Da usare in diversi piatti al posto di aglio e cipolla, lo scalogno è buono da magiare anche a crudo o sott’olio. In Emilia-Romagna ne esiste un ecotipo unico nel suo genere ricco di sali minerali e vitamine
Un po’ meno utilizzato in cucina dell’aglio e della cipolla pur essendone come gusto l’ideale via di mezzo, lo scalogno è il bulbo dell’omonima pianta appartenente alla specie delle (proprio come aglio, cipolla e porro). Ricostruendo la sua storia, diversi studiosi hanno identificato come terra di origine dello scalogno (il cui nome scientifico è ) l’Asia centrale dove è possibile ancora trovarne – in paesi come Turkmenistan, Uzbekistan, Kirghizistan e Afghanistan – specie selvatiche. Sia il nome scientifico che quello volgare dello scalogno è però etimologicamente legato alla città di Ascalona (in Israele, a nord di Gaza) e quelli che oggi vengono coltivati in Europa derivano anche in Europa, fosse già utilizzato da Greci e Romani. Scritti di Plinio il Vecchio affermano, infatti, che questo bulbo è stato una delle varianti di cipolla più amata dai Greci; mentre Ovidio scrisse delle sue proprietà afrodisiache, tra l’altro citate anche successivamente nel Rinascimento da Castore Durante, medico e botanico, nel suo prontuario pratico .