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Il Libro della Magia Naturale: De Occulta Philosophia 1531
Il Libro della Magia Naturale: De Occulta Philosophia 1531
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Il Libro della Magia Naturale: De Occulta Philosophia 1531

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In che modo si possa conoscere da quali astri dipendono le cose naturali e quali cose siano sottoposte al Sole.
Come le cose inferiori siano sottoposte ai corpi celesti e come i corpi umani e quanto altro si riferisce all’uomo provengano dalla distribuzione dei pianeti e dei segni.
  • Che cosa sia la Magia, in alquante parti si divida e quali requisiti debba possedere chi la professa.
  • Dei quattro elementi, delle loro qualità e della loro mutua mescolanza.
  • Delle mirabili nature dell’acqua dell’aria e dei venti.
  • Dei corpi composti dei loro rapporti con gli elementi e dei rapporti fra gli elementi e l’anima, i sensi e i costumi.
  • Della maniera con cui gli elementi si ritrovano nei cieli, negli astri, nei demoni, negli angeli e in Dio stesso.
  • In che modo i poteri delle cose naturali dipendano immediatamente dagli elementi.
  • Dei poteri occulti delle cose.
  • In che modo i poteri occulti vengano infusi nelle cose per mezzo delle idee, mediante l’Anima del mondo e i raggi delle stelle, e delle cose che possiedono tali poteri in grado maggiore.
  • Come sopra individui diversi, anche della stessa specie, i poteri esercitino varia influenza.
  • In che modo possiamo ricevere dall’alto non solo doni celesti e vitali, ma intellettuali e divini.
  • Come con certe sostanze si possano attrarre le divinità che governano il mondo e i demoni loro ministri.
  • Del viso, dei gesti, della complessione del corpo e degli atteggiamenti e della corrispondenza con le stelle e della Fisiognomia, della Metoposcopia e della Chiromanzia e degli artifici divinatori.
«Coloro che vorranno dedicarsi allo studio della Magia, dovranno conoscere a fondo la Fisica, che rivela la proprietà delle cose e le loro virtù occulte; dovranno essere dotti in Matematica, per scrutare gli aspetti e le immagini degli astri, da cui traggono origine le proprietà e le virtù delle cose più elevate; e infine dovranno intendere bene la Teologia, che dà la conoscenza delle sostanze immateriali che governano tutte queste cose. Perché non vi può essere alcuna opera perfetta di Magia, e neppure di vera Magia, che non racchiuda queste tre facoltà»
LinguaItaliano
Data di uscita6 ott 2017
ISBN9788869372506
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    Il Libro della Magia Naturale - E.C.Agrippa

    LXXIV

    ​INTRODUZIONE

    Heinrich nacque il 15 settembre 1486 a Colonia nella famiglia Cornelis. Il soprannome di Agrippa, derivato dall'antico nome latino della sua città, Colonia Agrippina, fu assunto dal padre e trasmesso ai figli. Col tempo, Heinrich latinizzò il proprio cognome in Cornelius e si fece chiamare Agrippa von Nettesheym, dal nome di un villaggio presso Neuss, non lontano da Colonia. Apprese le prime nozioni di astrologia dal padre e studiò arti liberali nelle scuole di Colonia, diplomandosi maestro di arti nel 1502. Intorno ai vent'anni andò a Parigi per frequentarvi l'Università ed entrò a far parte di un circolo di studenti, fondato da un italiano di nome Landolfo. Questo gruppo si dedicava allo studio delle scienze ermetiche e, poiché tale attività poteva dar luogo a sospetti e persecuzioni, il circolo aveva tutte le caratteristiche di una società segreta, di cui Agrippa, in virtù della sua grande erudizione, divenne ben presto il personaggio più influente ed ascoltato.

    Nel 1508, insieme a Landolfo, andò in Spagna, mettendosi a servizio militare del re Ferdinando: dopo qualche mese

    s'imbarcò da Valencia per approdare, dopo un viaggio avventuroso, in Francia e stabilirsi alla fine dell'anno ad Avignone.

    Agrippa si recò in seguito a Lione, poi andò ad Autun e di qui a Dole, nella Franca Contea, allora governata, con la Borgogna e i Paesi Bassi, da Margherita d'Asburgo, zia di Carlo, il futuro imperatore allora giovanissimo e ancora sotto tutela. A lei Agrippa dedicò il De nobilitate et praeecelentia foeminei sexus (Nobiltà e preminenza del sesso femminile) un trattatello, che verrà stampato venti anni dopo ad Anversa, nel quale egli sostiene la superiorità della donna rispetto all'uomo dal momento, afferma, che già il nome della prima donna, Eva, che significa vita, è più nobile di quello di Adamo, che vuol dire terra.

