uello che i cugini Corsi chiamano Petite Blanche, la Costiera Amalfitana l’ha ribattezzato . Il nome è tutto un programma: si tratta di un vitigno a bacca bianca, autoctono della costa e delle isole della Campania. A Ischia, oltre che a Procida e Capri, viene coltivato fin e le caratteristiche del vino concorrono a creare un vino raro e artigianale perché i vigneti a strapiombo sul mare sorgono in terrazzamenti vulcanici irti, stretti e difficili da coltivare. Per questo tener vivo il Biancolella è anche una questione di orgoglio. Dal colore verde chiaro e dalla buccia sottile coperta da un’abbondante pruina (una cera biologica presente sulla buccia dell’uva che serve a proteggere gli acini dai raggi ultravioletti e dalla disidratazione) si passa al colore giallo paglierino del vino con sfumature verdoline. Il naso è piuttosto semplice, anche se vinoso e aromatico, con fiori bianchi come mimosa, gelsomino e biancospino con note agrumate di frutta gialla. Nelle annate migliori la profumazione di erbe aromatiche e mandorla si fa più intensa con un lieve accenno speziato in cui si possono distinguere noce moscata e pepe. Ma ciò che lo contraddistingue maggiormente è forse il richiamo alla macchia mediterranea, cipresso, pino, alghe e resine. Al palato mostra una buona freschezza, bevibile e leggero con una vena di sapidità minerale, secco, equilibrato e persistente. Il Biancolella viene vinificato sia in purezza che in assemblaggio: sull’isola di Ischia il Biancolella è presente in purezza nella DOC Ischia Biancolella oppure in blend con il Forastera o il Coglionara nel vino Ischia Bianco. A Procida è conosciuto come Teneddu, mentre a Capri lo chiamano Bianco o San Nicola ed è presente nella DOC Capri. Lo troviamo anche sulla costiera nella DOC Penisola Sorrentina e nel Costa D’Amalfi DOC spesso in blend con Falanghina e altri tipici vitigni della regione e infine anche nella culla della viticultura campana, ossia nella DOC Campi Flegrei, sempre in con la Falanghina.
