Il Meraviglioso - Telepatia - Occultismo - Ipnotismo
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Info su questo ebook
Proemio
Capitolo I. Telepatia
Capitolo II. Occultismo
Capitolo III. Ipnotismo
Capitolo IV. Natura dell’ipnotismo
Capitolo V. Medianismo
Capitolo VI. Spiritismo ed intervento demoniaco
Capitolo VII. Natura del medianismo
Capitolo VIII. Morte apparente e vitalità delle membra distaccate dal corpo
Capitolo IX. Un giudizio pratico
Capitolo X. Miracolo e scienza
Capitolo XI. Teosofia
Capitolo XII. Abitabilità degli astri
Capitolo XIII. Esseri invisibili
Appendice
Capitolo I. Grave e giusta preoccupazione
Capitolo II. Cause principali della morte apparente
Capitolo III. Cure da usarsi ai recentementi spiriti
Capitolo IV. Cure spirituali
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Anteprima del libro
Il Meraviglioso - Telepatia - Occultismo - Ipnotismo - Pietro Mariotti
spirituali
Proemio
Anime di trapassati, angeli, demoni, o cause naturali?
Ecco la domanda spontanea ed ansiosa di chiunque osserva i fenomeni mirabili che vanno sotto il nome di telepatia, di occultismo, di medianismo e di spiritismo. E purtroppo non è facile rispondere. Sembra tuttavia assicurato che, nella generalità dei casi e più specialmente in quelli nei quali gli effetti si producono con processi costanti da gabinetto, debba riconoscersi l’opera della natura. Ce lo mostrano assai chiaramente le scoperte straordinarie fatte in questi ultimi tempi nelle scienze patologiche, fisiologiche, psichiche e fisiche. Il Sub-liminale del Myers, le irradiazioni odiche del De-Rochas, la visione attraverso i corpi opachi con i Raggi X, la Radiotelegrafia Marroni e tante altre esperienze che esporremo, unitamente ad una applicazione più severa dei principii scolastici, sono tali da produrre in questo campo una vera rivoluzione di idee,
Ho creduto cosa utile esporre tutte queste ragioni, perché oltre a spazzar via molti ed opposti pregiudizii, esse possono anche servire di aiuto a tracciare la difficoltosa linea che separa il vero dal falso soprannaturale ed a prospettare, nella sua vera luce, molte questioni religiose di capitale importanza.
Capitolo I.
Telepatia
Definizione e varie specie di telepatia - Fatti di ciascuna specie Natura della telepatia - Spiegazione dell’Hettinger - Dame bianche e dame nero - Fatti nei quali è evidente il soprannaturale.
Quantunque il tema che imprendiamo a trattare sembri spirare un aria da medio evo, esso, invece, è di attualità; occupa gli ingegni migliori dei nostri tempi ed ha le sue riviste, le sue opere, i suoi giornali e le sue società. I fatti di telepatia modernamente raccolti sono di una tale veridicità che nessuno può ragionevolmente oppugnare.
La parola telepatia è nota al pubblico da varii anni: etimologicamente proviene dal greco telè, (lontano) e phatos, (sensazione), e significa un impressione ricevuta da lontano senza conoscere il veicolo che la conduce.
Si contano tre specie di telepatia. La prima comprende le azioni di pensiero e di sentimento interno che una persona riceve da un’altra lontana. La seconda è l’azione che si ripercuote sui sensi esterni di un altra, sempre lontana; come una visione, una voce, un suono. La terza è quella che si svolge nel sogno o nello stato prossimo al sogno.
Appartiene al primo gruppo specialmente il presentimento. Il presentire, dice Mons. E. Meric, si è il sentire un avvenimento prima della sua effettuazione. Sento istintivamente che quel tale parente, quella tal persona, quel tal amico deve venir da me, e dopo alcuni istanti eccolo comparire. Sento vagamente che una disgrazia sta per piombare sopra una famiglia, e pochi giorni dopo mi si notifica che un membro di essa è morto fulminato. Un amico viaggia in mare, e d’un tratto un idea fosca che egli stia per naufragare mi avvolge e stringe d’angoscia l’animo; e la posta mi reca l’annunzio della di lui morte. Chi è colui che non abbia mai provato in vita l’impressione misteriosa ed antecedente d’un avvenimento felice od infelice?