    Nel 1509, fu invitato dall'Università di Dole a commentare il De verbo mirifico del Reuchlin, nel quale l'umanista di Pforzheim univa, secondo gli insegnamenti ricevuti a Firenze, la tradizione cabalistica al neoplatonismo cristiano. Fu così che l'eco delle lezioni tenute da Agrippa pervenne fino al francescano Jean Catilenet, del vicino convento di Gray, il quale da Gand, durante la Quaresima del 1510, lo accusò di diffondere eresie giudaizzanti. Prudentemente, Agrippa decise di lasciare Dole per l'Inghilterra, avendo forse ricevuto dall'imperatore Massimiliano I un «incarico riservatissimo» da svolgere presso il re Enrico VIII.

    Egli si stabilì a Oxford, ospite dell'umanista, amico di Erasmo, John Colet, allievo di Marsilio Ficino e lettore nell'Università. Qui scrisse la sua risposta al Catilenet, l'Henrici Cornelii Agrippae expostulatio super expositione sua in libro De verbo mirifico, stampata nel 1529, accusando il frate di non conoscere la scienza ebraica, e di aver mancato di confrontarsi direttamente e «cristianamente» con lui.

    In Inghilterra continuò anche a lavorare alla sua De occulta philosophia, della quale aveva già mandato in visione i primi due libri a Johannes Tritemio, già abate del convento benedettino di Sponheim e ora a Würzburg, accompagnandoli con una lettera nella quale si chiedeva perché mai la magia:

    « così altamente stimata dai filosofi antichi, venerata nell'antichità da sapienti e poeti, era divenuta nei primi tempi della religione sospetta e odiosa ai Padri della Chiesa ed era stata ben presto respinta dai teologi, condannata dai sacri canoni e proscritta dalle leggi [ ... ] l'unica causa è stata la depravazione dei tempi e degli uomini, grazie alla quale pseudo­filosofi, maghi indegni di questo nome, poterono introdurre esecrabili superstizioni e riti funesti [ ... ]e infine pubblicare quella quantità di libri che da per tutto circola e che va condannata, indegna del molto rispettabile titolo di magia [ ... ] così, ho ritenuto che sarebbe stata opera lodevole restaurare l'antica magia, la dottrina dei sapienti, dopo averla purgata degli errori di empietà e averla costituita su solide fondamenta »

    (Epistolae, I, 23)

    La pubblicazione del De occulta philosophia

    Dedicato all'arcivescovo von Wied, il primo libro dell'opera fu pubblicato contemporaneamente ad Anversa e a Parigi nel 1531, con una prefazione nella quale ritrattava l'opera che pure pubblicava, Agrippa giustificava questa contraddizione sostenendo che, iniziata da giovane e interrotta, «ne circolavano copie corrotte [ ... ] non solo, ma alcuni, non so se più impazienti che impudenti, volevano stampare un libro così informe. Unicamente per evitare questo guaio, ho deciso di pubblicarlo io stesso», aggiungendo che non era «un delitto non lasciar morire questo frutto della mia giovinezza».

    « Non lasciatevi impressionare da una falsa interpretazione della parola magia, spaventevole solo per il volgo, e su cui questi ipocriti sicofanti stanno imbastendo accuse di bestemmia e di eresia. Il mio libro non ha niente a che fare con la fede cristiana e con le sacre scritture e, come sapete, solo opponendosi a queste si può peccare. Altrimenti, condannate tutto quel che non è fede e Vangelo [ ... ] I vostri teosofisti lascino stare quel che non li riguarda e non sono in grado di capire »

    (Epistolae, VII, 26)

    Finalmente, superate le difficoltà, l'Henrici Cornelii Agrippae ab Nettesheym a consiliis et archivis indiciarii sacrae Caesareae majestatis de Occulta Philosophia libri tres. Nihil est opertum quod non reveletur et occultum quod non sciatur. Matthaei X. Cum gratia et privilegio Caesareae majestatis ad triennium, comparve nel luglio 1533.

