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Il Medioevo (secoli V-X) - Scienze e tecniche (22): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 22
Il Medioevo (secoli V-X) - Scienze e tecniche (22): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 22
Il Medioevo (secoli V-X) - Scienze e tecniche (22): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 22
E-book226 pagine2 ore

Il Medioevo (secoli V-X) - Scienze e tecniche (22): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 22

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Le complesse vicende dei saperi scientifici e tecnici nei secoli successivi al crollo delle istituzioni romane hanno suscitato commenti tra i più diversi. Per una lunga tradizione di studi – o di non studi -, la deposizione di Romolo Augustolo nel 476 e il succedersi di ripetute invasioni cosiddette barbariche spengono per secoli ogni barlume di sapere scientifico e tecnico. Ma le evidenze emerse dalle recenti indagini smentiscono questa semplicistica posizione.
In questo stesso periodo nascono nuove forme di organizzazione e trasmissione dei saperi che si rivelano di cruciale importanza. I secoli che segnano l’irrilevanza culturale e politica della penisola italiana vedono però crescere l’influenza amministrativa, sociale e culturale della Chiesa: le sedi vescovili si dotano di scuole, formalmente istituite col concilio di Toledo, dove i compendi enciclopedici della cultura classica tengono viva la memoria e il mito di un passato di splendori filosofici, scientifici e tecnici.
A fronte di una sempre più cronica marginalità della penisola italica, il sapere scientifico e tecnico acquista nuovo slancio altrove, coltivato sapientemente dalle due nuove capitali del sapere, Bisanzio e Baghdad, che costituiscono i due vertici di un triangolo di scambi scientifici e tecnici che si spingono fino alle lontane terre dell’India e della Cina.
In questo ebook si può trovare un grande prospetto della situazione tecnica e scientifica dell’Alto Medioevo in Italia e nel resto d’Europa allargando poi lo sguardo ben oltre: si spazia dalla tradizione alessandrina rilanciata dalle traduzioni in arabo alla grande stagione della scienza araba, con la sua inedita capacità di dialogo con forme di sapere sviluppatesi in India, a loro volta aperte a influenze cinesi. Pratiche astronomiche, matematiche e mediche, tra innovazioni, riscoperte e invenzioni: tutta l’articolazione dei saperi che circolavano nel bacino del Mediterraneo.
LinguaItaliano
Data di uscita1 ott 2014
ISBN9788897514503
Il Medioevo (secoli V-X) - Scienze e tecniche (22): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 22

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    Il Medioevo (secoli V-X) - Scienze e tecniche (22) - Umberto Eco

    copertina

    Medioevo (Secoli V - X) - Scienze e tecniche

    Storia della civiltà europea

    a cura di Umberto Eco

    Comitato scientifico

    Coordinatore: Umberto Eco

    Per l’Antichità

    Umberto Eco, Riccardo Fedriga (Filosofia); Lucio Milano (Storia politica, economica e sociale – Vicino Oriente) Marco Bettalli (Storia politica, economica e sociale – Grecia e Roma); Maurizio Bettini (Letteratura, Mito e religione); Giuseppe Pucci (Arti visive); Pietro Corsi (Scienze e tecniche); Eva Cantarella (Diritto) Giovanni Manetti (Semiotica); Luca Marconi, Eleonora Rocconi (Musica)

    Coordinatori di sezione:

    Simone Beta (Letteratura greca); Donatella Puliga (Letteratura latina); Giovanni Di Pasquale (Scienze e tecniche); Gilberto Corbellini, Valentina Gazzaniga (Medicina)

    Consulenze: Gabriella Pironti (Mito e religione – Grecia) Francesca Prescendi (Mito e religione – Roma)

    Medioevo

    Umberto Eco, Riccardo Fedriga (Filosofia); Laura Barletta (Storia politica, economica e sociale); Anna Ottani Cavina, Valentino Pace (Arti visive); Pietro Corsi (Scienze e tecniche); Luca Marconi, Cecilia Panti (Musica); Ezio Raimondi, Marco Bazzocchi, Giuseppe Ledda (Letteratura)

    Coordinatori di sezione: Dario Ippolito (Storia politica, economica e sociale); Marcella Culatti (Arte Basso Medioevo e Quattrocento); Andrea Bernardoni, Giovanni Di Pasquale (Scienze e tecniche)

