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La contessa di Boston
La contessa di Boston
La contessa di Boston
E-book362 pagine5 ore

La contessa di Boston

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Romance - romanzo (306 pagine) - Un romanzo struggente e suggestivo, un “Via col vento” nell'Inghilterra di fine Settecento, dove passione, intrighi e sentimenti di amore puro si intrecciano in modo inestricabile


Inghilterra, 1777. Virginia Grant è appena arrivata a Londra dalle colonie americane, accompagnata dalla fedele amica Violet Adams. Sua madre, Elizabeth Farley, figlia dei conti di Greywood, per evitarle i pericoli della guerra d’indipendenza, aveva preferito mandarla a vivere a casa dei nonni, dai quali era fuggita anni prima per amore. La famiglia Greywood è ormai finanziariamente rovinata e soltanto dei matrimoni combinati potrebbero risollevare le sorti del nobile casato. Sua nonna, la terribile contessa di Greywood, è al centro d’intrighi e complotti per portare l’altra nipote prediletta, Ludovica, a diventare Marchesa di Sandham. Virginia durante il lungo viaggio  per raggiungere l’Inghilterra, ignorandone l’identità, conosce e conquista Edward Malboury, il futuro marchese di Sandham. Riuscirà a dispetto della terribile nonna a diventarne la moglie? Dovrà affrontare la perfida cugina Ludovica, che per lei aveva appositamente coniato il titolo dispregiativo di "Contessa di Boston". Chi tra le due la spunterà? Nella disputa, potrà contare sull’aiuto inaspettato di suo cugino Alexander, fratello di Ludovica: insieme dovranno trovare il coraggio di opporsi alle angherie della temibile nonna.


Pandora Brown nasce a Edimburgo, dove  a vent'anni conosce il futuro marito, un italiano, che la convince a lasciare la nativa Scozia per la più calda Toscana. Oggi, a sessant'anni, vive in Transilvania. Innamoratasi della regione romena, ha deciso di viverci in pianta stabile, traendone ispirazione per i suoi romanzi d'amore, nel cuore di una regione resa famosa da ben altro genere letterario. Con Vlad Dracul, meglio conosciuto come il Conte Dracula, condivide solo il rosso e la Transilvania!

LinguaItaliano
Data di uscita20 mar 2018
ISBN9788825405361
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    Anteprima del libro

    La contessa di Boston - Pandora Brown

    Transilvania!

    A mia madre

    I

    Settembre 1777

    Una guerra, una stupida maledettissima guerra, aveva scolpito, apparentemente per sempre, la parola fine alla sua vita nelle Colonie americane.

    Era sempre stata una fervente sostenitrice dei diritti coloniali, cresciuta nel cuore degli ideali indipendentisti dalla madrepatria inglese. Adesso però che era chiamata a sacrificare tutto, non voleva assolutamente sentire parlare di quel conflitto. Era nata in quelle terre aspre, definite sprezzantemente selvagge nel vecchio continente europeo. Poi come un macigno, il peso della coscienza non tardò a farsi sentire: non poteva consentire all'egoismo di avere la meglio, non era certo questo comportamento che suo padre si sarebbe aspettato da lei.

    Con la dichiarazione d’indipendenza avvenuta il quattro luglio del millesettecento settantasei, oramai si andava verso l’inevitabile: l’alba di una guerra dalla durata ed esito incerto, che avrebbe opposto il potente Impero Britannico alle grandi e disorganizzate tredici colonie americane, responsabili di avere preso una decisione tanto sprezzante nei confronti della madre patria.

    A un anno da quella dichiarazione, la sorte degli indipendentisti era ben lontana dal conseguimento di una conclusione positiva.

    Virginia sapeva perfettamente che alcune guerre fossero meno ingiuste di altre. Questo però avrebbe comportato il sacrificio di tante persone, a vantaggio di tantissime altre. Con il padre aveva seguito attivamente i preparativi di quella rivolta. Avrebbero scritto la storia, insieme ai tanti coloni che come loro, non avevano più intenzione di sottostare alle pesantissime tasse, imposte dalla lontanissima Inghilterra. Le sembrava assurdo riconoscere il potere di Giorgio III, un re di cui a malapena se ne conoscevano le sembianze.