    La Filosofia occulta è la Magia. Già nei primi due capitoli del I libro dell'opera, intitolato La magia naturale, Agrippa stabilisce l'intento dell'opera: premesso che esistono tre mondi,

    Elementare, Celeste e Intellettuale, investigati rispettivamente da tre scienze, la Fisica o Magia naturale - che svela l'essenza delle cose terrene - la Matematica o Magia celeste - che fa comprendere il moto dei corpi celesti - e la Teologia o Magia cerimoniale - che fa comprendere Dio, la mente, gli angeli, le intelligenze, i demoni, l'anima, il pensiero, la religione, i sacramenti, le cerimonie, i templi, le feste e i misteri.

    La Magia racchiude queste tre scienze traducendole in atto. Essa è «la vera scienza, la filosofia più elevata e perfetta il compimento di tutte le scienze naturali» essa è dunque la scienza integrale della natura, tanto fisica che metafisica, e l'espressione equivalente di «Filosofia occulta» indica tanto la sua natura di scienza - la filosofia è la scienza di tutte le cose, materiali e spirituali - quanto il fatto che tale scienza è riservata a pochi, è sapienza esoterica ma può essere appresa:

    « Coloro che vorranno dedicarsi allo studio della Magia, dovranno conoscere a fondo la Fisica, che rivela la proprietà delle cose e le loro virtù occulte; dovranno essere dotti in Matematica, per scrutare gli aspetti e le immagini degli astri, da cui traggono origine le proprietà e le virtù delle cose più elevate; e infine dovranno intendere bene la Teologia, che dà la conoscenza delle sostanze immateriali che governano tutte queste cose. Perché non vi può essere alcuna opera perfetta di Magia, e neppure di vera Magia, che non racchiuda queste tre facoltà »

    (De occulta philosophia, I, 2.)

    CAPITOLO I

    In questi tre libri si mostrerà in quale modo i Maghi raccolgano le virtù del triplice mondo.

    Come v’hanno tre sorta di mondi, l’Elementale, il Celeste e l’intellettuale, e come ogni cosa inferiore è governata dalla sua superiore e ne riceve le influenze, in modo che l’Archetipo stesso e Operatore sovrano ci comunica le virtù della sua onnipotenza a mezzo degli angeli, dei cieli, delle stelle, degli elementi, degli animali, delle piante, dei metalli e delle pietre, cose tutte create per essere da noi usate; così, non senza fondamento, i Magi credono che noi possiamo agevolmente risalire gli stessi gradini, penetrare successivamente in ciascuno di tali mondi e giungere sino al mondo archetipo animatore, causa prima da cui dipendono e procedono tutte le cose, e godere non solo delle virtù possedute dalle cose più nobili, ma conquistarne nuove più efficaci. Perciò essi cercano scoprire le virtù del mondo elementale a mezzo della Medicina e della Filosofia naturale, servendosi dei differenti miscugli delle cose naturali e le connettono poi alle virtù celesti attraverso i raggi e le influenze astrali e mercé le discipline degli Astrologhi e dei Matematici. Fortificano infine e confermano tutte queste conoscenze con le sante cerimonie della Religione e con la potenza delle intelligenze superiori.

    In questi miei tre libri io mi sforzerò di comunicare l’ordine ed il procedimento di tutte queste cose.

    Il primo libro conterrà la Magia Naturale, il secondo la Celeste e il terzo la Cerimoniale.

    Non so però se si potrà perdonare ad un uomo come me, di ingegno e capacità letterarie non eccelsi, d’aver osato affrontare sin dalla mia adolescenza un compito così difficile e oscuro. Per conseguenza non pretendo che si presti fede a quanto dirò in misura maggiore di quella che non sia per essere approvata dalla Chiesa e dai suoi fedeli seguaci.

    CAPITOLO II

    Che cosa sia la Magia, in alquante parti si divida e quali requisiti debba possedere chi la professa.

    La Magia è una scienza poderosa e misteriosa, che abbraccia la profondissima contemplazione delle cose più segrete, la loro natura, la potenza, la qualità, la sostanza, la virtù e la conoscenza di tutta la natura; e ci insegna in quale modo le cose differiscano e si accordino tra loro, producendo perciò i suoi mirabili effetti, unendo le virtù delle cose con la loro mutua applicazione e congiungendo e disponendo le cose inferiori passive e congruenti con le doti e virtù superiori.