    Età moderna e contemporanea

    Umberto Eco, Riccardo Fedriga (Filosofia); Umberto Eco (Comunicazione); Laura Barletta, Vittorio Beonio Brocchieri (Storia politica, economica e sociale); Anna Ottani Cavina, Marcella Culatti (Arti visive); Roberto Leydi † , Luca Marconi, Lucio Spaziante (Musica); Pietro Corsi, Gilberto Corbellini, Antonio Clericuzio (Scienze e tecniche); Ezio Raimondi, Marco Antonio Bazzocchi, Gino Cervi (Letteratura e teatro); Marco de Marinis (Teatro – Novecento); Giovanna Grignaffini (Cinema - Novecento).

    © 2014 EM Publishers s.r.l, Milano

    STORIA DELLA CIVILTÀ EUROPEA

    a cura di Umberto Eco

    Medioevo (Secoli V - X)

    Scienze e tecniche

    logo editore

    La collana

    Un grande mosaico della Storia della civiltà europea, in 74 ebook firmati da 400 tra i più prestigiosi studiosi diretti da Umberto Eco. Un viaggio attraverso l’arte, la letteratura, i miti e le scienze che hanno forgiato la nostra identità: scegli tu il percorso, cominci dove vuoi tu, ti soffermi dove vuoi tu, cambi percorso quando vuoi tu, seguendo i tuoi interessi.

    ◼ Storia

    ◼ Scienze e tecniche

    ◼ Filosofia

    ◼ Mito e religione

    ◼ Arti visive

    ◼ Letteratura

    ◼ Musica

    Ogni ebook della collana tratta una specifica disciplina in un determinato periodo ed è quindi completo in se stesso.

    Ogni capitolo è in collegamento con la totalità dell’opera grazie a un gran numero di link che rimandano sia ad altri capitoli dello stesso ebook, sia a capitoli degli altri ebook della collana. Un insieme organico totalmente interdisciplinare, perché ogni storia è tutte le storie.

    Introduzione

    Introduzione alla scienza e tecnologia dell’Alto Medioevo

    Pietro Corsi

    Al pari della tanto discussa caduta dell’impero romano, le vicende complesse dei saperi scientifici e tecnici nei secoli successivi al crollo delle istituzioni romane hanno suscitato commenti tra i più diversi. Per una lunga tradizione di studi, o meglio di non-studi, la deposizione di Romolo Augustolo nel 476 e il succedersi di ripetute invasioni cosiddette barbariche spengono per secoli ogni barlume di sapere scientifico e tecnico. Se si limita l’orizzonte di indagine alla penisola italiana, non vi è dubbio che tracce di decadenza siano visibili ovunque. Il calo demografico, la scomparsa di fiorenti porti non più drenati, l’affievolirsi di saperi tecnici legati alla metallurgia, all’idraulica, all’architettura o all’agricoltura, e soprattutto il venir meno del tessuto culturale e intellettuale delle grandi città dell’impero, di Roma in primo luogo, contribuiscono a una perdita di centralità dell’Italia romana. Non più collegata ai centri di produzione dei saperi scientifici e tecnici del bacino del Mediterraneo, dell’Egitto e del Medio Oriente in particolare, la penisola italiana è ridotta a una provincia culturalmente irrilevante del mondo altomedievale.

    Non mancano tuttavia le eccezioni, e sul lungo termine le nuove forme di organizzazione e trasmissione dei saperi cui danno vita si rivelano di cruciale importanza. I secoli che segnano l’irrilevanza culturale e politica della penisola italiana vedono infatti crescere l’influenza amministrativa, sociale e culturale della Chiesa. Le sedi vescovili si dotano di scuole, formalmente istituite col concilio di Toledo del 527, dove i compendi enciclopedici della cultura classica tengono viva la memoria e il mito di un passato di splendori filosofici, scientifici e tecnici. Le esigenze del calendario religioso richiedono poi il mantenimento di competenze astronomiche piuttosto complesse. A partire dal VI secolo il fenomeno del monachesimo e lo stabilimento di una rete di abbazie, spesso ricche e relativamente popolose, contribuiscono al costituirsi di comunità che ricreano in parte la divisione dei lavori intellettuali e tecnici di una piccola città autosufficiente. In particolare, la regola benedettina dell’ ora et labora ha conseguenze non trascurabili nella costituzione di ricche biblioteche come nel miglioramento delle tecnologie metallurgiche. Un ruolo importante svolgono anche le abbazie colombaniane sparse in Italia e in Europa. Inoltre la breve stagione dell’impero carolingio nel IX secolo ricostruisce un tessuto di rapporti culturali tra la corte dei Franchi e diversi centri cultura europea.