    Lei e la madre avevano assistito, dalle finestre del loro salone sul porto di Boston, a quella che sarebbe passata alla storia come La rivolta del tè. Suo padre, insieme ai suoi fidati amici soprannominati Figli della libertà, travestiti da indiani, avevano assalito le navi inglesi della compagnia delle Indie. Una volta impossessatisi delle imbarcazioni, avevano poi riversato nel mare i quintali di te che trasportavano, quale chiaro segno di protesta contro il potere e le vessazioni inflitte dagli inglesi. Da lì partì un’escalation di violenze e guerriglie, che avrebbero ben presto portato alla rivoluzione.

    La madre patria aveva reagito inviando il generale Thomas Gage in veste di nuovo governatore, il quale, inasprì ulteriormente i rapporti con i coloni.

    La situazione stava velocemente degenerando e suo padre sentiva ormai approssimarsi gli inevitabili venti di guerra. Senza indugiare ulteriormente quindi, decise che per Virginia, la cosa migliore da fare fosse abbandonare le colonie. Non voleva assolutamente farla trovare nel bel mezzo di un grande conflitto.

    – Io non capisco per quale motivo l’Inghilterra! – Elizabeth Grant, senza alzare lo sguardo sulla figlia, continuò a sorseggiare il suo tè. Una delle poche abitudini alle quali non aveva rinunciato. Posò la tazza con la calda bevanda sul piattino e dopo un sospiro più che altro volto a raccogliere tutta la pazienza di cui fosse capace, rispose finalmente alla figlia.

    – Virginia, è lì che vivono i tuoi nonni, dove altro pensi ti avremmo potuto mandare?

    – Se la memoria non m’inganna, sei stata tu ad abbandonare l’Inghilterra e a tagliare i ponti con il resto della tua famiglia. Sono cresciuta ignorando completamente la loro esistenza. Come puoi pensare che improvvisamente io possa prendere in considerazione di avere dei parenti inglesi? Sei fuggita via da loro. Non volevano che papà ti sposasse! Ti sei forse dimenticata tutto quello che mi hai raccontato? Non posso andare a vivere con persone, che fino a ieri hai fatto in modo che ignorassi. Non credo che papà sia d’accordo con te

    – Per quanto possa sembrarti strano, è stato proprio tuo padre a esprimere il desiderio di assecondare il desiderio dei miei genitori e fare in modo che tu li raggiunga quanto prima.

    – Stento a crederlo, Voglio che sia lui a dirmelo!

    – Ti conosco bene piccola mia, mi aspettavo proprio questa risposta. La tua curiosità sarà presto appagata, tuo padre sarà a casa per questa sera e avrete modo di confrontarvi. Sarai libera di chiedergli tutto quello che ti passa per la testa. Sono sicura che dopo aver sentito le stesse parole uscire dalla sua bocca, te ne farai una ragione. Una cosa è certa, qui non puoi rimanere, è troppo pericoloso.

    Virginia aveva il dono di una bellezza fiera e al contempo delicata, quando s’irritava, i suoi meravigliosi occhi verdi, assumevano sfumature più scure. Erano un’eredità della famiglia materna. Del padre d’altro canto aveva ereditato la figura snella e slanciata.

    – Se restare è pericoloso per me, non credo si possa dire altrimenti per te – Non voleva cedere, nella speranza che la madre si unisse a lei nella lunghissima traversata marina.

    – Sì, ma il mio posto è al fianco di tuo padre, non posso e non voglio lasciarlo. Siamo arrivati qui insieme e qualsiasi cosa debba accadere, resteremo uniti, fino alla fine.

    – Che cosa dirò mai ai nonni, per quale motivo dovrebbero ospitarmi a casa loro, dopo che tu e papà siete scappati in quel modo, non credi possano sfogare la loro ira su di me?

