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Itinerari del Sognatore. Poemetti lirico narrativi
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E-book263 pagine2 ore

Itinerari del Sognatore. Poemetti lirico narrativi

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Info su questo ebook

È poesia anche questa, sperimentata già da validissimi poeti, da Pascoli a Campana, da Pavese a Elsa Morante, a Margherita Guidacci, a Alda Merini, a Caproni, a Luzi, a Turoldo. E altri ancora.
Si vuole cogliere e rappresentare lo stupore del mondo, la meraviglia del vedere la Terra e la sua umanità dall’alto, da lontano, la gioia di scoprire Paesi nuovi, belli e brutti, carichi di storia, di miseria, di sofferenza oppure di colori meravigliosi, di fascinosi spettacoli. Cogliere la vita lontana dalla nostra soglia di casa, dal nostro quotidiano perimetro urbano, e abbracciarla così come viene incontro e fissarla – più che con una macchinetta – con carta e penna come un atto privato e quasi nascosto per poi – ben confezionato – comunicarlo agli altri e goderne insieme con la memoria, coi ricordi particolari. Anche con giudizi severi.
Poesia dell’homo viator, di un itinerarium continuum o a varie riprese per incontrare l’uomo, il mondo, la storia, l’arte, la meraviglia, la gioia, la Vita. Quella che amiamo però, quella che raccomandiamo anche agli altri per un colloquio su interessi comuni. Favola, Musica, Poesia, Stupore, Bellezza. E altro ancora.
LinguaItaliano
Data di uscita24 feb 2014
ISBN9788868221584
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    Itinerari del Sognatore. Poemetti lirico narrativi - Nino Agnello

    NINO AGNELLO

    ITINERARI

    DEL SOGNATORE

    (Poemetti lirico-narrativi)

    Proprietà letteraria riservata

    © by Pellegrini Editore - Cosenza - Italy

    Edizione eBook 2014

    ISBN: 978-88-6822-158-4

    Via Camposano, 41 (ex Via De Rada) - 87100 Cosenza

    Tel. (0984) 795065 - Fax (0984) 792672

    Sito internet: www.pellegrinieditore.com - www.pellegrinilibri.it

    E-mail: info@pellegrinieditore.it

    I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.

    Indice

    Premessa

    In Sicilia

    Il pescatore-poeta

    La ballata del tempo creditore

    Claritatis elogium

    Linosa, l’isola evitata

    Fedele fino al martirio

    Un sogno a sei nella Valle

    Concerto e mostra nella Valle

    Nel cuore antico della Sicania Salita a Castronovo di Sicilia

    Visita a Morgantina

    Visita ai presepi di Caltagirone

    Visita a Gibellina e Salemi Isole nell’isola

    Sotto Rocca Busambra nel bosco della Ficuzza

    Una giornata a Palazzo Adriano

    In Italia

    L’isola e il continente (poemetto lirico-narrativo)

    Un incontro a Torino

    Prepararsi al volo

    Pasqua a Piacenza

    Essere e pensare UNICEF

    Una città dentro la nebbia

    Un pellegrino a Roma

    In Europa

    L’infedele convertito

    Giardino tedesco

    Sulle vette dei Pirenei

    I voli del pellegrino a Medjugorje

    Dalla Rupe Atenea alle Alpi Carsiche

    La città di Gaudì

    Dittico madrileno

    Premessa

    Ecco la raccolta dei poemetti a cui da qualche tempo pensavo: poemetti lirico-narrativi di viaggio in Sicilia, in Italia e in Europa. E i viaggi nell’uomo, dentro l’uomo, nel suo mondo morale, spirituale, sociale e nei luoghi della coscienza. La collocazione segue il criterio della distanza: si parte da vicino – lo scrivente, la sua città – per andare lontano, nell’interno dell’isola e fuori di essa, in varie parti d’Italia e d’Europa, attraversando la realtà multiforme per uscire nei luoghi dell’attesa, della speranza: dalla nebbia alla luce, come indica la metafora di un poemetto.

