Se l'auto è l'industria per eccellenza, anzi «l'industria delle industrie» per dirla con le parole dello storico Giuseppe Berta, allora Mirafiori è la Fabbrica, rigorosamente con la "effe" maiuscola. Perché non è un semplice impianto industriale, ma un pezzo di storia, una città nella città, entrata di diritto nell'immaginario collettivo e nelle cronache politiche, sociali ed economiche del nostro Paese: simbolo, nel secondo dopoguerra, della trasformazione industriale, della motorizzazione di massa e della rivoluzione dei costumi. In poche parole, lo specchio di una nazione in senso positivo – la crescita economica – e negativo – le tensioni sociali e le grandi vertenze sindacali che hanno segnato passaggi importanti dell'Italia moderna.
SI PARTE DA TORINO
È da qui che bisogna partire nel nostro viaggio in quel che rimane della grande industria automobilistica nazionale e della sua forza lavoro, quei colletti blu che – è bene rimarcarlo – hanno fatto la Storia, anche questa con l'iniziale rigorosamente maiuscola, del Belpaese. Non se ne può, assolutamente, fare a meno. Mirafiori è oggi lontanissima dai suoi fasti. I 2.700 operai, o giù di lì, non sono neppure confrontabili con i 60