Viaggio al centro della terra

Di Jules Verne

Introduzione di Giampaolo Rugarli
Traduzione di Lucio Chiavarelli
Edizione integrale

In un vecchio manoscritto il professor Lidenbrock, geologo e mineralogista, scopre un testo cifrato in cui è scritto che attraverso il cratere dello Sneffels, vulcano spento dell’Islanda, è possibile penetrare fino al centro della Terra. Folgorato dalla scoperta, Lidenbrock raggiunge la fredda isola artica e intraprende l’avventurosa discesa nelle viscere del pianeta in compagnia del suo giovane nipote: cosa troveranno i nostri coraggiosi esploratori nelle misteriose profondità sotterranee? Nel racconto delle prodigiose avventure che si susseguiranno, la potente fantasia di Jules Verne – già sperimentata in geniali anticipazioni di imprese astronautiche, di navigazioni sottomarine e di previsioni avveniristiche – raggiunge il vertice in un viaggio meraviglioso e fantastico fra travolgenti fenomeni naturali, apparizioni di mostri preistorici, panorami di magica e misteriosa bellezza.

«Ammiravo in religioso silenzio tutte quelle meraviglie e non riuscivo a trovare dei vocaboli adatti per esprimere le mie sensazioni. Mi pareva di assistere in qualche lontano pianeta, come Urano, Nettuno, a fenomeni di cui la mia natura di essere terrestre non si rendeva conto. Siccome erano per me sensazioni nuove dovevo trovare parole nuove, e la fantasia non era in grado di fornirmele. Guardavo, pensavo, ammiravo…»


Jules Verne

(Nantes 1828-Amiens 1905) fu autore di circa sessanta romanzi di viaggi e avventura, spesso ispirati ai processi tecnologici. Tra i più noti: Cinque settimane in pallone (1863), Viaggio al centro della Terra (1864), Dalla Terra alla Luna (1865), I figli del capitano Grant (1867), Il giro del mondo in 80 giorni (1873), L’isola misteriosa (1874) e Michele Strogoff (1876). Di Jules Verne la Newton Compton ha pubblicato Viaggio al centro della Terra, Il giro del mondo in 80 giorni e Ventimila leghe sotto i mari.

• Lingua: Italiano
• Editore: Newton Compton Editori
• Data di uscita: 16 dic 2013
• ISBN: 9788854141889

Jules Verne

Victor Marie Hugo (1802–1885) was a French poet, novelist, and dramatist of the Romantic movement and is considered one of the greatest French writers. Hugo’s best-known works are the novels Les Misérables, 1862, and The Hunchbak of Notre-Dame, 1831, both of which have had several adaptations for stage and screen.

Anteprima del libro

198

Indice

Il fuoco sotto i nostri piedi.

Introduzione di Giampaolo Rugarli

Jules Verne: la vita e le opere

I personaggi del romanzo

I luoghi del romanzo

VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA

Capitolo primo

Capitolo secondo

Capitolo terzo

Capitolo quarto

Capitolo quinto

Capitolo sesto

Capitolo settimo

Capitolo ottavo

Capitolo nono

Capitolo decimo

Capitolo undicesimo

Capitolo dodicesimo

Capitolo tredicesimo

Capitolo quattordicesimo

Capitolo quindicesimo

Capitolo sedicesimo

Capitolo diciassettesimo

Capitolo diciottesimo

Capitolo diciannovesimo

Capitolo ventesimo

Capitolo ventunesimo

Capitolo ventiduesimo

Capitolo ventitreesimo

Capitolo ventiquattresimo

Capitolo venticinquesimo

Capitolo ventiseiesimo

Capitolo ventisettesimo

Capitolo ventottesimo

Capitolo ventinovesimo

Capitolo trentesimo

Capitolo trentunesimo

Capitolo trentaduesimo

Capitolo trentatreesimo

Capitolo trentaquattresimo

Capitolo trentacinquesimo

Capitolo trentaseiesimo

Capitolo trentasettesimo

Capitolo trentottesimo

Capitolo trentanovesimo

Capitolo quarantesimo

Capitolo quarantunesimo

Capitolo quarantaduesimo

Capitolo quarantatreesimo

Capitolo quarantaquattresimo

Capitolo quarantacinquesimo

Titolo originale: Voyage au centre de la Terre

Traduzione di Lucio Chiavarelli

© 1976, 1994, 2008 Newton Compton editori s.r.l.

Prima edizione ebook: maggio 2012

Roma, Casella postale 6214

ISBN 978-88-541-4188-9

www.newtoncompton.com

Edizione elettronica realizzata da Gag srl

Jules Verne

Viaggio al centro

della Terra

Introduzione di Giampaolo Rugarli

Edizione integrale

Newton Compton editori

Il fuoco sotto i nostri piedi

È un luogo comune, ma non per questo è meno vero: quello che sta sopra di noi ha assai meno segreti di quello che sta al di sotto. Ludovico Ariosto, sapendo di spararla grossa, manda Astolfo sulla Luna a riprendere il senno di Orlando; ecco che, passati più o meno quattrocento anni, il 21 luglio 1969 l’astronauta Neil Armstrong va a passeggiare sul suolo del nostro satellite. Obietterete che, in quattrocento anni, ne cambiano di cose, il che è vero, però è altrettanto vero che quattro secoli sono una sciocchezza a confronto con l'età della Terra (poco meno di cinque miliardi di anni). E anche il barone di Münch-hausen, che passeggiava cavalcando palle di cannone, non fa altro che anticipare di un paio di secoli i moderni jet, sia pure in versione un tantino arrangiata.