    Altri poemetti consimili hanno trovato già posto e spazio nel volume Sotto le cupole d’oro (Roma, 2008) e altri già prima erano entrati di diritto in Le colombe di Galla Placidia (ivi, 1990), Parole di granito (ivi, 2000), Accadimenti (Foggia, 1998).

    Un intero volumetto era stato dedicato alla scoperta di Lampedusa (La danza dei delfini, Caltanissetta 1980), un altro volumetto alla città di Palermo (Palermo volti e cuore, Palermo 1993) forse in chiave più lirica e umorale che poematica o narrativa; e sempre in chiave lirica era un viaggio di scoperta di un intero territorio quasi arcaico, il volumetto All’ombra del basilico (Agrigento 1987).

    La differenza, quindi, spesso è formale più che sostanziale, perché in fondo viaggiare per me è stato sinonimo di poetare e poetare l’equivalente di scoprire, emozionarmi di fronte al nuovo, pormi degli interrogativi e cercare di rispondere, e anche ubbidire, nella scrittura, a una specie di flusso continuo del pensiero. Da tempo godo così il mio viaggiare per l’Italia e per l’Europa, scrivendo, trascrivendo, appuntando parole, frasi, emozioni, pensieri o abbandonandomi all’onda emotiva della mente che detta le sue divagazioni.

    È poesia anche questa, sperimentata già da validissimi poeti, da Pascoli a Campana, da Pavese a Elsa Morante, a Margherita Guidacci, a Alda Merini, a Caproni, a Luzi, a Turoldo. E altri ancora.

    Si vuole cogliere e rappresentare lo stupore del mondo, la meraviglia del vedere la Terra e la sua umanità dall’alto, da lontano, la gioia di scoprire Paesi nuovi, belli e brutti, carichi di storia, di miseria, di sofferenza oppure di colori meravigliosi, di fascinosi spettacoli. Cogliere la vita lontana dalla nostra soglia di casa, dal nostro quotidiano perimetro urbano, e abbracciarla così come viene incontro e fissarla – più che con una macchinetta – con carta e penna come un atto privato e quasi nascosto per poi – ben confezionato – comunicarlo agli altri e goderne insieme con la memoria, coi ricordi particolari. Anche con giudizi severi.

    Poesia dell’homo viator, di un itinerarium continuum o a varie riprese per incontrare l’uomo, il mondo, la storia, l’arte, la meraviglia, la gioia, la Vita. Quella che amiamo però, quella che raccomandiamo anche agli altri per un colloquio su interessi comuni. Favola, Musica, Poesia, Stupore, Bellezza. E altro ancora.

    Agrigento, gennaio 2012

    L’Autore

    In Sicilia

    Il pescatore-poeta

    Il pescatore-poeta a sera getta le reti

    nel mare dei sogni,

    all’alba ritorna con la barca

    piena di vento:

    i pesci sono rimasti in un letto di pace.

    Gli è bastato fondere nel suo

    il respiro del mare.

    Il pescatore regala pesci al mare,

    a chi ne ha e a chi ne vuole:

    il suo mestiere è donare

    perché cerca ricompensa d’amore.

    Pescatore di pesci o pescatore di uomini?

    Donatore di pesci o di parole?

    Parole come pesci dorati

    dentro reti senza maglie e senza inganno.

    I discorsi non sono trappole,

    le parole non sono esca.

    Sono pane e vino. Sono vita e verità.

    La verità dell’uomo, del poeta,

    del pescatore, non del commerciante.

    Il pescatore mira alla salute del mare,

    alla salute dei pesci, dei piccoli e dei grandi,

    non guarda allo spessore del portafogli.

    Prende dal mare quanto gli basta per oggi

    perché domani è un altro tempo,

    così attinge dal piatto il pasto necessario

    per sostenere in piedi il peso del corpo.

    Il mare è il piatto di tutti,

    ci mangiano sani e malati,

    ed è giusto tenerlo pulito per tutti gli usi.

    Il pescatore è mite e paziente,

    si nutre di attesa e di speranza,

    ha il cielo sempre sul capo

    e il suo volto è un abisso di mistero,

    studia e contempla il mare

    coglie moti, linguaggi, mutamenti:

    dalla superficie comincia il mistero

    degli abissi, quelli noti e quelli inesplorati.