    – Non avrebbe alcun senso, sono stati proprio loro a chiedermi di conoscerti. A quanto pare gli anni sembrano aver addolcito i loro animi e i loro propositi belligeranti sono andati sfumando con il tempo.

    Stava ormai arrendendosi all’idea di dover partire. Sapeva perfettamente che le decisioni del padre, per quanto fosse una persona democratica e disposta a discutere su ogni cosa, se riguardano l’incolumità di qualcuno che gli sta a cuore, non ammettono appello.

    – I miei bagagli? Mi occorre almeno una settimana per organizzare tutto quello che mi servirà in Inghilterra. Quando dovrei partire?

    – Ti dirà tutto tuo padre. Mi ha chiesto di non anticiparti nulla. Vorrei solo capissi che lo stiamo facendo solo per il tuo bene. Le Colonie diventeranno molto presto un vero e proprio teatro di guerra e non vogliamo assolutamente che tu assista a quest’orrore.

    – Mamma, perché mi state facendo questo? Io sono nata qui, è la mia patria! Per come stanno andando le cose e per come sono stata educata, mi state mandando a vivere in mezzo ai nostri nemici!

    – Lo so Virginia, è complicato, ma non credo tu abbia un’altra scelta. Devi solo cercare di non considerare gl’inglesi tuoi nemici. Cerca di sentirti meno coinvolta e per una volta nella tua vita, lasciati prendere da qualcosa di più consono a una giovane ragazza. A volte mi spaventi, sembri quasi un uomo!

    – Avere una propria idea e provare ad esprimerla, non significa essere meno signorina delle tante stupide che affollano le feste di Boston!

    – Ora piantala con queste chiacchiere! Se la cosa ti può essere di consolazione, sappi che con te ci sarà una gradita compagna di viaggio, Violet. Siete cresciute insieme e a dispetto del rapporto che avrebbe dovuto esserci tra voi, non è mai stata considerata una domestica, bensì una sorta di tua sorella maggiore sia da te sia da noi. Al mondo se le veniamo a mancare noi, non ha più nessuno. Ha accettato di buon grado di trasferirsi con te in Inghilterra. So che avresti desiderato anche la nostra presenza, ma sono perfettamente consapevole che tu conosca l’indole di tuo padre, non lascerebbe mai Boston, men che mai di questi tempi.

    Violet era ufficialmente la sua cameriera personale. Avevano giusto un paio d’anni di differenza, ma per lei era sempre stata una sorella maggiore. Era arrivata a casa di Virginia a otto anni. La madre, che l’aveva inizialmente presa come una sguattera, notando l’intelligenza della ragazza, volle crescerla come una sorta di nipote acquisita. All’epoca Virginia aveva solo sei anni e accolse la nuova arrivata con grande affetto e incontenibile gioia.

    – Mi stai quindi dicendo di averne prima parlato con Violet? Ero dunque l’unica a essere tenuta all’oscuro!

    – Se stai pensando che Violet ti abbia in qualche modo tradito, mantenendo per sé un segreto, sei sulla cattiva strada, mia cara, ne è stata informata solo un’ora fa. Tu, come tuo solito eri da qualche parte, per conto di tuo padre. Pensavo che non fosse interessata a partire con te, quindi per convincerla e salvaguardare anche la sua incolumità, sono stata costretta a mentire, ma a fin di bene ovviamente. Le ho lasciato intendere che con te, prossima a partire per l’Inghilterra, questa casa non avrebbe più avuto bisogno di una cameriera personale di chi non ci sarebbe stata più. Le ho pertanto offerto la possibilità di partire con te e lei non ha esitato un solo attimo.

    – Mamma! Come avreste potuto metterla in mezzo a una strada?

