Wanderlust-Felicità senza catene
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Anteprima del libro
Wanderlust-Felicità senza catene - Bruno J.R. Nicolaus
vita"
Viandante
Viandante, sono le tue orme
la via, e nulla più;
viandante non c’è via,
la via si fa con l’andare.
Con l’andare si fa la via
e nel voltare indietro la vista
si vede il sentiero che mai
si tornerà a calcare.
Viandante, non c’è via
ma scie nel mare
Antonio Machado
INTRODUZIONE
Wanderlust è una parola della lingua tedesca che indica l’irresistibile desiderio dell’uomo di abbandonare il proprio paese per recarsi lontano alla ricerca di nuove frontiere. Wanderlust è un termine usato oggi ovunque nel mondo, specie dalla gioventù e dagli individui di mezza età: quelli meno conformisti, più irrequieti e inclini al cambiamento.
Fortunosamente scampato all’ultimo conflitto mondiale e ai devastanti bombardamenti di Napoli e Milano del 1943, l’Autore – uno svizzero-napoletano ricercatore e scrittore – racconta la sua esperienza di una doppia vita
. Da una parte, laboratorio, provette e alambicchi alla caccia di nuove formule magiche; dall’altra, su e giù per il mondo - per lavoro e diletto - a raccontare con l’estro del poeta le proprie esperienze.
Nasce così Wanderlust - Felicità senza catene
nel quale riaffiorano ricordi vivi e palpitanti come in un caleidoscopio: esperienze ricche di spunti e impressioni raccolte qua e là nel corso degli anni attraversando vicine e lontane contrade. Ora è un personaggio che salta alla ribalta, ora è un luogo presentato con ricchezza di dettagli nel suo divenire storico, ora sono esperienze dirette, personali che si presentano in tutta la loro vivacità.
Tra le contrade descritte, spiccano il Sol levante, il Messico, Perù e Svizzera, dove l’Autore ha soggiornato per lunghi periodi, oltre ovviamente all’Italia suo paese di adozione. Di rilievo le pagine sull’isola d’Ischia: isola descritta nella sua realtà paesaggistica e nelle sue vicende legate al mito e ai suoi primi abitanti di origine greca. Tra le contrade montane, molte le pagine dedicate a Madesimo – residenza estiva dell’Autore – oltre ad Engadina e Val Monastero (Val Muestair) – paese di origine della famiglia Nicolaus). Poetiche le descrizioni di questi villaggi, della loro architettura e dei loro paesaggi; dai prati tinti di verde ai foltissimi boschi di larici, pini e betulle: tutti popolati di animali selvatici e vivacissime fate, chiamate dialas nella lingua locale ladina. Fate e fatine che ne combinavano di tutti i colori a danno degli abitanti più ingenui, come raccontato nelle fiabe riportate nel testo. Dettagliate le descrizioni delle antiche tradizioni contadine e della storia di queste valli; dal tempo dei romani a Carlo Magno, dai francesi agli Asburgo: una storia intrisa di sangue, malattie e tanta sofferenza, a causa delle frequenti incursioni di soldataglie straniere.
Una raccolta di racconti e storielle, di fatti ed esperienze vissute spesso in prima persona; di cose, luoghi e personaggi incontrati su e giù per il mondo. Una selezione variopinta e disordinata come un prato in primavera o la tavolozza di un pittore, in cui chiunque può trovare un messaggio particolare che lo soddisfi. Una lettura per chi ama la natura nelle sue tante espressioni: per chi ama l’oceano in burrasca e in bonaccia, l’alba e il tramonto; per chi comprende il messaggio di un torrente impietrito dal gelo in inverno, dolce e suadente in estate, triste in autunno. Una lettura per chi ama contemplare le candide cime innevate, mentre si tingono di rosso al tramonto.
1.Affrettati, viandante
Così verde era il bosco quest’anno sotto la pioggia. Tutto abbracciava la cupola verde sovrastando arbusti e cespugli, mentre ai suoi piedi il suolo celava i suadenti colori dei fiori spuntati nell’ombra.
Poche settimane più tardi, tutto il bosco si tinse di rosso e di giallo: ultima espressione di una vita che cambia. Le foglie presto cascheranno avvizzite, presto saranno marcite. Resteranno alberi spogli, rigidi rami, nudi diritti e ritorti, sotto il grigiore del cielo. Solo rami, eppure sembrano membra di esseri umani; sembrano mani o gambe, sembrano braccia e dita ritorte. Sono alberi ma anche anime di esseri umani che assieme guardano al cielo. Sono differenti forme di vita, diverse espressioni dell’essere: hanno in comune un passato e un presente. Incerto il futuro.
