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Insect Food: pro e contro

Ricchi di proteine nobili (e in particolare di tutti e nove gli aminoacidi essenziali, indispensabili per l’uomo che non li sintetizza e che si trovano tutti insieme solo nell’uovo), poveri di grassi, naturalmente privi di glutine, con un minor impatto ambientale rispetto ad altri tipi di allevamento. Dall’inizio del 2023 la Commissione Europea ha autorizzato con appositi regolamenti – a seguito del parere scientifico positivo da parte di EFSA circa la sicurezza alle condizioni e ai livelli d’uso proposti e della documentazione presentata dalle aziende produttrici circa la genotossicità e digeribilità – l'immissione sul mercato di polvere parzialmente sgrassata di grillo () e di larve del verme della farina), che si sono così aggiunti ad altri due insetti già ammessi per l’alimentazione umana: la tarma della farina o tenebrione mugnaio () e la locusta migratoria. Già approvati e utilizzati per l’alimentazione animale (e molto utili anche come concime: le deiezioni di grillo sono prive di odori sgradevoli, granulari e facilmente trasportabili), gli insetti dunque stanno per arrivare sulle nostre tavole – principalmente sotto forma di pane, panini, cracker, grissini, barrette ai cereali o simili – come novel food, dicitura che indica quei prodotti alimentari non consumati diffusamente nell'UE prima del 15 maggio 1997, data in cui è entrato in vigore il primo regolamento relativo ai nuovi alimenti. O meglio, tecnicamente ci possono già arrivare: Fucibo, azienda italiana specializzata, propone chips, biscotti, cracker e pasta con farina d’insetti (per ora acquistabili online ma presto distribuiti nei supermercati), Small Giants è una start up creata a Londra da un team italiano che adesso ha aperto una sede anche in Italia e produce cracker, snack dolci e farine, mentre Alia è una delle aziende italiane in attesa del via libera all’allevamento e lavorazione di grilli per ottenerne, grazie a una tecnologia innovativa, farine di qualità e made in Italy. E il settore è in crescita, con altri brand già attivi o in procinto di diventarlo. Se i più avventurosi hanno già addentato locuste o scorpioni in occasione di qualche viaggio all’estero, o presso ristoranti come il Noma – dove lo chef René Redzepi ha messo nel piatto persino delle formiche vive, ma abbattute –, per molti la resistenza è forte anche davanti all’”invisibilità” di farine e lavorati. Nel 2021 la Coldiretti aveva diffuso un’indagine, svolta con Ixe, secondo cui il 54% degli italiani era contrario agli insetti a tavola (a fronte del 24% indifferente e del 16% favorevole, mentre il 6% non aveva risposto). Dati non troppo lontani da quelli, seppur presentati con più ottimismo, della ricerca realizzata dall’Università degli Studi di Bergamo condotta su un campione di 1.170 individui rappresentativi della popolazione italiana tra il 2021 e il 2022 e presentata lo scorso marzo insieme a Carlotta Totaro Fila di Alia Insect e a Steven Barbosa, Public Affairs Manager di IPIFF, International Platform of Insects for Food and Feed, che in Italia conta sette associati tra allevatori e Università e Istituti di ricerca come l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana M. Aleandri. Secondo l'indagine, un italiano su tre sarebbe favorevole (“altamente propenso” o “propenso”) al consumo di insect food, con motivazioni legate soprattutto alla sostenibilità, a fronte del 70% di poco propensi (di cui un 33% di “inconvincibili”). Ma, al di là di gusti personali e tabù alimentari, quali sono gli effettivi vantaggi, e i potenziali rischi, per la salute umana? Lo abbiamo chiesto alla professoressa Laura De Renzo, direttrice della Scuola di Specializzazione in Scienze dell’Alimentazione dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata che ha preso parte – insieme a Lorenzo Pezzato, CEO di Fucibo, e a molti altri interventi – alla recente digital edition del seminario Food, Wine & CO. - Il Futuro del Cibo ideato da Paola Cambria e Simonetta Pattuglia, Direttore del Master in Economia e Management della Comunicazione e dei Media.

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