    – Non lo avremmo fatto, ovviamente! Dovevo solo trovare un sistema perché si convincesse da sola a partire. A ogni buon conto, tesoro, io e tuo padre abbiamo fatto delle scelte e una di queste è tagliare ogni spesa superflua. Stiamo andando incontro a una guerra. Abbiamo una cuoca e tre domestiche. Un’altra persona a servizio, senza la tua presenza, sarebbe veramente stata di troppo.

    – Con questo mi stai forse lasciando intendere che vivrete in ristrettezze?

    – Non fraintendermi Virginia, ma ti sto facendo capire che in tempi di guerra, ci sono certe comodità che per cautela devono essere messe da parte.

    – Mi sembra chiaro di non aver scelta. Tra qualche giorno inizierà per entrambe una nuova vita.

    – Senza ombra di dubbio, Virginia. La vita a Londra è molto divertente, soprattutto quando si è resi partecipi agli eventi mondani da una famiglia importante come quella dei nonni.

    – Anche se non sono nella posizione di porre condizioni, vorrei soltanto esprimere un desiderio, sempre comunque che non riesca a convincere papà a tenermi qui con voi.

    – Sai bene che non avrai successo nel provare a convincere tuo padre! Ora dimmi quale sarebbe il tuo desiderio

    – Se deve essere un nuovo inizio anche per Violet, lei non arriverà a Londra come mia cameriera personale.

    – Che cos’hai in mente?

    – Mi risulta che, dove sei cresciuta, andavano molto di moda le dame di compagnia, giusto? Da domani lei sarà la mia dama di compagnia. È l’unica condizione che pongo alla mia partenza, mamma.

    – Non mi sembra una richiesta assurda, anche se per tua opportuna conoscenza, le dame di compagnia fanno più parte dell’entourage reale e tu non sei una regina! Potremmo comunque sempre giocare sul fatto che noi coloniali non conosciamo le usanze della madre patria e lei potrà passare senza problemi come dama di compagnia di Miss Virginia Grant. Ti prego solo di non farmi altre domande. Tuo padre ha espressamente richiesto di parlarti a quattr’occhi, mi ha persino pregato di non essere presente. Probabilmente ci sono dei segreti o delle missive, che lui vorrebbe farti consegnare a qualcuno di sua fiducia, una volta giunta in Inghilterra. Sai bene che preferisca tenermi all’oscuro di tutto nel caso in cui gli inglesi possano scoprirlo e sottopormi a un interrogatorio. Con te è stato diverso figlia cara. Non è stato lui a coinvolgerti, ma tu a ficcartici dentro, hai la sua stessa testa dura. Anche per questo per me è un sollievo saperti lontana. Nessuno potrà mai sottoporti a interrogatori tanto vessanti e umilianti.

    – Di cosa stai parlando? Non riesco a capirti. Non c’è nulla che ti tenga nascosto. Papà non ti terrebbe mai all’oscuro di nulla

    – Mi fai veramente tanto ingenua e stupida? Faremo finta che quest’ultimo stralcio di conversazione non sia mai avvenuto. Io continuerò a ignorare e tu a tacere.

    Virginia rabbrividì al solo pensiero, ora cominciava veramente a capire per quale motivo il padre volesse frapporre un oceano tra lei e la polizia segreta che operava per conto degli inglesi a Boston. A differenza di sua madre, lei sapeva troppe cose e sarebbe stato pericoloso non solo per gli altri rivoluzionari, ma per la sua stessa incolumità rimanere. La terra che lei considerava essere la sua culla, doveva essere abbandonata quanto prima, senza esitazione alcuna.

    – Se il motivo di questo tè insieme era quello di comunicarmi quanto mi hai appena detto, non credo ci sia altro d’aggiungere. A questo punto se me lo permetti, andrò in camera mia per sistemare quanta più roba posso portare con me. Ci sono dei ricordi ai quali non potrei mai rinunciare.