In alto l'enigma è meno fitto perché l’esplorazione è più facile. Invece, in basso, le cose si complicano, e le risposte che la scienza suggerisce sono congettuali: nessuno è mai andato a guardare ciò che si nasconde nel grembo della Madre Terra. A ogni modo, vi è una crosta, il cui spessore è di una cinquantina di chilometri: la crosta si identifica con il mondo che conosciamo e nel quale viviamo. Un po’ più sotto il mantello , e più sotto ancora il nucleo: il nucleo all’esterno sarebbe liquido, mentre sarebbe solido nella sua parte più interna, pressappoco come un nocciolo nascosto nella polpa di un frutto.

Purtroppo la polpa della Terra è caldissima: si parla di temperature oscillanti fra i tremila e i settemila gradi, un dato che, da solo, basta a sconsigliare qualsiasi ispezione.

Quanto alla composizione del nucleo, si presume prevalgano il ferro e il nichel, tra altri minerali: l'illazione è lecita sulla scorta del fenomeno chiamato magnetismo terrestre , però è pur sempre una illazione.

Per quanto si conosce, nel 1863, anno in cui Jules Verne scrive Viaggio al centro della Terra, la temperatura dovrebbe elevarsi di un grado «ogni venti metri di profondità sotto la superficie del globo»; in realtà oggi noi sappiamo che la temperatura aumenta di tre gradi ogni cento metri più giù. Comunque sia, Verne, ancorché in possesso di cognizioni meno precise delle attuali, ha nozioni sufficienti per rendersi conto della impossibilità, anche teorica, dell’impresa ipotizzata.

La differenza più significativa, tra il viaggio al centro della Terra e gli altri viaggi raccontati da Verne, anzitutto è qua: la fantasia è costretta a subire una sopraffazione logica, come se, al di fuori della magia e della favola, si pretendesse di ambientare una qualsiasi vicenda in un altoforno. Persino Attraverso il mondo solare: avventure di Ettore Servadac riesce a essere meglio credibile: e, come è noto, la storia del capitano Servadac si svolge su un frammento del nostro pianeta, staccato e trascinato nello spazio da una cometa impertinente.

Se non che Verne ama percorrere le conquiste della scienza, ma non stravolgerle o smentirle, con la conseguenza che, per quanto le sue storie risultino inverosimili, le leggi della fisica e della chimica non vengono manomesse, o almeno non in modo intollerabile. Con Viaggio al centro della Terra la musica cambia e la riuscita del romanzo finisce per risentire del contrasto fra il proposito enunciato, «la spedizione negli ipogei», e le acquisizioni del pensiero scientifico.

Ritorniamo sottoterra. Sin dove è possibile scendere? Come ho già detto, non si va più in là della crosta. Sappiamo che esistono caverne che si inabissano per due, tre, quattro chilometri e sappiamo che gli speleologi, singolare genia di alpinisti alla rovescia, amano percorrerle e frugarle: trovano schisti, quarzi, concrezioni, stalattiti, stalagmiti, laghi, fiumi, sorgenti, ma insomma nulla che sia estraneo alla nostra immaginazione. Il mondo degli speleologi certo è desueto, come è desueto un ghiaccio o una barriera corallina, ma è pur sempre mondo, mentre, al di là di un certo limite, c'è l'ignoto, il che rende impossibile anche la meraviglia. L’ignoto non stupisce, semmai incute terrore. Anche le architetture sotterranee, di cui il nostro pianeta è ricco, intendo anche gli scavi dovuti alla mano dell’uomo, dicono poco o niente dell'inferno che divampa sotto di noi: penso, per esempio, alle città segrete della Cappadocia (Derinkuyu e Kaymakly) o alle catacombe. Le città segrete, per chi non le avesse visitate, sono paragonabili a grandi autosilos appiattati nel sottosuolo: si può scendere per dieci piani, forse di più, e case, strade, piazze, luoghi di riunione, tutto è strappato alla roccia. Pare che a scavare abbiano cominciato gli Ittiti, già un migliaio di anni prima di Cristo: perché quei popoli se ne andassero ad abitare sottoterra rimane uno tra i più affascinanti misteri della storia. Esigenze di difesa dal nemico? Dalle intemperie? Dalle malattie? Non importa trovare una risposta: in quelle metropoli inospitali, la gente ci viveva e si portava appresso animali domestici, derrate, masserizie ecc. Il caso delle catacombe è meno problematico: almeno sappiamo che le catacombe servivano soprattutto da nascondiglio.

Le città della Cappadocia e le catacombe sono sconsigliabili a chi soffre di claustrofobia; gli ambienti sono angusti, illuminati precariamente, areati in qualche modo. Sono posti più adatti ai sorci che agli uomini. Nondimeno continuano ad avere attinenza con il mondo, sono propaggini di quel bonario, antico istituto che è la cantina: dove di solito si conserva il vino o si appende un prosciutto, nient’altro. Che la dispensa diventi pure salotto o camera da letto certo è insolito, è sorprendente, ma non è l’ignoto. Restiamo nell’ambito della crosta terrestre; i mostri degli strati inferiori sono lontani.

Agli strati inferiori perviene la letteratura e, facendo uno sforzo di immaginazione, li immagina brutti, tanto brutti che li identifica con il regno dei morti, con gli Inferi dell’antichità classica (e scendono a farne conoscenza Odisseo, Teseo, Eracle, Enea ecc.), oppure, in epoca cristiana, con l’inferno. Tutti ricordiamo che, stando alla ricostruzione dantesca, l’inferno è un imbuto che, nella parte più bassa, quella in cui sta Lucifero, si situa al centro della Terra: e quando Dante deve risalirne il becco, per giungere agli antipodi, cioè al monte del Purgatorio, poveruomo, gli tocca capovolgersi seguendo una faticosa acrobazia di Virgilio, altrimenti raggiungerebbe l’altra faccia del pianeta a testa in giù. Dunque il centro della Terra è la casa del Diavolo: difficile avanzare una supposizione più catastrofica.