    Il pescatore legge nel libro dei venti,

    nel sillabario di stelle e costellazioni,

    battezza le nuove visioni,

    rammenta sempre le antiche,

    conosce i punti fermi della sua geografia

    e i limiti della sua coscienza.

    Quanto più l’immenso piano gli allunga lo spazio

    tanto più misura in tempo i segni della prudenza,

    perché sempre ci sono ostacoli da riconoscere

    per adeguarli al metro del coraggio.

    Quante lingue parlano i venti?

    Egli tutte le conosce, le ascolta e le traduce

    col prontuario della saggezza:

    battezzarli è come domarli,

    ascoltarli vuol dire conviverci

    per non lasciarsi sopraffare.

    Il pescatore è uomo di fede,

    getta le reti e recita preghiere:

    conosce tutti i santi del soccorso,

    tutte le invocazioni per ogni evenienza.

    I pesci sono i grani del suo rosario,

    con sale e acqua rinnova il suo battesimo.

    Gesù gli insegna a camminare sulle acque.

    Il pescatore è un vero equilibrista,

    compensa i beccheggi con la bonaccia,

    le grosse ondate con le goccioline sul viso

    e torna sempre all’equilibrio dopo una forte

    ubriacatura.

    2

    Pescatore di anime o di corpi?

    Lui è pescatore di corpi, ma cerca anime

    specie quando scende negli abissi

    dove i corpi esauriscono il peso

    e l’anima emerge dal buio alla luce.

    I pesci sono corpi ma li vede anime,

    ne conosce e ne cerca l’essenza,

    lo spirito individuale: negli occhi,

    nei colori, nei moti, nell’abilità:

    ne resta ogni giorno più stupito di prima

    se la conoscenza è più perfetta

    e il rispetto ne è la conseguenza.

    E l’amore? Anche l’amore, quello che unisce

    persona a persona e l’anima di ogni persona.

    Chi gli parla nel silenzio degli abissi?

    La voce della Vita con linguaggio eterno,

    unico, buono per tutto l’Universo di Dio

    quello astrale e quello delle profondità acquoree,

    dove il silenzio trasmette perfino l’impercettibile.

    Dio conosce questi linguaggi, anche quelli

    fosforescenti

    perché appartengono alle sue creature

    e le creature sono il corpo stesso del Creatore.

    Visibile e invisibile, perfetto silenzio

    e musica di gesti e suoni,

    emissioni di odori e nudi desideri

    che hanno Amore per denominatore comune.

    3

    Il pescatore dorme su materassi ad acqua,

    respira dentro un pallone aerostatico,

    legge la cabala degli astri,

    parla coi segni a popoli muti,

    a volte accende il lampadario

    per godere la vastità dell’azzurro,

    altre volte si confonde

    nel buio più fitto dell’impalpabile.

    Il pescatore è un affabulatore pacifico,

    ha un uditorio variegato,

    solo il vento gli fa contestazione

    e le onde cancellano i discorsi più vanitosi,

    quelli più saggi resistono senza scadenza,

    s’incidono su lastre invisibili.

    I pesci assorbono le sue lezioni,

    sono i personaggi delle sue favole.

    Se poi salgono sirene da cavità piene di eco

    nascono concerti ad orchestra piena:

    azzurre platee subiscono incantesimi.

    Il pescatore-poeta è il solitario per eccellenza,

    ma gode di compagnie privilegiate

    diurne e notturne, esotiche e nostrane

    perché coi suoi viaggi senza frontiere

    unisce popoli e continenti,

    emigra con gli stormi alati,

    sconfina intrepido sul dorso degli squali,

    danza coi delfini, gareggia coi gabbiani,

    non ha mai giornate vuote

    perché le sorprese entrano da tutte le porte.

    Esercita tutti i mestieri,

    è un diarista che scrive e cancella,

    conserva in bocca ai pesci,

    è un compositore, un cantautore,

    conosce tutte le scale a scendere e salire,

    compone canti di meraviglia e li offre

    alle orecchie del vento, ai sorrisi delle stelle,

    li affida ai volatili per donarli

    a tutti i musici del mondo,

    a tutti i teatri della benevolenza.