    – Vai pure, Virginia, e ti prego, non nutrire rancore nei miei confronti o in quelli di tuo padre, stiamo solo cercando di fare del nostro meglio per proteggerti. È un dolore straziante mandarti in Inghilterra, non dimenticarlo mai. Non è certo un piacere spedirti dai miei genitori. Non ti mentirò e non t’indorerò la pillola, all’inizio si adopereranno in ogni modo per farti pesare la loro ospitalità. Tuo nonno sa essere una persona veramente sgradevole e senza neanche impegnarsi molto, quello che lo contraddistingue è la capacità di dimostrarsi completamente indifferente alla sensibilità altrui. Mio fratello è altrettanto subdolo, guardati sempre da lui. Non ha mai provato attaccamento per nessun essere umano. Credo sia incapace di provare affetto per la sua stessa prole, sempre che, a parte il primo genito, abbia avuto altri figli. Per lui esistono solo denaro e conquiste. È una delle persone più immorali che abbia avuto il dispiacere di conoscere, si è sempre comportato egoisticamente, pensando unicamente al suo tornaconto, coprendo poi le sue malefatte con il potente cognome dei Greywood.

    Virginia sentì il bisogno di correre verso la madre e tenerla stretta tra le braccia, non sapeva quando avrebbe potuto rifarlo e volle assaporare ogni secondo di quel forte abbraccio.

    – Vai pure nelle tue stanze tesoro, avremo tempo per salutarci, corri a raccogliere quanto possibile e conforta Violet, era spaventata quanto te, ma non avendo nessuno con cui parlare, credo sia rimasta prigioniera delle sue angosce.

    Virginia si diresse immediatamente nella sua stanza, dove trovò Violet intenta a piegare della biancheria.

    – Violet! Ho saputo solo ora che condivideremo un lungo viaggio, grazie per aver chiesto di venire con me. Senza di te non avrei veramente saputo come fare!

    – Mi lusinghi amica cara, ma sai bene che non ti avrei mai lasciata partire da sola, ho solo tanta paura. Stiamo per andare nella tana del nemico.

    – Sì, amica cara, ma non possiamo né dobbiamo considerare tutti gli inglesi dei nemici. In realtà dovremo guardarci proprio da chi ci ospiterà.

    – Che cosa vuoi dire?

    – Londra è una grande città e due donne indifese passeranno inosservate, nessuno si sognerà di crearci dei problemi. Il vero problema, da quel poco che sono riuscita a capire dalle parole di mia madre, sono i suoi parenti. Dovremo guardarci da loro e tu mi aiuterai a non abbassare mai la guardia, conto su te mia cara amica.

    – Sai che non ti lascerei mai nelle mani di persone malintenzionate, saremo sempre insieme e affronteremo giorno per giorno, ogni singolo problema.

    – Dimmi piuttosto cosa ci fai qui nella mia stanza? Devi preparare i tuoi bagagli!

    – Non ho molte cose da riporre per il viaggio. Un paio di bauli contengono già tutto quello che di più caro possiedo.

    – Non so quanto tempo ci sia rimasto da passare qui a Boston, prima di fare i bagagli però, preferirei salutare Hans, non mi perdonerei mai di aver lasciato le Americhe senza avergli detto addio. Anche se non riuscissimo a finire i bagagli, non fa nulla, in quel caso a Londra ci rifaremo entrambe il guardaroba!

    – Io non ho bisogno di altro, ho tutto quello che mi serve!

    – No, da quando saliremo sulla nave che ci condurrà in Inghilterra, cambieranno le tue mansioni, sarai ufficialmente la mia dama di compagnia.

    – Non occorre che lo specifichi Virginia, in fondo non sono mai stata una cameriera.

    – Si tratta di un nuovo inizio Violet, che lo sia per entrambe nel vero senso della parola. Lasciamo alle spalle ogni cosa a cui teniamo per abbracciare, nostro malgrado, i nemici della nostra patria. Chi ci vieta a questo punto di cambiare qualche dettaglio della tua vita? Per questo motivo avrai un guardaroba adeguato e del tutto diverso dall’attuale e disporrò perché tu possa ricevere un salario più che adeguato, che ti consenta comunque una vita indipendente.