Nel presentimento sono esclusi nel modo più assoluto la ragione, la volontà e la coscienza; tutt’al più può esservi di mezzo un gran desiderio in qualcuna delle persone in giuoco; chi ha la sua parte principale è la sensibilità generale. Per questo gl’individui molto delicati provano i presentimenti più spesso degli altri. Quando il soggetto del fenomeno è dotato d’una irritabilità nervosa eccessiva, esso offre le condizioni più favorevoli al presentimento; specialmente, se fra le persone colle quali s’intreccia la comunicazione esiste un affezione profonda, e l’avvenimento, sperato o temuto, è di grande importanza nella loro vita.
Fra i fatti autentici di questo genere, registrati dalla storia, vi è quello di Enrico IV alla vigilia di cadere sotto il coltello di Ravaillac. Tutto il regno era in giubbilo per l’incoronazione della regina e Parigi faceva grandi preparativi per la solenne entrata della sua sovrana, Ma il re, in tanto fervore di festa, era oppresso da un crudele affanno e da una malinconia da cui non sapeva liberarsi. Presentiva in se una grande sciagura e lo si udiva sospirare angosciosamente, esprimendo parole di triste augurio. Pareva che la lama del pugnale, che lo avrebbe spento, fosse già penetrata nel suo cuore.
È noto pure come Maria Stuarda al momento di lasciare la Francia, provò, nel mettere il piede sul vascello che doveva trasportarla in Scozia, tale dolore che piangendo rivolse le braccia verso la spiaggia che lasciava, quasi per chiamare soccorso, parendole fin d’allora d’andare al supplizio, anziché a salire un trono.
Anche dell’infelice Maria Antonietta d’Austria si narra la stessa cosa. Concluso che fu il di lei matrimonio, fu presa da una tristezza inconcepibile che non la lasciò più. Passava le notti intere a piangere; quando giunse il momento fatale di dover partire, ella si gettò ai piedi dei suoi augusti genitori e con accenti disperati domandò la grazia di restare in patria e poter rinunziare a quelle nozze. Ma furon vane le sue preghiere e dovette bere il calice di tante orribili amarezze. Quanti altri esempi, più volgari, ma, non per questo meno notevoli e meno autorevoli, si potrebbero addurre?
I fatti appartenenti al secondo gruppo sono ancora più strani. Si legga per primo questo riportato recentemente da tutti i giornali d’Italia. «Strano caso di telepatia. La vendetta di un richiamato tradito. Ci telefona da Ferrara 4 Marzo notte. Pietro Forelli, di anni 27, da poco richiamato in servizio militare al 2° artiglieria da fortezza a Padova, aveva dovuto lasciare la giovane moglie Eleonora, d’anni 22. Per uno strano caso di telepatia, l’altra sera essendo di sentinella, ebbe la visione di una sua bimba morta che gli disse della infedeltà della mamma. Ottenuta una breve licenza, il Forelli corse a Ferrara e improvvisamente piombò a casa e trovò la moglie in flagrante adulterio. Afferrò un coltellaccio da cucina e gettatosi sugli adulteri, tirando colpi all’impazzata, ferì l’amante della moglie con due colpi al capo e due alla regione scapolare sinistra, e la moglie con una ferita lungo tutto il viso. Alle urla dei feriti accorse il padrone di casa e vari inquilini, che a stento poterono impedire al marito infuriato di fare una strage. Il Forelli venne disarmato, ma riuscì però di nuovo a munirsi di un bastone, col quale cominciò a percuotere furiosamente la moglie, finché, intromessesi le guardie accorse, fu possibile ridurlo all’impotenza». (Corriere della sera del 5 Marzo 1915.)
Il seguente caso fa parte della raccolta pubblicata dalla società londinese per le scienze psichiche. È il N.° 341. Il comandante Aylesbury, stando per affogare, invocò istintivamente la madre. Ed essa, come fu poi constatato, gli apparve proprio in quel modo ed in quel posto dove si trovava in quel momento, cioè: seduta in casa, in mezzo alle altre due figlie colle quali era intenta a lavorare. Per contraccolpo la madre udì la voce del comandante e credendolo di ritorno mandò subito una delle figlie vicine a vedere alla finestra se egli era nella strada; ed anche questa circostanza fu veduta da Aylesbury (Les hallueinations telepatiques. Paris. Alcon. Ed.)