    4

    Il pescatore-poeta è un gran giocoliere:

    se il delfino gli danza davanti

    lui lo imita e ne dirige salti e contorcimenti.

    Se quello grugnisce e squittisce,

    lui canta e inventa, intona melodie

    e le sparpaglia al vento

    per tutte le creature con orecchie e senza orecchie.

    Spesso diventa un bambinone,

    il fanciullo più felice di questo mondo

    se nell’uniforme tappeto azzurro

    vede occhietti cercarlo:

    allora narra le fiabe più belle

    e altre ne inventa per quei musetti

    divertiti a fior d’acqua felicemente assorti

    a trasmettere felicità a tutto il regno.

    Con tutte le età che possiede

    è lui il bambino più longevo del mondo.

    Il pescatore è un poeta-filosofo,

    insegna ai pesci a ragionare da cristiani,

    parla loro dell’amore cosmico, universale:

    i pesci ascoltano e gli si fanno più amici.

    La sua filosofia non ha confini

    come l’amore come l’oceano:

    chi vi sta dentro ha spazi infiniti.

    Poi al canto di antiche ninne-nanne

    i pesciolini si addormentano

    in culle di alghe morbide:

    la luna si abbassa e li veglia pensosa.

    5

    Un giorno il pescatore vede le forme dell’Angelo

    fiammante in viso e con le vesti aeree

    a somiglianza del Cristo sulle acque di Tiberiade

    con le mani aperte all’incontro:

    quando le prese, sentì solo calore

    e profumo mai prima annusato:

    allora con le braccia al petto

    restò immobile nella visione

    e si disse prediletto dal Padre.

    Pianse o rise di gioia nello stupore?

    Le acque sanno e i pesci lo sanno

    tutto quello che lo scriba non sa

    e solo ne ascolta nell’intimo

    la voce arrivare da lontano:

    viene con le sirene il canto del pescatore.

    Il pescatore-poeta conosce anche drammi e tragedie

    quando corpi s’imbrogliano

    nel gorgo delle acque inferocite

    e le anime scontano le pene dell’inferno

    prima che abbiano tempo di pentirsi.

    E quanti corpi ha visto lacerati

    confitti alle scogliere schiumose

    quelle che mordono e spezzano le ossa

    con l’aiuto del vento e il consenso del buio pesto

    e nessuno che può dare un dito d’aiuto

    o porgere una corda a salvamento.

    Allora è lo schianto, la totale disperazione

    perché cielo terra e acqua

    formano un unico groviglio

    tragicamente chiuso ad umano soccorso.

    Beato allora chi ha tempo

    d’incrociare le braccia a rapida preghiera.

    Ammutoliti i pesci sono fuggiti a rintanarsi

    come bambini terrorizzati dal tuono

    prolungato e dai lampi a saette incrociate.

    Il pescatore ha visto anche questo,

    spesso ne è uscito indenne o con le ossa malconce:

    provvida una mano l’ha tratto di peso

    dalla bocca della morte: consapevole

    si è detto più volte debitore

    al suo Angelo custode.

    Perciò uomo di fede è il pescatore

    e vive di riconoscenza: spesso affila

    il rasoio dell’umiltà e si taglia la barba dell’orgoglio,

    si denuda dell’abito della sicumera

    e coi pesci prega come tutti i bambini

    col cuore dell’innocenza.

    L’alba è l’altare illuminato

    e il tramonto è l’icona del romitaggio,

    del silenzio raccolto nell’occhio di Dio:

    allora gli è dolce l’abbandono

    in Colui che tutti abbraccia

    e salva nel suo insuperato Amore.

    Agrigento, luglio 2009.

    La ballata del tempo creditore

    Tempo tempo mio prezioso

    mia cassaforte degli anni

    banca dei sogni miei

    mio creditore e garante,

    lo so che mi accompagni fedelmente

    mi pedini con netta precisione:

    inseguimi se vuoi, ma paziente e calmo

    spiami, scortami,

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