    – Non devi fare questo per me, oltretutto non sappiamo neanche quale sarà la tua effettiva disponibilità finanziaria.

    – Su questo non posso darti torto mia cara Violet, ma conosco mio padre, non mi manderebbe mai nel nido dei suoi acerrimi nemici senza nulla. Voglio vederti felice e sono sicura che i tuoi occhioni da cerbiatta, conquisteranno qualche bel ragazzo inglese ben intenzionato a mettere su famiglia!

    Violet arrossì al solo pensiero dell’amore. – Non dirlo neanche per scherzo, non sta bene!

    – Andiamo, non c’è nulla di male e non è peccato sognare di sposarsi e un giorno avere dei figli, una famiglia!

    Parlare spensieratamente d’amore e incontri galanti, sortì l’effetto voluto: dimenticare, sia pure per poco tempo i timori legati all’incognito mondo britannico, che le aspettava dall’altra parte dell’oceano. Si convinsero che quell’avventura avrebbe assunto il sapore di nuove sfide e soprattutto il salvacondotto per la salvezza. Partire avrebbe consentito loro di allontanarsi da una zona che da lì a poco sarebbe diventata incandescente per gl’imminenti e inarrestabili venti di guerra.

    II

    Virginia

    Scendemmo ai piani inferiori per la cena. Violet sapeva che prima di sedermi a tavola avrei dovuto parlare con mio padre. Arrivati di fronte la porta dello studio, mi strinse il braccio per darmi coraggio

    – Vai pure Virginia, io raggiungo tua madre, vi aspetteremo in sala da pranzo.

    . Lo trovai chino sulla sua scrivania a controllare dei libri contabili.

    – Buonasera papà, è troppo presto o posso disturbarti.

    – Ciao tesoro, non mi disturbi mai, soprattutto in questi ultimi giorni, la tua voce suona come un organo per le mie orecchie.

    – Oggi la mamma mi ha detto che desideravi parlarmi a quattr’occhi, senza la sua presenza, eccomi qui.

    – Andrò subito al punto, perché non abbiamo tutto questo tempo a disposizione e credo sia più giusto condividerlo insieme con tua madre. Dio solo sa quando saremo ancora in grado di poterci sedere tutti assieme alla stessa tavola. Come ben sai gli eventi stanno prendendo una strada in discesa sempre più ripida. Qui a Boston non sono più in grado di garantirti una totale immunità, il controllo della situazione, sembra esserci sfuggito di mano e nostro malgrado siamo giunti all’inevitabile, ma era solo questione di tempo. Con mio grande dolore sono costretto a mandarti dai genitori di tua madre. Li chiamo in questo modo, perché provo repulsione a definirli i tuoi nonni.

    – Non sei di conforto papà. Dalle tue parole, sembra sia ben peggio andare in Inghilterra. Sembra mi stiate mandando al patibolo o peggio ancora, nelle grinfie del diavolo. Non mi sembra tanto amorevole da parte vostra. I Greywood sono sempre stati considerati argomento taboo e con semplice schiocco delle dita, tornano a essere protagonisti delle nostre vite.

    – Hai già avuto modo di parlare con tua madre?

    – Sì e mi ha messo in guardia sia nei confronti del nonno, sia in quelli del fratello, di cui oltretutto ignoro il nome. Per la prima volta e in maniera fugace, la mamma ha fatto menzione del grande potere della sua famiglia in Inghilterra.

    – Diciamo che tua madre appartiene a uno dei casati più antichi della Gran Bretagna, purtroppo lei ignora quali siano stati gli sviluppi della situazione finanziaria della sua famiglia. Quello che sto per dirti, a lei è del tutto sconosciuto. Ti prego quindi, fintanto che ti è possibile, di mantenere il più assoluto riserbo. Per quanto provi ancora rancore nei confronti dei suoi genitori, sono certo che ne soffrirebbe se venisse a sapere in quali condizioni versano. Ci tengo solo ad aggiungere una cosa, la vera mente diabolica di quella famiglia è tua nonna, è lei il vero diavolo. Non so cosa possa averti raccontato tua madre in proposito, ma la cara nonna è una vera figlia di Satana. Non abbassare mai la guardia con lei, è di una cattiveria inaudita.