    Il progresso scientifico nel resto d’Europa

    Se dunque tra il V e il X secolo la penisola italiana conosce un periodo di decadenza scientifica e tecnica, mitigato da innovazioni di rilievo in diversi settori delle tecniche e dell’agricoltura, la prospettiva europea, mediterranea e orientale presenta caratteri di grande interesse, che gli studi degli ultimi venti anni hanno contribuito a mettere in luce. La rete delle abbazie si estende con successo in diverse regioni dell’ex impero d’Occidente, dall’Irlanda alla Spagna, dove la tradizione filosofica, naturalistica e tecnica greco-romana sopravvive nelle pratiche dell’insegnamento e delle compilazioni enciclopediche.

    Nel bacino del Mediterraneo la caduta di Alessandria d’Egitto nel 641, che mette fine a tre secoli di dominio bizantino della città e della regione, non segna affatto la decadenza della tradizione tecnica e scientifica che aveva fatto della città una delle capitali dei saperi del mondo antico. I conquistatori musulmani lasciano ampie libertà religiose e civiche alla città, come del resto alle regioni rapidamente occupate tra VII e VIII secolo, e si mostrano molto interessati ai saperi scientifici e tecnici dell’eredità ellenistica e greca. La grande stagione della scienza e della medicina araba costituisce al tempo stesso un momento di continuità e di innovazione rispetto alle conquiste del mondo antico. Molto si è scritto, e a giusto titolo, sulle grandi imprese di traduzione in arabo di classici della filosofia, delle matematiche, della medicina e delle scienze naturali greche e latine. Molto resta ancora da approfondire riguardo l’opera che è frutto dalle conquiste islamiche nel subcontinente indiano: ossia l’introduzione nell’articolazione dei saperi scientifici che circolavano nel bacino del Mediterraneo, dall’Egitto alla Siria, alla Persia e alla Spagna di pratiche astronomiche, matematiche e mediche.

    La scienza araba che si sviluppa nei secoli VIII-X rappresenta per molti versi una sintesi del passato, e mostra un’inedita capacità di dialogo con forme di sapere sviluppatesi in India, a sua volta aperte a influenze provenienti dalla Cina. Anche se le tesi ultranazionalistiche avanzate in anni recenti da studiosi delle scienze arabe – secondo i quali tutta la scienza occidentale dei secoli XIV-XVII era stata largamente anticipata da studiosi arabi – suscitano motivate perplessità, è innegabile che regioni oggi difficilmente riconoscibili come centri di produzione scientifica di punta, come l’attuale Afghanistan, furono tra il IX e il X secolo caratterizzate da grandi innovazioni nel campo dell’astronomia e delle matematiche. Occorre infine sottolineare come le pratiche scientifiche dell’epoca, in Occidente come in Oriente, siano difficilmente assimilabili al nostro concetto di scienza. Nel mondo mediterraneo, come nel mondo islamico, astronomia e astrologia sono spesso indistinguibili, come difficile è tracciare linee di demarcazione tra pratiche farmacologiche, mediche o chimiche e pratiche magiche o considerazioni di ordine morale.

    Anche l’impero romano d’Oriente, e la sua capitale Bisanzio, vivono nell’alto Medioevo un periodo di crescita, soprattutto nel settore delle tecnologie e della medicina. La rivalità con il potente vicino arabo non impedisce fruttuosi scambi di conoscenze, manoscritti e manufatti. Per alcuni versi, Bisanzio e Baghdad costituiscono due vertici di un triangolo di scambi scientifici e tecnici che si spingono fino alle lontane terre dell’India e della Cina. Sebbene i rapporti culturali tra diverse aree del continente euroasiatico siano attivi già nell’antichità, non vi è dubbio che fra il IX e il X secolo si assiste a un fenomeno di traduzione e appropriazione di testi indiani, persiani e greci e a una tendenza, sia pure parziale, alla sintesi tra diverse culture e saperi scientifici.

