I dubbi del milionario: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Francesco Mastroianni, abile e facoltoso imprenditore, è incantato dalla fresca bellezza di Amanda Maybury, oltre che intrigato dal fatto che, apparentemente, lei sembra del tutto ignara della sua ricchezza. La loro relazione, nata sotto il romantico cielo di Ischia, finisce però bruscamente quando Francesco si convince che lei abbia soltanto tentato di raggirarlo. Ora però, sette mesi dopo, le cose sembrano molto cambiate.
Diana Hamilton
Prolifica autrice inglese, adora la bellissima villa in stile Tudor in cui vive con il marito.
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Anteprima del libro
I dubbi del milionario - Diana Hamilton
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Mediterranean Billionaire’s Secret Baby
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2007 Diana Hamilton
Traduzione di Sonia Indinimeo
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3050-615-2
1
Con le ciglia scure abbassate sugli occhi grigi colmi di irritazione, Francesco Mastroianni guidava avvolto nella penombra della fredda sera di marzo. Incessanti fili di pioggia colpivano il parabrezza della rombante Ferrari, contribuendo a rendere ancora più nero il suo umore.
Quella parte rurale del Gloucestershire, che faceva riaffiorare in lui molti brutti ricordi, non era certo la meta che avrebbe scelto per un viaggio di piacere, ma non aveva potuto esimersi. Era troppo affezionato a Silvana anche solo per pensare di declinare il suo invito. Aveva tanto insistito perché passasse da loro il fine settimana e Francesco sapeva che non vedeva l’ora di mostrargli la sua nuova casa.
Il problema era che sua cugina e il marito Guy avevano lasciato la loro lussuosa abitazione di Londra per un maniero ristrutturato, in un paese il cui solo nome lo faceva rabbrividire.
Quell’orribile esperienza gli bruciava ancora.
Per l’amor del cielo... lascia perdere!, si disse stringendo i denti. Per quanto doloroso fosse stato, aveva imparato una lezione preziosa, no?
Francesco aveva sempre guardato con cinismo al sesso opposto, fin da quando era ragazzo e aveva capito che l’enorme ricchezza della sua famiglia funzionava come un potente magnete. Era difficile credere che, nonostante le sue ferree convinzioni, si fosse lasciato irretire fino a quel punto. Che si fosse convinto di aver trovato l’unica donna al mondo degna di fiducia. La donna che avrebbe amato per tutta la vita.
La sua dolce Amanda.
Fece una smorfia.
Sì, come no?
Era stato un idiota! Si era comportato come un liceale sprovveduto, invece che come un uomo di mondo di trentaquattro anni!
Lei si era rivelata come tutte quelle che miravano solo alla sua fortuna. Anzi si era dimostrata la peggiore di tutte. Aveva finto... oh, era bravissima a fingere, di non averlo riconosciuto, di crederlo un tipo qualunque, che si guadagnava il pane come poteva. Pescando, lavorando come guida turistica o in qualunque altro modo gli fosse possibile. In apparenza, era quella la conclusione a cui lei era arrivata quando si erano incontrati e Francesco si era guardato bene dal dirle la verità. L’aveva creduta sincera ed era stato felice che quella creatura stupenda si stesse innamorando di lui come persona e non della sua posizione.
Emise un sibilo selvaggio tra i denti, rallentò e si avvicinò a passo d’uomo a un bivio, cercando di leggere il cartello stradale.
Svoltò a sinistra verso la nuova casa di sua cugina. Proprio lo stesso luogo in cui viveva Amanda la serpe. Il nome di quella tenuta, Rylands, gli era rimasto impresso a fuoco nel cervello.
Non poté fare a meno di tornare con la mente all’ultima volta che aveva compiuto quel tragitto.
«Non correre, mi raccomando... Dirò ai miei di prepararti un letto. Rimarrai qui a dormire, vero?» gli aveva chiesto tutto d’un fiato, eccitatissima, quando l’aveva chiamata da Londra per dirle che stava andando a trovarla. «Mi dispiace tanto. ma io non sarò a casa prima delle dieci. Stasera devo lavorare. No...» Si era lasciata andare a un sospiro che sembrava contenere tutto il dolore del mondo. «No... non posso annullare. Lo vorrei tanto! Oh, Francesco, muoio dalla voglia di vederti.»