    La Magia è la vera scienza, la filosofia più elevata e perfetta, in una parola la perfezione e il compimento di tutte le scienze naturali, perché tutta la filosofia, regolare Si divide in Fisica, Matematica e Teologia.

    La Fisica ci svela. la essenza delle cose terrene, le loro cause, i loro effetti, le loro stagioni, le loro proprietà, ne anatomizza le parti e ricerca quanto posso concorrere a renderle perfette, secondo questi interrogativi:

    Quali elementi compongono le cose naturali? Quale è l’effetto del calore, Cosa sono la terra e l’aria e cosa producono? Qual’è l’origine dei cieli? Da che dipendono le maree e l’arcobaleno? Chi presta alle nubi il potere di generare i fulmini che fendono l’aria? Qual’è la forza occulta che fa errare pei cieli le comete e fa entrare la terra in convulsione? Donde traggono origine le miniere d’oro e di ferro?

    La Fisica, che è la scienza speculativa di tutte le cose naturali, rispond a tutte queste domande.

    La Matematica poi ci fa conoscere le tre dimensioni della natura e ci fa compredere il movimento e il cammino dei corpi celesti.

    E, come dice Virgilio, ... perché il Sole governi coi dodici segni il

    mondo, perché le Pleiadi e le due Orse e tutte le altre stelle percorrano le vie delcielo, perché ci sia dato vedere le eclissi di

    Sole e di Luna, perché il Sole tramonti presto d’inverno e renda così lunghe le notti.

    Di più la Matematica ci permette prevedere i cambiamenti del tempo e ci fa conoscere le stagioni più propizie alla semina e al raccolto e quando sia opportuno, correre i mari con le navi o abbattere gli alberi nelle foreste.

    La Teologia ci fa comprendere cosa è Dio, la mente, gli angeli, le intelligenze, i demoni, l’anima, il pensiero, la religione, i sacramenti le cerimonie, i templi, le feste e i misteri. Essa tratta della fede, dei miracoli, della virtù delle parole e delle immagini, delle operazioni secrete e dei segni misteriosi e, come dice Apuleio, ci insegna le regole dei cerimoniali e quanto la Religione ci ordina ci permette e ci vieta.

    La Magia racchiude in se queste tre scienze così feconde di prodigi, le fonde insieme e le traduce in atto. Perciò a ragione gliantichi l’hanno stimata la scienza più sublime e più degna di venerazione.

    Gli autori più celebri vi si sono applicati e l’hanno posta in luce e tra essi si sono assai distinti Zamolxis e Zoroastro, così da esser poi reputati da molti gl’inventori di questa scienza. Abbaris, Charmondas, Damigeron, Eudosso, Hermippo hanno seguito le loro tracce, nonché altri illustri autori, fra cui citiamo Trismegisto Mercurio. Porfiria, Giamblico, Plotino, Proclo, Dardano, Orfeo di Tracia, il greco Gog, Germa il babilonese, Apollonio di Tiana e Osthane, di cui Democrito Abderita ha commentato e posto in luce le opere che erano sepolte nell’oblio. Di più Pitagora, Empedocle, Democrito, Platone, e altri sommi filosofi, hannocompito lunghi viaggi per apprenderla e una volta di ritorno in patria hanno dimostrato quanto la stimassero e l’hanno tenuta

    nascosta gelosamente. Si sa anche che Pitagora e Platone invitarono presso loro per apprenderla sacerdoti di Memfi e che visitarono quasi tutta la Siria, l’Egitto, la Giudea e le scuole Caldea per non ignorarne i grandi e misteriosi principi e per possedere una tale scienza divina.

    Coloro dunque che vorranno dedicarsi allo studio della Magia, dovranno conoscere a fondo la Fisica, che rivela le proprietà delle cose e le loro virtù occulte; dovranno esser dotti in Matematica, per scrutare gli aspetti e le immagini degli astri, da cui traggono origine le proprietà e le virtù delle cose più elevate; e infine dovranno intendere bene la Teologia che dà la conoscenza delle sostanze immateriali che governano tutte coteste cose. Perché non vi può esser alcuna opera; perfetta di Magia, e neppure di vera Magia, che non racchiuda, tutte e tre queste facoltà.

    CAPITOLO III

    Dei quattro elementi delle loro qualità e della loro mutua mescolanza.

    V’hanno quattro elementi che costituiscono la base di tutte le cose materiali, e cioè il fuoco, la terra, l’acqua e l’aria, che compongono tutte le cose terrene, non per

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