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Effetti del banco a coralli bianchi di S. Maria di Leuca (Mar Ionio) sulle risorse biologiche batiali
Effetti del banco a coralli bianchi di S. Maria di Leuca (Mar Ionio) sulle risorse biologiche batiali
Effetti del banco a coralli bianchi di S. Maria di Leuca (Mar Ionio) sulle risorse biologiche batiali
E-book78 pagine38 minuti

Effetti del banco a coralli bianchi di S. Maria di Leuca (Mar Ionio) sulle risorse biologiche batiali

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Il mar Mediterraneo è abitato, nelle profondità batiali, da banchi di "coralli bianchi", che, a differenza dei loro cugini tropicali, necessitano per la loro sopravvivenza di acque fredde e si sviluppano lontano dalla superficie, nell'oscurità più totale. Questi coralli vivono solitamente fra i 300 e i 3000 metri di profondità, lungo pareti scoscese di montagne e vulcani sottomarini, fianchi di canyon e colline (mound) che si ergono dalle monotone e fangose piane batiali.

Rilevati per la prima volta durante la spedizione del Pola nel 1891, loro presenza è recentemente nota anche ai pescatori del Compartimento di Gallipoli, che hanno subito danni alle reti passando vicino al banco presente al largo di S. Maria di Leuca.

La comunità a coralli bianchi recentemente scoperta in tale area, rappresenta un raro esempio di banco corallino profondo nel Mar Mediterraneo principalmente costituito dalle specie Lophelia pertusa e Madrepora oculata.

Allo scopo di studiare il banco di S. Maria di Leuca è stato avviato il Progetto APLABES (Biocostruzioni a coralli bianchi nel Mar Ionio settentrionale - Apulian Plateau Bank), il cui obiettivo consiste nell’evidenziare le principali caratteristiche geologiche, paleontologiche e biologiche dell’ecosistema a coralli bianchi di recente riscoperta nel Mar Ionio settentrionale e descrivere le risorse demersali che caratterizzano l’area del banco.

Obiettivo del presente lavoro è quello di valutare le differenze nella distribuzione e nell’abbondanza delle risorse biologiche demersali dentro e fuori il banco di coralli bianchi, evidenziando i fenomeni bio-ecologici che si determinano nel suo ambito con conseguenti effetti positivi sulle risorse marine oggetto di prelievo nelle aree circostanti.
LinguaItaliano
Data di uscita25 gen 2012
ISBN9788863696103
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    Anteprima del libro

    Effetti del banco a coralli bianchi di S. Maria di Leuca (Mar Ionio) sulle risorse biologiche batiali - Feliciana de Trizio

    BIBLIOGRAFIA

    1 - INTRODUZIONE

    Il Mar Mediterraneo è un bacino temperato che ha goduto fino ad un passato geologico relativamente recente di un clima caldo nell’ambito del quale è stata possibile la sopravvivenza di banchi corallini di tipo tropicale. Uno degli avvenimenti più importanti che hanno caratterizzato la sua storia è stata la crisi di salinità, verificatasi 6 milioni di anni fa, nel tardo Miocene (Periodo Messiniano), quando il bacino si disseccò quasi completamente. L’acqua del Mediterraneo andò progressivamente evaporando; si crearono in tal modo enormi depositi salini attualmente ricoperti sotto sedimenti più recenti. Ancor oggi questa tendenza all’evaporazione persiste e, se il Mar Mediterraneo non è ancora divenuto un Mar Morto, ciò è dovuto all’ingresso di acqua dall’Oceano Atlantico attraverso lo stretto di Gibilterra, che bilancia il deficit dell’acqua perduta per evaporazione.

    Successivamente, il cambiamento climatico culminato nelle glaciazioni quaternarie ha comportato la quasi completa estinzione delle formazioni coralline. Attualmente vivono nel Mediterraneo alcuni coralli che ricoprono in maniera discontinua i substrati rocciosi litorali e, tra questi, la specie Cladocora caespitosa forma talvolta modeste aggregazioni a bassa profondità.

    Nonostante i succitati fenomeni intercorsi nel Mediterraneo, banchi corallini si celano nelle profondità batiali di questo bacino. Si tratta di biocostruzioni dovute ai cosiddetti coralli bianchi, che, a differenza dei loro cugini tropicali, necessitano per la loro sopravvivenza di acque fredde e si sviluppano lontano dalla superficie, nell’oscurità più totale. Questi coralli vivono solitamente fra i 300 e i 3000 metri di profondità, lungo pareti scoscese di montagne e vulcani sottomarini, fianchi di canyon e colline (mound) che si ergono dalle monotone e fangose piane batiali. Nel Mediterraneo le specie più importanti sono due esacoralli che formano colonie arborescenti, Lophelia pertusa e Madrepora oculata, alle quali è spesso associata una specie solitaria, Desmophyllum dianthus.

    I primi rilevamenti dei banchi corallini delle acque profonde del Mar Ionio settentrionale risalgono alla spedizione del Pola nel 1891 (Marenzeller, 1893).

    In tempi più recenti la loro presenza è risultata nota anche ai pescatori del Compartimento di Gallipoli, che spesso hanno subito danni alle reti passando vicino al banco presente al largo di S. Maria di Leuca.

    Alcuni anni fa, durante una campagna di ricerca con rete a strascico condotta in un’area del Mar Ionio settentrionale ritenuta al di fuori dell’area dei coralli indicata dai pescatori, la rete subì dei danni in prossimità del suddetto banco e furono prelevati accidentalmente alcuni rami di coralli bianchi (Fig. 1.A) (Mastrototaro et al., 2002). Seguendo questi recenti ritrovamenti e considerando il valore naturalistico, la rarità e la vulnerabilità dell’ecosistema a coralli bianchi (Roberts, 1997; Freiwald et al., 1999; Rogers, 1999: Duncan e Roberts, 2001), sono state condotte delle spedizioni ad hoc al fine di studiare le caratteristiche geomorfologiche e geologiche della suddetta area, oltre alla biodiversità e alla fauna caratterizzante il banco a coralli bianchi (Tursi et al., 2004b; Taviani et al., 2005).

    La comunità a coralli bianchi recentemente scoperta al largo di S. Maria di Leuca rappresenta un raro esempio di banco corallino profondo nel Mar Mediterraneo principalmente costituito dalle specie Lophelia pertusa e Madrepora oculata (Fig. 1.B).

    Allo scopo di studiare il banco di S. Maria di Leuca è stato avviato il Progetto APLABES (Biocostruzioni a coralli bianchi nel Mar Ionio settentrionale – Apulian Plateau Bank), finanziato nei programmi FIRB del MIUR e coordinato dal CoNISMa (Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare) con la partecipazione di ricercatori appartenenti a quattro università (Milano-Bicocca, Bari, Catania e Napoli-Parthenope), all’Istituto Nazionale di Geofisica e

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