Per quale ragione Jules Verne decida di recarsi a casa del Diavolo non so precisare: è probabile che abbia avvertito la suggestione di scoperte scientifiche e che, quasi per una scommessa con se stesso, di tutte le possibili direzioni abbia imboccato la meno praticabile. In altre parole: che, a modo suo, abbia voluto raccontare una discesa all'Inferno. Ancor più probabile che l’ultima spinta gli sia arrivata dal sospetto di essersi prefissato un itinerario più metafisico che fisico: un sospetto che in principio deve avergli acceso il cuore, per far posto poi a una crescente preoccupazione.

Perciò sono convinto che Verne, partito con una buona dose di baldanza, cammin facendo si sia andato raffreddando; e, se mi è lecita una supposizione, via via che il pellegrinaggio verso il basso proseguiva, e quindi saliva la temperatura dell’ambiente, la temperatura creativa dello stesso Verne diminuiva. Quando dire che il romanzo di cui ci stiamo occupando, pur ricco di suggestioni e di atmosfere, mostra qualche scompenso di cui vorrei ragionare. Ma, attenzione, non sono animato da pedanteria di critico: Viaggio al centro della Terra, a dispetto di ogni inperfezione, si legge egualmente di un fiato e con divertimento.

Piuttosto mi preme mettere in risalto come, nell’approccio con il grembo della Terra, la meravigliosa fantasia di Verne vada in crisi e in definitiva si blocchi. La qualcosa letterariamente è insignificante, mentre ha rilievo sul piano della conoscenza dei sentimenti umani: infatti si vorrebbe comprendere che cosa interviene a paralizzare la vena dello scrittore.

Viaggio al centro della Terra grosso modo si divide in tre parti: la prima concernente i preparativi e, con partenza da Amburgo, il raggiungimento della porta di ingresso (ossia il cratere dello Sneffels ossia un vulcano spento che realmente si trova in Islanda e che è alto poco meno di duemila metri), la seconda relativa al viaggio vero e proprio e la terza dedicata al ritorno. La prima e la seconda parte sono di lunghezza quasi eguale, forse c’è qualche pagina in più a favore del viaggio vero e proprio; la terza parte è quasi fulminea. Il nucleo centrale del libro, ossia l’esplorazione verso il centro della Terra, a sua volta include: una lunga escursione che non allontana molto i protagonisti dalla crosta, una caduta in una grande caverna ove è situato un grande mare e, infine, una lunga navigazione in quel mare, a bordo di una zattera, seguendo un percorso involontariamente circolare.

Verne, quando più dovrebbe avvicinarsi al centro della Terra, tanto più preferisce starne lontano: infatti egli è animato dalla preoccupazione (evidente) di non calare i suoi eroi in abissi profondi. Negli abissi fa troppo caldo: così il traguardo finale non viene raggiunto, il viaggio si risolve in una passeggiata non molto al di sotto della buccia della Terra.

Le perplessità di Verne si ripercuotono anche sui personaggi e sulla trama: i viaggiatori sono tre, il professor Otto Lidenbrock, il giovane nipote Axel e la guida islandese Hans (in realtà, nelle prime e nelle ultimissime pagine del libro, figurano anche la governante del professore e la fidanzata di Axel: ma sono apparizioni brevi, piuttosto convenzionali). E quindi tutta la storia è giocata a tre voci, anch’esse abbastanza di maniera: lo zio, lungo e allampanato, è un geologo matto che, per febbre di sapere, dimentica persino di mangiare; il nipote Axel è saggio, prudente, pochissimo desideroso di essere coinvolto nelle follie del parente invasato; Hans è il tipo del bietolone fedele, pronto a condividere le imprese più demenziali senza nulla eccepire.

Non vi sono antagonisti. Lo schema più collaudato di romanzo è caratterizzato dal contrasto tra i buoni e i cattivi, tra le rispettive azioni e reazioni: qui (e la omissione è singolare, trattandosi di un romanzo di avventure) non ci sono i cattivi. A opporsi all’impresa dei nostri eroi ci sono solo le forze della natura, il che, considerato il tipo di impresa, forse è più che sufficiente; però il tessuto narrativo in qualche misura ne soffre, a maggior ragione perché alcune battute iniziali lasciano presagire un conflitto che poi non si instaura. Verne ha tutta l’aria di confidare che si può contendere per conquistare una bella donna, o per appropriarsi di un tesoro, di una invenzione, di una scoperta, ma bisticciare per stabilire un primato nella conquista del grembo della Terra, beh, questa è proprio una eventualità inconcepibile. C’è di più. Il sottosuolo scoperto dai nostri eroi è dannatamente simile al soprassuolo, pur con gli adattamenti che la situazione impone. Certo boschi di funghi alti dieci o venti metri sono irreali, come foreste in cui coesistono querce, castagni, palmizi tropicali e insomma tutte le essenze possibili e immaginabili; ma l’irrealtà in questione è relativa, perché basta pensare ad una fungaia debitamente ingrandita o a un giardino botanico di grandi dimensioni e la flora descritta da Verne subito diventa plausibile. È un trucco di cui il cinema farà ampio uso, filmando i modelli nella vasca da bagno e spacciandoli per la flotta dell’oceano. Il punto è che siano nel ventre della Terra, e, via via che la spedizione procede, questo ventre rassomiglia sempre più alla superficie. E provenienti dalla superficie sono i mostri antidiluviani che fanno una comparsata, analogamente alle ossa, anche umane, spolverate come formaggio per condire la gita negli ipogei.

