acchione, Uva Pane, Zinna Vacca, Pacioccone, Arciprete e molti altri sono i nomi con cui viene chiamato il Bellone, un vitigno a bacca bianca autoctono del Lazio, citato già da Plinio il Vecchio nel suo , che lo descrive come “tutto sugo e mosto”. Il vitigno è conosciuto, infatti, con un numero elevato di altri sinonimi, fra cui Albanese, Bello gentile, Pampanaro, Bello buono, Bello Cacchione, Bello Fagotte, Bello Palloccone, Bello Piccolitto, Bello Romanesco, Bello Terrigno, Bello Verdone, Pantrastico, Pociccone, Uva Pantastica, Uva Preta, Uva di Spagna Bianca, e infine, con il termine dialettale di Uva Pane, che si romano, la pizza bianca con la mortadella. È proprio la freschezza, decisa ma pulita, “netta”, del Bellone, a renderlo uno di quei vini piacevoli, ma soprattutto gastronomici, che soddisfano la richiesta di vini che siano di pronta beva ma non semplici, che siano dotati di carattere ma persino accessibili, anche a livello economico. Fra le denominazioni presenti nel Lazio che stanno riscoprendosi, oltre al Bellone, si trovano il Cabernet di Atina, un vino a DOC prodotto in provincia di Frosinone, e il Frascati, un vino di qualità importante che esprime al meglio la territorialità. Mentre altre zone della regione stanno vivendo una riscoperta vitivinicola, come l’Alta Tuscia Viterbese con i suoi vini bianchi e rossi, e il Sud del Lazio, in Ciociaria e nella zona del Cesanese, un’altra nuova realtà d’avanguardia è rappresentata dal reatino con la viticultura di montagna (con vigneti in alcuni casi situati al di sopra dei 600 metri di altezza). Tutto questo conferisce particolarità ai prodotti del Lazio, regione che comprende tutti i territori, dal vulcano alla costa, dalla montagna al lago, all’isola.
