Quando aprire certi “canali” può risultare pericoloso. Quando alcune strade intraprese non contemplano il ritorno. È la notte tra il 26 e il 27 novembre 1992. Siamo a Madrid, nel quartiere operaio di Vallecas. Dall’appartamento situato al civico numero 8 di calle Luis Marín parte una chiamata indirizzata alla locale centrale di polizia. L’apparecchio filtra la voce di un uomo, il capofamiglia di un nucleo composto da cinque figli e dalla propria moglie; in ogni singola parola trapela sgomento mentre esterna, balbettando, la richiesta d’aiuto. In casa sua sta avvenendo qualcosa che oltrepassa di gran lunga la sfera della normalità. Prima di questo, però, è doveroso fare un passo indietro. Esattamente a un anno e mezzo prima, agosto del ’91, quando in circostanze misteriose si era verificato il decesso di una diciassettenne. La ragazza si chiamava Estefanía Gutiérrez Lázaro. Sì, era la figlia dell’uomo al telefono.
LA STORIA DI ESTEFANÍA
Siamo agli inizi degli anni Novanta quando la giovane, ancora minorenne, si avvicinò al mondo dello spiritismo. L’attrazione per certe tematiche fu magnetica, quasi riconducibile a una predisposizione naturale; a ogni modo, tutto ebbe inizio per un motivo ben preciso. La molla che la spinse