In realtà le regioni esplorate dai nostri eroi sono prevalentemente soprassuolo, sprofondato per effetto di assestamenti tellurici: le viscere della Terra, magmatiche, incandescenti, demoniache, rimangono lontane, inaccessibili, e l’itinerario finisce per rassomigliare alla traversata di uno spicchio di preistoria o, peggio, alla visita a un museo di scienze naturali. Gea, l’antica divinità in cui si identifica la forza generatrice della Terra, rimane nascosta: per buona ventura dei nostri sprovveduti viandanti, che quando tentano con l’esplosivo di aprirsi un varco e di farsi più dappresso alla Dea, si ritrovano respinti verso l’alto a cavalluccio di un soffione eruttivo. Sotto di loro, lava, lapilli, vapori bollenti e quant’altro. Escono «a riveder le stelle», o meglio il sole, poiché l’atterraggio avviene in pieno giorno, passando attraverso la bocca dello Stromboli, a due passi dalla Sicilia; però preferiscono darsi per naufraghi del mare anziché del vulcano, altrimenti «lo spirito superstizioso degli italiani avrebbe... visto... [in loro]... demoni vomitati dall’inferno». A completare il folclore del gran finale mancano solo i tricche tracche e la tarantella.

Il Lettore, specialmente il giovane Lettore, che desumesse dalle mie considerazioni l'implicito consiglio di non perdere tempo con Viaggio al centro della Terra commetterebbe un errore. Accantonando il libro, in primo luogo ignorerebbe pagine di grande bellezza, descrizioni che fanno cadere il discrimine tra prosa e poesia, per tacere dei memorabili capitoli ventisei, ventisette e ventotto, sul panico in cui piomba Axel, dopo essersi smarrito.

In secondo luogo, il Lettore rinunciatario sprecherebbe una importante occasione per fare il punto sul pensiero scientifico. Verne sparge qua e là alcune riflessioni che, da sole, basterebbero a dire quale straordinaria mente egli possedesse. Sono riflessioni che toccano i limiti sulla scienza e che sono perfettamente in linea con le più moderne acquisizioni: Verne avverte che «la scienza è eminentemente perfezionabile e che ogni teoria è incessantemente distrutta da una teoria più recente», oppure che «le parole del linguaggio umano non bastano a chi si avventura negli abissi della Terra», cioè che il linguaggio è troppo povero ed elementare in rapporto al conoscibile. Ho citato quasi a caso. Il Romanzo è percorso tutto quanto da un implicito soliloquio su scienza e conoscenza, come se Verne, procedendo nella scrittura della sua storia, si interrogasse e suggerisse risposte ma più spesso temi meritevoli di meditazione.

Infine, non leggere o non rileggere Viaggio al centro della Terra si tradurrebbe nella rinuncia a cercarne il significato nascosto, e l'aggettivo «nascosto» poche volte è stato così calzante: non dimentichiamo infatti che il viaggio è un romanzo di latebre. Verne è scrittore a prima vista facile: invece (la critica già si è occupata di questo aspetto), a guardare le cose con attenzione, saltano fuori complessità venate di palpabile malinconia (cfr. il capitolo trenta, sul cielo diventato di granito: «era un triste spettacolo, spaventosamente squallido»).

In senso metaforico, il ventre della Terra può essere due cose: la dimora prenatale, il grembo materno, che ci accoglie e ci protegge prima della nascita, e la dimora postuma, la casa in cui si dà ricetto alle nostre spoglie; l'aldilà, l'oltretomba. Tutt’e due le interpretazioni sono suggerite dal testo di Verne. Si pensi alla caverna sotterranea, al mare sul quale fiotta la zattera del professore e dei suoi amici e, da ultimo, alla espulsione dei viaggiatori attraverso il cratere di un vulcano: ebbene non mi sembra peregrino sorprendere altrettante analogie con l’alvo materno (la grotta), con il carezzevole lago del liquido amniotico (mare) e con il parto (espulsione). D’altronde, anche la versione sepolcrale e ultraterrena trova cospicui addentellati: il silenzio, interrotto solo da un ciangottio di acque, la tenebra, i reperti di creature non più viventi, il sorriso pietrificato degli scheletri, soprattutto il mistero. Ce n’è abbastanza per concludere che Verne, viaggiando verso il centro della Terra, ha ben presente di aver intrapreso una navigazione diversa da tutte le altre, metafisica oltre che fisica (come accennato più sopra): Verne è consapevole di star sfiorando pericolosamente il segreto della vita e della morte, di star cogliendo i frutti dell'albero della conoscenza del bene e del male (Genesi, 2.16). Gli stessi frutti che al padre Adamo costano la cacciata dal Paradiso.

Di qui l'esitazione e la sottile angoscia che trapelano dal libro, che si convertono in ripensamento vero e proprio: infatti la spedizione abortisce poco dopo essere cominciata. Nell'opera di Verne, è insolito che l'impresa preannunciata non venga portata a compimento: e tuttavia credo che il nostro Autore agisca con saggezza, arrestando la discesa del professore e soci. Evita così di prevaricare la scienza e, circostanza anche più importante, di prevaricare il mistero del destino umano. Il che non impedisce ai lettori dotati di immaginazione di completare per conto loro il discorso interrotto: per ritrovare, nel fuoco che cova sotto i nostri piedi, l’inferno di Dante, la maledizione di Dio, la condanna del genere umano e la sua consumazione oppure il soffio vivificatore, il divenire eracliteo, la continuità e la divinità della vita in quanto tale. Scegliere tra l'una o l'altra alternativa è questione di gusti, ma intanto Verne, con aria di niente, solleva un tremendo dilemma.

GIAMPAOLO RUGARLI

La discesa verso il centro della Terra.