Aveva posato il ricevitore sul complicato telefono che occupava un angolo della grande scrivania nel suo ufficio di Londra, con un sorriso ironico. Lui aveva disdetto tre importanti riunioni per andare da lei... Ma Amanda no... E d’altra parte, perché avrebbe dovuto? Non aveva la minima idea che lui fosse a capo del vasto impero economico dei Mastroianni. Un ingranaggio all’interno del mondo finanziario ben oleato che girava senza posa e diretto magistralmente dai suoi uffici di Roma, Bruxelles, New York e Sydney.
Aveva chiamato il suo assistente, lo aveva informato che sarebbe partito subito e gli aveva impartito gli ordini del caso. Aveva una proposta sulla punta della lingua e nella tasca interna della giacca grigia un anello di fidanzamento degno di una regina. Era rimasto deluso sapendo di dover aspettare qualche ora più del previsto per vedere Amanda, ma, riflettendoci, aveva concluso che sarebbe stata l’occasione buona per conoscere la sua famiglia.
Aveva trovato il padre di lei ad attenderlo sulla soglia di casa. Una figura florida, massiccia, in un trasandato completo di tweed. Si era precipitato giù dalla corta scala di pietra, caracollando come un cucciolo troppo cresciuto, senza nemmeno dargli il tempo di osservare la grande casa in pietra del diciassettesimo secolo. O il generale stato di abbandono di quel posto.
«Così tu sei il tipo della mia bambina!» aveva esclamato giulivo, stringendogli la mano come in una morsa. Francesco lo aveva guardato spalancare gli occhi e passarsi la lingua sulle labbra. In quell’istante aveva capito che l’uomo lo aveva riconosciuto. «Benvenuto nella nostra vecchia casa. Amanda ci ha tanto parlato di te!»
Lo aveva seguito attraverso un atrio ampio e spoglio, arredato solo con una vecchia poltrona consunta. Era stato introdotto in un soggiorno rivestito di legno, arredato alla rinfusa con due divani dall’aspetto misero, un tavolo di pino tutto graffiato e una vecchia credenza, e lì il futuro suocero gli aveva fatto la richiesta più miserabile e sfacciata che avesse mai sentito.
«Penso che sia meglio parlare prima che la mia signora ci raggiunga. Sai com’è... loro non capiscono niente di affari, con quelle loro testoline benedette! La cosa è, figliolo mio, che ho avuto una fantastica idea! Un’occasione da non perdere! Una grande opportunità di investimento per un uomo come te. Saresti un pazzo a lasciartela scappare, ma da quanto ho letto di te, so che non lo sei affatto.»
Francesco, ignorando l’assurdo progetto relativo a qualcosa che aveva a che fare con gli animali selvatici, aveva avvertito sul cuore tutto il peso del tradimento. Il suo viso era diventato una maschera di pietra. Quindi Amanda aveva detto al padre tutto ciò che sapeva sul suo tipo... C’era da scommetterci. Lo aveva preparato bene a sferrare l’attacco frontale!
Ecco perché era sembrata estasiata all’idea di quella visita inaspettata. Si stava congratulando con se stessa per averlo fatto abboccare all’amo.
Quella di dover lavorare fino a tardi era stata solo una scusa? Una bugia per dare a suo padre tempo e spazio per riuscire a estorcergli un milione di sterline? La dolce Amanda sarebbe arrivata alla fine delle trattative, sbattendo quelle incredibili ciglia sugli occhioni verdi e sussurrando con la bocca lussuriosa che non capiva nulla di affari, sicura che il sesso lo avrebbe tenuto incatenato a lei?
La sua voce, come un rasoio, aveva interrotto a metà lo sproloquio dell’uomo. «Non ho mai ricevuto una richiesta di denaro tanto maldestra.» Aveva chiesto un foglio di carta. Aveva scarabocchiato un messaggio per la dolce Amanda e se n’era andato. Disprezzando se stesso. Odiando lei.
La odiava per averlo trasformato nel genere di folle che si lascia guidare dal cuore anziché dal cervello.
Lui, che era fiero del suo cervello freddo e calcolatore, che si vantava di riconoscere un’opportunista a chilometri di distanza, ci era cascato come un fesso!
Si vergognava di se stesso.
Premette sull’acceleratore facendo rombare il motore, imponendosi di dimenticare quello sgradevole episodio. Sperò con tutto il cuore che Silvana, nota per la sua vocazione a fare da Cupido, non avesse incluso negli inviti qualche aspirante moglie o amante. Non aveva più interesse per il sesso opposto. Non da quando...
Oh, piantala!
Con le mani premute sulla schiena dolorante, Amanda Maybury si guardò i piedi, nelle ciabatte nere consunte. Era sicura che le caviglie si stessero gonfiando a vista d’occhio. Uno degli scotti da pagare al settimo mese di gravidanza.