    – Pensi che queste parole mi siano di conforto? Adesso devo anche immaginare che oltre ad andare trai gironi dell’inferno, mi debba preparare a una vita di stenti.

    – Ti contraddico subito, se questa è la tua preoccupazione mi sento di tranquillizzarti a tale proposito. I Greywood sarebbero capaci di tutto pur di non rinunciare allo sfarzo in cui vivono, non sanno assolutamente cosa significhi condurre una vita di stenti. Mettiti seduta per qualche minuto. Cercherò di dipingerti un rapido quadro della situazione.

    Virginia si accomodò sulla poltrona di fronte la scrivania del padre – Comincia pure papà, ti ascolto.

    – Sai bene come io abbia fatto fortuna, anche perché non ti ho mai nascosto la natura dei miei affari. Sono riuscito a diventare il più importante imprenditore nel campo delle pelli pregiate e ho aggiunto a quel commercio, anche le miniere di pietre preziose, nelle colonie spagnole del Vicereame di Nuova Grenada. Quello che ignori, è la reale consistenza della mia fortuna. Ti ho sempre sottoposto dei libri contabili di comodo. Non ti ho mai fatto mancare nulla, tu e tua madre siete vissute nell’agio, avendo come unico sentore la prosperità e se vogliamo anche un certo lusso.

    – Non posso che dartene atto papà. Non ci è mai mancato nulla, abbiamo avuto anche più di quel sperassimo. Ne sono sempre stata consapevole e ti sono grata per tutto quello che sei riuscito a fare per me.

    – In realtà la mia grande fortuna è stata fatta confluire in un immenso fondo patrimoniale che gestisce tante proprietà. Ho redatto tutti i documenti necessari, già regolarmente depositati presso un notissimo studio di avvocati londinesi, tu Virginia, sei l’unica proprietaria di questo patrimonio.

    – Non ti seguo più papà, perdonami ma non riesco a capire

    – Lasciami terminare il racconto, poi commenterai e chiederai spiegazioni su ogni cosa che alla fine non ti sia stata chiara.

    – Va bene papà. Gli feci un cenno gentile con la mano per andare avanti.

    – Il padre di tua madre, Lord Farley, conte di Greywood, nel corso degli anni ha avuto occhi e cuore solo per il figlio maggiore ed erede del titolo, Edmond. Tuo zio, perché tanto vale cominciare a chiamarlo in questo modo, è una vera carogna, vizioso e nullafacente. Nel giro di pochi anni, vittima del gioco d’azzardo ha sperperato l’intera fortuna dei conti di Greywood, prima ancora di ereditarla. Tuo nonno per fare fronte agli immensi capitali che Edmond si giocava, è stato via via costretto a vendere ogni suo bene. Anche il sontuoso palazzo dove vivono a Londra, non è più di loro proprietà, sono in sostanza allo sbando, alla rovina. Qui subentro io. Il fondo di cui sei proprietaria, ha rilevato tutte le proprietà dei Conti di Greywood, dal palazzo dove ora vivono, all’immensa tenuta con il castello omonimo, di Greywood. Ovviamente ignorano chi ci sia dietro questo fondo, l’unica cosa ovvia di cui sono a conoscenza, è che è stato loro concesso di abitare gratuitamente il palazzo di Londra, fino a disposizioni diverse da parte del proprietario del fondo, vale a dire te Virginia. Il castello di Greywood è aperto e viene abitato, come da consuetudine loro familiare, per le feste comandate. È lì che solitamente l’intera famiglia si riunisce per le ricorrenze importanti. Le terre, i boschi, le fattorie vicine: sono tutti tuoi possedimenti, loro non hanno più nulla mia cara figliola. Come vedi ti mando a Londra, in una posizione di assoluto benessere. Ti chiederai per quale motivo tutti i loro beni siano finiti in questo fondo. Bene, quando io e tua madre lasciammo l’Inghilterra, tuo nonno riuscì a farci recapitare un’ultima missiva in cui mi dava del fallito, dell’arrampicatore sociale senza speranze. Orbene, io in dieci anni sono riuscito ad avere tutto quello che quel vecchio pazzo possedeva. Avrei voluto sbatterlo in faccia a tua madre, ma non ci sono mai riuscito, l’avrei ferita e credimi, non si merita di soffrire. Ho tenuto per me questo segreto. Ora se vogliamo, ho involontariamente aiutato la famiglia Greywood a mantenere un decoro e una parvenza di dignità. Ogni giorno mi maledico per questo, ma come rovescio della medaglia, penso sempre che alla fine siano i parenti della donna che mi ha rapito il cuore e per il quale ancora oggi, farei di tutto, anche affrontare la morte. Ci sono tante altre proprietà e del denaro depositato presso le principali banche inglesi. Posso a ragion veduta dirti che sei l’ereditiera più ricca d’Inghilterra. Sono soddisfatto di me, non rimpiango nulla. Ho lavorato come un pazzo per quasi vent’anni, ma alla fine sono riuscito a creare per mia figlia un impero almeno cento volte più grande, di quello che tua madre avrebbe mai potuto sperare di avere, se ti avesse concepito con un qualsiasi nobile di provincia scelto dai tuoi nonni.