Jules Verne: la vita e le opere

Jules Verne nasce l’8 febbraio 1828 a Nantes, da Pierre Verne, avvocato, e da Sophie Aliotte, agiata borghese. A sei anni, prende le sue prime lezioni dalla vedova di un capitano di lungo corso e a otto entra in seminario con suo fratello Paul. Nel 1839, all’insaputa della famiglia, s’imbarca come mozzo su una nave in partenza per le Indie, ma viene ripreso dal padre al primo scalo. Il ragazzo dice di essere partito per portare una collana di corallo a sua cugina, ma ai rimbrotti del padre risponde che non «viaggerà più che in sogno».

Nel 1844 si iscrive al liceo di Nantes e dopo la maturità è avviato agli studi giuridici. È l’epoca dei primi tentativi letterari di Verne, alcuni sonetti e una tragedia in versi di cui non è rimasta traccia.

Tre anni dopo, il giovane va a Parigi per il suo primo esame di diritto e l’anno seguente, 1848, scrive un’altra opera drammatica che legge a una ristretta cerchia di amici di Nantes. Il teatro polarizza gli interessi di Jules e il teatro è Parigi. Riesce quindi a ottenere il benestare paterno per continuare gli studi nella capitale, dove arriva il 12 novembre 1848. A Parigi si installa in un appartamentino con un altro studente di Nantes, Edouard Bonamy: i due sono avidi di esperienze, ma essendo continuamente al verde, sono costretti a indossare uno stesso abito da sera a serate alterne. Nel 1849 conosce Dumas padre, che gli consente di rappresentare una commedia in versi nel suo teatro. È un buon esordio per il giovane che riscuote i consensi della critica.

Ma Jules non dimentica il diritto e l’anno dopo si laurea. Il padre lo vorrebbe avvocato, ma il giovane gli oppone un netto rifiuto: la sola carriera adatta a lui è quella letteraria. Nel 1852 pubblica su una rivista il primo romanzo avventuroso, Un viaggio in pallone, e nello stesso anno diventa segretario del direttore del Teatro lirico, Edmond Seveste, che gli permette di rappresentare, nel 1853, un’operetta lirica di cui Verne ha scritto il libretto in collaborazione con un amico.

Uno degli amici più cari del giovane scrittore è Jacques Arago, famoso viaggiatore del secolo decimonono, che era solito raccontare a Verne le sue avventure e fornirgli un’accurata documentazione dei luoghi da lui visitati: da questi colloqui sono nati con molta probabilità i primi racconti pubblicati sul giornale Musée des Familles.

Nel 1857 sposa Honorine Morel, vedova ventiseienne con due figli, e, grazie all’appoggio del padre di lei, entra in Borsa come socio di un agente di cambio.

Questa tranquillità finanziaria gli permette di intraprendere i primi viaggi: nel 1859 va in Inghilterra e in Scozia e due anni dopo visita la Scandinavia.

Siamo ormai agli inizi della vera carriera letteraria di Verne. Nel 1862 presenta all’editore Hetzel Cinque settimane in pallone e firma con lui un contratto ventennale. Il romanzo diventa un bestseller e Verne può abbandonare la Borsa.

Due anni dopo arriva Viaggio al centro della Terra e nel 1865 Dalla Terra alla Luna, pubblicato quest’ultimo sul serissimo Giornale dei dibattiti.

Il successo è enorme: grandi e piccoli, ragazzi e adulti, tutti leggono i romanzi di Verne che arriverà a scriverne ottanta. Tra i più famosi citiamo: Ventimila leghe sotto i mari (1869), Il giro del mondo in ottanta giorni (1873), L'isola misteriosa (1874), Michele Strogoff( 1876), I cinquecento milioni della Begum (1879).

Nel 1866, dopo i suoi primi successi, Verne affitta una casa in una cittadina sull’estuario della Somme. Compra anche il suo primo battello e con questo comincia a navigare nel canale della Manica e lungo la Senna.

Nel 1867 s’imbarca per gli Stati Uniti col fratello Paul sul Great Eastern, grande battello a vapore adibito alla posa del cavo telefonico transatlantico.

Al ritorno inizierà a scrivere Ventimila leghe sotto ì mari. Nel 1870-71, Verne partecipa alla guerra Franco-Prussiana come guardacoste, ma ciò non gli impedisce di scrivere:

Recensioni su Viaggio al centro della terra

[mnleona · Valutazione: 5 su 5 stelle]

I have enjoyed novels by Jules Verne and movies that are based on his books. I first read Journey to the Center of the Earth in the 1950s when I was in Jr. High School. This time, I listened to the book on You Tube. Jules Verne had a knowledge of paleontology, botany, anthropology and geology and all of these are in the book.This book takes the reader on a journey with three men.: the German professor, Otto Lidenbrock, his nephew Axel, and their guide from Iceland, Hans. The book is in first person by Axel.Professor Lidenbrock believes there are volcanic tubes that reach the interior of the earth. Their journey begins in Iceland.Journey to the Center was first published in France in 1864 and is a science fiction book.I found it very interesting and I gave it a 5 star rating.

[tess_w · Valutazione: 3 su 5 stelle]

A a classic that I should have read some time ago, but never had. I'm not a sci-fi fan. so I kept putting off this read. All in all, this was a good read. The characters, while no backstory, are well developed within the story line. The journey was alternately exciting and boring. Exciting when we see human-guarding mastodons, but incredibly boring when it takes 120 pages or so to describe the various genus of prehistoric mammals. The ending was a bit abrupt. Verne definitely has a way with words and vocabulary, even in the sci-fi genre. The words are beautiful, varied, and well-placed/used.

