E-book644 pagine
Pierantonio e le storie della baracca- Antologia vol II
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Info su questo ebook
Sono un uomo di cinquantasei anni, non ho un lavoro, non ho una pensione e non ho soldi. Abito in una baracca da muratore all’interno di un deposito di materiali di un’impresa impresa edilizia.
Il deposito si estende su circa diecimila metri quadrati in periferia, è recintato da tre lati con una robusta rete e il quarto lato è chiuso dal fiume, la vecchia Dora.
La baracca sarà un trentina di metri quadri, e in questi trenta metri ci ho ricavato un cucina/soggiorno spaziosa, completa di tavolo con quattro sedie e una poltrona, un frigo, una credenza e una stufa di cui vi parlerò, tutta roba trovata dove buttano i rifiuti ingombranti, e una stanza da letto separata da un divisorio di legno; letto e comodino e basta… no,beh… anche un armadio per i vestiti.
Ho pure una televisione da dodici pollici con l’antenna, che non guardo quasi mai perché prende e non prende, il più delle volte non prende.
Questo è il mio posto all’ombra, il mio regno, il luogo fantastico in cui vivo senza contatti con il mondo esterno, salvo che per le incursioni mute, a volte anche parlate, che ci faccio quotidianamente.
Il deposito è di un mio ex compagno di scuola che ha una grossa impresa edilizia e mi ha promesso che potrò starci finché vivo. Non mi ama, ma mi deve un favore dai tempi della scuola, e allora mi lascia vivere in quel posto. D’altro canto faccio da guardiano e me lo guadagno.
Nella baracca c’è la corrente elettrica e possiedo, come vi dicevo, anche una stufa a legna per far da mangiare e per scaldarmi, una di quelle antiche con tre fuochi, la vaschetta per l’acqua calda e il forno, con il tubo che esce dal tetto.
La legna non manca e per me è gratis perché quando finisce un cantiere ci portano le assi avanzate e usate, quelle non sporche di cemento, la legna degli imballaggi, le travi di quando smontano un tetto e simili.
In conseguenza di ciò uso la stufa tutto l’anno come facevano una volta nelle campagne; d’estate fa un po’ caldo ma basta abituarsi.
Non vi parlerò, in questo libro, del mio passato, tanto non interessa a nessuno… no, questo sarà soltanto un libro di cucina, di culinaria.
Molte volte non saranno ricette vere ma soltanto forme di utilizzo di materiali, nel senso – ad esempio – che ti ritrovi magari soltanto con una o due cose in casa, tipo una scatoletta di tonno o di fagioli, un paio di biscotti o anche niente e devi farne uscire il pranzo o la cena o tutti e due; le ricette elaborate sono un’altra cosa.
Altre volte saranno ricette vere e proprie ricavate dalla tradizione popolare e contadina del Piemonte e di altre regioni, perché le povertà si assomigliano tutte, in tutti i tempi e in tutti i luoghi. Le tribolazioni dei nostri antenati assomigliano un po’ alle mie, per questo i loro poveri cibi (ma non sempre proprio poveri) incontrano il mio favore e corrispondono alle mie piccole possibilità, anche se oggi le cose che una volta erano utilizzate normalmente sono costose.
Nonostante la mia condizione a volte riesco a trovare dei materiali lussuriosi e nobili e allora è festa grande.
Nella roba buttata si trova di tutto, veramente di tutto; in questa società del lusso e dello spreco vengono gettate cose di ogni genere anche costose e ricercate e per questo bisogna ringraziare la legislazione che impone di buttare le cose scadute, per quanto riguarda gli alimentari.
Il deposito si estende su circa diecimila metri quadrati in periferia, è recintato da tre lati con una robusta rete e il quarto lato è chiuso dal fiume, la vecchia Dora.
La baracca sarà un trentina di metri quadri, e in questi trenta metri ci ho ricavato un cucina/soggiorno spaziosa, completa di tavolo con quattro sedie e una poltrona, un frigo, una credenza e una stufa di cui vi parlerò, tutta roba trovata dove buttano i rifiuti ingombranti, e una stanza da letto separata da un divisorio di legno; letto e comodino e basta… no,beh… anche un armadio per i vestiti.
Ho pure una televisione da dodici pollici con l’antenna, che non guardo quasi mai perché prende e non prende, il più delle volte non prende.
Questo è il mio posto all’ombra, il mio regno, il luogo fantastico in cui vivo senza contatti con il mondo esterno, salvo che per le incursioni mute, a volte anche parlate, che ci faccio quotidianamente.
Il deposito è di un mio ex compagno di scuola che ha una grossa impresa edilizia e mi ha promesso che potrò starci finché vivo. Non mi ama, ma mi deve un favore dai tempi della scuola, e allora mi lascia vivere in quel posto. D’altro canto faccio da guardiano e me lo guadagno.
Nella baracca c’è la corrente elettrica e possiedo, come vi dicevo, anche una stufa a legna per far da mangiare e per scaldarmi, una di quelle antiche con tre fuochi, la vaschetta per l’acqua calda e il forno, con il tubo che esce dal tetto.
La legna non manca e per me è gratis perché quando finisce un cantiere ci portano le assi avanzate e usate, quelle non sporche di cemento, la legna degli imballaggi, le travi di quando smontano un tetto e simili.
In conseguenza di ciò uso la stufa tutto l’anno come facevano una volta nelle campagne; d’estate fa un po’ caldo ma basta abituarsi.
Non vi parlerò, in questo libro, del mio passato, tanto non interessa a nessuno… no, questo sarà soltanto un libro di cucina, di culinaria.
Molte volte non saranno ricette vere ma soltanto forme di utilizzo di materiali, nel senso – ad esempio – che ti ritrovi magari soltanto con una o due cose in casa, tipo una scatoletta di tonno o di fagioli, un paio di biscotti o anche niente e devi farne uscire il pranzo o la cena o tutti e due; le ricette elaborate sono un’altra cosa.
Altre volte saranno ricette vere e proprie ricavate dalla tradizione popolare e contadina del Piemonte e di altre regioni, perché le povertà si assomigliano tutte, in tutti i tempi e in tutti i luoghi. Le tribolazioni dei nostri antenati assomigliano un po’ alle mie, per questo i loro poveri cibi (ma non sempre proprio poveri) incontrano il mio favore e corrispondono alle mie piccole possibilità, anche se oggi le cose che una volta erano utilizzate normalmente sono costose.
Nonostante la mia condizione a volte riesco a trovare dei materiali lussuriosi e nobili e allora è festa grande.
Nella roba buttata si trova di tutto, veramente di tutto; in questa società del lusso e dello spreco vengono gettate cose di ogni genere anche costose e ricercate e per questo bisogna ringraziare la legislazione che impone di buttare le cose scadute, per quanto riguarda gli alimentari.
Leggi altro di Gian Paolo Spaliviero
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Pierantonio e le storie della baracca- Antologia vol II - GIAN PAOLO SPALIVIERO
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