Le sue mani scivolarono sulla vita e si posarono per qualche istante sul ventre teso, parzialmente mascherato dal voluminoso grembiule verde da lavoro che indossava. Nonostante tutto, amava quella creatura più di ogni altra cosa al mondo.
Un paio di amiche le avevano suggerito di abortire, ma Amanda non aveva nemmeno lontanamente pensato a quella soluzione e le continue insistenze dei suoi genitori perché pretendesse il mantenimento dal padre del bambino, si erano spente nel più testardo dei rifiuti.
Era il suo bambino e lei lo amava con tutto il cuore. Se la sarebbe cavata senza nessun aiuto dal padre di suo figlio. La sola idea la faceva star male. Era un mascalzone fatto e finito! Poteva essere l’uomo più bello del mondo e, come aveva scoperto poi, uno dei più ricchi, ma era e restava un verme!
Arrabbiata per avergli dato spazio nella sua mente, rompendo così il voto di non pensarci mai più, sistemò una ciocca dei lunghi capelli biondi che era sfuggita allo chignon disordinato e si concentrò sulla preparazione di una cena per quattro. Le pietanze già pronte aspettavano nel capace contenitore termico mentre la portata principale, un cosciotto di agnello steccato con aglio e rosmarino, sfrigolava vivacemente nel grande forno.
Un menu italiano, come d’accordo. Di solito Amanda evitava di pensare a qualunque cosa avesse a che fare con l’Italia. Forse era colpa del menu se aveva abbassato le difese mentali aprendo la porta ai ricordi, cosa che si era imposta di evitare fin da quando aveva scoperto di essere incinta.
Per quanto ne sapeva la sua cliente, Silvana Rosewall, era un’italiana sposata con un facoltoso banchiere di Londra. Era ovvio che amasse la cucina del suo paese e non era proprio il caso di lasciarsi andare all’autocommiserazione per un motivo così banale.
Amanda era una cuoca professionista e il suo servizio di catering stava andando bene. Più che bene. Anche se quella sera avrebbe preferito portare con sé la sua amica Cissie, per farsi dare una mano.
Ma Cissie aveva già un appuntamento. D’altra parte, quando si era offerta di collaborare con la Maybury Catering come aiutante e responsabile delle pubbliche relazione, aveva chiarito che intendeva solo passare il tempo fino a quando il signor Ricco e Bello non fosse apparso al suo orizzonte.
Ma Amanda le doveva molto. La sua famiglia aveva le giuste relazioni sociali e con una parola qui e una là, le aveva procurato non pochi clienti, inclusa l’italiana di quella sera. Clienti migliori di quelli che di solito si rivolgevano a lei. Per la maggior parte mamme che dovevano organizzare feste di compleanno e conoscendo la sua situazione familiare, consideravano quasi una buona azione affidarle il lavoro.
Amanda non voleva nemmeno pensare alla pur realistica eventualità che Rylands, la tenuta che apparteneva alla sua famiglia da oltre trecento anni, venisse loro confiscata. Era un pensiero che l’atterriva perché sapeva che la perdita della casa sarebbe stato un colpo mortale per il già fragile cuore di sua madre. Indugiare su pensieri così angosciosi non avrebbe fatto bene al suo bambino e Amanda cercava di evitarlo.
«I miei ospiti sono appena arrivati.»
Un sorriso dolce le illuminava il bel viso a forma di cuore mentre salutava la signora Rosewall per poi seguirla in cucina. Era sollevata all’idea di mettersi all’opera. Il lavoro avrebbe spazzato via per un po’ ogni altro fastidioso pensiero. La cucina si affacciava sul retro della casa e Amanda non poté sentire il rombo della macchina e la brusca frenata sulla ghiaia dello spiazzo, davanti alla porta principale.
«Cosa mi ha portato?» chiese la signora Rosewall, camminando sicura sulle originali lastre di pietra che coprivano il pavimento della cucina fin da quando la casa era stata costruita. Era una bella donna sulla trentina, molto elegante nel vestito blu di seta. Portava scarpe col tacco altissimo e tra i capelli scuri raccolti, brillava un fermaglio d’oro.
«Sformatini di patate e mozzarella, spiedini di pesce spada, tagliata di cosciotto d’agnello al rosmarino con verdure mediterranee grigliate e per finire zabaione con arance caramellate» elencò Amanda, sicura di sé. «E caffè, naturalmente, accompagnato da speciali biscotti veneziani.»
«Eccellente!» esclamò Silvana con un gesto d’approvazione. «Ceneremo tra