Le apparizioni dei moribondi sono le forme più frequenti di telepatia. Fra i molti casi che si narrano riferisco questo che il P. Giovannozzi riporta sulla Rassegna Nazionale del 1° Luglio del 1914:
«Il P. Francesco Salis - Seewis, gesuita, fu uno degli scrittori della Civiltà Cattolica, ove pubblicò una serie di ottimi articoli sulle estasi, visioni, allucinazioni e simili, che, raccolti poi a parte in due volumetti, mi hanno più volte servito anche nel corso di queste letture. Egli era amico carissimo di una ottima famiglia Francese che, mi pare, lo aveva anche ospitato in periodi critici di persecuzione e d’esilio. Il P. Salis mori, pochi anni fa, a Genova, se non m’inganno, in Italia certamente. Quei suoi amici abitavano allora a Versailles. Una sera, essendo fuori per le vie della città, veggon passare la nota figura del loro amico d’Italia, e la riconoscono benissimo: è proprio lui; ma da quando in qua si trova a Versailles? maraviglia e stupore; lo chiamano, gli vanno dietro, lo cercano; niente più P. Salis. Ma un giorno o due dopo, arriva loro la notizia della sua morte, avvenuta proprio quella sera a quell’ora».
In ogni tempo si è udito parlare di fatti autentici di persone morenti che si sono congedate dagli amici e dai parenti lontani mediante colpi nella parete o nei mobili, suonando un campanello, spegnendo un lume, ed in altre maniere simili.
Ecco come il romanziere A. Dumas narra di avere appreso la morte del suo genitore. «Verso le otto di sera la mia cugina Marianna mi coricò nel piccolo letto di faccia al grande, e mi addormentai di quel bel sonno che Dio dà ai fanciulli come la rugiada alla primavera. A mezza notte, fui svegliato, o piuttosto fummo svegliati, mia cugina ed io, da un gran colpo battuto alla porta. Una lampada ardeva sopra un tavolino da notte; al lume di quella lucerna vidi mia cugina sollevarsi sul letto tutta atterrita, ma senza far motto. Nessuno poteva aver bussato a quella porta interna, poichè le due altre erano chiuse. Ma io che oggi trasalisco, mentre scrivo queste linee, al contrario non provai nessuna paura; discesi dal letto e mi diressi presso la porta. — Dove vai Alessandro? — mi gridò la cugina —dove vai? Lo vedi, risposi tranquillamente, vado ad aprire al babbo, che viene a dirci addio — La povera ragazza saltò dal letto tutta spaventata; mi afferrò mentre io stendeva la mano verso la serratura; e mi ricoricò per forza nel mio letticciolo. Io mi dibattevo fra le sue braccia gridando: addio babbo, addio babbo. Qualche cosa simile ad un respiro passò sul mio viso e mi calmò. Tuttavia mi riaddormentai cogli occhi pieni di lacrime e con il singhiozzo alla gola. All’indomani vennero a svegliarmi che era giorno. Il mio babbo era morto proprio nell’ora in cui quel colpo da me udito era stato battuto alla porta. Allora io intesi queste parole senza sapere bene cosa significassero: Mio povero figlio, il tuo babbo che t’amava tanto è morto! Chi pronunziò queste parole, che mi dichiaravano orfano a tre anni e mezzo? Mi sarebbe impossibile dirlo. Da chi mi venne annunziata la più grande disgrazia della mia vita? Lo ignoro». (Mes memoires. Paris. 1851.)
I fatti di telepatia appartenenti al terzo gruppo sono i più conosciuti ab antiquo.
