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Cosa mangeremo domani?

(tinta ottenuta dai botanici olandesi in omaggio alla casata reale degli Orange) e puntute ma bianche e sottili, le pesche erano grandi come ciliegie e le melanzane assomigliavano a delle uova bianche. Inoltre, prima del 1928 le gomme da masticare non esistevano e per assaporare la dolce effervescenza dei Pop Rocks – caramelle frizzanti simili ai Frizzy Pazzy popolari in Italia negli anni Ottanta – i bambini hanno dovuto aspettare gli anni Cinquanta, quando un ricercatore della General Foods al lavoro su una bevanda ingerì per sbaglio del diossido pubblicato nel 2019 sul magazine della BBC Science Focus – come anche il cibo sia in costante evoluzione, che ciò sia dovuto a ragioni naturali o (più spesso) all’intervento dell’uomo. Cosa mangeremo, allora, nei prossimi anni? L’articolo si concentra soprattutto sulle innovazioni “funzionali” legate a cibi più salutari, create su misura per le necessità di ogni individuo – grazie ai test del Dna e al lavoro delle società specializzate nei cosiddetti – e con un maggior contenuto di nutrienti come vitamine e minerali (in gran parte andati persi proprio con la selezione genetica delle specie vegetali). E tra i cibi del futuro cita prodotti confezionati che cambieranno le nostre abitudini: “vernici spray” commestibili, barrette proteiche alle alghe e leccalecca creati per curare il singhiozzo. Ma la verità è che in gran parte il futuro (alimentare) è già qui, solo un pochino più lontano da noi: a causa dei cambiamenti climatici e degli stili di vita e di nutrizione, della sovra-popolazione e della globalizzazione, sono diversi i cibi finora appannaggio di altre culture che – per necessità o meno – stanno entrando a far parte anche della nostra dieta o lo faranno a breve. L’esempio più eclatante sono gli insetti: se cavallette, grilli & co sono già considerate prelibatezze in molti paesi del mondo (e una stravagante esperienza gastronomica da provare da parte dei viaggiatori che visitano quelle zone), farine e snack da essi ottenuti – altamente proteici e “sostenibili” – sono ormai arrivati in Europa e da poco anche in Italia. Già molto popolari pure da noi sono gli alimenti “plant based”, interamente a base vegetale, che riproducono piuttosto fedelmente consistenze e sapori di piatti a base di carne (dall’hamburger al pulled pork, e per i vegani ortodossi ci sono pure le “fake egg”). E se dall’Africa arrivano cereali a noi finora sconosciuti – mentre per molte popolazioni africane rappresentano la base dell’alimentazione – come sorgo e fonio, e tra Asia e Oceano Atlantico crescono alghe sempre più usate in cucina (dalle wakame all’Irish moss), si deve soprattutto alla ricerca statunitense la crescente attenzione verso le microalghe come la Chlorella, portentoso superfood ricchissimo di proteine che oggi viene utilizzato anche per produrre la pasta.

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