    – Mi cogli di sorpresa, tutto avrei potuto immaginare, fuorché tu dovessi comunicarmi una tale notizia. Ho solo una domanda da porti.

    – Chiedimi pure tutto quello che desideri e ti passa per la testa in questo momento. Non credo che per anni avrai più la possibilità di soddisfare le curiosità con il tuo vecchio. Non si tratterà di un conflitto di breve durata.

    – Da quello che mi hai raccontato, tutte le tenute sono mantenute da questo fondo misterioso, suppongo quindi che anche le spese riguardanti il personale per mantenere decorose queste dimore, abbiano la stessa fonte.

    – Giusta supposizione figliola.

    – Come fanno a vivere? Passi loro anche del denaro?

    – Questo no, sarebbe troppo, il padre di tua nonna, il Barone di Worth, dispose un lascito per la figlia, il quale non avrebbe mai dovuto finire sotto il diretto controllo degli amministratori Greywood. Si tratta di un’ottima rendita, diecimila sterline l’anno. Tua nonna lo amministra personalmente e riesce a salvaguardare le apparenze. Ancora una volta ti chiedo di mantenere il massimo riserbo. Io e tua madre continueremo a vivere come abbiamo fatto fino ad oggi. Nel benessere, ma senza il lusso al quale tu, volente o nolente dovrai abituarti una volta arrivata in Inghilterra. Ricordati di andare dagli avvocati Hedge & Samuel, loro ti renderanno effettivamente proprietaria di tutta la mia fortuna.

    – Papà, ma tu sei sicuro di tutto questo? Non pensi sia il caso di tenere qualcosa per te e la mamma? Io non avrò bisogno di tutto il denaro che dici di aver cumulato.

    – Sì, Virginia, qui sono troppo coinvolto con la rivoluzione e potrebbe anche capitarmi il peggio. Ho fatto in modo che nel caso in cui mi dovesse succedere qualcosa, tua madre sia in grado di salpare per la sua madrepatria e raggiungerti!

    – È anche la tua madre patria, per quale motivo non venite via anche voi domani? Hai fatto tantissimo per i ribelli, potrebbe anche bastare, non trovi?

    – Probabilmente Virginia non riesci a capire. Qui sono stato accettato come uno di loro. Nessuno era interessato al mio certificato di nascita, a nessuno poteva importare se fossi il figlio di qualche grande nobile inglese. Sono arrivato in questa terra e mi hanno fatto sentire a casa, mi hanno dato la possibilità di costruire la mia fortuna, di sentirmi un uomo realizzato. Tu,

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