Negli Annali della società psichica londinese si trova perfino un caso di una persona che appare nei luoghi nei quali essa è trasportata in sogno dalla fantasia. È questo. La signora Wilson, una sera erasi addormentata agitatissima nel pensiero del suo marito lontano che viaggiava in alto mare. D’un tratto sogna e le pare di essere nel di lui bastimento e d’aprire la cabina ov’egli dormiva. Ma vedendovi uno straniero sveglio si soffermò; e poi, fattasi coraggio, si fece avanti ed andò a baciare in fronte lo sposo. Al mattino il forestiero narrò di non aver dormito in tutta la notte e d’avere veduto entrare nella cabina una signora che era andata a baciare il suo collega di viaggio.
Più sorprendente ancora è il fatto seguente narrato da Gougenot de Mousseaux nel suo libro I grandi Fenomeni della Magia, pubblicato in Parigi nel 1864.
Roberto Bruce, comandante in seconda di un bastimento che viaggiava presso il banco di Terranova, stava un giorno nel gabinetto del suo ufficio a trovare il calcolo esatto della distanza. Non riuscendovi, gridò verso il capitano in prima che credeva li vicino nella sua cabina: «Qual’è la distanza secondo il vostro computo? Non ricevendo risposta entrò nella cabina, ma con sua sorpresa vi trovò un individuo intento a scrivere che non aveva mai veduto, sebbene fossero da sei mesi in mare. Sorpreso del fatto corse ad avvertire il suo superiore, ma tornando nella cabina non vi trovò più alcuno. Però sulla lavagna che serviva ai calcoli nautici videro tracciate queste parole. «Volgete a nord-ovest.» Si perquisì tutto il bastimento, nessuno era nascosto. Si confrontarono le scritture di tutti i viaggiatori, nessuna rassomigliava.
Volsero a nord-ovest e di li a tre ore trovarono un vascello smantellato, carico di gente, cogli alberi spezzati che sommergevasi. Il bastimento accorso, invia le sue scialuppe per salvare i poveri naufraghi. Mentre uno di questi raggiungeva il fianco del bastimento liberatore Bruce trasalì, riconoscendo in lui il misterioso straniero veduto alcune ore prima. Allora, insieme col capitano, lo invitò a scrivere su di una lavagna «Volgete a nord-ovest». La scrittura era esattamente identica a quella che ancora si conservava nella cabina del capitano. L’autore dello scritto non sapeva dare alcuna spiegazione del fenomeno, ma il capitano del vascello naufragato narrò che verso il mezzodì, quel passeggero, essendo molto stanco, s’era profondamente addormentato; e che destatosi dopo un ora disse a lui: «Signor capitano, noi saremo salvati oggi stesso. Ho sognato di essere a bordo di una nave che viene in nostro soccorso». «Egli descrisse il bastimento ed il corredo di bordo; e con somma sorpresa ora noi verifichiamo l’esattezza della descrizione». Il passeggero alla sua volta aggiungeva «È strano che quanto io vedo qui non mi è nuovo; e tuttavia non ricordo di esser mai stato su questa nave».
Chi desiderasse seguitare a leggere ancora di questi fatti prenda i varii libri e le molte riviste che si occupano più espressamente di questo argomento e potrà soddisfarsi a suo talento. Al nostro scopo bastano i citati per domandarci: a quale ordine essi appartengono? Sono essi dei fenomeni puramente naturali, o rappresentano la manifestazione di una virtù extraterrena? La spiegazione, inutile dirlo, non c’è; parrebbe, anzi, che tutte le forze e tutte le leggi naturali da noi conosciute fossero qui superate, tuttavia molte e valide considerazioni fanno pensare e, ormai, può dirsi fanno assolutamente ritenere, trattarsi di anomalie, la cui potenzialità non esce dall’orbita comune. Le riflessioni che il P. G. Giovannozzi fa seguire al fatto succitato del P. Salis - Seewis sono abbastanza convincenti e possono applicarsi a molti di quei fenomeni. Così dice: «Gli amici (del P. Salis) nulla sapevano della malattia dell’amico; erano nè preoccupati, nè agitati, nè suggestionati, nè eccitati. Non si può, dunque, parlare di una loro allucinazione spontanea. Eppure un’allucinazione vi fu, giacché alla vista non corrispondeva la realtà, ed essi non videro il P. Salis nè moribondo nè morto, com’era davvero, ma vivo sano e a spasso. Quest’allucinazione dunque, fu in loro prodotta da un qualche agente estraneo. Angeli o diavoli rieccoli! In questo caso, se mai, angeli. Ma ditemi un poco a che scopo? Servi forse a qualche cosa, quest’apparizione? Disse forse qualcosa? Domandò preghiere, dette consigli? Niente; se quei buoni amici avran voluto pregare per il caro defunto, lo avran fatto dopo, all’avviso della sua morte, ma non quella sera. Il fatto dunque è più inesplicabile volendoci fare intervenire il soprannaturale, che non attribuendolo a qualche ignota forza della natura. E, lo ripeto per la terza volta, son quasi tutti così. Che dirne pertanto? Io, proprio nulla; perché non voglio lavorare di fantasia, e non mi sento di ammettere una propulsione o proiezione di od¹ da Genova a Versailles. Ma mi par chiaro, che per quanto a volerli spiegare ci sia da perderci la testa, non abbiano tuttavia l’impronta del soprannaturale. L’immagine veduta non è nè reale, nè sostanziale, e molto meno personale; si forma solo interiormente nella psiche di chi la percepisce. È certo che la produce con una sua appartenenza, emanazioni od azione da lungi il morente; ond’è ben messo il nome di telepatia, o azione a distanza».