Quando erano ricchi di foglie, gli alberi cantavano al vento melodie piene di vita. Ora, il vento che passa tra i rami non fruscia, ma geme; lamenta il dolore del tempo che corre e che passa, la disperazione di vite perdute, a volte sprecate. Anime, alberi e rami, guardano indietro come fantasmi.
Cercano tracce, che più non vedranno; le orme, le gesta, gli sguardi, le voci dei tanti viandanti, di cavalieri e passanti finiti nel nulla.
Restano scie nel mare e nel cielo; sulla terra orme sbiadite e castelli di sabbia. Stracci di nuvole al vento si stagliano, bianche e fugaci, sull’azzurro del cielo infinito.
Viandante, è ora che arrivi: il sentiero diventa più erto, l’andar faticoso e affannoso il respiro.
Lontano nella foschia, un fioco barlume di luce segnala la fine di un lungo cammino: promette riposo. Affrettati, viandante, le tenebre sono alle porte: presto cancelleranno ogni orma ogni scia; qualsiasi traccia di vita.
Affrettarsi a chi giova, oh viandante: il buio ha inghiottito ogni barlume di luce. Tutto è sparito; ogni scia, ogni traccia: tutto è finito.
Non disperare viandante, presto torneranno a brillare i primi sprazzi di luce: è così che funziona l’umana commedia.
2.Dal profondo dell’anima
Al risveglio i ricordi affiorano lentamente dal profondo dell’anima. Sono immagini confuse e sbiadite: si ricompongono poco alla volta, piano piano ritornano i colori, i contorni, le sembianze reali.
Le prime immagini sfocate, piatte e scolorite vengono messe a fuoco. Gli angoli smussati, gli incerti contorni e profili ritrovano grazia e armonia; i toni grigi e slavati esplodono di nuovo in una cascata dai mille colori: è come se fosse rinata la vita.
Riacquistando forma e consistenza, i ricordi riconducono a esperienze passate, divenendo motivo di dubbio: quanto sarà realtà, quanto pura fantasia, quanto semplice ricostruzione di sogni e desideri inespressi. Potrebbero essere un intrigo, perfino, un inganno di mente e coscienza: una trappola ordita da un perfido inconscio represso.
Basta un nonnulla a risvegliare i meccanismi reconditi della memoria: una parola, una voce, un odore, un colore; uno sguardo, un viso somigliante a qualcuno di noto. Basta l’espressione degli occhi o uno sguardo carpito a scatenare la caccia a vecchi ricordi; a sensazioni, emozioni nascoste ma mai cancellate del tutto.
Ricordare è un dono del cielo, una grazia divina, asserivano i vecchi patriarchi, i greci, i sumeri e gli egizi. Eppure, la coscienza non rispecchia il mondo che ci circonda in modo fedele; lo manipola, lo modifica a piacimento. Ricordare fa rivivere vecchie esperienze, belle o brutte che siano; plasma i ricordi, riproduce e interpreta secondo desideri remoti o repressi.
Che ingannatrice, questa coscienza.
3.Magiche gocce
Il lago è grigio e imbronciato proprio laddove si specchiava il bosco ridente sotto i raggi del sole. Il vestito, che ammantava di verde, monti e colline, si ritrova a terra, strappato e macchiato; le foglie verdi e nervose si sono afflosciate e sono cadute. Sparse al suolo a casaccio hanno assunto lo sporco color della terra. Sono morte, sono finite.
I rami protesi al cielo, diritti o attorcigliati nelle forme più strane, sono nudi e indifesi: hanno perso ogni barlume di vita.
D’estate, frusciando attraverso le fronde tinte di verde, la brezza sussurrava melodie di dolci lidi lontani, mescolando agli aromi della macchia quelli aspri del mare.
Ora che le foglie sono cadute e incombe l’inverno, il vento non canta più, ma sembra che gema imbronciato tra i rigidi rami; gli aromi si sono dissolti e dispersi, mentre il salmastro è divenuto pungente.
Dopo la pioggia, scivolando sui rami, gocce tremolanti si rincorrono di tralcio in tralcio, formando magici globi di argento. Sono piccole sfere trasparenti e tremolanti: al riapparire del sole formeranno una variopinta cascata di arcobaleni caduti dal cielo.
Sulla riva di fronte del lago, rompendo il buio della notte, migliaia di luci si accendono all’improvviso lungo la spiaggia. Una collana di perle compare come dal nulla, si staglia lucente sul lago, accarezza e abbraccia la sponda in un amplesso di luce e allegria. Sono magiche gocce di luce e di argento che danzano nel buio della notte come frammenti di stelle