[sumisbooks · Valutazione: 4 su 5 stelle]

True to form, this is a classic adventure piece at it's best! This was a great read with something new happening on nearly every page. Axel and his eccentric uncle Professor Otto Lindenbrock discover an ancient text that happens to fall out of one of the Professor's coveted historical tombs. The text explains how to get to the center of the earth through a crater located in Iceland. The farther they descend into the earth, the farther back in time they seem to travel as they begin to see plants and even animals that lived on earth once long ago. With peril and even death lurking around every corner and down every passage, will Axel and his uncle (along with their guide) ever make it to the surface world alive again? However wrought with tons of scientific jargen, this book is not difficult to follow and instead proves to be quite easy for the reader to follow along. With exciting plot twists at every turn, Verne leaves you constantly wondering if our pros will EVER see daylight again. Simply a classic.

[narilka · Valutazione: 4 su 5 stelle]

Journey to the Center of the Earth is the grand adventure story of Professor Lidenbrock's quest to follow a the instructions in a cryptic text that describe how one can descend to the very center of the planet via volcanic tubes originating in an Icelandic volcano. He sets out with his nephew Axel and their hired guide Hans on an extraordinary journey through the bowels of the earth that has them encountering strange phenomena and many dangers. The story is told entirely from Axel's point of view as he writes journal of the trip.This is my first time reading Jules Verne. It was a lot of fun and reminded me very much of the 1959 movie. The story starts off slow and spends a bit more time in the preparation than on the journey than I'd like. I wish there had been more time spent deep within the earth and the discoveries there. Axel is quite over dramatic and probably should never have gone along with his uncle. The science in the story is incredibly out dated so you have to unplug that part of the brain to enjoy the adventure.I listened to the audio book narrated by Tim Curry. His performance is top notch and fits the work beautifully. I love the emotion he's able to give the characters.

[daisy_may-1 · Valutazione: 4 su 5 stelle]

This was a fun, quick read. I did find it a bit slow to start off with but I was later swept up in the excitement of the journey and the wondrous things that the three travellers encounter on their journey. It's a short book, and didn't take me long to read, but it was definitely worthwhile reading.

[5eva5 · Valutazione: 4 su 5 stelle]

Professor Otto Lidenbrock, his nephew Axel, and their guide Hans, descend into Iceland's Snæfellsjökull volcano in an attempt to reach the center of the earth. This classic adventure tales is obviously aged, but doesn't feel dated at all; it feels as if someone contemporary wrote an adventure story in an old style - the storyline is exciting enough and has a "new" feel to it. Great story, recommended for all.

[karlstar_1 · Valutazione: 4 su 5 stelle]

A great classic!

[shaunesay · Valutazione: 4 su 5 stelle]

I probably wouldn't have gotten through this very quickly had I been reading it on my own rather than listening to Tim Curry's masterful performance. He was able to infuse so much character into it, and it truly helped me to appreciate how well done this story really is. There really is a lot of character there. There is also A LOT of detailed geological and instrumental description that probably would have bogged me down, even though I understand it, it's not always the most exciting reading, but definitely added realism to the story. Axel and his uncle Otto, and their guide Hans, really have very distinct personalities that add humor to the story which I believe I would have missed without having the assistance of Tim's reading.

I highly recommend listening to this version, as we like to say Tim Curry could read the phone book and it would be a 5 star performance. He brings this classic adventure story to life and I'm happy to have experienced it!

[zottel-1 · Valutazione: 4 su 5 stelle]

Das Buch war deutlich besser als erwartet. Da ich kein großer Fan von Science Fiction bin, hatte ich nicht viel erwartet, es war einfach ein Experiment, den alten Klassiker einmal zu lesen. Faszinierend war für mich dann auch eher die Reise in die Vergangenheit, die das Buch mir ermöglichte, als die zum Mittelpunkt der Erde. Die alte Sprache meiner Übersetzung, die Beschreibung der Reise nach Island und vor allem die wissenschaftlichen Vorstellungen dieser Zeit. Äußerst faszinierend, gepaart mit einer spannenden Geschichte, die das Lesen leicht macht. Die von mir gelesene Ebook-Ausgabe von NTS Editions hatte des öfteren komplett falsche Wörter im Text, wo die OCR-Software offenbar s und f nicht unterscheiden konnte. Einmal erkannt machte das aber nicht mehr viel aus. Insgesamt eine klare Empfehlung, allerdings mehr an den historisch Interessierten als an Science-Fiction-Fans.

[ludi_ling · Valutazione: 2 su 5 stelle]

I should first say that the 2 stars I have given this book is based on my own personal feeling when reading the book. This novel is certainly a classic - there's no denying that. But naturally it has shown its age over the many years since it was first written, and in a way I think it is unfair to judge the book through strictly modern eyes. Many modern readers, particularly children and young adults, will find it dull and didactic in the extreme; and perhaps its use now lies in the fact that it gives a unique snapshot of the birth of science fiction and the conceptions man had of the future at that point in time.

[tanya.pappas · Valutazione: 5 su 5 stelle]

I loved the adventure and suspense!!!!!!!!!!!

