davvero pervasiva, un palinsesto di gusti, ritualità, simbolismi e ricordi proustiani. Se il bavarese Feuerbach ci ha fatto riflettere sul fatto che siamo ciò che mangiamo, è innegabile anche da un punto di vista fisiologico che, attraverso la digestione e il metabolismo, noi interiorizziamo quel che mangiamo. Il cibo insomma ci va a ‘costruire’ e a modificare da dentro giorno dopo giorno. E questo è evidente, senza bisogno di scomodare la dimensione spirituale del cannibalismo e neppure quella prosaicamente ‘muscolare’ dei belloni da palestra e dei loro mastelli di polveri proteiche. Il cibo, naturalmente, ha anche un profondo valore culturale e identitario che a volte approda a derive discriminatorie, come l’usanza di contrassegnare alcuni popoli con epiteti che sono quasi una metonimia ‘culinaria’: gli inglesi che chiamano frogs (rane)
Non è un paese per grilli
Mar 10, 2023
5 minuti
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