L’osservazione, ho detto, va bene per molti casi, ma non per tutti. La visione della fanciulla al padre tradito non può certo spiegarsi con un emanazione fluidica di alcun genere, poichè il di lei corpicino giaceva già nella dissoluzione del sepolcro. Ciò non ostante insisto nel dire che si tratta sempre di fenomeni naturali.
Nulla impedisce, infatti, che avverandosi certe date circostanze non possa, anche un fenomeno come quello, svolgersi e compiersi nell’interno di chi lo concepisce senza l’azione di un organismo proiettore. Dite che un individuo si trovi in uno stato di eccitazione, prodotta da ansietà, dubbi, timori e preoccupazioni angosciose: egli resta come assorto avanti ad una ridda d’immagini strane che fra loro si succedono e riuniscono, formando nella fantasia scene cosi vive da rivestire le parvenze di realtà. Al povero soldato è successo proprio così. Allontanandosi da casa con lo strazio del dubbio sulla fedeltà della moglie, è naturale che questo pensiero dovesse accrescersi quando essa era libera; e non è improbabile che in un momento di sovraeccitazione in cui, forse, pensava intenerito anche alla figlia morta, gli paresse di vedersi apparir il frutto del suo amore per avvertirlo sdegnosamente dell’onta che lo colpiva in un modo reale, proprio come accade nel sogno allorchè ci addormentiamo nella forte preoccupazione di una qualche idea.
Franz Hettinger (Apologie du Christianisme - tom. II. pag. 194.) presenta quest’osservazione per spiegare i presentimenti: «Quando si è penetrati dal pensiero che noi siamo legati e formiamo un medesimo tutto con l’universo intiero, col nostro sistema solare, colla nostra terra e soprattutto colla natura che ci circonda, che la nostra essenza è di continuo attraversata ed influenzata, benché ciò sia a nostra insaputa, dalle irradiazioni vitali di tutte queste sfere ci stupiamo molto meno di certe percezioni misteriose dei nostri nervi, di certi presentimenti straordinarii.
Poiché la nostra sensibilità talora si accresce sia a cagione dell’irritabilità dei nervi, sia per ragione della forza relativamente più grande delle impressioni, fino ad essere affetti da ciò che si passa in certe regioni del nostro essere, di cui non abbiamo ordinariamente coscienza, perché questa stessa sensibilità non sarebbe ancor essa suscettibile di estendersi nelle sue relazioni col mondo esteriore, di maniera tale da impadronirsi talora delle influenze che ordinariamente le scappano? I cambiamenti di temperatura, un temporale che minacci, dei freddi vivi, tutti questi movimenti della pressione atmosferica, dell’elettricità, del magnetismo, agiscono materialmente sopra i sani come sugli ammalati, su coloro che hanno la sensibilità ottusa, come su quelli che l’hanno assai viva; e tuttavia passano inosservati dagli uni e si risentono da altri.
Qui soltanto si trova tracciata la via che condurrà a capire la ragione di