[bookworm12_1 · Valutazione: 3 su 5 stelle]

A young man, Axel, and his German uncle, Professor Von Hardwigg, undertake an incredible journey based on some notes from an explorer. They attempt to travel to the center of the earth, a daunting and terrifying trip. Their guide Hans is a loyal man and agrees to travel with them. I can’t imagine the power of reading this book when it was first published in 1864. It would have seemed truly mind-blowing to imagine the fantastical world they encountered, but reading it in the 21st century makes for a much dryer experience. It’s harder to be swept away in the adventure when we have a better idea of what is and isn’t possible in exploration. I was surprised by how much of the book is just building up to their journey. The first half of the novel is about deciphering a code and then traveling to the starting point of the descent into the earth. We’re halfway through the novel before they actually reach their destination. The characters are not easy to like. Hans is kind and saves the Professor and Axel during a storm, but the rest of the time he feels very two-dimensional. The Professor is cold and calculating. He’s more concerned with scientific discovery than with the safety of his traveling companions. When they finally reach their destination they see some incredible things. They go fishing and catch creatures that they’ve only ever seen as fossils. They see Pterodactyl flying through the sky. In one scene they float through an ancient ocean on a raft and the see a sea battle between two gigantic monsters, an Ichthyosaurus and a Plesiosaurus. The terrifying fight takes place not far from their small vessel. They’ve stumbled upon a prehistoric world where dinosaurs still exists. There’s one section that has particularly stayed with me since I finished the book. Our narrator, Axel, is separated from his uncle in the cave system. He is completely lost and the darkness is all encompassing. It’s terrifying to think of being lost and alone and knowing you will almost certainly die. BOTTOM LINE: The story swings between exciting moments and dull descriptions. Worth a read if you’re interested, but not a must if you aren’t enthralled by Verne’s work. “On earth during the most profound and comparatively complete darkness, light never allows a complete destruction and extinction of its power. Light is so diffuse, so subtle, that it permeates everywhere, and whatever little may remain, the retina of the eye will succeed in finding it. In this place nothing--the absolute obscurity made me blind in every sense.” 

[rrainer-1 · Valutazione: 3 su 5 stelle]

I read a much abridged version of this as a kid but never the whole thing, and I'm glad to have finally read it. It was kind of historically fascinating, and I found Axel a really interesting and unexpected narrator. I think I was expecting something different from the tone, so that was really compelling for me.

[srboone · Valutazione: 3 su 5 stelle]

Well-written, but talky and often boring account of a scientific journey through an active volcano to reach the earth's core. A book I started in high school ,but couldn't finish. I finally read it a couple of years ago and was hugely disappointed. Still, there some exciting parts and descriptions filled with wonder.

[cecrow · Valutazione: 3 su 5 stelle]

Unimpressive writing, dull pacing and stick-thin characters (Hans is an android, I swear it) make this a tough read. Written to introduce children to science, it mostly lends amusement for the things it got wrong and the other far-fetched things it proposes that might lurk beneath the Earth's surface. It's frustrating to read about the most basic rules of cave exploration being ignored, and a professor obsessed with science who can't be bothered to give more than cavalier attention to any startling thing he discovers. Didn't make a whole lot of sense to me, but at least the ending had some excitement to it.

[amaraduende · Valutazione: 3 su 5 stelle]

Oh, I really liked Leagues... I'll have to read this one! I have a Verne collection here at home... time to dive in!

[scoutj_3 · Valutazione: 3 su 5 stelle]

It was ok...a little disappointing, really. Seemed to end very abruptly and I can't find it in me to like or even sympathize with Axel...

[bhutton_10 · Valutazione: 3 su 5 stelle]

There is a lot to get past in this book, the hysterical narator/nephew, all knowing uncle, mute, resourceful guide, the lack of character progression, the lists of flora, fuana & minerals, and diversions to show of at the time cutting edge science. But for all that it moves fast and always wanting to know what happens next. Ruined only by the lack of a compelling conclusion.

[jerry.yoakum · Valutazione: 4 su 5 stelle]

I know a lot of people who don't bother to read a book that has a movie version. You don't need to worry about this book. The movie is so different from the book that you won't know what will happen.

[john_warner-1 · Valutazione: 3 su 5 stelle]

I was a young adolescent when I first started reading this book. However, I placed the book on top of the family's station wagon when we stopped at a convenience store only to lose it when we I forget it as I hopped back in the car. Fifty years later, I finally finished it. When Professor Lidenbrock deciphers a runic note authored by Icelandic alchemist Arne Saknussemm, he discovers that the alchemist discovered and traveled a passage in Iceland to the center of the Earth. With the assistance of a Icelandic guide, the taciturn Hans, Professor Lidenbrock and his nephew Axel, and the novel's narrator, follow their predecessor in his descent into an extinct volcano to the center of the Earth.If you have seen either the 1959 movie with James Mason and Pat Boone or the 2008 film with Brendan Fraser, you will not significant differences, especially with the latter which is more a sequel to the book. In the book there are no competitors seeking to first reach the center of the Earth, no dinosaur fights on the beach, or abandoned temples at the center of the Earth. However, the book is a good read nevertheless.

[pilgrimjess · Valutazione: 2 su 5 stelle]

“We are of opinion that instead of letting books grow moldy behind an iron grating, far from the vulgar gaze, it is better to let them wear out by being read.”Professor Otto Lidenbrock , metallurgist and bibliophile, returns to his home in Hamburg in 1863 with a prized and obscure Icelandic runic manuscript which he eagerly shows to his nephew, ward and assistant Axel. In the process of which an old piece of paper falls out of the book and is discovered to have a message in code from “Arne Saknussemm!…another Icelander, a savant of the sixteenth century, a celebrated alchemist.” After hours of trying to decipher the code Axel, to his own surprise, succeeds in doing so. Fearful of what this discovery may lead to Axel is initially determined not to reveal it to his uncle believing he alone will never solve it. However, when his uncle refuses to let anyone in the household eat until the riddle is solved, hunger finally forces Axel to yield the message, which is:“Descend, bold traveller, into the crater of the jokul of Sneffels, which the shadow of Scartaris touches before the kalends of July, and you will attain the centre of the earth; which I have done, Arne Saknussemm.”Over the intervening years since his death Saknussmm has been largely discredited but on reading the message the Professor immediately starts secretly preparing for Axel and himself to journey to the extinct Sneffels volcano in Iceland, in the hope of retracing Saknussemm's footsteps. At the time there is a raging scientific debate as to whether the centre of the Earth is cold or hot with the Professor believing it to be the former. He envisages this trip as his opportunity to prove his way of thinking is right. Once on Iceland they hire a guide called Hans and set of on an exciting and dangerous adventure.Firstly I think that it is only fair that I admit that I'm not really a fan of science-fiction and when this is coupled with the fact that the action takes place on earth making the science behind it all the more improbable, then I am going to struggle. My main concern is the lack of character development. Throughout the Professor is portrayed as intrepid explorer who seems to have a logical explanation for everything contrasted with Axel, the cowardly voice of reason trying vainly to oppose him, whereas Hans is a largely silent, steadfast, dependable, unflappable, unquestioning servant. Whilst this did cause a certain amount a contrast and friction between the characters, I cannot in all honestly say that I particularly took to any of them. However, if you are able to put all this to one side and read it purely as a boys' own adventure story then, despite its age and the fact that there are no car chases or gun battles, it still has its place and why it is still read and enjoyed today.