    Scienze matematiche: eredità tardoantiche

    Il primo recupero dell’eredità greca

    Giorgio Strano

    Nel corso dell’epoca tardoantica nuove concezioni dell’universo basate sulle Sacre Scritture finiscono per far dimenticare modelli ben più articolati e scientifici come quelli tolemaici. La presenza sulle mappe di contenuti simbolici, come la segnalazione di tappe fondamentali della via della Salvezza o la centralità della città di Gerusalemme, centro della cristianità, danno un’idea precisa della finalità morale di queste mappe a discapito dello scarso interessse dell’epoca per i viaggi di esplorazione o di scambio commerciale con Paesi lontani.

    Mappe morali, carte simboliche

    La concezione dell’universo esposta nella Topographia christiana di Cosma esemplifica il ruolo centrale occupato dalla religione nel mondo medievale cristiano. In questa concezione ogni elemento sensibile deve avere una spiegazione morale, come appare evidente anche nel campo delle rappresentazioni cartografiche. Intorno alla metà del II secolo, oltre a occuparsi di astronomia, Tolomeo aveva dedicato una delle proprie opere più importanti, La geografia, alla descrizione e alla rappresentazione delle regioni abitate della Terra. A tal fine egli aveva elaborato due proiezioni cartografiche utili per riportare all’interno di un reticolo di meridiani e di paralleli, nonché alle latitudini e alle longitudini appropriate, tutte le terre emerse e i mari. Le mappe ottenibili mediante queste due proiezioni, prodotto della scienza greca, vennero ben presto dimenticate. Al loro posto subentrano rappresentazioni sintetiche del mondo basate sul dettato delle Sacre Scritture e indicanti a chi le consultava la via della Salvezza.

    Una delle più antiche rappresentazioni cartografiche medievali conosciute è la mappa che corredava il Commento all’Apocalisse di san Giovanni scritto nel 776 dal Beato di Liébana. Sebbene l’originale sia andato perduto, di questa mappa esistono ancora copie risalenti a partire dal X secolo. Grazie a esse è possibile comprendere che le finalità della rappresentazione cartografica medievale esulano dalla descrizione obiettiva della superficie terrestre. La mappa del Beato rappresenta infatti i vari luoghi della Terra come teatro della genesi e del cammino dell’umanità verso la redenzione. All’estremo est, collocato in alto, compare la sede presunta del paradiso terrestre, dal quale l’umanità era discesa con Adamo ed Eva. Particolare attenzione è data ai luoghi biblici del Medio Oriente, fra i quali risaltava il Mar Rosso, con acque appropriatamente dipinte di colore rosso. Al centro delle terre emerse spicca Gerusalemme, la città per eccellenza, luogo della redenzione dell’umanità. Infine, all’estremo sud, collocato a destra, compare la Terra Incognita. Quest’ultima è inserita nella mappa in ragione del fatto che gli apostoli avevano avuto da Gesù lo speciale mandato di predicare ai quattro angoli della Terra. Tali angoli non sono interpretati dal Beato come dimostrazione che la Terra avesse forma rettangolare, come sostenuto da altri Padri della Chiesa, ma come metafora di quattro continenti, dei quali uno rimaneva ancora inesplorato.

    Le rappresentazioni cartografiche con finalità morali si diffondono in buona parte dell’Europa assumendo una forma sempre più essenziale. Le cosiddette mappe OT, conosciute a partire dal IX secolo, rappresentano infatti in modo altamente semplificato e convenzionale i tre continenti. Essi vi appaiono completamente circondati dall’Oceano, delineato come una grande O. Le acque del Mar Mediterraneo, del Tanais (il Don) e del Nilo separano i continenti insinuandosi fra essi con una struttura che ricorda invece una grande T. L’Europa e l’Africa, separate dall’asta verticale della T, il Mar Mediterraneo, occupano rispettivamente il quarto in basso a sinistra e il quarto in basso a destra della mappa. L’Asia occupa invece tutta la metà superiore della mappa ed è separata dall’Europa e dall’Africa rispettivamente dal Tanais e dal Nilo. Al centro esatto della mappa si trova ancora una volta il luogo per eccellenza della cristianità, la città di Gerusalemme. Su queste mappe non appare alcuna traccia di meridiani, di paralleli o di altri riferimenti utili a collocare esattamente un determinato luogo sulla superficie terrestre; un fatto che evidenzia la scarsa attenzione dell’epoca per i viaggi di esplorazione o di scambio commerciale con Paesi lontani.

    Tuttavia,

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