[lgandt · Valutazione: 3 su 5 stelle]

This is a great fantasy story, if you take it with some serious grains of salt. The imagery is marvelous, the pace is very fast. Keeps your attention throughout. The physical demands that he expected from the human body though and the slight continuity problems in the end are the only problems I have with it.I have to say the film with James Mason tightened some things up quite well.

[thereadingmermaid · Valutazione: 4 su 5 stelle]

True to form, this is a classic adventure piece at it's best! This was a great read with something new happening on nearly every page. Axel and his eccentric uncle Professor Otto Lindenbrock discover an ancient text that happens to fall out of one of the Professor's coveted historical tombs. The text explains how to get to the center of the earth through a crater located in Iceland. The farther they descend into the earth, the farther back in time they seem to travel as they begin to see plants and even animals that lived on earth once long ago. With peril and even death lurking around every corner and down every passage, will Axel and his uncle (along with their guide) ever make it to the surface world alive again? However wrought with tons of scientific jargen, this book is not difficult to follow and instead proves to be quite easy for the reader to follow along. With exciting plot twists at every turn, Verne leaves you constantly wondering if our pros will EVER see daylight again. Simply a classic.

[carebear36 · Valutazione: 3 su 5 stelle]

Through most of the novel, I was intrigued by Verne's descriptions and scientific explanations of the time period. Overall, it was an interesting story, but I was underwhelmed by the resolution and after finishing it, the whole thing seemed pretty anticlimactic. I think one has to go into reading a Verne novel with the expectations of fascinating and outdated science instead of focusing too much on the plot to really enjoy it.

[gopfolk · Valutazione: 5 su 5 stelle]

Very impressed. Had I read this book and not known when it was written I could imagine that it had been written in the past 60 years. Easy story to read and completely enjoyable. I was hooked at an early stage of the book.

[booklove2 · Valutazione: 4 su 5 stelle]

I thought I should read Jules Verne, H.G. Wells and books like that before I start in on steampunk. Jules Verne puts the science in science fiction. I personally love that he writes about geology or biology in his bizarre narratives. Just to learn a bit! This one does have a bit of a slow start to get to the mountain to go underground... it's around page 80. But then the story picks up speed and it keeps one-uping itself with what is found under that Icelandic volcano. I loved the story more than I thought I would of Professor Otto Lidenbrock, his nephew Axel, and the trusty Icelandic assistant Hans, always getting them out of a bind. The book is far less boring than I thought it would be. (And also, I want to avoid any movies made from these books, since I can't imagine they're better.) But try not to find it interesting when a character is lost 75 miles under the earth and then his torch goes out... and I don't want to mention anything else they find to ruin the book. I love most 19th century stories and this is no exception but it seemed like I was reading this one in five page chunks. I'm looking forward to others from Verne though! And I can't wait to get into steampunk!

[eglinton_1 · Valutazione: 5 su 5 stelle]

Rollicking adventure story, this reading prompted by a visit to Jules Verne's old house in Amiens. The modern reader quickly grasps why generations through the 19th and 20th centuries could not put Verne’s works down. Replete with science, imagination, suspense, eccentric characters almost as memorable as the dramatic scenarios, all fascinating despite being all so dated. Exciting scenes and big ideas, with the bold illustrations (”Vignettes”) of Riou helping to convey the story even through the most fanciful passages. A Verne revival is surely waiting only for the right cinematic boost.Here a headstrong professor from Hamburg follows a deciphered fragment from a long lost and persecuted scholar to a volcanic crater in Iceland, and, along with his overly fraught nephew and a stoic Icelandic huntsman, seizes a brief opening in the summer months to penetrate the .... well, you get the idea and the title gives the essentials. Read it yourself to find out what follows, and prepare to be gripped.

[robert.zimmermann · Valutazione: 5 su 5 stelle]

I don't really do formal reviews of classics. I'll say that I greatly enjoyed this story. Following the characters down into the Earth wasn't just an adventure but a lesson in the science of the time (though not completely accurate by today's views of the world). I like a good adventure, some learning, and an all-round good story. I'm fast becoming a fan of Jules Verne's work.

[john257hopper · Valutazione: 5 su 5 stelle]

This is a re-read. It is a very good adventure, one of his best, maintaining a real sense of threat and suffocating claustrophobia under the ground. There are some internal inconsistencies in dates and timings which would probably not get past a modern editor. Good stuff.

[fillechaude · Valutazione: 3 su 5 stelle]

I guess I've been spoiled by modern fast-paced writing. While I did enjoy this book, and it had some great parts, I found a lot of it to be time-killing "filler" type material. Was it really necessary to take 90 pages to actually descend into the earth? Not in my humble opinion.The afterword by Nimoy was interesting, though.